Bene, è tempo di rientrare. Guido l’auto fino all’AVIS, e la lascio ai dipendenti più scazzati mai visti al di fuori della motorizzazione di Biella, o delle banche tajike. Dopo nemmeno un buongiorno, grazie e arrivederci sono fuori, diretto al check-in.
BA ha i banchi di fianco a quelli di Alaskan, esattamente alla fine della sala. Sbrigo la pratica, mi giro e prendo il check-point 2, quando il tre, scoprirò a cose già fatte, è esattamente di fianco al banco dove ho ritirato la carta. Il Bergstrom è un aeroporto che riesce ad essere buio e triste malgrado le vetrate floor-to-ceiling. Moquette grigia, muri grigi, soffitto – l’avete indovinato – grigio. L’aeroporto di Yerevan riesce ad essere meno lugubre, malgrado la pletora di facce da galera che lo abitano.
Sia come sia, dal gate 3 – piazzato secondo me in modo molto poco felice – iniziamo ad imbarcare. Arriva il mio turno, passo la carta e sento il “beeep” sbagliato. Lucina rossa in cima. La signorina controlla, va al podio del gate e ritorna con una nuova carta. “Abbiamo dovuto spostarla” mi fa. Immagino che sia un downgrade, non ci faccio nemmeno troppo caso e infilo il lunghissimo tunnel che porta all’unico gate internazionale in tutto l’aeroporto. Il nostro 787 è l’unico widebody in uso, se escludiamo Condor d’estate e, a breve, la solita Norwegian.
Arrivato alla porta d’ingresso del -9 mi decido a dare un’occhiata e si, è un cambio classe, ma non in WT+. First. Al momento downgrade batte sempre upgrade 9-6, ma il divario si sta riducendo.
Gente molto più scafata di me – TW843, il Console per dirne due - definisce la F di BA come una J+ più che una First, e sono d’accordissimo. Il prodotto non si avvicina a quello di SQ, JL o anche solo AF o LH, e sinceramente non c’è intenzione, da parte della compagnia, affinché lo faccia. L’investimento non sarebbe mai coperto dal prezzo che si riuscirebbe a far pagare per una cabina che, già ora, non è che guadagni così tanto.
Il 787-9 ha la nuova versione di First, versione che si pensa e si presume (in BA nulla è chiaro e nulla è veramente deciso) accompagnerà la nuova Club che, a sentire Puccettone nostro, apparirà sul 350 ma anche su altre flotte, quali e quando non è dato sapere. Comunque, qui ed ora, io ho il posto 2K.
Iniziamo col dire che le differenze con la First “normale” sono poche ma importanti. Il sedile è sempre il medesimo, fatto da B/E, ma gli spazi morti sono crollati, ma sono apparsi nuovi posti in cui riporre cose.
C’è una paratia divisoria che risolve il problema principale della F su 744, 777 e 380, la privacy. Potrò comunque vedere parte dell’IFE della persona in 1F, ma non tutto come in precedenza. Il tavolo è ora a scomparsa, invece che a ribaltina come nelle versioni precedenti; unico difetto, la console continua per tutto il sedile, e a letto sarà un po’ ingombrante. Ci sono un po’ troppi graffi e smagliature per essere un aereo con meno di un paio d’anni di vita, frutto di decisioni di design non proprio furbe (tipo la lampada personale, a sinistra, che tutti pensano sia una maniglia), o il fatto che l’intera console sia un pezzo unico; graffi o scuci la pelle, e devi cambiare tutto. .
Altri miglioramenti includono il nuovo telecomandino, davvero utile, una lampada di design nuovo e la nuova console stile auto, onestamente semplice da capire; se così non fosse, c’è il libretto di istruzioni.
Passa lo champagne di benvenuto e, poco dopo, l’offerta della washbag. Chi mi conosce sa che non so quale sia lo scopo di tre-quarti delle creme cremine e lozioni infilate lì dentro, ma 8200 mi ha fatto promettere di prenderle quella da donna, casomai mi capitasse, per cui chiedo – vergognandomi come un ladro – quella, ed eccola qui. Non so cosa ci sia dentro, non so se sia in linea col resto delle compagnie o meno; la scatoletta dice che è di “Liberty London”, chiunque essi siano, e a me i motivi, alla fine della fiera, non dispiacciono.
Un ultimo sguardo alla cabina. I colori e lo stile sono, secondo me, azzeccatissimi. Il bulkhead posteriore ha una bella reinterpretazione del crest BA, ma non riesco a fotografarlo.
Pronti via, si parte. Per primo campeggia il nuovo video che, pur avendolo visto una ventina di volte, rimane abbastanza divertente. L’humour, però, è molto inglese, anzi direi molto South-East England (tipo il direttore, chiunque non abbia avuto a che fare con i benestanti di Harrow di origine asiatica se lo perderà). Unico difetto, sul 787-9 ci sono due crew in F e uno fa la dimostrazione nel corridoio A. A meno che non sia una valchiria è difficile, se non impossibile, vederla. A dopo per ulteriori dimostrazioni di quanto stiracchiato sia il design del Plastic Pig.
Decolliamo, e il capitano annuncia gioiosamente un tempo di volo di sole sette ore e cinquanta minuti. All’andata erano 9 e qualcosa, potenza della jetstream.
La cabina è da 8 posti, ed è piena; sul Pig ci sono solo 9 crew, e solo 2 sono in First, a differenza dei soliti 3. Sono ben affiatati e lavorano duro, e sbrighiamo l’intera faccenda in un’ora e mezza circa; in base alla mia posizione e al fatto che sono l’unico ‘non pagante’, vengo sempre servito per ultimo, ma alla fine non mi capita di rimanere con le mani in mano troppo a lungo. Di certo, se volete magnà in fretta piazzatevi sulla file A, il servizio parte da sinistra.
Menù. Lascio il giudizio dei vini a chi ne capisce. Un po’ troppo pomposa la pagina iniziale, ma BA è vittima del “metodo Waitrose” che regna sovrano in questo paese, in base al quale qualunque cibo, fossero solo olive all’ascolana del Lidl, deve avere una descrizione di mezza pagina infarcita di aggettivi.
Amuse-bouche. Qualche genio l’aveva rimossa non troppo tempo fa, facendo seriamente incazzare la clientela e risparmiando, potenzialmente, £30 in tutto l’anno solare (vedi anche i fiori in bagno, oppure la sostituzione della colazione con una barretta di Mars, e una sola, in economy). Questi tagli suicidi sono, per me, il problema peggiore di BA-IAG. L’effetto è stato, come dicevo, suicida e ora sono in via di dismissione, purtroppo altri sono figli della mente di “qualcuno” e sarà più difficile levarli. Ma divago.
Sistemata l’amuse, dagli coll’antipasto. Il formaggio di capra, cotto dentro l’impanatura, è epico, sicuramente il pezzo migliore della cena. Chiedo scusa per le foto, ma non ho trovato modo di ‘centrare’ le luci sul tavolo. Il vino, che tra parentesi era il Burgundy, rimarrà per sempre in ombra.
Per il piatto principale, viste le mie regole (no al manzo in aereo, no ai “macaroni” invece che “maccheroni”), rimangono pollo, orata o l’insalata. Il pollo parte per via del chutney al peperoncino, altro obbrobrio da inglesi, per cui rimangono l’orata e l’insalata. Siccome vengo, e giustamente, per ultimo, rimane solo l’insalata, e insalata sia.
Onestamente, sono contento della scelta. Probabilmente più un pasto da business che da First, ma siamo in J+ e, sinceramente, un’insalata è un’insalata.
A completare il tutto non può mancare il piatto di formaggi. Finisco, vado in bagno e al ritorno c’è il letto già fatto. Sinceramente, e di sicuro è il barbone in me a dirlo, piumino e materassino sono troppo, e troppo caldi. Dormo per 5 ore praticamente fuori dal piumino, sognando beato la copertina di Club che tanto mi piaceva. Il nuovo bedding per Club sta venendo lanciato su parecchie rotte, e secondo me è francamente ‘troppo’, ma ai freddolosi – e sono la maggioranza – piace e piacerà.
Mi sveglio sopra l’Irlanda. Non ho fame, ma accetto lo yoghurt, smoothie e la frutta. Tutti buoni, a conferma che solo da LHR caricano cartone dipinto invece che frutta.
Nel frattempo un film in tema colla vacanza, e grazie a Dio che c’era questo. Mai trovata così tanta robaccia sull’IFE, Taylor Swift negli “essential albums” per dirne una.
Ci godiamo una bell’alba, e poi siamo in short finals per LHR dove il tempo, ovviamente, è fetido. Balliamo come aquiloni finché non si tocca a terra; si sbarca dalla 2L e anche questa è fatta.
Grazie per leggere, buon anno a tutti e buoni TR per l’anno nuovo!