28 gennaio 2011 — pagina 35 sezione: Altre
OLBIA. Lunedì prossimo ci saranno i numeri. Meridiana fly avvierà la procedura di ristrutturazione della compagnia aerea e, nero su bianco, saranno fissati i tagli: sia quelli che colpiranno piloti e hostess (9 aerei Md a terra su 17), sia quelli che metteranno fuori dal perimetro aziendale i lavoratori di 4 settori amministrativi.
Nessuna sorpresa, dunque, dall’incontro tra la dirigenza e i sindacati di ieri a Roma. Nessuno, dalla parte dei lavoratori, se l’aspettava. Chieli ha confermato quanto deciso dal cda del 12 gennaio e quanto da lui anticipato ai sindacati il 18 gennaio: Meridiana fly, per la quarta volta in nove anni, farà ricorso alla legge 223, quella che regola le crisi aziendali e i licenziamenti collettivi. Lunedì la procedura sarà notificata ai sindacati e, da quel momento, ci saranno 82 giorni per trovare una soluzione alternativa ai tagli (i contratti di solidarietà, per esempio).
Sarà una partita difficile, secondo molti osservatori. Molto più complicata che nel 2002, nel 2005 e nel 2009, anni in cui fu trovata un’intesa che scongiurò i licenziamenti. Perché Meridiana fly, con il peso del buco di Eurofly e con l’Aga Khan che, dopo aver speso 200 milioni in quattro anni, non vuole più investire, deve cavarsela con ciò che produce: ecco perché la ristrutturazione, che poi altro non è che un spezzettamento della compagnia, potrebbe imporre delle scelte traumatiche: fino a 700 dipendenti tagliati, in base all’ultima valutazione dell’azienda.
I numeri saranno noti lunedì, appunto, ma i sindacati hanno colto nelle parole di ieri dell’ad Massimo Chieli una piccola inversione di rotta: la decisione finale sugli Md da lasciare a terra - 9 su 17, secondo l’attuale piano - potrebbe essere presa dopo la stagione estiva 2011. Se l’estate darà buoni risultati, Meridiana fly potrebbe dimagrire di meno.
Il progetto di cessione dei settori amministrativi, invece, non subirà modifiche: verranno portati fuori dall’azienda call center, payroll, sistemi informatici, revenue accounting. Per l’azienda, sarebbe un risparmio dai 15 ai 25 punti percentuali (18 milioni all’anno, secondo una stima). I lavoratori a rischio sarebbero 180. «Sui quattro settori, ci saranno quattro tavoli di confronto distinti - dice Franco Monaco (Cgil) - E’ importante, perché il call center, secondo noi, deve restare dentro l’azienda». «Siamo molto preoccupati - spiega Marco Bardini (Uil) -. Adesso affronteremo il problema delle cessioni e già lunedì ci sarà un’assemblea con il personale di terra».