Ecco un esempio di come l'Alitalia abbia tutt'ora problemi enormi di relazioni con la clientela/gestione dei problemi.
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=149605&sez=DILLOALMESSAGGERO
ALITALIA, UNA STORIA VERA.
La mattina del 16 maggio tento inutilmente di effettuare il web check-in nell’immancabilmente malfunzionante sito internet di Alitalia, che così bene rappresenta tanto l’omonima azienda di trasporto aereo di bandiera quanto, ahimé, il paese che ha siffatta bandiera, per il mio volo di rientro da Torino a Roma. Mi rassegno a perdere tempo in aeroporto e programmo con opportuno anticipo il mio arrivo a Caselle. Ivi giunto, prendo atto che lo stesso problema sussiste con il terminale di self check-in e mi preparo ad affrontare il personale in un vis a vis diretto che tendo in genere ad evitare. Preannuncio al lettore che quanto segue andrà a corroborare ulteriormente la già ben nutrita fondatezza di questa mia tendenza.
-Buongiorno. Non riesco a effettuare il check-in per Roma presso il terminale automatico. Mi chiamo Troccoli e ho il volo delle 17.15 per Roma.
-Buongiorno.- (faccia stanca, come di chi stia lì per puro caso) -Mi dà un documento, prego?
-Ecco a lei.
Tac tac tac.
-Ma lei ha volato l’andata da Roma?
Tac tac tac.
-Certo. Se sono qui…
-Potrebbe essere venuto a Torino in altro modo.
Tac tac tac.
-Mi scusi, qual è il problema?
Tac tac tac.
-Il problema è che nel sistema non risulta che lei abbia volato l’andata.
-E allora?
-E allora non posso emettere la carta d’imbarco per il ritorno.
-Guardi, ho volato l’andata il 13 maggio alle 13.25 da Roma a Torino. La prego, controlli.
Tac tac tac.
-Non avrebbe la carta d’imbarco per l’andata?
-L’ho gettata via, ovviamente.
-Aspetti. (espressione sempre più stanca e annoiata, solleva la cornetta telefonica come se pesasse un quintale)
-Pronto? Ciao, ho qui un passeggero dell’AZ per Roma delle cinque e dieci che non riesco a imbarcare (…) eh, mi dice di no, che non l’ha volato (…) no lui sostiene che ha volato l’andata (…) no, non l’ha, l’ha buttata (espressione di incomprensibile biasimo al mio indirizzo).
-Lei proprio non l’ha la carta d’imbarco, eh?
-Le ho detto che l’ho gettata via. Perché avrei dovuto tenerla?
-L’ha buttata (di nuovo al telefono), te l’ho detto (….) sì, va bene.
-Senta, lei deve dimostrare di aver volato l’andata…
-Ero al posto 6F di un Airbus A321, poltrone grigie con slide per carta di credito atrofizzati sugli schienali, assenza dei vani centrali per l’uscita d’emergenza. Probabilmente un modello di quelli che avete comprato da AirOne e ripitturato solo all'esterno. Le basta?
-Pronto? Dice che era al 6F di un trevventuno (…) eh, lo so.
-Magari ha la carta d’imbarco nel PC?
-E se non avessi il PC? Assurdo.- replico. -Alitalia… sempre peggio, eh? Spero di averla conservata sul desktop prima di stamparla.
Mi chino, estraggo il Mac, che per fortuna ho portato con me, avvio il sistema e visualizzo il pdf della carta d’imbarco, che sempre per fortuna ho conservato in una cartella apposita. Il Mac troneggia sul desk del check-in in una situazione paradossale e grottesca. L’addetta guarda allibita, come se solo allora si fosse convinta che non le ho mentito.
-Pronto? L’ha nel PC, qui davanti a me (…) sì, aspetta…
-Senta, si può collegare e inviarla per e-mail al caposcalo?
Mi monta la rabbia.
-No, non lo farò. Mi dica invece dove trovo il caposcalo. Ci vado personalmente.- digrigno.
-Vede la macchina bianca? (un modello di auto in esposizione promozionale). Prenda la scala là dietro e salga su, terza porta a sinistra.
Trovo la porta, che era la seconda a destra, con un po’ di difficoltà. Irrompo nello stanzino in cui siede un uomo alto, brizzolato e con cute imbrunita da settimane di lampade. Mi viene spontaneo il pensiero che quelle lampade devono aver rappresentato la sua sola preoccupazione degli ultimi tempi. Certamente sono in errore. Il Mac aperto incastrato fra mano, mento e spalla destra, maniglia che traina il trolley nell’altra mano, zaino sulle spalle, golfino alla vita e giacca in equilibrio precario sull'altra spalla. Sono sudato, a Torino fa molto caldo. E sono anche piuttosto incazzato.
-Questa cosa è assurda.
Il caposcalo mi guarda come se non sapesse di cosa parlo. In effetti non lo sa.
-Allora? Sono quello che deve dimostrare di aver volato l’andata facendovi vedere la carta d’imbarco nel portatile!
-Ehm, penso che siano gli operativi a seguire la cosa. Venga.
Si alza.
-Guardi, lei è il caposcalo?
-Sì…
-Ecco, allora andiamo dagli operativi, ma questa situazione è folle, se ne rende conto?
Andiamo alla porta successiva, dove conto sei o sette, fra donne e uomini impiegati in un’amabile chiacchierata. C’è un’aria leggera e allegra.
Non più, dopo il mio arrivo.
Una donna giovane si alza e mi viene incontro. La presenza del caposcalo in persona l’ha intimidita e forse sa di aver combinato un bel casino.
-Il signor Troccoli? Sì, è tutto a posto! -sfodera un sorriso che da bambino chiamavamo “Mentadent”. Il dentifricio con i coloranti.
-Tutto a posto?- la mia voce rasenta il livello del grido. -Tutto a posto? IO devo dimostrare a VOI che ho volato l’andata?
Il caposcalo è a questo punto incuriosito (ma non troppo sorpreso) e rivolgendosi alla sottoposta domanda: -Ma cosa è successo?
-Ecco, non risulta che il signor Troccoli abbia volato l’andata da Roma, per cui avevamo difficoltà a emettere la carta d’imbarco per il ritorno. Gliel'ho chiesta per posta elettronica per avere un giustificativo per l'emissione.
E rivolgendosi verso di me continua: -Ma vada pure, la sua carta d’imbarco è stata comunque già emessa. (sorriso male appreso tramite corso di marketing di vecchia scuola, mi ispira la stessa affidabilità di una banconota da tre euro. Sarà che di marketing ci sono vissuto, in una vita precedente).
-No. La mia carta d’imbarco VERRÀ emessa solo dopo che lei avrà autorizzato il rilascio. Così hanno detto sotto. Il che è semplicemente folle. Voi avete un database e tutto il resto, e un passeggero dovrebbe preoccuparsi di conservare la documentazione del volo precedente. La vostra compagnia è sempre stata e rimane un fallimento cronico. Meno male che sono arrivato in aeroporto in anticipo.
-Avrei comunque risolto il suo problema. Vada pure, la sua carta è pronta giù. Arrivederci.
-Spero proprio di no.- è la mia ultima sentenza al suo indirizzo, che si perde mentre già mi allontano nel corridoio di un ufficio dove c’è gente che potrebbe lavorare con un minimo di zelo in più, anche considerando che la compagnia è stata salvata, come al solito, con i soldi di noi passeggeri costretti al nuovo monopolio, che pure lavoriamo, e spesso con un po’ più di zelo.
Quando torno dalla prima impiegata, apprendo che non lavora per Alitalia ma per la società di gestione dell’Aeroporto di Torino.
-Meglio per lei.- le dico.
E meno male che avevano creato la “Good Company”.
ALITALIA = Always Late In Take-off, Always Late In Arrival.
È proprio vero. Sempre in ritardo.
Non solo con i voli.
F.Troccoli
Martedì 17 Maggio 2011 - 23:59