Malpensa: dopo Lufthansa, via anche Air France
di Antonio Bordoni
La situazione degli scali di Milano è paradossale.
Il sistema aeroportuale milanese si avvale di due aeroporti, di cui uno cannibalizza l’altro, ma la colpa della mancata trasformazione di Malpensa in un grande hub viene addossata alle compagnie aeree: ieri Alitalia, il giorno dopo Lufthansa, ora Air France.
Dopo la notizia che Air France intende spostare i suoi voli su Linate sui giornali tornano termini come "tradimenti" "colpi bassi" per commentare quello che viene indicato come il tramonto del sogno del grande hub. Sinceramente
è difficile comprendere l’ostinazione nel voler imputare agli altri la responsabilità di un problema che risiede solo e soltanto nella scelta di mantenere attivo Linate.
A Roma nel 1960 è stato inaugurato il nuovo scalo di Fiumicino a 26 chilometri di distanza dalla città. Se in quella occasione si fosse deciso di lasciare aperto Ciampino, che da Roma dista invece solo 15 km, e lasciare su di esso i voli europei e domestici (come è accaduto per Linate nel momento del varo della nuova Malpensa), Fiumicino non sarebbe mai cresciuto alle cifre cui è giunto. È un concetto semplice a capirsi.
Un grande hub, volendo usare questo termine abusato, è un aeroporto caratterizzato da una ampia interconnettività fra collegamenti a medio-corto raggio da un lato e collegamenti a lungo raggio dall’altro. Quando queste due tipologie di traffico sono concentrate su un unico scalo è verosimile e fattibile che quest’ultimo possa salire in numeri e graduatorie. Ma se i due traffici vengono ripartiti su due scali è evidente che lamentarsi perché l’altro non cresce è un qualcosa di difficile comprensione mentre quello che appare chiaro è che siamo in presenza di lacrime da coccodrillo.
Quando si ricorda che i nuovi quattro voli Air France da Linate porteranno a undici i collegamenti AZ/AF fra Milano e il Charles de Gaulle, spostando il baricentro delle coincidenze su Parigi invece che Fiumicino, si dovrebbe pure aggiungere per chiarezza che entrambi i vettori fanno parte di Skyteam e sulla rotta in questione, come su molti altri collegamenti, operano in code-sharing. Aggiungendo magari il particolare che da quando la nuova Alitalia è decollata Air France la controlla per un quarto del suo capitale (cioè la maggioranza relativa nella compagine sociale)
Quando avvengono aggiustamenti operativi all’interno di un pool caratterizzato da interessi comuni appare superfluo parlare in termini di tradimento o di voltafaccia. È infatti chiaro che le manovre sono avvenute con l’accordo di entrambi i partecipanti e, quindi, con il consenso di Alitalia. Che tutto ciò dispiaccia ai fautori della terza pista di Malpensa e quindi a chi auspica la crescita di quest’ultima è perfettamente comprensibile. Molto meno è l’ostinazione a nascondere le reali cause del tramonto del sogno del grande hub.
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