Mario Brega andava a Cortina, Cipollino a Miami, quello di “Mamma ho perso l’aereo” finiva a New York, John McClane andava a Los Angeles. Nessuno, proprio nessuno, va a Natale in Texas. Nessuno, tranne me. Purtroppo vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole diceva Virgilio, e io non devo dimandare, anzi. L’unica cosa che devo fare è presentarmi al T5B di LHR per il BA191 per Austin.
Davanti a me è un’orgia di 787. Oramai sono 25 in flotta, e qualcuno pare persino funzionare. Sono passati solo 5 anni dalla foto di cui sotto, ma sembrano molti di più. E, mentre un 787 arriva, scorgo il mio, al gate B42. Ah, nota di servizio: le foto a bordo sono fatte col telefonino, e sono di qualità infima; saranno quindi più piccole di quelle OT.
A bordo Club si presenta nella sua solita guisa, leggermente rivista con gl’interni bicolore e l’IFE Thales. Di fianco a me una famiglia brasiliana, e il “coffin seat” libero. Il load factor sarà sul 75%, e mi stupisco persino che sia così alto; voglio dire, chi va ad Austin a Natale?
Pronti via se non che… Il Plastic Pig, come è noto in BA Engineering il 787, colpisce ancora. Anzi, viene colpito. Il capitano appare all’interfono e annuncia che, nel giro d’ispezione, hanno trovato un danno da impatto alla fusoliera nella zona delle porte cargo, e devono aspettare Engineering per valutarlo. Con un aereo “normale”, in alluminio, la questione sarebbe abbastanza semplice: o la fusoliera è forata, o non lo è. Quando si parla di fibra di carbonio, però, la faccenda si fa complicata; il danno alla trama del carbonio potrebbe portare a “sfilacciamenti”, e una botta a prima vista poco importante potrebbe, invece, aver indebolito enormemente la struttura. Occorre che un tecnico specializzato effettui una specie di “risonanza magnetica” e veda se la struttura è integra o meno.
Bisogna aspettare almeno un’ora. Guardo qualcosa sull’IFE, bevo un po’ di sciampagn, raccomando salute e soldi ai fenomeni che, ancora una volta, usano gli equipaggiamenti sbagliati per aprire le cargo doors, danneggiano gli aerei e non fanno un rapporto che sia uno, e spero segretamente che non si parta. Sfortunatamente, arriva il via libera e ci alziamo nei cieli britannici con un’ora e qualcosa di ritardo.
Il menù prevede due diversi antipasti, salmone o insalata di funghi, qualche primo, dolce o formaggi. Scelgo il salmone e provo il pollo, ma mi dicono che, essendo Natale, il pollo è sostituito da un “turkey dinner”. Vada per il tacchino, che arriva stracarico di patate, cavoletti di Bruxelles, due tagli diversi di tacchino, sughino e il mitico “pig in blankets”, sostanzialmente una salsiccia avvolta nel bacon. Onestamente ottimo, peccato serva l’insulina. A seguire formaggi, che non ho fotografato, e caffè.
Il volo è diurno, per cui faccio al massimo un pisolino, e cerco di non bere alcolici durante la crociera. E’ solo il secondo volo su un Dreamliner per me, e seppur l’atmosfera sia un pochino più umida (mi trovo a bere di meno) il rumore è parecchio forte, e dormendo su un lato è facile sentire le vibrazioni dei motori attraverso il cuscino. Il confronto col 380 è impietoso, almeno per me.
Un'ora prima dell'arrivo, afternoon tea. Evito il trio dei sandwiches, roba che in sette anni d'Inghilterra non sono ancora riuscito a farmi piacere, e rimedio con questa specie di insalata di carciofi davvero saporita, anche se l'abbinamento con gli scones è quantomeno, beh, interessante.
Aiutati da un po’ di vento a favore, e serviti da un equipaggio davvero ottimo (trovo che MF sia meglio di worldwide sul lungo raggio, e se la gioca con eurofleet sul corto) arriviamo alle 5 e qualcosa ad Austin, che si presenta in modalità cantiere. Passo indenne le forche caudine dell’immigrazione, mille grazie all’ispettore del CBP che mi timbra il passaporto sull’ultima pagina vuota malgrado gli avessi chiesto di non farlo, e vado a ritirare l’auto all’Avis. La mia esperienza di autonoleggi è prettamente europea, ma devo dire che ad Austin il servizio è stato pessimo se lo confronto con, per esempio, Malpensa.
Davanti a me è un’orgia di 787. Oramai sono 25 in flotta, e qualcuno pare persino funzionare. Sono passati solo 5 anni dalla foto di cui sotto, ma sembrano molti di più. E, mentre un 787 arriva, scorgo il mio, al gate B42. Ah, nota di servizio: le foto a bordo sono fatte col telefonino, e sono di qualità infima; saranno quindi più piccole di quelle OT.




A bordo Club si presenta nella sua solita guisa, leggermente rivista con gl’interni bicolore e l’IFE Thales. Di fianco a me una famiglia brasiliana, e il “coffin seat” libero. Il load factor sarà sul 75%, e mi stupisco persino che sia così alto; voglio dire, chi va ad Austin a Natale?


Pronti via se non che… Il Plastic Pig, come è noto in BA Engineering il 787, colpisce ancora. Anzi, viene colpito. Il capitano appare all’interfono e annuncia che, nel giro d’ispezione, hanno trovato un danno da impatto alla fusoliera nella zona delle porte cargo, e devono aspettare Engineering per valutarlo. Con un aereo “normale”, in alluminio, la questione sarebbe abbastanza semplice: o la fusoliera è forata, o non lo è. Quando si parla di fibra di carbonio, però, la faccenda si fa complicata; il danno alla trama del carbonio potrebbe portare a “sfilacciamenti”, e una botta a prima vista poco importante potrebbe, invece, aver indebolito enormemente la struttura. Occorre che un tecnico specializzato effettui una specie di “risonanza magnetica” e veda se la struttura è integra o meno.
Bisogna aspettare almeno un’ora. Guardo qualcosa sull’IFE, bevo un po’ di sciampagn, raccomando salute e soldi ai fenomeni che, ancora una volta, usano gli equipaggiamenti sbagliati per aprire le cargo doors, danneggiano gli aerei e non fanno un rapporto che sia uno, e spero segretamente che non si parta. Sfortunatamente, arriva il via libera e ci alziamo nei cieli britannici con un’ora e qualcosa di ritardo.
Il menù prevede due diversi antipasti, salmone o insalata di funghi, qualche primo, dolce o formaggi. Scelgo il salmone e provo il pollo, ma mi dicono che, essendo Natale, il pollo è sostituito da un “turkey dinner”. Vada per il tacchino, che arriva stracarico di patate, cavoletti di Bruxelles, due tagli diversi di tacchino, sughino e il mitico “pig in blankets”, sostanzialmente una salsiccia avvolta nel bacon. Onestamente ottimo, peccato serva l’insulina. A seguire formaggi, che non ho fotografato, e caffè.



Il volo è diurno, per cui faccio al massimo un pisolino, e cerco di non bere alcolici durante la crociera. E’ solo il secondo volo su un Dreamliner per me, e seppur l’atmosfera sia un pochino più umida (mi trovo a bere di meno) il rumore è parecchio forte, e dormendo su un lato è facile sentire le vibrazioni dei motori attraverso il cuscino. Il confronto col 380 è impietoso, almeno per me.
Un'ora prima dell'arrivo, afternoon tea. Evito il trio dei sandwiches, roba che in sette anni d'Inghilterra non sono ancora riuscito a farmi piacere, e rimedio con questa specie di insalata di carciofi davvero saporita, anche se l'abbinamento con gli scones è quantomeno, beh, interessante.

Aiutati da un po’ di vento a favore, e serviti da un equipaggio davvero ottimo (trovo che MF sia meglio di worldwide sul lungo raggio, e se la gioca con eurofleet sul corto) arriviamo alle 5 e qualcosa ad Austin, che si presenta in modalità cantiere. Passo indenne le forche caudine dell’immigrazione, mille grazie all’ispettore del CBP che mi timbra il passaporto sull’ultima pagina vuota malgrado gli avessi chiesto di non farlo, e vado a ritirare l’auto all’Avis. La mia esperienza di autonoleggi è prettamente europea, ma devo dire che ad Austin il servizio è stato pessimo se lo confronto con, per esempio, Malpensa.