A Malpensa mancano soltanto gli aerei
L’editoriale di Francesco Caielli sull’inaugurazione dei 23 mila metri quadrati di negozi all’aeroporto varesino
Ma come fate a difendere ancora Malpensa? Ce lo chiedono spesso e ce lo chiedono in tanti: e a volte ce lo chiediamo pure noi. Dietro al nostro amore nei confronti del “mai stato hub” c’è un po’ di tutto: del vecchio e sano campanilismo che non guasta mai, ma anche la lucida convinzione che Malpensa continui a nascondere delle potenzialità inespresse.
Certo: difendere Malpensa non significa nascondersi dietro a un dito ignorandone i problemi e le criticità (ne abbiamo parlato più volte, senza aggrapparci al fatto che sia una bandiera o alla varesinità a tutti i costi). Difendere Malpensa non significa esultare ciecamente ogni volta che qualcuno ci dice che i passeggeri sono aumentati, o applaudire senza farsi delle domande quando viene presentato qualche investimento.
Le domande ce le facciamo, ce le facciamo eccome. Anche oggi, con gli occhi riempiti dall’inaugurazione della nuova galleria commerciale: il Terminal 1 ribaltato, 23.000 metri quadrati tra ristoranti, bar e negozi. E parole, quelle del presidente di Sea Pietro Modiano, che fanno riflettere: «Dovevamo essere il miglior aeroporto d’Europa ma non è stato così: ora ci vogliamo riprovare».
Domande, dicevamo. Ha senso avere un aeroporto bello e funzionale, attrattivo e affascinante quando a mancare sono gli aerei e i passeggeri? Insomma: stiamo ancora parlando di un aeroporto oppure di un centro commerciale?
E ancora: siamo sicuri che un investimento sulle infrastrutture sia in grado di tornare ad attirare l’interesse delle compagnie aeree (no, perché la storia insegna il contrario: Malpensa nel 1998 era più bella e funzionale di Fiumicino, eppure Alitalia se n’è andata lo stesso)?
Perché l’obiettivo finale dev’essere questo: tornare a far decollare e atterrare gli aerei, e non solo quelli cargo. Ogni mossa, ogni idea e ogni investimento: tutto deve andare in questa direzione, sempre che su Malpensa ci si voglia puntare ancora.
Puntare per davvero, e non solo per dare una bella (e costosa) rinfrescata in vista di Expo per poi far tornare tutto come prima. Ovvero con un Terminal 1 sovradimensionato per il traffico generato, e con un Terminal 2 che funziona a meraviglia grazie a EasyJet ma che lascia attaccato ben poco al territorio perché i viaggiatori low cost, per definizione, spendono poco.
È bello sapere che Sea, dopo aver ammesso i crolli dei sogni di fine anni ’90, abbia deciso di riprovarci: davvero. È bello sapere che d’ora in poi chi atterrerà a Malpensa (al Terminal 1, ovviamente) non proverà la spiacevole sensazione di essere stato catapultato nel deserto. È bello scoprire che c’è ancora qualcuno che in questo aeroporto crede per davvero, tanto da decidere di metterci un suo negozio e la sua faccia. E vogliamo crederci, vogliamo credere che lo spazio commerciale inaugurato ieri resterà vivo anche quando Expo sarà finito e che nessuno dei negozi che hanno aperto chiuderà i battenti perché “qui c’è il deserto”.
Vogliamo crederci, anche perché stavolta abbiamo il vantaggio dell’esperienza. Negli ultimi quindici anni su Malpensa si è detto e fatto molto, ma il più delle volte sono state dette e fatte cose sbagliate: errori di valutazione, errori di scelta, senza dimenticare gli schiaffi di una crisi che ha colpito duro, soprattutto in questo settore.
Vogliamo bene a Malpensa, davvero. E vederla più bella non può che farci felici. Festeggiamo? No, non ancora. Festeggeremo il giorno in cui il nostro aeroporto, oltre a essere splendido, sarà anche il posto in cui atterrano e decollano aerei da tutto il mondo.
laprovinciadivarese
L’editoriale di Francesco Caielli sull’inaugurazione dei 23 mila metri quadrati di negozi all’aeroporto varesino
Certo: difendere Malpensa non significa nascondersi dietro a un dito ignorandone i problemi e le criticità (ne abbiamo parlato più volte, senza aggrapparci al fatto che sia una bandiera o alla varesinità a tutti i costi). Difendere Malpensa non significa esultare ciecamente ogni volta che qualcuno ci dice che i passeggeri sono aumentati, o applaudire senza farsi delle domande quando viene presentato qualche investimento.
Le domande ce le facciamo, ce le facciamo eccome. Anche oggi, con gli occhi riempiti dall’inaugurazione della nuova galleria commerciale: il Terminal 1 ribaltato, 23.000 metri quadrati tra ristoranti, bar e negozi. E parole, quelle del presidente di Sea Pietro Modiano, che fanno riflettere: «Dovevamo essere il miglior aeroporto d’Europa ma non è stato così: ora ci vogliamo riprovare».
Domande, dicevamo. Ha senso avere un aeroporto bello e funzionale, attrattivo e affascinante quando a mancare sono gli aerei e i passeggeri? Insomma: stiamo ancora parlando di un aeroporto oppure di un centro commerciale?
E ancora: siamo sicuri che un investimento sulle infrastrutture sia in grado di tornare ad attirare l’interesse delle compagnie aeree (no, perché la storia insegna il contrario: Malpensa nel 1998 era più bella e funzionale di Fiumicino, eppure Alitalia se n’è andata lo stesso)?
Perché l’obiettivo finale dev’essere questo: tornare a far decollare e atterrare gli aerei, e non solo quelli cargo. Ogni mossa, ogni idea e ogni investimento: tutto deve andare in questa direzione, sempre che su Malpensa ci si voglia puntare ancora.
Puntare per davvero, e non solo per dare una bella (e costosa) rinfrescata in vista di Expo per poi far tornare tutto come prima. Ovvero con un Terminal 1 sovradimensionato per il traffico generato, e con un Terminal 2 che funziona a meraviglia grazie a EasyJet ma che lascia attaccato ben poco al territorio perché i viaggiatori low cost, per definizione, spendono poco.
È bello sapere che Sea, dopo aver ammesso i crolli dei sogni di fine anni ’90, abbia deciso di riprovarci: davvero. È bello sapere che d’ora in poi chi atterrerà a Malpensa (al Terminal 1, ovviamente) non proverà la spiacevole sensazione di essere stato catapultato nel deserto. È bello scoprire che c’è ancora qualcuno che in questo aeroporto crede per davvero, tanto da decidere di metterci un suo negozio e la sua faccia. E vogliamo crederci, vogliamo credere che lo spazio commerciale inaugurato ieri resterà vivo anche quando Expo sarà finito e che nessuno dei negozi che hanno aperto chiuderà i battenti perché “qui c’è il deserto”.
Vogliamo crederci, anche perché stavolta abbiamo il vantaggio dell’esperienza. Negli ultimi quindici anni su Malpensa si è detto e fatto molto, ma il più delle volte sono state dette e fatte cose sbagliate: errori di valutazione, errori di scelta, senza dimenticare gli schiaffi di una crisi che ha colpito duro, soprattutto in questo settore.
Vogliamo bene a Malpensa, davvero. E vederla più bella non può che farci felici. Festeggiamo? No, non ancora. Festeggeremo il giorno in cui il nostro aeroporto, oltre a essere splendido, sarà anche il posto in cui atterrano e decollano aerei da tutto il mondo.
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