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Genova - LIMJ
Rafaela Aponte-Diamant dietro le quinte di Msc, da Panama alla corsa per l’ex Alitalia
Il gruppo svizzero, numero uno mondiale dello shipping, è controllato pariteticamente dal fondatore Gianluigi Aponte e dalla moglie Rafaela Diamant. In Lussemburgo il polmone finanziario

Servizio
di Angelo Mincuzzi
17 agosto 2022
13 min
Illustrazione di Giorgio De Marinis / Il Sole 24 Ore
Illustrazione di Giorgio De Marinis / Il Sole 24 Ore
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Dietro le quinte del gruppo Msc, in pole position per conquistare l’ex Alitalia, Rafaela Diamant c’è sempre stata. Capelli neri raccolti in uno chignon, orecchini e collana di perle, vestiti eleganti ma sempre sobri, la moglie di Gianluigi Aponte è una figura discreta ma fondamentale. Secondo i registri dei beneficiari effettivi consultati dal Sole 24 Ore in Lussemburgo, Regno Unito e Danimarca, Rafaela Diamant è proprietaria del 50% del gruppo Msc Mediterranean Shipping Company, fondato dal marito nel 1970 e diventato oggi numero uno al mondo nel trasporto dei container e terzo nelle crociere. L’altro 50%, naturalmente, è nelle mani di Gianluigi Aponte.

Fifty-fifty, dunque, cinquanta e cinquanta. Il controllo di Msc è ripartito equamente tra marito e moglie. Tutto in famiglia. Rafaela Diamant – figlia di un banchiere di Ginevra - non è presente nel consiglio di amministrazione della società capogruppo in Svizzera ma solo in quello della Fondazione Msc, eppure – almeno per quanto riguarda il numero delle azioni che costituiscono il capitale del gruppo – ha lo stesso peso di Aponte.

Il ruolo della moglie dell'imprenditore italiano sembra essere stato determinante fin dall'inizio della storia di Msc. Rafaela Diamant è nata ad Haifa nel 1945, tre anni prima della proclamazione dello Stato di Israele. Un documento della Commissione indipendente d'esperti Svizzera-Seconda guerra mondiale (“Commissione Bergier”) – che nel 1996 si occupò di svolgere indagini di carattere storico e giuridico sulla sorte degli averi giunti nella Confederazione durante e subito dopo il secondo conflitto mondiale – cita il nome Pinhas Diamant (con Pinhas scritto con la “h”) in riferimento alla Leumi Bank, oggi la principale banca israeliana.

Creata a Londra nel 1902, con il nome di Anglo Palestine Company, come organizzazione finanziaria del movimento sionista, dopo la fondazione dello stato di Israele nel 1948 la banca ottenne la concessione per l'emissione di nuove banconote. Svolgeva insomma il ruolo di istituto di emissione. Nel 1950 fu ribattezzata Bank Leumi le-Israel (National Bank of Israel) e nel 1953 aprì la sua filiale svizzera a Zurigo.

Quel Pinhas Diamant (con la “h”) era il padre di Rafaela? Impossibile dirlo. Secondo alcune ricostruzioni – che però non è stato possibile confermare attraverso documenti ufficiali – Pinhas Diamant avrebbe partecipato alla costituzione della filiale svizzera della Leumi Bank. I registri elvetici confermano che la Leumi Private Bank AG viene iscritta a Zurigo il 29 maggio 1953.

Un patrimonio di 17,5 miliardi di dollari
Rafaela Diamant compare spesso al fianco del marito negli appuntamenti ufficiali. La figlia del banchiere ginevrino nata nella ex Palestina ha certamente avuto un ruolo molto più importante di quanto si intuisca nello sviluppo del gruppo ma Gianluigi Aponte è sempre stato l'anima di Msc, famoso per la sua capacità di lavoro e per le sue intuizioni.

La prima: la scelta di acquistare, più di cinquant’anni fa, navi cargo usate a prezzi bassi che permettevano di offrire servizi a prezzi inferiori. La seconda, invece, l'ha spiegata lui stesso in un'intervista alla Stampa nel 2006: «Quando cominciò la vera crescita? Proprio negli anni Ottanta. Allora avevo 20 navi ma di tipi diversi. Intuii che il futuro sarebbe stato delle portacontainer. Vendetti ciò che avevo e con quei soldi comprai le prime unità. È stata la scelta vincente».

Oggi, secondo il Bloomberg Billionaires Index, il patrimonio della coppia Aponte-Diamant vale 17,5 miliardi di dollari, la metà dei quali è di Rafaela Diamant. La crescita è stata veloce, se si pensa che all'inizio del 2013 Bloomberg stimava una ricchezza personale di 7,2 miliardi.

IL CONTROLLO DEL GRUPPO MSC

Quei conti riservati
Non è semplice ricostruire la rete di società del gruppo Msc per comprendere meglio i numeri sui quali si basa la potenza di fuoco del colosso dello shipping. La multinazionale dei mari, infatti, ha sede in Svizzera e non è quotata. Quindi i suoi bilanci consolidati non vengono diffusi e finora la famiglia Aponte-Diamant non ha mai deciso di effettuare una completa disclosure dei conti. Alle domande del Sole 24 Ore, i portavoce del gruppo hanno risposto con una laconica frase: «In quanto società privata, Msc non divulga informazioni finanziarie».

Bisogna allora raccogliere qua e là - dove è possibile - le tessere del mosaico per arrivare a una visione parziale e comunque imprecisa dell'organizzazione del colosso dei mari e delle aree di business più redditizie. Bisogna spostarsi dalla Svizzera al Lussemburgo, a Cipro, a Panama e in Belgio, in un viaggio di migliaia di chilometri, per ricomporre i tratti salienti della storia del gruppo.

Il filo parte dal suo fondatore, il comandante Gianluigi Aponte, nato a Sant'Agnello, sulla costiera sorrentina, il 27 giugno 1940. Come ha scritto Raoul de Forcade in un ritratto sul Sole 24 Ore, Aponte guida «un gruppo che impiega 100mila persone nel mondo (in 524 uffici dislocati in 155 Paesi), fa scalo in 500 porti e dispone di una flotta di 653 portacontainer (più 72 in ordine, secondo Alphaliner) e 19 unità da crociera in navigazione (che cresceranno a 23 entro il 2025) nonché altre 19 (tra ferry e cruise ferry) del gruppo genovese Gnv (Grandi navi veloci). Inoltre è proprietario della Snav che opera con servizi traghetto In Italia e Croazia. Recentemente è anche entrato nell'azionariato del gruppo Messina di Genova». Numeri che danno l'idea delle dimensioni della macchina perfetta creata da Gianluigi Aponte.

Gli esordi a Ginevra e Bruxelles
L'anno di inizio nel business della navigazione è il 1969, quando Aponte si sposa. Dichiarerà in una delle sue rare interviste: «Dopo una lunga esperienza nella flotta Lauro, ero primo ufficiale su un vaporetto Napoli-Capri e lì è scattato il colpo di fulmine. Per una bella turista svizzera, Rafaela Diamant Pinas, figlia di un importante banchiere ginevrino. Ci siamo sposati e mi sono trovato dietro una scrivania a fare il consulente finanziario. Ma continuavo a sognare di stare su una nave».

A Ginevra, infatti, Aponte entra nell'Investors Overseas Services (Ios), un gruppo finanziario che colloca fondi comuni d'investimento e che era stato fondato alcuni anni prima dall'americano Bernard Cornfeld, cresciuto vendendo prodotti di risparmio alle truppe americane in Europa nel dopoguerra. L'Ios possedeva alcune sedi di rappresentanza nel centro della città di Calvino mentre il quartier generale era in Francia a Fernet-Voltaire, appena varcato il confine con la Svizzera.

Grazie anche a una struttura societaria che utilizzava paradisi fiscali e che consentiva di pagare poche tasse, il fondo aveva dichiarato nel 1966 un margine di profitto del 34,7% ed era arrivato ad amministrare asset per 2,5 miliardi di dollari. Non pochi per l'epoca. Ma nel 1970 Cornfeld viene estromesso dalla presidenza della società e accusato di frode. Venderà le sue azioni nel 1971 ma verrà assolto da tutte le accuse solo alcuni anni dopo.

A Monrovia la prima società
Il 1970 è un anno importante per Gianluigi Aponte. I documenti ancora conservati in Belgio raccontano che il 16 novembre l'imprenditore italiano registra la filiale belga della Mediterranean Shipping Company di Monrovia, in Liberia. Nel paese africano Aponte ha creato la sua prima società, anche se non è possibile stabilire la data esatta visto che i registri non sono accessibili. Sempre in Belgio, nel 1974, fonda la Aponte Shipping Co, che però viene liquidata nel 1978. Nei primi anni della sua attività, dunque, Aponte sceglie il Belgio come quartier generale.

Inizia, come dichiarerà nell’intervista alla Stampa, «convincendo un mio cliente a comprare, in società, una vecchia carretta da carico tedesca da 2.800 tonnellate. Poi restai solo e passai alla seconda nave. La chiamai “Rafaela” come mia moglie. Ero partito con un investimento di soli cinquemila dollari. Ma mi resi presto conto che comprare vecchie navi, restaurarle, rimetterle sul mercato, era un buon affare».

Lo sbarco a Panama
Già. Tra Belgio, Liberia e Panama, le società di Aponte cominciano a moltiplicarsi. Il 21 giugno 1976 a Panama nasce la Compañia Naviera Giraf SA, con un capitale di 10mila dollari. Giraf come le prime lettere dei nomi di Gianluigi e Rafaela. Marito e moglie uniti anche nella ragione sociale di una compagnia panamense. E infatti, tesoriere della società è proprio Rafaela Diamant, come risulta da un documento nel registro di Panama. È il primo atto rintracciabile da cui emerge un ruolo operativo della figlia dell'«importante banchiere ginevrino» nel gruppo che sta prendendo forma. Rafaela Diamant, all'epoca, ha appena 31 anni.

Nel giro di poco tempo gli Aponte-Diamant fondano a Panama almeno nove “compañie naviere” che acquistano imbarcazioni usate per il trasporto delle merci. Il 3 agosto 1976, per esempio, la Giraf compra per 400mila dollari la nave “Rafaela” dalla società Rafaela Shipping Company Inc di Monrovia, in Liberia. Pochi giorni dopo, la società panamense costituisce un'ipoteca sul cargo a favore della American Express International Banking Corporation.

Lo schema – secondo quanto ci restituiscono i documenti ancora rintracciabili a Panama – viene ripetuto negli anni successivi anche per altre navi. Nel 1979 la Compañia Naviera Pangina acquista per 1,2 milioni di dollari la nave Tai Ping, che viene ribattezzata Gina. Un'ipoteca viene accesa in favore della Sterling National Bank of New York. Nel 1983 la Devon Shipping International Co Inc acquista la Danaos che viene ribattezzata Diego. A Panama si rintracciano altre “compañie naviere” del gruppo, come la Compañia Naviera Pantera, la Brunella, la Panafranca, la Panadaniela, la Regina, la Diego, la Penni S.

I due rami del gruppo
Ma nel frattempo il gruppo ha cominciato a prendere forma spostando la testa a Ginevra. È il 29 dicembre 1976 e ci si prepara a festeggiare il nuovo anno quando nasce la Msc Mediterranean Shipping Company SA, che nel 2004 diventa Msc Mediterranean Shipping Company Holding SA, la capogruppo dell'attuale colosso dei mari.

Il consiglio di amministrazione è composto oggi da Gianluigi Aponte (amministratore presidente) e dai figli Diego e Alexa. Insomma, il co-fondatore e la seconda generazione sono sulla tolda di comando dell'intero gruppo.

Il business di Msc è diviso in due grandi rami di attività. Il primo – il più importante, anche perché distribuisce dividendi - è quello del trasporto di container, dei terminal e della logistica. Il secondo è quello delle crociere. Ma per capirne di più bisogna risalire verso nord, nel cuore dell'Europa.

Lussemburgo strategico
Il polmone finanziario del gruppo Msc è in un edificio di Boulevard Joseph II di fronte all'ambasciata francese nel Granducato del Lussemburgo. Qui, da poco meno di un anno, spostandosi solo di qualche isolato, si è trasferita la Sas Shipping Agencies Services, la holding strategica che dal 2005 gestisce gli affari più redditizi del gigante svizzero. Ragioni di governance e di efficienza fiscale e giuridica consigliano di solito l'esistenza di una holding nel Granducato, ma in realtà in Lussemburgo c'è solo la sede legale della società e nell'edificio di Boulevard Joseph II – come risulta dal bilancio -non c'è nessun dipendente della Sas Shipping.

Le decisioni strategiche, infatti, si prendono in Svizzera, a Ginevra, a sei ore di macchina e 600 chilometri da qui, dove in un moderno palazzo dalla facciata di vetro nel quartiere residenziale Florissant-Malagnou, c'è il quartier generale del gruppo Msc Mediterranean Shipping Company.

È nei bilanci della Sas Shipping – però - che si deve guardare se si vuole comprendere la straordinaria ascesa di un gruppo che rivela nei suoi numeri un dinamismo e una capacità finanziaria di investimento senza pari, la stessa che – per fare un paragone – si ritrova in una multinazionale che non ha nulla a che vedere con il trasporto di container ma che è anch'esso fondato e gestito da una famiglia italiana: la Ferrero, in Lussemburgo.

Dividendi miliardari
Il polmone finanziario lussemburghese della Msc ha incassato negli ultimi dieci anni 14,5 miliardi di euro di profitti e ha distribuito ai suoi azionisti quasi 4,5 miliardi di dividendi. Soldi saliti in alto, verso la società svizzera collocata al vertice della catena del gruppo - la Msc Mediterranean Shipping Company Holding SA - e che hanno finanziato l'irresistibile ascesa del colosso dei mari fino all'offerta lanciata con Lufthansa per rilevare l'80% di Ita Airways (l'ex-Alitalia) per 850 milioni di euro. Almeno questa è la cifra che sussurrano i rumors.

Noccioline, comunque, in confronto ai programmi di investimento miliardari che il gruppo Msc sta portando avanti acquistando terminal container nei porti di tutto il mondo, navi cargo, imbarcazioni da crociera e non solo.

L’ANDAMENTO DEL BUSINESS DELLO SHIPPING

L’alleanza con Rupert
Solo poche settimane fa, per esempio, il 27 luglio 2022, la Sas Shipping ha fondato a Londra una nuova società. Si chiama Mantra Bidco Limited e la holding lussemburghese di Msc ne detiene il 50% del capitale. L'altra metà è nelle mani della Remgro Healthcare Holdings di Stellenbosch, in Sud Africa. Si tratta di una società del gruppo Remgro, una delle più grandi holding d'investimento sudafricane, quotata in Borsa e presieduta da Johann Rupert, presidente e proprietario anche del gruppo svizzero del lusso Richemont.

L'Alleanza tra gli Aponte-Diamant e i Rupert ha l'obiettivo di acquistare la catena ospedaliera internazionale Mediclinic, che possiede strutture sanitarie in Sud Africa, Emirati Arabi, Svizzera e Regno Unito e 33mila dipendenti. L'offerta è di 4,4 miliardi di euro, il 50% dei quali sarà versato da Msc, vale a dire oltre due volte e mezzo la cifra che il gigante dello shipping e Lufthansa sarebbero disposte a sborsare per Ita Airways.

Il gruppo Msc non sta mai fermo e lo sbarco nel settore della sanità privata – molto lontano dalla logistica - lo dimostra. Ma non finisce qui. Sarà sempre la lussemburghese Sas Shipping ad acquistare dal miliardario francese Vincent Bolloré le attività di logistica e trasporti in Africa e le concessioni portuali in India, Timor Est e Haiti del gruppo francese per 6,4 miliardi di dollari.

Solo queste due operazioni – Mediclinic e Bolloré - significheranno per il gruppo Aponte-Diamant un investimento di quasi sette miliardi di euro. Nel corso degli ultimi mesi, poi, Sas Shipping ha rilevato terminal container in Brasile, Corea del Sud e Francia, per un impegno finanziario di diverse centinaia di milioni. Per non parlare degli investimenti miliardari nell'altro settore del gruppo, quello delle navi da crociera. Ma andiamo con ordine.

Conti record
Torniamo allora all'edificio di Boulevard Joseph II in Lussemburgo. Il 2021 è stato un anno record per la Sas Shipping Agencies Services. Il fatturato ha raggiunto 7,3 miliardi di dollari, con un aumento del 28% rispetto ai 5,7 miliardi del 2020. L'utile netto è raddoppiato: 904,1 milioni di dollari contro i 432,5 dell'anno precedente (+109%) e la società ha distribuito dividendi per 130 milioni di dollari. Gli asset sono pari a 29,5 miliardi di dollari, anche questi in crescita rispetto al 26,4 registrati nel 2020. I numeri riflettono anche il boom dei prezzi del trasporto di container nel mondo.

Dal bilancio 2021 emerge che il business più importante è quello della gestione dei terminal portuali, che ha raggiunto un fatturato di 2,67 miliardi di dollari. Segue la logistica con 2,21 miliardi e poi via via le altre voci: provvigioni (912,3 milioni), altri ricavi dello shipping (547,5 milioni), spedizioni merci (385,7 milioni) e ricavi dai traghetti (594,2 milioni di dollari). Le imposte pagate sono state di 344,3 milioni.

Sas Shipping controlla 295 società, 31 joint ventures e 28 società associate, per un totale di 357 entità sparse in tutto il mondo.

I terminal per i container
La società più interessante della Sas Shipping è la Terminal Investment Limited Holding SA (Til), anch'essa lussemburghese. È un operatore mondiale nel business dei terminal per container e controlla (o ha interessi) in 41 banchine portuali nel mondo. Le sue attività sono distribuite tra 101 società e joint venture.

Til è il punto di incrocio con un'altra importante alleanza per il gruppo Msc: quella con un operatore globale delle infrastrutture, il Global Infrastructure Partners (Gip), fondo Usa che gestisce asset per 84 miliardi di dollari e che in Italia possiede i treni Italo, acquistati nel 2018 per 1,98 miliardi di euro.

Sas Shipping controlla il 67,3% di Til, il fondo Gip il 22,6% mentre il restante 10% è di Raffles Infra Holdings Limited, una controllata del Gic Group, il fondo d'investimento sovrano di Singapore. Nel 2021 Msc ha rafforzato la sua posizione nell'azionariato rilevando dal Global Infrastructure Partners il 10% delle azioni e salendo così al 67,3%.

La holding lussemburghese controlla anche il 100% delle società svizzere Medlog (che gestisce la logistica di terra) e United Agencies Limited (business delle agenzie) e consolida altre tre sub-holding. La prima è l'italiana Marinvest, che a sua volta controlla 38 società tra le quali Grandi Navi Veloci (collegamenti marittimi in Sardegna, Sicilia, Albania, Spagna, Baleari, Tunisia, Marocco e Francia), Snav (aliscafi, catamarani e traghetti che collegano le principali isole italiane: Capri, Ischia, Procida, Ponza, Sicilia) e Agenzia Marittima Le Navi (agente generale monomandatario di Msc in Italia).

La seconda è la svizzera MedTug, un gruppo di 28 società nel settore dei rimorchiatori e ormeggi. Infine, c'è l'olandese Wec Holding Bv, che si occupa di noleggio e charter dei container.

Il giro dei dividendi
I quasi 4,5 miliardi di dividendi versati da Sas Shipping agli azionisti di Msc in dieci anni hanno preso una rotta tortuosa prima di giungere alla capogruppo svizzera. Dal 2010, infatti la società lussemburghese non è più controllata direttamente dalla ginevrina Msc Mediterranean Shipping Company, ma da una società di Limassol, splendida località sul mare di Cipro. Quest'ultima è a sua volta posseduta dalla società di Ginevra che controllava precedentemente Sas Shipping.

E dunque, invece dei 600 chilometri che separano Lussemburgo dalla città di Calvino, i dividendi percorrono (sulla carta) prima 3.647 chilometri verso l'estremo sud dell'Europa per poi tornare altri 3.386 chilometri verso nord, nel moderno palazzo di vetro di Chemin Rieu, per un totale di 7.033 chilometri. Nei bilanci non è spiegata la ragione di questo giro dell'oca.

Nella sala di comando
E allora bisogna tornare a Ginevra, dove a livello operativo il gruppo è amministrato dal Ceo Soren Toft, danese, ex chief operating officer della concorrente Maersk, ed è presieduto da Diego Aponte, primogenito di Gianluigi e Rafaela Diamant. Nel Consiglio di amministrazione della holding capogruppo siedono invece – come abbiamo visto - il fondatore Gianluigi Aponte (presidente) e i figli Diego e Alexa. I pranzi di famiglia della domenica – ha scritto qualcuno – sembrano quasi dei consigli di amministrazione. Il gruppo è infatti saldamente nelle mani dei componenti della famiglia Aponte-Diamant.

Ma non sono gli unici a occuparsi della gestione della multinazionale dei mari. C'è anche Ela Soyuer-Aponte, la moglie di Diego. Ela è figlia dell'imprenditore turco Ahmet Soyuer, che tramite la sua società Asyaport Liman ha costituito una joint venture con il gruppo Msc. La nuova società (si chiama Asyaport) gestisce dal 2015 il porto di Tekirdağ. È il primo scalo di transito per container della Turchia, situato in una posizione strategica a circa 140 chilometri a ovest di Istanbul e ha grande capacità di ricezione. Nel 2021 ha accolto la Msc Gülsün, la nave portacontainer più grande del mondo, lunga 400 metri e larga 62. Gülsün non è un nome qualsiasi ma è quello della madre di Ela Soyuer-Aponte.

Crociere in rosso post-Covid
Pierfrancesco Vago, ha invece sposato Alexa Aponte ed è l'anima dell'altro ramo del gruppo Msc, quello delle crociere. È presidente esecutivo di Msc Cruises che negli ultimi sette anni (da quando cioè la società pubblica i bilanci di questo ramo di attività) ha assicurato ricavi per un totale di 13,5 miliardi di euro.

Fino al 2019 le crociere erano in utile. L'ultimo bilancio pre-pandemia, quello del 2019, si era chiuso infatti con un profitto di 405 milioni di euro ma poi il blocco dei viaggi e le limitazioni successive hanno causato un rosso di 938 milioni nel 2020 e di 935 nel 2021.

L’ANDAMENTO DEL BUSINESS DELLE CROCIERE

La società è stata sostenuta con ingenti iniezioni di capitali da parte della capogruppo ginevrina e ha importanti progetti di espansione. Il Msc Cruises Group non ha mai distribuito dividendi dal 2015 a oggi.

Gli immobili a Ginevra
La famiglia Aponte-Diamant controlla alcuni immobili a Ginevra tramite la società Apofam, creata nel 2019 attraverso un apporto di capitali in natura dal gruppo Msc: immobili nella zona prestigiosa di Eaux-Vives, a Chêne-Bougeries e a Plainpalais per un valore di circa 340 milioni di euro, il 48% della società Geneva Airpark, che offre parcheggi premium per aerei business e servizi di fascia alta, e due prestiti per circa 20 milioni di euro.

Geneva Airpark e altre due società svizzere (Msc Wings 1 e Msc Aviation) rappresentano finora le uniche incursioni del gigante dei mari nel mondo dell'aviazione. Ma l'eventuale acquisizione di Ita Airways insieme a Lufthansa, se dovesse andare in porto potrebbe aprire scenari nuovi dal punto di vista delle sinergie di un gruppo che è riuscito a conquistare la leadership mondiale nel suo settore. «Le terre emerse coprono un terzo del pianeta, noi copriamo il resto», recitava uno slogan pubblicitario di Msc. E chissà, forse da domani copriranno anche il cielo.

 
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Seaking

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Segnalo AZ8031, operato da un A-350 (EI-IFC) che sta circuitando da parecchio tempo appena ad ovest di Udine a bassissima quota (ora è a meno di 1500ft).

C'è qualche manifestazione in zona? I voli con codice 8000 sono in genere voli ferry, quindi credo sia lì per un motivo ben preciso, ancor più perché il volo è segnalato come FCO-FCO.
 

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Segnalo AZ8031, operato da un A-350 (EI-IFC) che sta circuitando da parecchio tempo appena ad ovest di Udine a bassissima quota (ora è a meno di 1500ft).

C'è qualche manifestazione in zona? I voli con codice 8000 sono in genere voli ferry, quindi credo sia lì per un motivo ben preciso.
Qualcosa insieme alle Frecce Tricolori
 

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Segnalo AZ8031, operato da un A-350 (EI-IFC) che sta circuitando da parecchio tempo appena ad ovest di Udine a bassissima quota (ora è a meno di 1500ft).

C'è qualche manifestazione in zona? I voli con codice 8000 sono in genere voli ferry, quindi credo sia lì per un motivo ben preciso, ancor più perché il volo è segnalato come FCO-FCO.
Suppongo delle prove con le Frecce in vista del GP di Monza dove verrà effettuato appunto un passaggio di un 350 con la PAN per il Centenario del circuito.
 
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Viking

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ma si, dai...tanto c'e' jet-fuel da consumare e ancora soldi in cassa da buttare...per non dire di un aereo vuoto in peak season che fa 'sta roba anziche' portare utili in azienda.
Populista, lo so...ma la misura e' davvero colma per assistere ancora a questo scempio del denaro pubblico.
si chiama marketing: a posteriori si analizzerà' il ROI.
 
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ma si, dai...tanto c'e' jet-fuel da consumare e ancora soldi in cassa da buttare...per non dire di un aereo vuoto in peak season che fa 'sta roba anziche' portare utili in azienda.
Populista, lo so...ma la misura e' davvero colma per assistere ancora a questo scempio del denaro pubblico.
Non conosciamo i dettagli di questo accordo, quindi non possiamo trarre conclusioni rispetto al ritorno o meno di questo investimento, a meno di non essere populisti... :ROFLMAO:
 

Viking

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Return Of Inchiappetation per noi contribuenti? Sicuro guarda...
Non sono mai stato un fan di AZ e dei sottogruppi, ma qui si sta’ parlando di un investimento in pubblicità. Ora, cosa può fare una compagnia aerea giusto per rimanere in tema aeronautico? Pubblicità in tv e social? Palloncini e cupcakes ai gates che piacciono tanto agli americani? Mandare aerei alle manifestazioni? Oh, i flyover li hanno inventati loro. Che spreco di Jet A1… alza lo sguardo e goditi lo spettacolo!
 

giorgiogds

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ma si, dai...tanto c'e' jet-fuel da consumare e ancora soldi in cassa da buttare...per non dire di un aereo vuoto in peak season che fa 'sta roba anziche' portare utili in azienda.
Populista, lo so...ma la misura e' davvero colma per assistere ancora a questo scempio del denaro pubblico.
Premesso che un A/M e' sempre disponibile e che non deve fare un charter in Mozambico ma una scappata a Milano (Monza) se e" vero come dite voi che perdono milioni al giorno che vuoi che faccia un giretto a Monza alle casse ?

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romaneeconti

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Premesso che un A/M e' sempre disponibile e che non deve fare un charter in Mozambico ma una scappata a Milano (Monza) se e" vero come dite voi che perdono milioni al giorno che vuoi che faccia un giretto a Monza alle casse ?

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... son tutte balle quelle che si leggono sul fatto che il gioiello italiano perde quattrini...ma tu credi davvero a queste fandonie? Ma dai...
 

Farfallina

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Non sono mai stato un fan di AZ e dei sottogruppi, ma qui si sta’ parlando di un investimento in pubblicità. Ora, cosa può fare una compagnia aerea giusto per rimanere in tema aeronautico? Pubblicità in tv e social? Palloncini e cupcakes ai gates che piacciono tanto agli americani? Mandare aerei alle manifestazioni? Oh, i flyover li hanno inventati loro. Che spreco di Jet A1… alza lo sguardo e goditi lo spettacolo!
Hanno speso una vagonata di milioni di euro per il re-brand direi che farsi pubblicità con il passaggio a Monza in diretta mondiale insieme alla PAN sono probabilmente i soldi spesi meglio.
 
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belumosi

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Offerte finali per la piccola Ita: Draghi pronto a svenderla

Alla mezzanotte di ieri le due cordate interessate a comprare Ita hanno consegnato le loro offerte definitive al ministero dell’Economia. La compagnia nata dalle ceneri di Alitalia – ma in «discontinuità» per volere della Commissione europea – è appetita da un lato dalla cordata Msc-Lufthansa e dell’altro dal fondo americano Certares con la prospettiva di un’alleanza con Delta Airlines.
Ora la palla passerà a Daniele Franco e Mario Draghi che dovranno valutare se e con chi procedere in trattativa privata in esclusiva o desistere in attesa del nuovo governo, cedendo alle molte pressioni – Fratelli d’Italia in testa – che spingono per bloccare la privatizzazione.

FINORA IL TESORO ha richiesto chiarimenti e modifiche rispetto soprattutto al prezzo, ritenuto basso. In questo senso i favoriti Msc e Lufthansa non avrebbero modificato la loro offerta: avendo valutato 850 milioni Ita, offrono 680 milioni per l’80 per cento della società.

Invece Certares avrebbe pareggiato la valutazione di Msc e Lufthansa – 850 milioni – ma proponedo l’acquisto del solo 60% pagherebbe circa 510 milioni. Oltre a mantenere il 40% al Mef, la proposta americana punta a concedere al governo un ruolo da «coprotagonista», non si sa quanto voluto.
La bilancia del governo però pende ancora fortemente per la cordata Msc-Lufthansa anche perché l’offerta americana è giudicata debole perché il fondo Certares corre tecnicamente da solo, visto che Delta non fa parte formalmente della cordata e difatti non è tra i soggetti ammessi alla data room per controllare i veri conti Ita.

È INVECE UNA FAKE NEWS la notizia di un possibile sciopero se il governo deciderà di non portare a termine la procedura. La preoccupazione dei sindacati confederali è infatti rivolta unicamente alla tutela dei lavoratori e al piano industriale di (alquanto moderato) ampliamento dell’offerta, di acquisto di aerei e conseguenti assunzioni.

Il segretario nazionale Filt Cgil Fabrizio Cuscito ribadisce la richiesta che «la compagnia confermi piano industriale, sviluppo della flotta ed assunzioni, in caso contrario noi saremmo pronti a mobilitarci. Dal 2008 – sostiene la Filt Cgil – la compagnia di bandiera e i suoi lavoratori sono vittime delle campagne elettorali e mai, fino ad oggi, è stata trovata una soluzione. Chiediamo alla politica di pensare per un momento alla situazione dei lavoratori, con molti, troppi, ancora in cassa integrazione, e alla connettività del paese, levando questa vertenza dagli annunci della propaganda elettorale – continua Cuscito – consapevoli che qualunque sia la scelta per lo sviluppo industriale saranno necessari ancora molti milioni di euro di investimenti per l’implementazione della flotta. Per quanto ci riguarda è dirimente che una quota societaria importante della nostra compagnia di bandiera rimanga nelle mani dello stato. Un’eventuale mancanza di conferma di crescita e dell’aumento della flotta – sostiene il segretario nazionale della Filt – graverebbe non solo su Ita ma anche sulle società di manutenzione, handling e catering ad essa legate in tutta Italia e questa situazione non ci vedrebbe fermi ad aspettare», conclude Cuscito.

PROPRIO SULL’HANDLING arriva la denuncia della Cub. «Passato oltre un mese dalla vendita dell’handling Alitalia alla società Swissport, che ha lasciato a casa in cassa integrazione straordinaria (cigs) centinaia di colleghi e altrettanti sono stati trasformati in precari con l’istituto del distacco. Swissport è passata dall’offrire pasticcini e gelati ai propri dipendenti, al “furto” dei loro diritti acquisiti, come avvenuto con la cancellazione del tempo “cambio tuta” per i lavoratori e le lavoratrici che indossano la divisa. È stata inserita la nuova turnazione con inizio ore 4 e 30, sono stati aumentati i turni con inizio ore 5 e 5 e 30 (programmato anche per due settimane consecutive) come anche il turno serale 18-24. In questo marasma – continua la Cub – ci risulta che il profilo orario più colpito è il part-time a 6 ore». Per tutte queste ragioni la Cub rilancia lo sciopero nazionale di 24 ore del comparto aereo, aeroportuale e indotto del 12 settembre.

 
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romaneeconti

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Grazie belumosi per questa prima anticipazione di cosa la stampa sara' in grado di offrirci...da domani ne leggeremo delle belle a seconda di come si vuol far soffiare il vento.
 

belumosi

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Pur nell'incertezza che accompagna l'operazione, la notizia del rilancio di 200 M€ da parte di Certares, se confermata, costituirebbe una novità di un certo rilievo.
La stessa perseveranza delle due cordate a dispetto delle minacce di bloccare tutto da parte della destra, mi sorprende positivamente.
Va detto che noi poverelli possiamo vedere solo la punta dell'iceberg (e spesso pure deformata), perchè ci è preclusa tutta la parte "confidenziale" relativa a trattative, promesse, lusinghe, minacce, scambi, ripicche, vendette e similari tra i vari attori in campo. A loro volta non di rado divisi al loro interno.
Qualcosa tipo il brulichio di un alveare.
 
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