Alitalia: Air France pronta a salire al 50%


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MILANO, 1 ottobre (Reuters) - Gilberto Benetton è favorevole ad Air France come socio di controllo di Alitalia ma solo a certe condizioni.

"Air France va benissimo, bisogna vedere a che condizioni", ha detto l'imprenditore socio di Alitalia tramite Atlantia parlando a margine della cerimonia di quotazione di World Duty Free.

A chi gli chiedeva un commento riguardo le indiscrezioni di possibile alleanze con Etihad e Aereoflot, l'imprenditore ha risposto: "Non mi sembra che ci sia niente di concreto".

Non mi pare una notiziona ed e' chiaro che sara' cosi' visto che e' l'unica major europea pronta a prendersela.

le altre due potrebbero essere mere operazioni finanziarie, meno di network, molto meno gestionali

il crollo del mercato interno complica le cose e distorce i fair value

un prestito ponte ed un po' di riequilibrio nella GDP riassesteranno il tutto.
governo o non governo
 
Un incontro fra il governo, i vertici di Alitalia e i soci della compagnia di bandiera si è svolto stamani a palazzo Chigi alla presenza del premier Letta e di altri ministri. Al vertice erano presenti anche rappresentanti di Adr, Sace, Eni, Atlantia, Unicredit e Intesa. L'incontro, spiegano fonti di governo è stato aggiornato al pomeriggio. (ANSA)
 
Un incontro fra il governo, i vertici di Alitalia e i soci della compagnia di bandiera si è svolto stamani a palazzo Chigi alla presenza del premier Letta e di altri ministri. Al vertice erano presenti anche rappresentanti di Adr, Sace, Eni, Atlantia, Unicredit e Intesa. L'incontro, spiegano fonti di governo è stato aggiornato al pomeriggio. (ANSA)



In pratica a quell'incontro partecipano tutti i principali fornitori e finanziatori di Alitalia oltre a Sace che di mestiere svolge attività di factoring.

La butto lì: Sace si renderà disponibile ad acquistare i crediti dai fornitori i quali a loro volta, stante la garanzia di SACE, si impegneranno a continuare a fornire Alitalia con pagamenti molto lunghi
Poi, fra qualche mese tiro ad indovinare che i crediti di Sace non verranno incassati ma si trasformeranno in equity.
 
In effetti la presenza di SACE è strana, visto che assicura i crediti all'esportazione. Comunque sembra evidente che stanno parlando di ristrutturazione del debito.
 
In pratica a quell'incontro partecipano tutti i principali fornitori e finanziatori di Alitalia oltre a Sace che di mestiere svolge attività di factoring.

La butto lì: Sace si renderà disponibile ad acquistare i crediti dai fornitori i quali a loro volta, stante la garanzia di SACE, si impegneranno a continuare a fornire Alitalia con pagamenti molto lunghi
Poi, fra qualche mese tiro ad indovinare che i crediti di Sace non verranno incassati ma si trasformeranno in equity.

ogni soluzione e' buona pur di costruire un ponte
 
Resta il fatto che i 100 mln necessari per riportare il patrimonio netto a valore positivo vanno sottoscritti ad horas.
Vediamo che ci mettera' la faccia e i soldi per frenare momentaneamente l'avanzata dei francesi.
 
In questo articolo si parla che nelle due riunioni di oggi a Palazzo Chigi si parlerà di rinegoziazione del debito e di lavorare assieme ad Air France...

Quindi mi par di capire che si stia accettando la proposta di Air France, cercando però di mantenere i voli di lungo raggio e che il prestito delle banche mirato ad attuare il piano di Del Torchio, sia sfumato...

http://www.corriere.it/economia/13_...gi_a2320c4a-2a89-11e3-b898-f13adc0c04f6.shtml
 
In effetti la presenza di SACE è strana, visto che assicura i crediti all'esportazione. Comunque sembra evidente che stanno parlando di ristrutturazione del debito.

Sembra che la SACE sarà chiamata a fare da garante verso i creditori stranieri, in modo che non si corra alcun rischio dagli aeroporti esteri.
 
secondo questo articolo Alitalia e' al capolinea.... cioe' e' finita proprio...




Il clima, chi ha partecipato alla riunione, lo ha definito "surreale". Il ministro delle infrastrutture, Maurizio Lupi, ha ricordato che lui, sebbene presente, è dimissionario. Lo stesso Enrico Letta è un premier che balla su un sottilissimo filo. Eppure, nonostante tutto, nelle stesse ore in cui si stanno consumando gli ultimi tentativi di scongiurare la caduta dell'esecutivo, lo stesso governo sta provando a mettere in piedi "un'operazione di sistema" per salvare Alitalia.

Stamattina Letta ha riunito a Palazzo Chigi, attorno allo stesso tavolo, tutti i soggetti interessati a vario titoli al destino della compagnia di bandiera. Destino che sembra segnato se nelle prossime ore non si troverà un accordo con le banche. La situazione finanziaria è drammatica. Il rischio è che Alitalia non riesca a pagare gli stipendi di ottobre. La settimana scorsa è stato deliberato un aumento di capitale di 150 milioni di euro, ma l'unico socio in grado davvero di sottoscriverlo, i francesi di Air France, hanno votato contro. La cordata tricolore che su richiesta di Silvio Berlusconi era corsa in soccorso della compagnia nel 2008 si è oramai liquefatta.

L'unico salvagente può arrivare solo dalle banche. Al vertice di Palazzo Chigi sono state convocate Intesa e Unicredit alle quali sarebbe stato chiesto di sottoscrivere l'inoptato dell'aumento, ossia le eventuali quote di quei soci non in grado di fare la loro parte nell'aumento. In più servirebbe un rifinanziamento bancario di almeno 200 milioni. Le banche hanno preso tempo. Il timore è che anche questa iniezione di mezzi freschi finisca nel buco nero della compagnia che assorbe tutto. Senza prospettive, senza un piano industriale, senza un nuovo cavaliere bianco come può essere il vettore Eithad, c'è poca voglia di bruciare risorse in una nuova "operazione di sistema" orchestrata da un governo che tra due giorni potrebbe non esserci più.

Al capezzale di Alitalia sono stati chiamati anche i creditori, come l'Eni. Letta avrebbe chiesto di non interrompere le forniture di carburante, visto che la compagnia ha difficoltà a pagare il pieno dei suoi aerei e che il Cane a Sei zampe vanta 20-30 milioni di euro di fatture arretrate. Così come pure Adr, la società che gestisce gli aeroporti romani. Ma se il presidente di Adr, Fabrizio Palenzona, potrebbe essere anche disposto ad attendere, il vero dramma sono gli scali esteri delle destinazioni servite da Alitalia. Il default della compagnia mette immediatamente a rischio gli slot, le fasce orarie a disposizione per poter atterrare e decollare da quegli aeroporti. Letta avrebbe chiesto un intervento a Sace, la società pubblica oggi controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti per garantire i crediti verso i creditori stranieri.

La situazione, insomma, sta precipitando. Con AirFrance che, al momento, aleggia come un avvoltoio. Parigi è pronta a prendersi la compagnia italiana, ma non vuole accollarsi i suoi debiti. Quindi punta ad un fallimento, ad una procedura di liquidazione, in modo da prendere i pezzi migliori del vettore per un tozzo di pane. A meno che al traballante Letta non riesca il miracolo di un nuovo salvataggio in estremis.
 
Il "Sistema Italia" sta cercando di dare un gran segnale di forza. Vediamo che ci riesce.
Vero è che un'Alitalia in mano ai francesi poco o nulla sposterebbe rispetto ad oggi negli equilibri tra le varie major mondiali.

Se invece finisse in mano ad una mediorientale (il 49% basta e avanza per comandare), gli effetti si ripercuoterebbero non solo su af, ma anche sulle altre major europee, sulle compagnie americane e anche sulle altre mediorientali, una delle quali proprio ora sta festeggiando per una misera V libertà.
 
Se Alitalia, quindi un'azienda che fornisce servizi viene comprata da qualche altra compagnia, anche straniera, cosa succederebbe? Quali sarebbero i problemi?
Senza entrare nelle singole tematiche, io sarei sinceramente favorevole, non riesco ad individuare aspetti negativi.
 
secondo questo articolo Alitalia e' al capolinea.... cioe' e' finita proprio...




Il clima, chi ha partecipato alla riunione, lo ha definito "surreale". Il ministro delle infrastrutture, Maurizio Lupi, ha ricordato che lui, sebbene presente, è dimissionario. Lo stesso Enrico Letta è un premier che balla su un sottilissimo filo. Eppure, nonostante tutto, nelle stesse ore in cui si stanno consumando gli ultimi tentativi di scongiurare la caduta dell'esecutivo, lo stesso governo sta provando a mettere in piedi "un'operazione di sistema" per salvare Alitalia.

Stamattina Letta ha riunito a Palazzo Chigi, attorno allo stesso tavolo, tutti i soggetti interessati a vario titoli al destino della compagnia di bandiera. Destino che sembra segnato se nelle prossime ore non si troverà un accordo con le banche. La situazione finanziaria è drammatica. Il rischio è che Alitalia non riesca a pagare gli stipendi di ottobre. La settimana scorsa è stato deliberato un aumento di capitale di 150 milioni di euro, ma l'unico socio in grado davvero di sottoscriverlo, i francesi di Air France, hanno votato contro. La cordata tricolore che su richiesta di Silvio Berlusconi era corsa in soccorso della compagnia nel 2008 si è oramai liquefatta.

L'unico salvagente può arrivare solo dalle banche. Al vertice di Palazzo Chigi sono state convocate Intesa e Unicredit alle quali sarebbe stato chiesto di sottoscrivere l'inoptato dell'aumento, ossia le eventuali quote di quei soci non in grado di fare la loro parte nell'aumento. In più servirebbe un rifinanziamento bancario di almeno 200 milioni. Le banche hanno preso tempo. Il timore è che anche questa iniezione di mezzi freschi finisca nel buco nero della compagnia che assorbe tutto. Senza prospettive, senza un piano industriale, senza un nuovo cavaliere bianco come può essere il vettore Eithad, c'è poca voglia di bruciare risorse in una nuova "operazione di sistema" orchestrata da un governo che tra due giorni potrebbe non esserci più.

Al capezzale di Alitalia sono stati chiamati anche i creditori, come l'Eni. Letta avrebbe chiesto di non interrompere le forniture di carburante, visto che la compagnia ha difficoltà a pagare il pieno dei suoi aerei e che il Cane a Sei zampe vanta 20-30 milioni di euro di fatture arretrate. Così come pure Adr, la società che gestisce gli aeroporti romani. Ma se il presidente di Adr, Fabrizio Palenzona, potrebbe essere anche disposto ad attendere, il vero dramma sono gli scali esteri delle destinazioni servite da Alitalia. Il default della compagnia mette immediatamente a rischio gli slot, le fasce orarie a disposizione per poter atterrare e decollare da quegli aeroporti. Letta avrebbe chiesto un intervento a Sace, la società pubblica oggi controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti per garantire i crediti verso i creditori stranieri.

La situazione, insomma, sta precipitando. Con AirFrance che, al momento, aleggia come un avvoltoio. Parigi è pronta a prendersi la compagnia italiana, ma non vuole accollarsi i suoi debiti. Quindi punta ad un fallimento, ad una procedura di liquidazione, in modo da prendere i pezzi migliori del vettore per un tozzo di pane. A meno che al traballante Letta non riesca il miracolo di un nuovo salvataggio in estremis.

pazzesco !!!

il bieco invasore francese ( gli olandesi non se li ricorda mai nessuno ..,mah..) sta cercando con malvage manovre di rubarci uno degli ultimi baluardi di italianità nel mondo
la compangia aerea che il mondo cii invidia rischia di finire preda bellica di chi ha fatto di tutto per affondarla
ed ora ne coglie i frutti
ma vedrete che il prossimo governo , lo stesso che ha gia' salvato una volta l'onore e la ripsettabilita' della nazionale compagine alata , riuscirà a farla risorgere di nuovo.

Giu le' mani avvoltoio che vuoi rubarci il sacro volatile per un tozzo di pane!!!

Grazie ai Coraggiosi Capitani ancora una volta la fenice risorgera' per permetterci di commuoverci ogni volta che vedremo, in ogni lontano aeroporto del globo svettare il tricolore dipinto sulle code dei nostri trimotor!!!
w Alitalia
w la pizza
e anche la mamma!
 
secondo questo articolo Alitalia e' al capolinea.... cioe' e' finita proprio...




Il clima, chi ha partecipato alla riunione, lo ha definito "surreale". Il ministro delle infrastrutture, Maurizio Lupi, ha ricordato che lui, sebbene presente, è dimissionario. Lo stesso Enrico Letta è un premier che balla su un sottilissimo filo. Eppure, nonostante tutto, nelle stesse ore in cui si stanno consumando gli ultimi tentativi di scongiurare la caduta dell'esecutivo, lo stesso governo sta provando a mettere in piedi "un'operazione di sistema" per salvare Alitalia.

Stamattina Letta ha riunito a Palazzo Chigi, attorno allo stesso tavolo, tutti i soggetti interessati a vario titoli al destino della compagnia di bandiera. Destino che sembra segnato se nelle prossime ore non si troverà un accordo con le banche. La situazione finanziaria è drammatica. Il rischio è che Alitalia non riesca a pagare gli stipendi di ottobre. La settimana scorsa è stato deliberato un aumento di capitale di 150 milioni di euro, ma l'unico socio in grado davvero di sottoscriverlo, i francesi di Air France, hanno votato contro. La cordata tricolore che su richiesta di Silvio Berlusconi era corsa in soccorso della compagnia nel 2008 si è oramai liquefatta.

L'unico salvagente può arrivare solo dalle banche. Al vertice di Palazzo Chigi sono state convocate Intesa e Unicredit alle quali sarebbe stato chiesto di sottoscrivere l'inoptato dell'aumento, ossia le eventuali quote di quei soci non in grado di fare la loro parte nell'aumento. In più servirebbe un rifinanziamento bancario di almeno 200 milioni. Le banche hanno preso tempo. Il timore è che anche questa iniezione di mezzi freschi finisca nel buco nero della compagnia che assorbe tutto. Senza prospettive, senza un piano industriale, senza un nuovo cavaliere bianco come può essere il vettore Eithad, c'è poca voglia di bruciare risorse in una nuova "operazione di sistema" orchestrata da un governo che tra due giorni potrebbe non esserci più.

Al capezzale di Alitalia sono stati chiamati anche i creditori, come l'Eni. Letta avrebbe chiesto di non interrompere le forniture di carburante, visto che la compagnia ha difficoltà a pagare il pieno dei suoi aerei e che il Cane a Sei zampe vanta 20-30 milioni di euro di fatture arretrate. Così come pure Adr, la società che gestisce gli aeroporti romani. Ma se il presidente di Adr, Fabrizio Palenzona, potrebbe essere anche disposto ad attendere, il vero dramma sono gli scali esteri delle destinazioni servite da Alitalia. Il default della compagnia mette immediatamente a rischio gli slot, le fasce orarie a disposizione per poter atterrare e decollare da quegli aeroporti. Letta avrebbe chiesto un intervento a Sace, la società pubblica oggi controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti per garantire i crediti verso i creditori stranieri.

La situazione, insomma, sta precipitando. Con AirFrance che, al momento, aleggia come un avvoltoio. Parigi è pronta a prendersi la compagnia italiana, ma non vuole accollarsi i suoi debiti. Quindi punta ad un fallimento, ad una procedura di liquidazione, in modo da prendere i pezzi migliori del vettore per un tozzo di pane. A meno che al traballante Letta non riesca il miracolo di un nuovo salvataggio in estremis.
Se si si arrivasse al fallimento/procedura di liquidazione, AF potrebbe non essere l'unica giocatrice
 
Se Alitalia, quindi un'azienda che fornisce servizi viene comprata da qualche altra compagnia, anche straniera, cosa succederebbe? Quali sarebbero i problemi?
Senza entrare nelle singole tematiche, io sarei sinceramente favorevole, non riesco ad individuare aspetti negativi.

La sventrerebbero perché così come è adesso è incapace di generare utili.
 
Se Alitalia, quindi un'azienda che fornisce servizi viene comprata da qualche altra compagnia, anche straniera, cosa succederebbe? Quali sarebbero i problemi?
Senza entrare nelle singole tematiche, io sarei sinceramente favorevole, non riesco ad individuare aspetti negativi.

Rispondo a te e anche a chi a sghignazzato al mio precedente post.

Per l'Italia non cambierebbe assolutamente nulla con la vendita di Alitalia, anzi ne avremmo solo benefici.

Per contro, se ai francesi sfumasse definitivamente l'acquisto di Alitalia per loro, al di là delle dichiarazioni di facciata in cui ostentano indifferenza, sarebbe un vero dramma.
Non penso che i francesi reggerebbero da soli al processo di consolidamento del settore aereo che è appena iniziato.
Insomma è una trattativa tra uno che non ha nulla da perdere con uno che ha tutto da perdere.
 
Stato
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