Fiere e aeroporti, l'Emilia ha bisogno di un nuovo modello
Sei fiere e quattro aeroporti sono una follia. Se Bologna vuole candidarsi a trainare questo nuovo modello e svolgere un ruolo da capitale, dovrà decidere di superare la piccola polemica quotidiana...
PARLIAMO di Fiere e Aeroporti. Credo serva un’unica fiera regionale. Facciamola dove vogliamo, ma una sola fiera. E poi ci vuole un solo aeroporto, e io credo che debba stare a Bologna». Parole di Salvatore Caronna, eurodeputato Pd, già segretario, il primo, del Pd emiliano-romagnolo, dopo avere riconquistato Bologna con Cofferati da segretario dei Ds. Era ora che un dirigente di prima fascia del partito di maggioranza relativa parlasse così chiaramente. Ma ci sarebbe da chiedersi dov’era il suo partito dagli anni ’70 a oggi quando si attuava un modello di sviluppo policentrico, con i finanziamenti a pioggia che hanno alimentato le fortune della sinistra e le clientele che producono consenso.
In questo primo scorcio di legislatura, il presidente Errani ha puntato l’iniziativa sui tagli ai costi della politica. Ha cominciato a sforbiciare il suo stipendio e quello dei suoi assessori e annuncia che procederà con il taglio delle indennità di missione e dei criteri per i rimborsi spesi (mai più un caso Delbono, insomma).
SIAMO stati anche noi a sollecitarlo ed è giusto che completi questa manovra. Che comporta risparmi modesti in termini economici, ma significativi sul piano dell’immagine della classe politica e dell’equità sociale. Ma sin d’ora sarebbe utile se aprisse un grande dibattito per dare all’Emilia-Romagna un nuovo modello. Partendo da fiere (Bologna, Parma, Modena, Ferrara, Rimini e Forlì) e aeroporti (Bologna, Forlì, Rimini e Parma).
Sei fiere e quattro aeroporti sono una follia. Se Bologna vuole candidarsi (senza egemonizzare: perché dovrà avere una visione regionale e non di bottega) a trainare questo nuovo modello sociale, economico, istituzionale — domani sera l’assemblea di Unindustria Bologna potrebbe dare pure un segnale — e svolgere un ruolo da capitale, dovrà decidere di superare la piccola polemica quotidiana su quale candidato sindaco per il 2011 e con quale metodo di designazione. E cogliere l’anno di commissariamento che ci sta ancora davanti per costruire alternative. Questo vale per il centrosinistra maggioritario come per il centrodestra che rincorre. Un compito da classe dirigente. Se c’è.
Fonte: Il Resto Del Carlino