La nuova Sardegna
Meridiana, licenziamenti sempre più vicini
23 gennaio 2011 — pagina 35 sezione: Altre
OLBIA. Un piano per rendere Meridiana fly più leggera e quindi comprabile da una grande compagnia, temono i sindacati. Un piano per rimetterla in sesto finanziariamente e capace di staccare dividendi per l’azionista, fanno sapere fonti aziendali. Due visioni, opposte, su un unico punto di partenza: il progetto di ristrutturazione della compagnia aerea - a differenza di quelli precedenti - rischia concretamente di lasciare senza lavoro dai 500 ai 600 dipendenti.
Dopo l’annuncio fatto mercoledì 18 gennaio dall’ad Massimo Chieli (“tagliamo la flotta e l’organico”), nei prossimi giorni l’azienda metterà nero su bianco i numeri dei licenziamenti. Seguirà le procedure della legge 223 del 1991, già applicata in Meridiana nel 2002, nel 2005 e nel 2009. Ma, è il timore dei sindacati, stavolta i margini di manovra sembrano limitati. Le segreterie nazionali hanno chiesto a Chieli di sospendere le procedure, ma, a sentire una fonte aziendale, non ci sarà spazio per una trattativa informale. Perché il piano di ristrutturazione - voluto dall’Aga Khan e messo in pratica dall’attuale dirigenza - non sarà ritirato. Al massimo, limitato. «Ma di poco, perché la compagnia rischia» spiega sempre l’azienda.
L’obbiettivo è l’equilibrio finanziario. Meridiana fly dovrà vivere con le proprie risorse. Perché Karim non vuole più spendere soldi, li vuole incassare.
E’ una svolta dettata dall’insuccesso dell’operazione Eurofly, pensata dall’ex ad Gianni Rossi per far crescere il vettore di Olbia. L’Aga Khan, dal 2006 a oggi, ha speso 194 milioni di euro per arrivare alla nascita di Meridiana fly: 27 di questi ad agosto, per evitare che la nuova compagnia, appena nata, andasse con i libri in tribunale.
Chieli, che ha già contribuito al doloroso risanamento di Alitalia, ha ricevuto un preciso mandato: Meridiana fly deve tornare competitiva entro i prossimi tre anni. Il primo passo l’ha mosso il cda del 12 gennaio: Meridiana fly avrà una «precisa focalizzazione delle attività sulle aree strategiche» e, per questo, «ridurrà la flotta degli Md» ed «esternalizzerà altre attività». Il secondo punto, Chieli lo ha illustrato sommariamente ai sindacati. Verranno messi a terra 9 Md e verranno ceduti interi settori (call center, revenue accounting, payroll, sistemi informativi). Un piano di “lacrime, sangue e sudore”, copyright Chieli, che lascerà senza lavoro dai 500 ai 600 dipendenti (se non 700) su 1680. Saranno considerati esuberi. E sarà difficile - come è avvenuto nelle altre crisi - ricorrere ai contratti di solidarietà, che prevedono nessun licenziamento e stipendi più bassi per tutti.
Ma come diventerà Meridiana fly? Avrà una flotta meno numerosa, 27 aerei contro 36, di cui 19 nuovi Airbus e solo 8 vecchi Md. Punterà sulle aree strategiche. Una è la Sardegna (la continuità territoriale dà alla compagnia il 40% dei passeggeri). Olbia, in cui Meridiana fly ha una quota di mercato del 50%, e Cagliari (27%) restano dei punti di forza. Sempre che la continuità venga confermata così com’è. E sempre che, come denunciano i sindacati, i voli non li facciano equipaggi con base nella penisola a danno di quelli sardi. L’altra è quella dei voli a lungo raggio, che non sviluppano molto business (97 milioni di ricavi su 500 totali nei primi 9 mesi del 2010) ma che non hanno concorrenza. In quest’ottica diventano strategici l’aeroporto di Verona (23% del mercato) e Malpensa (vicino al 5%). E perdono quota quelli della Sicilia: le rotte per il nord d’Italia saranno tagliate, con gli Md a terra. Se Meridiana fly ce la farà, l’azionista ci guadagnerà. Oppure la venderà (Alitalia? British?), e addio a Olbia. E’ ciò di cui i sindacati hanno sempre più paura