Meridiana, un piano di sviluppo o è la fine
Per il segretario nazionale della Cgil trasporti i 1.350 in cig (70% dei dipendenti) potrebbero perdere il lavoro nel 2015
meridiana aerei trasporti
di Guido Piga
OLBIA. «L’avevamo detto, nessuno ci ha ascoltato». Ecco, verrebbe da dire, quelli della Cgil sono sempre i soliti: vogliono fare i primi della classe. Il guaio è che, trattandosi delle cose di Meridiana, con annessi e connessi, zero piano industriale e nuova continuità territoriale indigesta, un po’ di ragione ce l’hanno.
Perché - insieme agli altri sindacati, autonomi compresi - le cose hanno provate a dirle sia al mondo della politica sia ai vertici della compagnia. Inascoltati. Ora, centinaia di comunicati dopo, la «tragedia possibile», per usare le parole del segretario nazionale della Cgil trasporti, Mauro Rossi, è più di un concetto solo abbozzato, è qualcosa che sta assumendo forme reali, concrete.
Meridiana non ha un piano di sviluppo al di là del giugno 2015, mese in cui i 1350 cassaintegrati della compagnia (il 70% della forza lavoro, per lo più composta da dipendenti sardi) potrebbero diventare altrettanti disoccupati perché «l’Aga Khan, inutile girarci intorno, non ha voluto né vuole fare chiarezza sul futuro di Meridiana, soprattutto se un futuro ci sarà» attacca Rossi.
E perché nel bel mezzo del percorso di risanamento della compagnia di Olbia - fatto di cassa e meno aerei nella flotta e in volo - è piombata dall’alto la nuova continuità territoriale, «un male perché è solo propaganda politica e perché nessuno ha voluto discutere alternative» tuona il leader della Cgil. Un realismo che, in teoria, lascerebbe pochi spazi di manovra. Ma, dall’aeroporto di Olbia in cui la Cgil ieri ha riunito i propri dirigenti, un messaggio di speranza viene fuori. Da applicare in extremis, sempre che l’Aga Khan da una parte e le istituzioni dall’altra vogliano raccoglierlo.
La Cgil, prima di tutto, critica la nuova continuità. Su basi politiche e giuridiche. «La Regione e lo Stato devono prendere atto che la continuità è un diritto dei sardi, che è l’unico modo per garantire loro una mobilità simile agli italiani della penisola - spiega Rossi -. E allora, bisogna essere conseguenti: la continuità ha un costo, e questo costo se lo devono dividere Cagliari e Roma».
I soldi per l’attuale continuità, come hanno detto le compagnie, sono insufficienti a coprire i costi: e per questo Meridiana ha rinunciato a Cagliari e Alghero. «La continuità va rivista radicalmente» detta Rossi, altrimenti muore.
In questa «presa di coscienza» lo Stato non può non essere partecipe: «Un governo serio, come nel resto d’Europa, dovrebbe gestire il piano dei trasporti. Dovrebbe per esempio impedire che le low cost abbiano la maggior parte dei voli tra aeroporti italiani. È bene scandirlo: Francia, Germania, Inghilterra le hanno già bloccate. Ryanair sta lucrando solo in Italia, ormai, incassando soldi che gli enti locali le danno e che sottraggono ai servizi sociali. È intollerabile».
Meno soldi alle low cost, più soldi alla continuità. Una scelta prettamente politica. Ma la Cgil non risparmia il privato. «È vero, l’Aga Khan ha speso 600 milioni in pochi anni, ma la sua è, sia detto con rispetto, un’elemosina per far sopravvivere la compagnia dopo tante scelte errate. Noi pretendiamo di sapere, a nome di tutti i dipendenti, se l’Aga Khan ha intenzione di spendere, finalmente, per avere un piano di crescita, o per fare una fusione. Chiediamo di capire che intenzioni ha verso Meridiana. È un nostro diritto» chiude Rossi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
http://lanuovasardegna.gelocal.it/r...na-un-piano-di-sviluppo-o-e-la-fine-1.7679440
Per il segretario nazionale della Cgil trasporti i 1.350 in cig (70% dei dipendenti) potrebbero perdere il lavoro nel 2015
meridiana aerei trasporti
di Guido Piga
OLBIA. «L’avevamo detto, nessuno ci ha ascoltato». Ecco, verrebbe da dire, quelli della Cgil sono sempre i soliti: vogliono fare i primi della classe. Il guaio è che, trattandosi delle cose di Meridiana, con annessi e connessi, zero piano industriale e nuova continuità territoriale indigesta, un po’ di ragione ce l’hanno.
Perché - insieme agli altri sindacati, autonomi compresi - le cose hanno provate a dirle sia al mondo della politica sia ai vertici della compagnia. Inascoltati. Ora, centinaia di comunicati dopo, la «tragedia possibile», per usare le parole del segretario nazionale della Cgil trasporti, Mauro Rossi, è più di un concetto solo abbozzato, è qualcosa che sta assumendo forme reali, concrete.
Meridiana non ha un piano di sviluppo al di là del giugno 2015, mese in cui i 1350 cassaintegrati della compagnia (il 70% della forza lavoro, per lo più composta da dipendenti sardi) potrebbero diventare altrettanti disoccupati perché «l’Aga Khan, inutile girarci intorno, non ha voluto né vuole fare chiarezza sul futuro di Meridiana, soprattutto se un futuro ci sarà» attacca Rossi.
E perché nel bel mezzo del percorso di risanamento della compagnia di Olbia - fatto di cassa e meno aerei nella flotta e in volo - è piombata dall’alto la nuova continuità territoriale, «un male perché è solo propaganda politica e perché nessuno ha voluto discutere alternative» tuona il leader della Cgil. Un realismo che, in teoria, lascerebbe pochi spazi di manovra. Ma, dall’aeroporto di Olbia in cui la Cgil ieri ha riunito i propri dirigenti, un messaggio di speranza viene fuori. Da applicare in extremis, sempre che l’Aga Khan da una parte e le istituzioni dall’altra vogliano raccoglierlo.
La Cgil, prima di tutto, critica la nuova continuità. Su basi politiche e giuridiche. «La Regione e lo Stato devono prendere atto che la continuità è un diritto dei sardi, che è l’unico modo per garantire loro una mobilità simile agli italiani della penisola - spiega Rossi -. E allora, bisogna essere conseguenti: la continuità ha un costo, e questo costo se lo devono dividere Cagliari e Roma».
I soldi per l’attuale continuità, come hanno detto le compagnie, sono insufficienti a coprire i costi: e per questo Meridiana ha rinunciato a Cagliari e Alghero. «La continuità va rivista radicalmente» detta Rossi, altrimenti muore.
In questa «presa di coscienza» lo Stato non può non essere partecipe: «Un governo serio, come nel resto d’Europa, dovrebbe gestire il piano dei trasporti. Dovrebbe per esempio impedire che le low cost abbiano la maggior parte dei voli tra aeroporti italiani. È bene scandirlo: Francia, Germania, Inghilterra le hanno già bloccate. Ryanair sta lucrando solo in Italia, ormai, incassando soldi che gli enti locali le danno e che sottraggono ai servizi sociali. È intollerabile».
Meno soldi alle low cost, più soldi alla continuità. Una scelta prettamente politica. Ma la Cgil non risparmia il privato. «È vero, l’Aga Khan ha speso 600 milioni in pochi anni, ma la sua è, sia detto con rispetto, un’elemosina per far sopravvivere la compagnia dopo tante scelte errate. Noi pretendiamo di sapere, a nome di tutti i dipendenti, se l’Aga Khan ha intenzione di spendere, finalmente, per avere un piano di crescita, o per fare una fusione. Chiediamo di capire che intenzioni ha verso Meridiana. È un nostro diritto» chiude Rossi.
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