Thread Alitalia da ottobre 2018


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Vincenzo Bova

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9 Giugno 2016
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Ma il popolo scelse a gran voce Barabba...
A privatizzare ci sono riusciti, a renderla profittevole invece No.
Prima ci riuscì Berlusconi infatti da gennaio 2009 il tesoro non aveva nessuna partecipazione in Alitalia fino al 2013 mi sembra, ed era tutto in mano a AirFrance, Colaninno,Intesa, Unicredit, Atlantia, ecc. Dal 2013 i Capitani Coraggiosi hanno perso il coraggio e hanno bussato al governo Letta che gli diede un aiutino di 75MLN con Poste, fino a dicembre 2014 quando tornarono a bussare e trovarono Renzi che convinse EY ed insieme dissero che era il momento di riallacciare le cinture con la partecipazione del 49% EY.
Le cinture rimasero allacciate fino a dicembre 2016 dopo iniziò la turbolenza con CDA aperti e mai chiusi fino a maggio 2017 quando le banche accusavano EY della pessima gestione ed EY dava la colpa al governo di non aver fatto gli investimenti aeroportulai pattuiti al momento dell' entrata di EY in AZ.
Alla fine arriva l' alibi perfetta per Banche ed EY , bastava fare un piano ridicolo dove il numero degli aerei cambiava in base al giorno che si visionavano le slide e dopo il sindacato ha fatto tutto il resto.
Io avrei preferito che a quel referendum passasse il SI e vedere le banche ed EY mettere tutti e 2 Miliardi di Euro, anche se credo che tutti i soci non aspettavano altro che il No del referendum per scappare a gambe levate.

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belumosi

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10 Dicembre 2007
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A privatizzare ci sono riusciti
Ci sono riusciti solo formalmente. I soci privati italiani, hanno sempre preso ordini dai soliti palazzi.
E dagli stessi palazzi è stato deciso che AF prima ed EY poi, avrebbero potuto divertirsi un po' con il giocattolo AZ e si è lasciato loro un po' di guinzaglio in cambio di un pacco di soldi.
Va detto che in parte se li sono ripresi, ma la fuga dei cosiddetti partner industriali dopo qualche anno di giostra, dimostra chiaramente che l'impresa è stata perdente.
 

RogerWilco

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15 Maggio 2014
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Appunto. Poi, ‘cose’ tipo (in ordine sparso) posizionamento in termini di mercato, prodotto, flotta, strategia per quel che concerne il network, yields, partnerships ecc. sono dettagli che possono tranquillamente passare in secondo piano. ‘Nsomma, passano gli anni ma film già visti (eppure il ‘good-old’ Prodi sfiorò l’impresa per un soffio...).

G
... gia, e avremmo anche probabilmente assistito alla fine di AF :D
 

BGW

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30 Marzo 2008
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CMN
Io avrei preferito che a quel referendum passasse il SI e vedere le banche ed EY mettere tutti e 2 Miliardi di Euro, anche se credo che tutti i soci non aspettavano altro che il No del referendum per scappare a gambe levate.

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Non sarebbe mai successo. Quel piano industriale era credibile quanto le politiche economiche di Maduro, con dati sparati a caso (tipo +30% ricavi in due anni, etc).
 

Max737

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7 Febbraio 2017
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Dal sole 24 ore di oggi

Alitalia, il piano è da 2 miliardi Rush finale per un socio cinese
Il salvataggio. Il progetto in arrivo prevede la restituzione del prestito ponte al Mef che resterà azionista. Fs partner industriale tramite il conferimento di asset, Cdp finanzierà l’acquisto di aerei

Carlo Festa
MILANO
Prende forma il piano per il riassetto azionario di Alitalia: l’obiettivo del Governo è di costituire, sulle ceneri della compagnia ora commissariata al Tribunale di Civitavecchia, una compagine dove il Mef possa entrare con una quota attorno al 15 per cento, affiancata da gruppi pubblici come Ferrovie dello Stato, ma anche altre aziende di Stato che sarebbero in corso di definizione.
Ci sarà, almeno secondo le attese del Governo, un socio strategico estero: le trattative in corso sono per firmare la lettera di intenti con un gruppo straniero. L’accordo in arrivo è con un partner cinese. Lo schema, secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, è stato definito nell’ultima settimana al termine di un crescendo di incontri tra esponenti del Governo: il vice-premier Luigi Di Maio, il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, ma anche i sottosegretari Armando Siri (Infrastrutture), Andrea Cioffi (Sviluppo Economico) e Michele Geraci (Sviluppo economico). L’obiettivo è firmare le lettere di intenti entro il 31 ottobre. I nuovi azionisti, secondo il piano, dovranno portare alla nascita della nuova Alitalia con una dotazione finanziaria di circa 2 miliardi di euro. Dopo l’iniezione di nuove risorse, il passo successivo prevede il rimborso del prestito ponte statale da 900 milioni di euro che il governo di Paolo Gentiloni ha concesso ad Alitalia nel 2017. Successivamente il Tesoro reinvestirà parte della somma in modo da detenere una quota attorno al 14-15% della nuova Alitalia. Oppure convertirà in azioni una parte del prestito. Il Governo è convinto che questa sia la soluzione migliore, perché in altre compagnie europee lo Stato è azionista. Per esempio in Air France dove l’Eliseo possiede circa il 14%: quota che però è l’ultima eredità della discesa del Governo transalpino nel gruppo che è quotato alla Borsa di Parigi con larghissimo flottante.
A fianco dello Stato italiano è previsto l’ingresso di altri gruppi pubblici: come Ferrovie dello Stato, la cui presenza però non avverrà tramite iniezione di risorse ma conferimento di alcuni asset, che verranno trasformati in quota di capitale.
Sul tavolo ci sono infatti sinergie possibili con l’alta velocità e altre attività di Fs. L’altro ieri l’amministratore delegato del gruppo, Gianfranco Battisti, ha spiegato che «trasporto regionale, alta velocità, logistica e digitalizzazione per nuovi servizi ai clienti pendolari sono le priorità e le sfide industriali messe al centro del prossimo piano industriale, a cui stiamo lavorando già da agosto». Ferrovie, secondo il piano, diventerà dunque partner strategico e industriale. Un ruolo, ma non come azionista, lo avrà anche Cdp, che - secondo l’ipotesi allo studio - finanzierà l’acquisto dei nuovi aerei necessari per potenziare la flotta della compagnia aerea italiana. Tassello fondamentale, per far quadrare l’intero schema, è l’ingresso del socio estero nell’azionariato, in quanto le risorse fresche dovrebbero arrivare proprio dal nuovo azionista straniero, che dovrebbe possedere attorno al 20-30% della compagine azionaria.
Qui i riflettori sono puntati sul viaggio in Cina del ministro Luigi Di Maio con il sottosegretario Michele Geraci qualche settimana fa, quando l’esecutivo era impegnato sulla definizione del Def. La trasferta sarebbe stata organizzata proprio per avviare contatti con una compagnia di bandiera cinese. Per il nuovo partner, secondo le attese, l’interesse è strategico: l’Italia diventerebbe l’hub di passaggio per i voli dalla Cina, verso il Nord Europa, il Nord e il Sud America e l’Africa. Del resto proprio ieri Geraci ha spiegato che ogni giorno vengono contattate «le controparti cinesi per capire l'interesse ad una partecipazione di minoranza in Alitalia: ne abbiamo parlato con Governo, linee aeree, fondi. Stiamo cercando di capire come rilanciare Alitalia, guardando non solo in Cina ma anche in Asia, perché l'Italia ha una posizione centrale nel Mediterraneo che fino a ieri ci ha creato dei problemi, ma adesso dobbiamo sfruttarla».
 

ripps

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17 Giugno 2017
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Schisano invece ha trovato posto:


Collaborando con l’industria locale, il settore Elettronica, Difesa e Sistemi di Sicurezza di Leonardo continua a espandere la sua presenza nei mercati della difesa e della sicurezza proponendo soluzioni molto innovative. Tra le altre invece, la Divisione Aerostrutture di Leonardo e’ partner di importanti programmi aeronautici civili europei e nord-americani , dal Boeing 787 la cui fusoliera e’ costruita in materiali compositi piuttosto che in alluminio, al grande Airbus A380, fino ai biturboelica regionali ATR. La Divisione contribuisce ad ogni programma con la propria capacita’ di progettare, costruire, collaudare e integrare strutture e componenti.
Proprio in questi giorni e’ avvenuto l’avvicendamento ai vertici tra Alessio Facondo e Giancarlo Schisano, che e’ originario Di Napoli , classe 1956, ed ha una grande esperienza in Alitalia.
Giancarlo Schisano affiancherà nel ruolo di Capo Divisione Aerostrutture, Alessio Facondo che lascerà l’azienda il 31 dicembre 2018.
 

ripps

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17 Giugno 2017
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ROMA Prende quota il piano Alitalia del governo. Lentamente, come in un puzzle complicato, i vari pezzi iniziano a comporsi. Prima c'è stata la scelta strategica, per certi versi molto rischiosa, di lasciare nelle mani dello Stato la maggioranza della compagnia tricolore, in netta controtendenza rispetto all'esecutivo Gentiloni. Poi è arrivata l'indicazione di volere ricapitalizzare la società, dotandola di una flotta per il lungo raggio e, in tempi rapidissimi, di un partner industriale di livello internazionale. Adesso grazie al varo del Def, anzi del decreto fiscale collegato, un altro tassello è andato in porto, con il prolungamento della scadenza del prestito ponte da 900 milioni di almeno 6 mesi. Finanziamento che sarebbe dovuto essere restituito il 15 dicembre.
L'OBIETTIVO
Il tutto per consentire ai commissari guidati da Luigi Gubitosi di trattare con i possibili pretendenti senza troppa pressione e, sopratutto, con la cassa ancora piena. Un modo per spiazzare chi puntava a fare un solo boccone della compagnia tricolore, contando proprio sul fatto che il carburante finanziario, consumato nei mesi invernali, non avrebbe dato sufficienti spazi di manovra nella trattativa per suggellare una alleanza. Di certo la scelta del governo di prolungare il prestito, anticipata dal Messaggero, non sarà vista di buon occhio da Bruxelles che, come noto, ha già messo nel mirino l'operazione. L'ipotesi, caldeggiata dalle compagnie europee, è che si tratti di aiuti di Stato, per cui illegale. Da qui il pressing costante sulla commissaria alla concorrenza europea Margrethe Vestager affinchè intervenga. E visto i rapporti tesi con Bruxelles, tanto per usare un eufemismo, non si può escludere che possa arrivare una durissima censura nei prossimi mesi.
LA SPINTA
Ma nei piani del governo ci sarebbe, il condizionale è d'obbligo, anche l'intenzione di affidare proprio a Gubitosi, che ha fatto sino ad ora molto bene, la cloche di Alitalia, affidandogli il ruolo di amministratore delegato. Del resto chi più di lui, che ha tagliato sprechi ed inefficienze per milioni di euro, conosce il vettore tricolore. Ovviamente con tutti i limiti, le criticità e le potenzialità di sviluppo di una compagnia che per crescere, ha ripetuto proprio Gubitosi, deve proiettarsi sul lungo raggio, investire nella flotta, avere una nuova visione.
Nel trimestre estivo è intanto arrivato il primo utile, una sorta di miracolo, pari a 2 milioni. Inoltre, sempre nel terzo trimestre, i ricavi sono aumentati del 4,6% a 956 milioni, quelli da passeggeri hanno registrato un +7,1% su base annua a 835 milioni. Tutto ciò è stato ottenuto a fronte di un aumento del costo del carburante, che è passato dai 193 milioni del terzo trimestre dello scorso anno, a 231 milioni dell'attuale trimestre mentre i costi totali sono saliti del 2,7% a 866 milioni. In cassa, al 30 settembre, ci sono poi 770 milioni i depositi dati in garanzia per l'amministrazione straordinaria.
E proprio sul fronte del prolungamento della scadenza del prestito, avanza l'ipotesi che possa essere proprio Fs, futuro socio e partner di Alitalia, ad intervenire. Ma sul punto i colloqui tra i tecnici sono ancora in una fase preliminare.

Il Messaggero
 

13900

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ROMA Prende quota il piano Alitalia del governo. Lentamente, come in un puzzle complicato, i vari pezzi iniziano a comporsi. Prima c'è stata la scelta strategica, per certi versi molto rischiosa, di lasciare nelle mani dello Stato la maggioranza della compagnia tricolore, in netta controtendenza rispetto all'esecutivo Gentiloni. Poi è arrivata l'indicazione di volere ricapitalizzare la società, dotandola di una flotta per il lungo raggio e, in tempi rapidissimi, di un partner industriale di livello internazionale. Adesso grazie al varo del Def, anzi del decreto fiscale collegato, un altro tassello è andato in porto, con il prolungamento della scadenza del prestito ponte da 900 milioni di almeno 6 mesi. Finanziamento che sarebbe dovuto essere restituito il 15 dicembre.
L'OBIETTIVO
Il tutto per consentire ai commissari guidati da Luigi Gubitosi di trattare con i possibili pretendenti senza troppa pressione e, sopratutto, con la cassa ancora piena. Un modo per spiazzare chi puntava a fare un solo boccone della compagnia tricolore, contando proprio sul fatto che il carburante finanziario, consumato nei mesi invernali, non avrebbe dato sufficienti spazi di manovra nella trattativa per suggellare una alleanza. Di certo la scelta del governo di prolungare il prestito, anticipata dal Messaggero, non sarà vista di buon occhio da Bruxelles che, come noto, ha già messo nel mirino l'operazione. L'ipotesi, caldeggiata dalle compagnie europee, è che si tratti di aiuti di Stato, per cui illegale. Da qui il pressing costante sulla commissaria alla concorrenza europea Margrethe Vestager affinchè intervenga. E visto i rapporti tesi con Bruxelles, tanto per usare un eufemismo, non si può escludere che possa arrivare una durissima censura nei prossimi mesi.
LA SPINTA
Ma nei piani del governo ci sarebbe, il condizionale è d'obbligo, anche l'intenzione di affidare proprio a Gubitosi, che ha fatto sino ad ora molto bene, la cloche di Alitalia, affidandogli il ruolo di amministratore delegato. Del resto chi più di lui, che ha tagliato sprechi ed inefficienze per milioni di euro, conosce il vettore tricolore. Ovviamente con tutti i limiti, le criticità e le potenzialità di sviluppo di una compagnia che per crescere, ha ripetuto proprio Gubitosi, deve proiettarsi sul lungo raggio, investire nella flotta, avere una nuova visione.
Nel trimestre estivo è intanto arrivato il primo utile, una sorta di miracolo, pari a 2 milioni. Inoltre, sempre nel terzo trimestre, i ricavi sono aumentati del 4,6% a 956 milioni, quelli da passeggeri hanno registrato un +7,1% su base annua a 835 milioni. Tutto ciò è stato ottenuto a fronte di un aumento del costo del carburante, che è passato dai 193 milioni del terzo trimestre dello scorso anno, a 231 milioni dell'attuale trimestre mentre i costi totali sono saliti del 2,7% a 866 milioni. In cassa, al 30 settembre, ci sono poi 770 milioni i depositi dati in garanzia per l'amministrazione straordinaria.
E proprio sul fronte del prolungamento della scadenza del prestito, avanza l'ipotesi che possa essere proprio Fs, futuro socio e partner di Alitalia, ad intervenire. Ma sul punto i colloqui tra i tecnici sono ancora in una fase preliminare.

Il Messaggero
Bene, ma a utile operativo netto come siamo messi, Gubitò?
 

Simme71

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Nel trimestre estivo è intanto arrivato il primo utile, una sorta di miracolo, pari a 2 milioni.

Il Messaggero
si come no.... il netto, pubblicate il netto... o almeno l'EBIT

Perchè non ammettere candidamente che nel III trimestre, solitamente il migliore dell'anno, Alitalia continuato a perdere milioni?
 

Farfallina

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23 Marzo 2009
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1,773
si come no.... il netto, pubblicate il netto... o almeno l'EBIT

Perchè non ammettere candidamente che nel III trimestre, solitamente il migliore dell'anno, Alitalia continuato a perdere milioni?
Guardate che i 2 milioni sono il netto compresi gli interessi sul prestito ponte.
 

aa/vv??

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Up in the air
OT parziale....
Carlo Cottarelli intervistato ora da Fazio in tv. In Italia ogni anno vengo evasi 130 MILIARDI DI EURO di tasse. Quindi quei 4 Pantaloni in croce presenti nel nostro paese, e che pagano le malefatte di AZ mi sa che sono solo gli utenti del forum
 

DusCgn

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Lazzerini e l'Alitalia che riparte
Il chief commercial della compagnia scatta una fotografia con risultati economici in ripresa: "Valutiamo nuovi voli long haul"

Sulla sua scelta di accettare l'incarico come chief commercial officer di Az risalente a un anno fa, Fabio Lazzerini sottolinea: "Lo rifarei non una, ma mille volte. Ho trovato un team eccellente"


REMO VANGELISTA

Una strada impegnativa, piena di tornanti e salite dietro l'angolo da scalare. Questo mentre i numeri riportano ossigeno e sorriso in casa Alitalia.
Un anno dopo, Fabio Lazzerini sembra ribadire la sua scelta. Malgrado la valigia sempre pronta e il fiato sul collo da parte del mercato. Il chief commercial officer di Alitalia legge e rilegge i numeri del terzo trimestre 2018 e si lascia sfuggire: "Adesso siamo pronti a crescere ancora".
Sono i numeri i protagonisti di questo incontro con il manager di Alitalia che ha ricevuto dai commissari le chiavi della compagnia.
"È chiaro che abbiamo invertito il trend e ora ci stiamo riprendendo anche quelle fette di mercato che negli anni passati finivano nelle cassaforti dei concorrenti". Dice Lazzerini tutto di un fiato, mentre si toglie gli occhiali e rilegge le percentuali di crescita.

Partiamo allora dal terzo trimestre. Si confermano le aspettative?
Direi che abbiamo confermato il buon risultato dei trimestri precedenti, con ricavi in aumento del 7,1 per cento rispetto al 2017. Tutte le aree di business hanno risposto al meglio e ora ci aspettiamo una chiusura d'anno in linea con il terzo trimestre. Anzi, si potrebbe arrivare anche a doppia cifra. Ma serve ancora qualche settimana per capire bene il trend definitivo.

Il lungo raggio continua a fare la differenza trainando il resto del business?
A differenza di quello che dicono in molti, il domestico ha preso il sentiero giusto. A fine settembre abbiamo chiuso con un incremento dei ricavi del 4,4 per cento. La progressione dell'intercontinentale ha creato volume e valore anche negli altri settori.

A proposito di valore. La voce ancillary sta tornando a rivestire un ruolo importante nei conti di Az?
Siamo stati capaci di ribaltare alcune linee e oggi abbiamo un aumento del valore ancillary del 21,9 per cento. Era chiaro che su questo fronte si poteva fare meglio e anche con una certa velocità. Questo risultato ci ha dato grande fiducia e lo stimolo a cercare altre soluzioni aggiuntive.

Però alcuni scali nazionali lamentano scarsa attenzione e tagli di rotte...
Non abbiamo tagliato, ma razionalizzato l'offerta. Alitalia deve favorire le rotte profittevoli, ci mancherebbe altro. Sono regole di mercato, ma in alcuni casi abbiamo mantenuto la posizione per dare ancora fiducia al territorio. L'ottimizzazione della flotta a volte comporta scelte dolorose.

Quindi si può ipotizzare una compagnia sempre più focalizzata sul lungo raggio?
Le rispondo 'magari', ma preferisco spiegare bene, altrimenti non è chiaro. Stiamo valutando nuovi collegamenti a lungo raggio, ma non è un segreto. Una volta Alitalia cancellava rotte e oggi (a perimetro di flotta invariato e grazie all'ottimizzazione del network) apre nuove destinazioni con buoni risultati finanziari. Stiamo rivedendo la joint venture atlantica (Delta, Air France-Klm, Virgin e Aeromexico) e questo ci permetterà di offrire altre soluzioni. Ma deve essere chiaro che le rotte a lungo raggio trascinano il resto del network. I dati di questi primi 9 mesi di Alitalia lo stanno dimostrando.

Avete intenzione di ripetere l'operazione London Shuttle da Linate su altre mete?
Abbiamo cercato rotte robuste in grado di tenere il ritmo in fatto di profittabilità. Ci saranno presto novità anche su questo fronte. Stiamo effettuando controlli ferrei sui collegamenti per non ripetere gli errori del passato. Per l'orario invernale presenteremo un'altra versione dello shuttle.

A proposito di profittabilità. Da molte parti giungono critiche. Ricavi in crescita, ma la marginalità ha ripreso quota?
Credo che i risultati parlino da soli: durante la gestione dei commissari Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari le perdite sono state ridotte di ben oltre la metà e i ricavi sono cresciuti a ritmi del 7 per cento, tanto che dopo anni il terzo trimestre rivedrà un utile che, sebbene piccolo, rappresenta un segnale importante sia all'interno, sia all'esterno dell'azienda.

Un anno nella compagnia più seguita e chiacchierata. Rifarebbe la scelta?
Salirei a bordo non una, ma mille volte. Direi tutte le mattine. Lavoro in maniera ottima con i tre commissari e ho trovato un team eccellente.

Malgrado la distanza da casa e dalle sue montagne?
Questo è il lavoro che ho scelto. Faccio di continuo il pendolare tra Milano e tanti aeroporti sparsi nel mondo. Manca il giusto equilibrio in alcuni periodi. Ma quando si torna a casa si dimentica tutto.

TTG
 

Paolo_61

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Ricavi, ricavi, ricavi. Utile operativo netto, Lazzeri'?
Lui è quello che vende, è ovvio che parli di ricavi (è il "suo" lato del conto economico=.
PS: non ricordo quando sia stato l'ultimo trimestre con un utile netto di AZ prima di questo, capisco che abbiano un minimo di soddisfazione nel parlarne.
 

Greco

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Lui è quello che vende, è ovvio che parli di ricavi (è il "suo" lato del conto economico=.
PS: non ricordo quando sia stato l'ultimo trimestre con un utile netto di AZ prima di questo, capisco che abbiano un minimo di soddisfazione nel parlarne.
Sicuramente con Sabelli c’è ne fu uno
 

13900

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Lui è quello che vende, è ovvio che parli di ricavi (è il "suo" lato del conto economico=.
PS: non ricordo quando sia stato l'ultimo trimestre con un utile netto di AZ prima di questo, capisco che abbiano un minimo di soddisfazione nel parlarne.
Mah. Servirebbe anche se sapesse a quanto guadagna, giusto per sapere se vende a costo, sottocosto, o a utile...

L'anno scorso il Q3 non era in verde?
 

Paolo_61

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Sicuramente con Sabelli c’è ne fu uno
Ho fatto una rapida ricerca (nei meandri dei comunicati stampa AZ, che assomigliano molto a quelli di Kim Il Sung) e con Sabelli vi fu un "quasi pareggio" (trimestrale ovviamente) non meglio quantificato.
 
Stato
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