Alitalia, il giallo delle revisioni sospette
Ispettori volati in Israele per verificare le spese sulle riparazioni dei motori. Dopo la chiusura delle officine di Fiumicino la manutenzione si fa a Tel Aviv
Pezzi di ricambio per i motori degli aerei sempre nuovi. Tanti. Troppi. Costosissimi. Palette, turbine, camere di combustione da pagare ad invio fattura. Per Alitalia una spesa «sospetta». Anche la socia e alleata Ethiad ha voluto vederci chiaro. E così ad aprile gli ispettori della compagnia sono sbarcati nel centro manutezione della Bedek, a Tel Aviv. A caccia delle parti meccaniche sostituite di due motori cfm56-b, quelli che servono a far volare gli Airbus A319, 320 e 321. Ingegneri e tecnici inviati in Medio Oriente, rivelano fonti aziendali, hanno chiesto conto dei pezzi cambiati. Li hanno portati prima in un capannone, poi in un altro. Ma, pare, che non siano saltati fuori tutti.
A Fiumicino c’è chi racconta che i «pezzi rotti mostrati erano sempre gli stessi». Bedek non commenta. L’obiettivo di Alitalia era quello di verificare che fossero stati sostuituiti soltanto i componenti meccanici usurati e quelli guasti. Perché ci sono dei «tasks» da rispettare, programmi di manutenzione per cui una data paletta o turbina può funzionare per un determinato ciclo operativo. Cambiarla prima è inutile se è tutto okay. Alitalia è stata sempre stata ligia al dovere, tanto da avere tra le migliori performance a livello mondiale in fatto di sicurezza. Cambiare le parti meccaniche troppo spesso ha un costo non trascurabile. Perché aggiustare una turbina può richiedere una spesa intorno al milione di dollari. Ma quando i componenti da sostituire sono molti, spiegano nelle officine di Ams, «si preferisce fare la revisione del motore e il prezzo può salire a due milioni e mezzo di dollari, anche tre milioni in alcuni casi». «Cambiare troppi pezzi, se non necessario, può rivelarsi molto dispendioso», sottolineano gli operai dello stabilimento di Fiumicino.
Duecentoquaranta tecnici ad altissima specializzazione ora in mobilità. Prima il lavoro lo facevano loro. Dal 30 settembre lo stabilimento al Leonardo da Vinci è fermo, in attesa che qualcuno lo rilevi. Sul tavolo ci sono le proposte dell’International Aerospace Group di Miami e della texana Jetran, società controllata dalla Spectre. Società che, nonostante il nome, nulla ha a vedere con la holding avversaria di James Bond ma è un gigante della revisione motori, affitta velivoli e ha pure una branca che si occupa di turismo negli Stati Uniti. Un gigante che vorrebbe rilevare le officine di Fiumicino ed entrare in partnership con Atitech a Napoli. I dossier con le offerte sono già stati inviati al Ministero dello Sviluppo economico che da otto mesi si sta adoperando per una soluzione della vicenda. Perché jet italiani devono ora volare in Asia per la revisione? «Bedek, che aveva una quota del capitale di Ams con Alitalia e Iniziativa Prima si è ritrovata ad assicurare la manutenzione dopo la chiusura delle officine di Fiumicino», chiariscono Cgil, Cisl, Uil e Ugl che adesso chiedono che «il futuro acquirente riassuma gli operai in mobilità». Alitalia auspica «un assetto stabile per Ams» che porti i «necessari investimenti per abilitare la società alla revisione dei motori in autonomia. Alitalia a quel punto «prenderà in considerazione Ams come possibile fornitore». Alessandra Zavatta
Il tempo