BIRGI, ABBIAMO CAPITO MA DIRSELO È DURA
ANALISI SUI PERCHÉ DI UNA SCELTA SOFFERTA
Birgi: “Abbiamo capito,
ma dirselo è dura”
Analisi tecnico-giuridica sulla situazione del Florio
Pubblichiamo oggi l’analisi tecnico-giuridica del dottor Giovanni Catania, ex dirigente della Provincia Regionale ed esperto di programmazione europea, sulla situazione che riguarda il nostro aeroporto di Birgi e Ryanair. La dividiamo in due parti poiché, oltre a essere complessa, è anche corposa.
Spero abbiate il piacere e la voglia di leggerla e riflettere grazie a questo “diverso” punto di vista.
Il direttore
Scrivere questa lettera a “Il Locale” è stato per me quasi un obbligo, anche se è stata dura.
Questo giornale ha avuto il merito di pubblicare un approfondimento di Luca Sciacchitano a partire dal quale alcuni amici mi hanno convinto a scrivere per cercare di rendere più comprensibili le vicende di Birgi e Ryanair.
Anche se le recenti vicende trapanesi prima e le elezioni regionali poi hanno reso l’ambiente politico turbolento, la gestione dell’aeroporto ha la sua continuità.
In sostanza, non mancherebbe nulla, neanche la “responsabilità”, per programmare a lungo termine, con una visione d’insieme, una strategia, tutti elementi appena balbettati nelle campagne di qualche candidato alle regionali. Tutte posizioni che, però, hanno fin qui alimentato solo confusione nei cittadini e negli operatori, e lo sconforto di molti lavoratori e imprenditori a causa dei ritardi di programmazione accumulati.Tutti cercano la soluzione: bella, facile, disponibile subito e dunque improvvisata, il “colpo di teatro”, lo stanziamento risolutivo.
Definire i Comuni come “partner commerciali“ e “soggetti giuridici ad altissima dignità istituzionale” nelle discussioni pubbliche, a mio avviso, non aiuta la causa e non è sufficiente per affermare che il NO del Commissario Messineo all’accordo di co-marketing sia un errore.
Quando mai una istituzione, in quanto tale, è stata - di per sé - garanzia di correttezza, di legalità, trasparenza ed efficacia, a prescindere dal comportamento amministrativo del singolo amministratore, dirigente o funzionario.
A tutti risulta che a volte dire NO significa solo fare bene il proprio mestiere. I politici stentano a capire questo principio. Un NO è quasi sempre impopolare. Ma non dire NO quando si deve farlo è un male.
E’ stata anche puntualizzata “l'inusualità di un commissario pro tempore che spezza la catena pluriennale di un investimento così fondamentale per il territorio” e la “solidità di un accordo con Ryanair”.
Faccio notare che la catena pluriennale investimenti si spezza ovunque non vi sia una potenzialità commerciale (vedi Alghero, - 20% nel 2016 a seguito della marcia indietro di Ryanair) talmente elevata da poter foraggiare costantemente le casse di Ryanair, con profitti parte dei quali spetterebbero invece all'aeroporto stesso, salvo poi dover perdere l’equilibrio economico e dover ricapitalizzare periodicamente le società.
Le alchimie di stanziamento sono molto discutibili, locali o regionali che siano. La Commissione europea, infatti, ha recentemente condannato 16 compagnie, tra le quali anche Ryanair, con una decisione pubblicata pochi giorni fa, il 17 Ottobre 2017 per aver ricevuto dagli aeroporti fondi stanziati dalla Regione Sardegna. Ci sono, purtroppo o per fortuna, alcuni “paletti normativi” per i quali le risorse pubbliche non possono essere convertite in profitti del vettore: i regolamenti comunitari e gli Orientamenti per l’Aviazione lo impediscono categoricamente dal 2005. Inoltre, se guardiamo bene, non è un circuito granché virtuoso in un’ottica di sviluppo anche futuro del settore dei trasporti.
Cosa diversa, ovviamente, è parlare di compensazioni per servizi pubblici essenziali o di servizi di interesse economico generale secondo la normativa UE, in sostanza operare come si opera per garantire la continuità territoriale per le piccole isole.
Un questione connessa a questo concetto, sollevata su “IlLocale”, è quella delle garanzie fornite dalla compagnia irlandese, che sarebbero infinitamente maggiori di quelle fornite e messe per iscritto da parte dei comuni della provincia.
Faccio rilevare che si continua così a confondere il piano pubblico con quello privato.Ci piacerebbe un giorno scoprire che Ryanair è fallita? Potremo allora calcolare quanti milioni di euro di risorse pubbliche ha incamerato nel tempo e anche scoprire che, non avendo gestito alcun “servizio pubblico” in appalto o in concessione, non si può neanche precettare la compagnia per svolgere un servizio, né intervenire per salvarla dal fallimento, a meno di applicare alla lettera, anche in quel caso, i regolamenti comunitari previsti per il salvataggio di aziende in crisi, oppure ancora nazionalizzando la compagnia aerea.
Con ciò voglio dire che a certe domande è possibile dare risposta soltanto programmando interventi coerenti a medio e lungo termine, proprio per evitare che il fallimento di un privato si ripercuota sui servizi al cittadino. In sintesi: noi possiamo anche andare contro la storia pensando a servizi pubblici di trasporto aereo di massa, ma si dà il caso che non solo l’attività di trasporto aereo passeggeri ma anche la gestione di aeroporti siano da tempo considerate come attività economiche a tutti gli effetti, anche se svolte da enti pubblici. Questi servizi sono considerati tali dagli economisti e nella normativa europea sugli aiuti di stato, in quella nazionale sugli appalti e sulle concessioni, e noi questo fatto non lo possiamo cambiare. Si potrebbe riformulare totalmente l’agenda politica con decisioni di gestione diretta dei servizi di trasporto aereo da parte di Autorità Pubbliche.
In altre parole, un totale passo indietro dalla liberalizzazione del Trasporto Aereo faticosamente realizzato in Europa. Fantaeconomia.
Voglio ricordare a quelli che, a questo punto, volessero additare la solita Europa come la vera responsabile, ai più riottosi, ai leghisti siciliani, al “populista” che non c’entra nulla con i disastri in corso ma che comunque è incompetente per definizione, che questa liberalizzazione del trasporto aereo è stata proprio quel processo legislativo comunitario che dal 1993 ad oggi ha consentito a molti di viaggiare liberamente con diversi vettori in diversi paesi.
Il pacchetto legislativo del 2003 riguardante i “cieli aperti” è proprio quello che ha consentito anche a Ryanair di crescere ed iniziare a fare profitti, combattendo una lunga guerra con la Commissione europea proprio sul versante della trasparenza. Ecco, semplicemente, questa guerra evidentemente non è ancora finita.
Giovanni Catania
(La 2^ parte domani)