Re: [TR] Di colombi viaggiatori e altre storie
PARTE I
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Per raggiungere il Kingsford Smith International Airport di Sydney volevo provare il nuovo servizio di limo offerto da Qantas ai suoi FF platinum.
Purtroppo però sono un barbone, quindi prendo l'autobus.
E' una fresca giornata d'inizio autunno. Il cielo è nitido e la città è già frenetica.
Contrariamente agli stereotipi, gli australiani sono molto mattinieri.
In pochi minuti e altrettante fermate, l'autobus mi scarica a Central Station.
Del treno che collega il centro di Sydney con il suo aeroporto ho già parlato nel mio ultimo TR. Come allora ripeterò che è sì discretamente caro (intorno ai 15$ one way), ma che in quanto a qualità del servizio si merita decisamente la cifra.
Come già detto fino allo sfinimento, infatti, la mia avversione non è rivolta ai prezzi salati, ma a quei servizi che non meritano affatto la cifra richiesta.
Al contrario degli sfregi nostrani a base di acido, qui i treni sono abbelliti da serigrafie.
Il mio odioso compagno di viaggio.
Purtroppo quando si viaggia attraverso climi differenti, e senza troppe certezze temporali, occorre portarsi dietro più di quanto si vorrebbe.
Mappa che dà la dimensione di come l'aeroporto sia perfettamente integrato nel sistema del trasporto pubblico locale.
Arriviamo.
L'esosità della tratta è dovuta al fatto che questa è in project financing, ovvero è stata realizzata da privati che la gestiranno per un determinato lasso di tempo in modo da ripagarsi dell'investimento.
Un po' di voli della giornata. Le destinazioni domestiche, da queste parti, non sono poi troppe.
Il terminal da cui opera Qantas è completamente automatizzato, e tutte le pratiche di accettazione avvengono tramite macchinette automatiche. Sia per quanto riguarda il check-in che per ciò che concerne l'etichettatura del bagaglio.
E' tutto nuovo di pacca, visivamente molto gradevole, e funzionante. Su quanto sia funzionale il sistema, invece, ho le mie remore, e sebbene io preferisca quasi sempre l'automazione, l'assoluta mancanza di banchi tradizionali mi fa storcere un po' il naso.
Ho visto un banco fisico per le classi premium, mentre non sono sicuro di ricordare nemmeno un banco destinato all'assistenza.
Pesa bagaglio.
Mi sta bene, soprattutto visto che il peso effettivo non è assolutamente quello mostrato. Sono miracolosamente scomparsi almeno un paio di chili.
Drop off.
La procedura di etichettatura non è di immediata comprensione e mi ha preso qualche minuto.
Questa invece, qualora funzioni a dovere, penso sia una cosa davvero ottima: un totem attraverso cui i FF con bagaglio a mano possono effettuare le operazioni di accettazione con un semplice click. Probabilmente avvicinando una tessera o immettendo qualche codice.
Non ricordo di averne mai visti prima.
E tra l'altro mi sembra molto più efficace dei varchi dedicati tipo il vecchio RomaMilano.
Controlli di sicurezza veloci, come anche quelli anti-droga: sono stato fermato ogni singola volta che ho messo piede in un aeroporto aussie. La procedura è comunque velocissima, basata solamente sullo swab test.
All'interno dell'area sterile, un tapis roulant è coperto da questo mock-up.
Questa parte dell'aeroporto è nuovissima, tenuta alla perfezione, e gradevole. Un lavoro certamente molto ben fatto.
L'area da cui imbarcheremo oggi.
Lui è appena arrivato da Perth, dopo un lungo viaggio. Penso sia tra i voli domestici più lunghi in assoluto.
Lui invece è il nostro maialino.
Purtroppo ho perso l'attimo e non ho immortalato la scena, ma qui potete ammirare l'addetto al carico dei bagagli ancora felice e sano. Un istante dopo sarà la volta del mio bagaglio. All'imbarco del quale è seguita una bestemmia molto ben riconoscibile e una mano passata sulla schiena a lenire un mancato strappo. Vi assicuro che non erano 23 kg. Chiedete a lui.
Quotidiani gratuiti. Ormai quasi un retaggio del passato.
Terminal fresco di restrutturazione. Super automatizzato. Air side immacolato e gradevole. Puntualità. Efficienza. Cazzi e mazzi. Di cui mi importa pochissimo una volta salito a bordo e incastratomi in un sedile anche peggiore del gioco al massacro a cui ci ha abituati Ryanair. Interni vecchi, sporchi, brutti, tenuti male, e sedute assolutamente scomode. E' la seconda volta che volo con Qantas - stavolta sul nazionale - e per la seconda volta confermo come in economy sia una compagnia con cui si vola male. Punto.
Intendiamoci, il discorso è sempre lo stesso: Tigerair non è più comoda, ma costa una frazione di quanto costa Qantas. Quando dunque non si ha bisogno (p2p nazionale) o accesso (classi non premium) a tutti quei fronzoli che offre quest'ultima, la convenienza a volare QF proprio non capisco dove stia.
Come ho già detto in passato, tra queste due, Virgin Australia, e JetStar, il miglior rapporto qualità/prezzo in un volo nazionale è nettamente a favore di JetStar, che è una compagnia che mi è piaciuta moltissimo. Soprattutto per ciò che concerne la qualità degli interni.
Ho poche foto perchè ho imbarcato per ultimo e il volo era pieno a tappo.
Questa è la J.
Questo il pitch.
Interno.
La livrea, però, la trovo assolutamente eccezionale. Una delle mie preferite.
Decolliamo con un po' di ritardo. E un vento molto molto forte.
Ho poche foto perchè la macchina si è scaricata, e perchè appena presa un po' di quota è stato un susseguirsi di nuvole e controsole.
Come vi dicevo.
Sokol ha come sempre ragione: la copertina delle riviste di bordo di mezzo mondo è un monopolio italiano. Che noi ogni giorno ci impegniamo solennemente a buttare nel cesso.
Il resto del volo non sarà degno di nota, come anche l'arrivo veloce ed indolore.
Di Melbourne ho già parlato nel mio ultimo TR con un abbondante OT, quindi sbrigo quel che avevo da sbrigare e mando velocemente in avanti le lancette dell'orologio.
Oggi si parte alla volta di Bangkok. Con Thai Airways.
Volo notturno che parte intorno a mezzanotte, arrivando a Bangkok all'incirca alle 6 di mattina. Di sicuro la scelta più comoda potesse esistere.
Tra questa costa dell'Australia e la Thailandia ci sono solo 3 ore di fuso orario.
L'area accettazione del Terminal Internazionale è abbastanza scarna e spoglia. E non particolarmente bella.
Le procedure di accettazione si svolgerebbero senza problemi, se non fosse che sforo i limiti di peso del bagaglio. Che tra l'altro ho organizzato male.
Thai offre una franchigia bagaglio in Economy molto generosa, con un bagaglio da stiva di 30kg e uno a mano di 7kg.
Il problema è che io sforo in generale di qualche chilo (comunque non abbastanza da rendere conveniente l'acquisto molto esoso di un bagaglio supplementare), che poi non ho ripartito alla perfezione tra bagaglio a mano e da imbarcare.
L'addeta - molto gentile e professionale, ma severa - mi invita a prendermi qualche minuto di tempo per sistemare la situazione, altrimenti o pago o lascio qualcosa in giro.
Per la seconda volta in vita mia, quindi, percorro la
walk of shame che mi porta in un angolino riparato della sala, dove qualcosa dal bagaglio da stiva finisce nel bagaglio a mano, e dove soprattutto qualcosa dal bagaglio a mano finisce nelle tasche dei pantaloni e del cappotto, o sotto la maglietta.
Quando torno al banco ricordo molto la scena del supermercato di Benigni ne Il Mostro.
Me ne vergogno profondamente.
Ma la strategia paga, e il bagaglio da stiva mi saluta scendendo nel ventre dell'aeroporto, mentre quello a mano ottiene la tanto agognata etichetta.
Prima di imbarcarmi saluto i miei accompagnatori nell'unica maniera possibile in Australia, e cioè con una birra.
Ottimo pub, con prezzi di mercato, nel landside del Tullamarine Airport di Melbourne.
La vetrata dà direttamente sul piazzale del T2 dedicato a Virgin Australia. Il fatto che fossi in compagnia e l'ora tarda e tenebrosa mi ha fatto desistere dal cimentarmi in arzigogoli fotografici.
Ultima fumata nel downunder. La sala fumatori è solo esterna, mentre una volta nell'airside è più facile risolvere la questione aborigena che accendersi una sigaretta.
La porta d'uscita dal Paese.
Il secutity check è veloce, passato il quale prendo le mie cose alla rinfusa e le porto direttamente al banchetto del test antidroga, dove decido di ricompormi e rivestirmi ottimizzando i tempi mentre vengo
swabbato.
L'agente, sopreso, mi chiede come sapevo che mi avrebbe fermato.
Io gli chiedo se avesse già deciso che mi avrebbe fermato.
Mi risponde con un "of course yes, mate".
Gli rispondo a mia volta con un "you see? That's why".
Al controllo passaporti è la stessa solfa dell'andata: il mio passaporto non viene letto dagli scanner australiani. Come all'andata, però, la cosa si risolve con un controllo aggiuntivo di un paio di minuti. Dev'essere qualcosa che non va con la foto.
Se il landside è abbastanza anonimo, l'airside è sicuramente gradevole.
Pur ricordando, in alcune zone, le aree d'imbarco degli aeroporti americani (generalmente non è un complimento).
Il nostro prode 777-200 HS-TJT alle prese con gli ultimi preparativi prima di percorrere le 4.561 miglia che ci separano dalla nostra destinazione. E' un giovanotto di meno di 9 anni consegnato nel 2006 direttamente a Thai.
La rotta è operata alternativamente da un -200 e un -300. Oggi ci tocca lui.
Considerata l'età, una volta all'interno la sensazione è quasi quella di un aereo nato un po' vecchiotto. Tutto sommato però non si presenta male. Nè però bene. Sanza infamia e sanza lode.
Configurazione 3-3-3.
Il riempimento in Y sarà a occhio del 60% o giù di lì.
Nonostante ciò, il mio posto è un corridoio della fila laterale, con gli altri due posti già occupati.
Durante il veloce imbarco, chiedo ad un a/v se fosse possibile spostarsi da qualche altra parte meno abitata, e vengo fortunatamente spostato nella sezione di coda ancor più vuota di quella centrale.
Ripeto: l'aereo non sembra avere meno di 9 anni. E' come se l'allestimento con cui è stato consegnato fosse datato già all'epoca.
Il mio nuovo posto è davanti la paratia, e normalmente verrebbe venduto come extra-confort. A differenza di quanto avviene per esempio in AZ, però, anche stendendo completamente le gambe la paratia rimane distante, che non è cosa da poco.
Solo l'IFE risulta un po' troppo lontano, ma tanto non lo userò se non per un po' di airshow.
Ad un rapido sguardo, mi sembra di aver visto discreti contenuti in italiano.
Divisa delle a/v da 10 e lode.
Quel che ci aspetta.
Purtroppo mi rendo subito conto di aver fatto una cavolata: se invece di chiedere e fare il bravo bambino diligente mi fossi semplicemente alzato e scelto un posto a caso in una fila vuota, mi sarei potuto sdraiare dormendo comodamente per queste 8-9 ore di volo in notturna. Nella prima fila in cui mi trovo, invece, non solo c'è già un pax al lato opposto, ma tra l'altro i braccioli sono fissi.
Appena mi rendo conto della cosa, tutte le file sono già occupate da gente stradiata che fa finta di dormire per marcare il territorio.
Poco dopo il decollo viene offerto un rinfresco.
Scelgo come sempre un gin tonic e un bicchiere d'acqua.
Le divise delle a/v non sono tutte uguali tra loro.
Dopo pochissimo viene offerta la cena.
Io sono pieno come un uovo, quindi declino ringraziando e chiedendo semmai una mascherina per gli occhi, nel tentativo di riposare un po'.
Appena ricevuta questa notizia e al pari di una nonna calabrese a cui dici di non avere fame, l'assistente ci rimane realmente male, e mi chiede se volessi comunque lo stesso gin tonic con un bicchiere d'acqua che avevo chiesto prima.
Brava, sei davvero molto attenta e ti ricordi cosa ho già ordinato.
Soprattutto se consideriamo il fatto che non sei l'assistente che mi ha servito prima.
Pazzesco.
Il tempo di realizzare questa cosa e di rimanere positivamente basito, che dalla parte opposta mi sento offrire la mascherina per gli occhi da parte di un terzo assistente che - credetemi - non ho la più pallida idea di come possa essere stato avvertito o di come possa avere sentito la mia richiesta.
E io sono un anonimo pax della fila 88F.
Queste sono le 5 stelle, non le stronzate che ci propinano ogni volta.
Il tutto a costo zero: basta un po' di selezione in più tra gente che abbia davvero dedizione verso questa professione. O verso qualsiasi professione.
Chapeau e complimenti vivissimi. Mi spiace davvero tanto che la vostra compagnia non se la stia passando bene.
Ecco il secondo gin tonic con il bicchiere d'acqua. Alla tua, Dario.
Che svolge egregiamente il proprio dovere (non Dario), donandomi quel torpore che nonostante le mie ataviche difficoltà a dormire in aereo riesce a farmi riposare discretamente fino a qui:
La colazione invece la prendo. Meglio abituarsi il prima possibile a certi accostamenti (tutto comunque molto buono).
Vado a sgranchirmi un po' la gambe, e passeggiando per la cabina trovo una fila vuota. Lasciata così perchè la prima di un'altra sezione, e quindi con lo stesso problema dei braccioli.
Ne approfitto però per spalmarmi al finestrino e fare qualche foto a questa ennesima prima volta in un posto dove non ero mai stato. Che poi è la cosa che più mi piace del viaggiare.
Finalmente la grande capitale thailandese sullo sfondo.
Eccoci.
Un caldo porco e umido ci dà il benvenuto fin dalla scaletta.
Roba da tornarsene indietro bestemmiando.
E sono le 6 del mattino.
Da matti.
Sono gli stessi giorni dell'ondata di caldo a 50°C che in India ha fatto centinaia di morti, e non siamo assolutamente distanti da quei livelli.
La guida che ho consultato velocemente qualche giorno prima di partire per questo viaggio improvvisato sconsigliava categoricamente di andare in Thailandia e Cambogia a maggio e a giugno. Io come al solito me ne sono fregato, e come al solito me la sono presa in saccoccia.
Vabò...
L'ala dell'aeroporto dove sbarchiamo è un cantiere.
Un po' disorientato finisco a fare la fila per il visa on arrival. Mentre compilo il foglio, un agente vede il mio passaporto e mi informa con un sorriso molto accogliente che i pax italiani possono andare direttamente all'immigrazione senza richiedere alcun visto.
Tento di fargli notare che la mia è tutta una tattica per restare quanto più a lungo possibile sotto l'aria condizionata, ma lui con lo stesso sorriso mi fa capire che me ne devo andare.
Comandi.
E cominciamo con l'altra grande costante del Paese: le rappresentazioni del Sovrano sono in ogni dove.
Prendo un taxi per la città.
Occorre utilizzare una macchinetta che sputa fuori un biglietto con il numero della vettura e dello stallo dove è parcheggiata, e aspettare che l'autista di quella vettura ti venga a raccogliere.
Questo per dire che la zona è praticamente e assolutamente inaccessibile agli abusivi.
Trova le differenze.
Per strada si vedono arrivare i quasi padroni di casa.
E per questa prima parte finsce qua.
A breve con un po' di OT da una città che in fondo conoscete già.
ANTEFATTO
INTRODUZIONE
PARTE I - Da Sydney a Bangkok, via Melbourne
PARTE II - OT Bangkok
PARTE III - Da Bangkok a Chiang Mai
PARTE IV - OT Nord della Thailandia
PARTE V - Da Chiang Mai a Siem Reap
PARTE VI - OT Cambogia
PARTE VII - Da Siem Reap a Lamezia, via Bangkok, Zurigo, e Roma