Thread Alitalia da marzo 2013


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Anche questa è una semplificazione errata, a fronte di 7/8000 esodati AZ sono stati inglobati 3000 AP mantenendo una flotta pari a quella della vecchia AZ, il conto quindi si ferma a 4000 circa.
Se consideriamo le esternalizzazione di molti servizi, manutenzione in primis, vedrai che il rapporto dipendenti/prodotto è rimasto pressochè costante.
In realta' il rapporto dip/aer e' rimasto costante proprio se non consideri l'esternalizzazione,. Se la consideri e' pure aumentato. Pero' capisco che fare facili populismi (non da parte tua ovvio) riscuote sempre un certo successo e soprattutto distoglie l'attenzione dall'oggetto principale di un discorso, che in questo caso e' la ammissione di fallimento di un AD, spesso qui osannato.
Ah, giusto una nota a margine, 7000/8000 sono stati estromessi dal mondo del lavoro e successivamente posti in mobilita', e quindi di fatto licenziati, senza raggiungere i requisiti del trattamento pensionistico. Questo fara' si che fra 2 anni, molte famiglie si troveranno in mezzo ad una strada. Gli esodati, termine impropriamente da te usato, ovvero quelli che raggiungeranno la pensione nei sette anni di cigs, sono solo una minima parte. Probabilmente la raggiungeranno prima molti tuoi amici (anzi in qualche caso c'e' pure chi ha gia' raggiunto i requisiti ma continua imperterrito a lavorare) che stanno lavorando nella tua azienda al posto di altri cosi come sicuramente la raggiungeranno molti degli airone.
 
Ultima modifica:
Se il costo del personale non era un problema mi chiedo perché siano stati mandati a casa ben 7000 dipendenti.
Evidentemente non erano indispensabili.
Quindi il costo del personale era comunquue eccessivo.
Penso perchè dalla somma della flotta AP+AZ hanno lasciato a terra svariati aeromobili.
In più assorbendo AP si è creato un esubero in molte posizioni tra il personale di terra.
 
Questo è un lavoro di un collega ormai in pensione dei primi anni 2000: http://gisgis.altervista.org/
Non è totalmente allineato con le definizioni in uso e gli aggregati non sono totalmente scevri da inesattezze.
Comunque contiene una considerevole mole di dati che possono essere spunto per una serena discussione.
Buona lettura.
Attenzione che i ragionamenti sui dipendenti e sugli indici di bilancio relativi al costo del lavoro possono essere gravemente fuorvianti.
Ad esempio non sappiamo se i dati riportati nelle tabelle comparative sono a livello consolidato o alla sola compagnia aerea, senza le società collegate. Una grossa differenza da questo punto di vista viene soprattutto dal settore manutenzione. Se acquisto la manutenzione all'esterno (o se la fa una società formalmente diversa dalla compagnia aerea ma facente capo al gruppo e non inserita nei dati utilizzati per l'esercizio) il costo del lavoro sarà molto più basso mentre saranno molto più alti i costi per l'acquisto di servizi esterni.
 
Fiumicino, addio ai meccanici con le ali
«Alitalia smantella le Officine carrelli»
Via gli ultimi 90 operai. I sindacati: «Una carneficina». La manutenzione era il vanto della compagnia



Un motore di Boeing in manutenzione (Reuters)
ROMA - Il settore carrelli abbassa le serrande, i componenti aeronautici (s)venduti ai «colonizzatori» francesi, macchinari da un milione di euro pronti a prender polvere: la nuova Alitalia-Cai smonta le sue Officine, lo storico polo industriale, sinonimo un tempo dell’eccellenza della compagnia tricolore. I sindacati parlano di una «carneficina», un vero smantellamento della Divisione Manutenzione Az di Fiumicino del vettore italiano. Pezzi di lavoro e professionalità, che erano il cuore e le arterie di una grande impresa. E che facevano viaggiare sereni milioni di passeggeri. Gente, per capirci, in grado di smontare e rimontare un aereo, in gergo revisione, area ormai trasformata da formicaio in cimitero all’aeroporto romano, che lavorava non solo per Alitalia ma, tramite commesse, per decine di altre compagnie aree.


Gli hangar di Alitalia a Fiumicino (Faraglia)
PROFESSIONALITA' LICENZIATE - Professionalità sbriciolate-ricollocate-licenziate, già dagli inizi degli anni 2000, quando interi settori della revisione, appunto, presero il volo. Poi, con l’arrivo di Cai e dei «capitani coraggiosi», l’accelerazione dello smantellamento delle officine, definito spin-off o esternalizzazione. Insomma, ciò che prima poteva essere aggiustato da un tecnico specializzato Alitalia, oggi arriva nelle mani di un operaio israeliano o francese. L’azienda risparmia sì, ma solo nel breve periodo secondo i sindacati, visto che la mano d’opera in Italia ha tra i costi più bassi d’Europa.


Una protesta di lavoratori delle officine (Faraglia)
DA 4500 A MILLE ADDETTI - I numeri sono chiari: la divisione manutenzione di Fiumicino, la DMO, agli inizi del 2000 contava oltre 4500 lavoratori impiegati nella ri-lavorazione di aeromobili e componenti: settori su settori chiusi, oggi ne restano circa 1000. Ultimo pezzo delle Officine che rischia la dismissione è l’area-manutenzione carrelli di atterraggio: 80-90 operai, impiegati nell’unico settore rimasto dove si effettuano commesse per terzi. Tra questi la principale è Air France, a cui però Cai ha già annunciato il ritiro della commessa nel 2015, proprio in vista della chiusura del settore. «A giugno 2012 si è affidato il reparto componenti aeronautici ai colonizzatori Air France, ora tocca ai carrelli. Ci opponiamo in ogni modo a questo ennesimo saccheggio delle professionalità di Fiumicino», spiega Daniele Cofani della Cub Trasporti: il sindacato ha già inviato una lettera-allarme alla Regione Lazio e il 5 aprile ha un incontro in Prefettura con Cai per fermare la dismissione.


Lavoratori in corteo nello scalo di Fiumicino
GIOIELLI IN VENDITA – Con il settore carrelli pronto alla vendita però, intanto negli hangar di Fiumicino, sono arrivati costosissimi macchinari che forse non serviranno a lungo. Un milione di euro è costata ad esempio la «pallinatrice», un bisonte grande quanto un tir che spara appunto palline di acciaio per ricambi. Poi c’è il cosiddetto banco di prova per le revisioni, costo 500mila euro, pronto a passare nelle mani di Air France come attrezzature e componenti dei settori già dismessi. La manutenzione del lungo raggio è già passata all’israeliana Bedek, il medio raggio all’Atitech di Napoli: in due parole, gli aerei non si riparano più al Leonardo Da Vinci da mesi.
PRONTO LO SCIOPERO – A stoppare un primo tentativo di vendere l’Area Carrelli, ci avevano pensato gli scioperi tra ottobre e novembre 2012. Si replica con una manifestazione programmata il prossimo 19 aprile. «Chiudere questo settore, – aggiunge Antonio Amoroso della Cub – avrà ripercussioni occupazionali anche in altre aree-manutenzioni, come per quella di verniciatura, elettrico e laboratorio metrologico. L’annunciata ricollocazione dei dipendenti è un bluff, che sposta il problema in altri settori, generando solo una momentanea illusione di salvaguardia dei posti di lavoro. Come al Ground, dove da anni centinaia di lavoratori aspettano una stabilizzazione che verrà di nuovo rimandata o, addirittura, negata per sempre».

OPERAI COME BIRILLI – E’ costata, in termini occupazionali, l’operazione smantella-Officine. Chiuse le revisioni, circa 400 lavoratori dal 2003 al 2008 sono stati licenziati o ricollocati: alcuni nell’Area Carrelli (grazie alla commessa Air France), altri in Ams, l’officina motori poi terziarizzata e controllata Lufthansa. «Rischiano anche quelli di Ams, molti in cassa integrazione, perché l’azienda sopravvive solo con le poche commesse che le cede Cai. – aggiunge Cofani -. Quando nel 2012 chiusero le Officine Componenti, invece, gli operai sono andati alla Logistica dove hanno preso il posto dei lavoratori licenziati della Argol». L’Argol è un’altra vittima delle dismissioni, una delle tante dell’indotto, il cui contratto di manutenzione fu rescisso da Alitalia a inizio 2012: i 75 operai in mezzo a una strada, protagonisti di una dura lotta sociale, si erano arrampicati sulle gru dell’aeroportoe ci erano rimasti per settimane. Dopo la cassa integrazione, a inizio 2013 è toccata loro la mobilità perchè la cvassa integrazione è saltata a causa di un ritardo burocratico.

fonte: corriere.it
 
un bisonte grande quanto un tir che spara appunto palline di acciaio per ricambi. Poi c’è il cosiddetto banco di prova per le revisioni, costo 500mila euro, pronto a passare nelle mani di Air France come attrezzature e componenti dei settori già dismessi.

Perdonate il grassetto e la volgarita', ma:

CHI ASSUMONO AL CORRIERE DELLA SERA?!?!?!
 
Ultima modifica da un moderatore:
Esprimo il mio apprezzamento per le parole di Sabelli, che si è assunto le sue responsabilità.
E ricordo che lui nel 2010-2011 spingeva per una fusione/acquisizione di AZ da parte di AF (allora con conti migliori di quelli di oggi).
Ma Colaninno disse no, spalleggiato dalla politica timorosa di perdere il controllo, sia pure indiretto, di un simile bacino di voti.
E probabilmente anche questa volta AZ ha perso un'occasione storica, quella di entrare nel gruppo AF-KL con un minimo di dignità e non eventualmente come un'azienda sull'orlo del fallimento.
Ma nel perdere occasioni storiche, l'aviazione italiana sembra abbonata...
Solo io mi chiedo preoccupato come saranno i flussi di cassa di AZ a fine estate?
 
Dopo aver riscritto praticamente da zero e senza concertazione i contratti di lavoro
AZ è un morto che cammina dopo tutti i sacrifici fatti dai dipendenti a seguito del piano di abbattimento dei costi. Come poteva stare in vita e sul mercato senza fare un’operazione del genere? Tu avresti fatto diversamente?

dopo aver azzerato i sindacati
Ritieni che i sindacati abbiano agito in modo sano e siano esenti da colpe? O forse quanto è accaduto non fa altro che bilanciare una situazione che con buonismo potremmo definire anomala (e anche di questo si è già più volte discusso nel forum)?

dopo quattro anni di perdite, dopo una palese ammissione di fallimento da parte di un ex AD, siamo ancora qui a parlare di colpe del personale. Incredibile.
Vorrei rileggere insieme quanto ha dichiarato Sabelli, perché non si coglie a pieno il senso del suo discorso se si enfatizza solo il punto relativo all’ammissione del fallimento:

«L'azienda - spiega l'ex amministratore delegato - dopo i tre anni durante i quali ho gestito quella responsabilità, si può dire che è certamente migliorata, è più affidabile, efficiente, con una buona reputazione. Ma non siamo riusciti, non sono riuscito, a garantire l'obiettivo fondamentale che è quello della sostenibilità economica. E questo è un caso di insuccesso. Io lo ritengo tale perché continuo a dire che l'unica metrica che va adottata per valutare il proprio lavoro sono i risultati, quindi potrei anche pensare e dire che ci sono dei motivi che hanno impedito di raggiungere quell'obiettivo. Però - chiude su questo tema - sempre di un insuccesso si tratta».

Sabelli non ha detto di aver fatto immani fesserie a livello manageriale e gestionale, e pertanto ha dato le dimissioni. Al contrario, si accolla le colpe, come è giusto che sia essendo egli il timoniere, ma rivendica anche di aver apportato qualche indiscutibile miglioria. Non parla di fallimento, ma di insuccesso.
Questo per fare un’analisi ponderata. AZ è sì un morto che cammina, ha sì perdite pesantissime, ma ha fatto immani passi avanti in termini qualitativi rispetto alla vecchia Azienda. Essi non sono sufficienti, ma senza questi la situazione sarebbe stata ancora peggiore, sia per i passeggeri che per il personale.

siamo ancora qui a parlare di colpe del personale. Incredibile.
Sul punto ti ha già risposto il Presidente.
 
Scusate ma non si può stare zitti davanti a queste affermazioni.

macchinari da un milione di euro pronti a prender polvere

Peccato che più in basso dicano che li vendono. Quindi? O prendono polvere oppure li vendono. Entrambe le soluzioni non sono possibili.

E che facevano viaggiare sereni milioni di passeggeri.

Questa è' una frase gratuita e odiosa che sottointende nemmeno troppo velatamente che: reparto chiuso = i passeggeri non stiano più così sereni. Vergognoso, indegno, apologia del falso. Terrorismo mediatico.

Insomma, ciò che prima poteva essere aggiustato da un tecnico specializzato Alitalia, oggi arriva nelle mani di un operaio israeliano o francese.

Anche qua, dagli allo straniero. Lasciando ovviamente intendere che non è capace di riparare un aereo.

secondo i sindacati, visto che la mano d’opera in Italia ha tra i costi più bassi d’Europa.

Questa è una vera perla.
Lo sanno anche i sassi che l'Italia è il paese dove il costo del dipendente (per l'azienda) è il più alto del pianeta. Il famoso "cuneo fiscale". Trattasi di nozioni di economia di BASE. Evidentemente ignorate.

Un milione di euro è costata ad esempio la «pallinatrice», un bisonte grande quanto un tir che spara appunto palline di acciaio per ricambi.

Mamma mia...

La manutenzione del lungo raggio è già passata all’israeliana Bedek, il medio raggio all’Atitech di Napoli

Napoli non è in Italia? No perché così sembra che l'Atitech sia una francese oppure un'israeliana qualunque...
Ovviamente poi guardiamoci bene dallo scrivere che Atitech tanti anni fa era del gruppo Alitalia.
 
Scusate ma non si può stare zitti davanti a queste affermazioni.


Mamma mia...



Napoli non è in Italia? No perché così sembra che l'Atitech sia una francese oppure un'israeliana qualunque...
Ovviamente poi guardiamoci bene dallo scrivere che Atitech tanti anni fa era del gruppo Alitalia.

Sono la solita sfilza di articoli con il solito pseudo terrorismo mediatico fatto dai soliti amici dei soliti cialtroni.
Insomma la solita spazzatura.
 
Sono la solita sfilza di articoli con il solito pseudo terrorismo mediatico fatto dai soliti amici dei soliti cialtroni.
Insomma la solita spazzatura.

Aldilà delle castronerie di bassa e volgare cucina scritte nell'articolo, resta il fatto che una compagnia aerea che voglia guardare oltre la punta del proprio naso (se lo vuole fare) non smantella la manutenzione se questa porta utili.
Negli articoli sull'argomento postati fin dai tempi della morte di AZ-LAI, si è sempre detto che l'attività di manutenzione in proprio e per terzi generava ricavi maggiori dei costi.
 
Anche questa è una semplificazione errata, a fronte di 7/8000 esodati AZ sono stati inglobati 3000 AP mantenendo una flotta pari a quella della vecchia AZ, il conto quindi si ferma a 4000 circa.

Peggio! AZ LAI aveva 172 aerei pre fallimento.
 
Aldilà delle castronerie di bassa e volgare cucina scritte nell'articolo, resta il fatto che una compagnia aerea che voglia guardare oltre la punta del proprio naso (se lo vuole fare) non smantella la manutenzione se questa porta utili.
Negli articoli sull'argomento postati fin dai tempi della morte di AZ-LAI, si è sempre detto che l'attività di manutenzione in proprio e per terzi generava ricavi maggiori dei costi.
Mi risulta difficile credere che "smantellino" o "dismettano" divisioni che portano utili. Semmai verrebbero "vendute". Poi per carita' tutto e' possibile.
 
Essendo io parte in causa temo non verranno considerati molto attendibili, per quello cerco qualcuno esterno con questi dati.
Posso genericamente indicare che gli equipaggi U2 costano all'incirca 6,5 eurocents per ASK, le major europee tra gli 8 ed i 10 eurocents per ASK, FR 4,5 eurocents per ASK (ma qui incidono non poco le note abitudini fiscal-previdenziali della compagnia, ovvero una buona parte del personale in realtà opera in regime di fornitore di servizio esterno, titolare di società ltd. quindi con tutti gli oneri fiscali, previdenziali ed amministrativi per la gestione dei suddetti a carco del dipendente).
AZ si pone tra U2 e le più economiche delle majors.
Per quello che riguarda la percentuale di costo del personale sui costi dell'azienda siamo per tutti intorno al 30% (AZ nella fascia bassa del gruppo) però questo, come molti fanno spesso giustamente notare, non è molto indicativo della efficenza e della produttività della forza lavoro.

Grazie per i dati, sarebbe interessante avere quelli di TK che è la compagnia del momento che cresce a dismisura pur continuando a fare utili, credo che in questo loro boom sia determinante il basso costo del lavoro in un paese come la Turchia.
 
Aldilà delle castronerie di bassa e volgare cucina scritte nell'articolo, resta il fatto che una compagnia aerea che voglia guardare oltre la punta del proprio naso (se lo vuole fare) non smantella la manutenzione se questa porta utili.
Negli articoli sull'argomento postati fin dai tempi della morte di AZ-LAI, si è sempre detto che l'attività di manutenzione in proprio e per terzi generava ricavi maggiori dei costi.

Non credo proprio fosse in utile, già ai tempi di cimoli la parte di az lai che gestiva i servizi di manutenzione era una zavorra per la compagnia. Infatti cimoli divise l alitalia i due società: az fly e az servizi per cercare di salvare la compagnia ( che poi fece un disastro con tutto il resto è un altro discorso)
 
Uno scassoplano sta andando a DXB come charter. Sarei curioso di conoscere i motivi.

L’azienda risparmia sì, ma solo nel breve periodo secondo i sindacati, visto che la mano d’opera in Italia ha tra i costi più bassi d’Europa.

fonte: corriere.it

Eh sì, é risaputo, lo avevo letto anche su Topolino.

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