Re: SVILUPPI SITUAZIONE AZ : CDA 13.11.2013
Riporto da Dagospia ...attenzione alla parte finale ..
La telenovela dell'Alitalia è ben lontana dalla conclusione.
La decisione di AirFrance di non sottoscrivere l'aumento di capitale viene vista dalla maggior parte degli osservatori come una porta che si chiude definitivamente sull'alleanza con i francesi. Così la interpretano i principali giornali dove i nomi di Aeroflot, Etihad e AirChina ruotano in un delirio di suggestioni senza alcun fondamento.
A queste si aggiungono le parole del ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, che invece di pregare come gli è stato insegnato a "Comunione&Fatturazione", spara cazzate a ritmo frenetico. Ben più importanti sono le dichiarazioni che appaiono oggi in un'intervista di "Repubblica" ad Alexandre de Juniac, il manager che domenica scorsa ha festeggiato 51 anni e da luglio 2011 ha preso il timone della compagnia parigina al posto di Cyril Spinetta.
Nell'intervista a "Repubblica" il giovane tecnocrate ,che ha lavorato gomito a gomito con la contessa del Fondo Monetario Christine Lagarde, si dichiara profondamente deluso e elenca con puntiglio le ragioni che porteranno AirFrance-Klm a scendere tra il 5 e il 10% del capitale Alitalia.
Senza avere nessuna capacità profetica e di analisi, anche Dagospia nella sua infinita miseria due giorni fa aveva elencato in dettaglio i motivi del gran rifiuto francese, e lo aveva fatto ricordando che il capitolo delle delusioni partiva dal problema del debito ("un macigno" dice oggi De Juniac) ma toccava anche aspetti di natura industriale.
Oggi il manager di AirFrance definisce poco corretto l'atteggiamento di Alitalia che ha impedito una seria due diligence ed è stata ignorata nella preparazione del piano industriale. Va anche detto che il capo di AirFrance nega categoricamente di aver posto il problema di una riduzione del personale ,e rivolge un apprezzamento nei confronti del "motociclista" Del Torchio che sta andando "nella buona direzione, è coraggioso, e raccoglie alcune delle nostre richieste".
E dopo aver apprezzato il rigore e la lealtà di Enrichetto Letta, il manager dal volto giovanile conclude la sua intervista senza sbattere la porta,ma lascia sul tavolo un cioccolatino che suona così: "non esiste l'amore, ma solo prove d'amore".
A occhio e croce sono gli stessi concetti che si ritrovano in un'altra intervista uscita oggi sul quotidiano francese "Le Figaro" dove de Juniac continua a battere il ferro sul macigno del debito che si potrà sgretolare solo con un colpo di scena. Fin qui le parole raccolte sulla stampa italiana e francese, alla quale per completezza bisogna aggiungere il titolo abbastanza eloquente dell'altro giornale "Les Echos" che definisce "non definitiva" la ritirata di AirFrance dal tavolo di Alitalia.
Chi vuole saperne di più deve fare un salto a Bruxelles dove nella Commissione trasporti si parla molto della vicenda italiana. Secondo gli eurocrati che si sentono per il momento estranei dalla partita Alitalia, l'elenco dei problemi da affrontare è lunghissimo. Innanzitutto gli ometti di Barroso e del Commissario Tajani sottolineano che il piano industriale di Del Torchio è più o meno identico a quelli che Alitalia ha preparato con una cadenza annuale, e aggiungono con ironia che questa prassi non è mai stata seguita dalle grandi aziende dove è consuetudine preparare piani a 3 anni e non a 12 o addirittura a 6 mesi.
C'è poi chi tra gli eurocrati ritiene che il terreno avrebbe dovuto essere preparato con un minimo di accordo sindacale e che la prossima Legge di Stabilità potrebbe introdurre altri elementi destabilizzanti per il piano di salvataggio. E ancora :secondo Bruxelles è probabile che i piccoli azionisti, fottuti cinque anni fa da Colaninno e dai suoi patrioti, potrebbero fare una bella class action contro i manager, poi si sottolinea che nel piano non si legge una parola su come l'Alitalia pagherà i debiti contatti con fornitori internazionali e italiani (Aeroporti, Sea, Eni). Se prevalesse l'idea di pagare soltanto le società creditrici italiane, il piano è destinato a fallire, e comunque l'iniezione di 300 milioni a stento potrebbe pareggiare i debiti perché per rilanciare seriamente l'azienda ci vogliono 1,5 miliardi di euro.
Fin qui l'opinione che circola nei corridoi di Bruxelles dove sono in molti a scommettere sull'arrivo della Cassa Depositi e Prestiti nei panni di Vito Gamberale e del Fondo F2i. Il prezzo per i contribuenti italiani sarebbe altissimo, ma c'è un altro prezzo "politico" che probabilmente è sullo sfondo della trattativa tra il governo italiano e quello francese.
Sembra infatti - così sussurrano gli eurocrati - che la vicenda Alitalia sia uno dei pezzi da giocare nel settore della difesa, un ponte per un attacco che Parigi avrebbe in animo di fare nei confronti di Finmeccanica alla quale si chiederebbe di cedere ai colossi francesi della difesa quote sostanziali delle aziende che operano nel campo dello spazio e degli armamenti. A cominciare da Avio, la società guidata oggi da Francesco Caio, amico di Enrichetto Letta che lo ha nominato Mister Agenda Digitale.