*** ALITALIA : Poste Italiane al 15% ***


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Sole24ore

La posizione di Air France - Il nodo della valorizzazione delle quote

Sono rimasti "sequestrati"
dalle 4 di ieri fmo a tarda ora alla
ricerca dí un accordo sul piano di
salvataggio. Gli azionisti dell'Ali-talia a tarda sera ieri erano ancora
impegnati a Fiumicino nella di-scussione sul prezzo delle azioni
da emettere nell'aumento di capi-tale e sulle quote da versare, con
vivaci contrapposizioni. Sarebbe
emersa una disponilità di risorse
inferiore a quanto previsto dal
piano finanziario, l'assemblea c o-minicata dopo le 17è stata inter-rotta e poi ripresa a oltranza.
È cominciata in salita la giorna-ta attesa come decisiva per l'ap-provazione del piano di ricapita-lizzazione da 3oo milioni di euro
e l'ulteriore prestito bancario di
200 milioni. Secondo indiscrezio-ni, nel momento di chiarire gli im-pegni effettivi che i soci sono di-sposti ad assumersi per non far fal-lire Alitalia, sarebbero emerse
contrapposizioni sui valori e una
disponibilità dei maggiori soci ita-liani a versare meno di quanto pre-vede il piano. Insomma, ci sareb-bero meno soldi di quelli concor-dati con il governo e indicati dal
plano approvato dal cda venerdì,
che prevede una «manovra finan-
ziaria» di 500 milioni.
Tutti asserragliati a discutere
nella sede di Fiumicino, tranne gli
uomini di Air France-Klm in tele-conferenza da Parigi e il direttore
generale di Intesa Sanpaolo, Gae-tano Miccichè, da Milano. La posi-zione di Air France-Klm, che non
ha sciolto la riserva sulla ricapita-lizzazione, è stata definita da alcu-ni azionisti «sdegnosamente
sull'Aventino». I francesi chiedo-no serie garanzie sull'efficacia del-la ristrutturazione e sul piano in-dustriale. L'a.d. Gabriele Del Tor-chio ha già congelato il progetto
di aggiungere almeno due destina-zioni a lungo raggio l'anno prossi-mo, ma si parla anche di tagli alla
flotta a medio raggio e alle rotte.
Ci sarebbe stato un irrigidimen-to anche delle banche nella con-cessione di ulteriori 200 milioni
di linee di credito. Intesa Sanpao-lo e Unicredit sono le più esposte.
Le banche chiederebbero garan-zie rafforzate che la compagnia
avrebbe difficoltà a dare. Ma ci sa-rebbero discussioni anche sull'im-porto dei nuovi prestiti, le ban-che, che sono chiamate anche a ga-rantire fino a io o milioni di nuovo
capitale inoptato, concederebbe-ro meno dei 200 milioni previsti.
Fanno da spettatrici per ora le
Poste Italiane di Massimo Sarmi.
L'impegno annunciato dal pre-mier Enrico Letta è per un inter-vento dello Stato calibrato in 75
milioni, le Poste interverranno
sottoscrivendo l'inoptato alla sca-denza dei termini dell'aumento
di capitale, un mese dopo la deli-bera dei soci, quindi nella secon-da metà di novembre. Ieri alle
si è riunito il cda per definire qual
è il valore residuo del capitale
azionario di Alitalia prima di lan-ciare la ricapitalizzazione. Mal-grado la società sia arrivata
sull'orlo dell'insolvenza, un grup-po di soci rivendica un valore alle
proprie azioni. Una stima fornita
ad Alitalia dal Credit Suisse ha fis-sato il valore attuale di Alitalia
Spa tra zero e 150 milioni di euro.
Più alto è questo valore e più alto
il prezzo delle nuove azioni: quin-di i soci che non intendono sotto-scrivere cercano di spingere que-sto valore il più in alto possibile.
E più alto è questo prezzo più bas-sa sarà la porzione del capitale
Alitalia che le Poste riceveranno
versando i 75 milioni previsti.
Nella discussione in cda il valore
di Alitalia sarebbe stato indivi-duato nella parte inferiore della
forchetta, secondo una fonte au-torevole, tra zero e 5o milioni, ma
non ci sono conferme ufficiali. Se
questa cifra venisse confermata,
alle Poste andrebbe tra il 17 e il
19% di alitalia, assumendo anche
la conversione in azioni delle ob-bligazioni emesse in febbraio, i
«Colaninno bond».
La Commissione Ue ha fatto
presente che valuterà il piano di
ricapitalizzazione quando sarà
notificato. La novità è che Bruxel-les si aspetta la «notifica», signifi-ca che la Ue sospetta che ci siano
elementi di aiuto di Stato. Fonti di
Palazzo Chigi, interpellate dall'an-sa, hanno replicato a un commen-to del Financial Times dicendo
che l'intervento pubblico in Alita-lia «è un'operazione per arrivare
a negoziare la fusione con un part-ner internazionale in condizione
di spuntare risultati positivi».
«Trovo curioso l'intervento
di capitale pubblico attraverso
le Poste», ha detto l'ex premier
Mario Monti. Lufthansa e Aero-flot hanno negato di avere inte-resse ad Alitalia.

G.D
 
e tieni conto che lo sapevano da un annetto buono che sarebbe finita cosi'
comunque , essendo un prestito ponte , e non un salvataggio, la spunteranno
Quello delle Poste non è un prestito ponte, ma una ricapitalizzazione a tutti gli effetti di parte dell'eventuale inoptato.
 
La notte dei lunghi coltelli...molto all'italiana!!!

In ogni caso l'articolo del Sole è...troppo...deduttivo, cioè inventato.
L'ultima cosa in assemblee come questa è avere giornalisti tra i piedi o fare la gola profonda.
Secondo me si sa ancora poco e male!!!
Aspettiamo ed evitiamo per il momento di commentare l'articolo.
 
Quindi, pare di capire che Eni e altri creditori maggiori dovrebbero stare buonini almeno per un mese, vista la storia del carburante.
Su piano indutriale, rotte, aa/mm, etc., mi pare strano che ciò venga dopo. Ovvero: mi sarebbe sembrato più logico che uno che debba investire lo voglia sapere prima.
 
Hanno ragione per cosa?
Per il loro utilizzo "à la carte" delle regole UE che più gli aggradano?

Poste mette capitale di rischio, non è un finanziamento a fondo perduto, mettetevi l'anima in pace.
di fatto e' assimilabile ad aiuto di stato
capisco che ai dipendenti qualsiasi "cavaliere bianco" vada bene basta che ci mettano soldi,ma loan o equity, si tratta di aiuto di stato
i tempi della durata dell'operazione faranno decadere le legittime richieste inglesi e spagnole
 
Sembrerebbe che AF continui ad avere il coltello dalla parte del manico. Infatti per il codice civile ha comunque il diritto di prelazione sull'inoptato, per cui se i soci italiani non sottoscrivono l'offerta deve essere fatta prima di tutto ai francesi. A meno che anche loro rinuncino alla sottoscrizione della propria quota, ovviamente.
Ma siamo ancora alle prime mosse, per ora è sceso solo il flop, e sembra abbastanza neutro per tutti.
 
Quindi, pare di capire che Eni e altri creditori maggiori dovrebbero stare buonini almeno per un mese, vista la storia del carburante.
Su piano indutriale, rotte, aa/mm, etc., mi pare strano che ciò venga dopo. Ovvero: mi sarebbe sembrato più logico che uno che debba investire lo voglia sapere prima.
Il piano industriale lo farà chi avrà il controllo effettivo di AZ al termine di tutto questo ambaradan. Se saranno i francesi, tagli a manetta, se sarà poste italiane, chi può dirlo.
 
Hanno ragione per cosa?
Per il loro utilizzo "à la carte" delle regole UE che più gli aggradano?

Poste mette capitale di rischio, non è un finanziamento a fondo perduto, mettetevi l'anima in pace.

Negativo.
Anche l'ingresso in capitale di rischio è considerato aiuto di stato.

E se ci fai caso, Almunia ha sempre parlato di "notifica". Non è un bel segnale, in quanto potrebbe intendere che intende inquadrare la questione proprio come aiuto, dato che la notifica è un passaggio procedurale.

http://europa.eu/legislation_summaries/competition/state_aid/cc0001_it.htm
 
Sembrerebbe che AF continui ad avere il coltello dalla parte del manico. Infatti per il codice civile ha comunque il diritto di prelazione sull'inoptato, per cui se i soci italiani non sottoscrivono l'offerta deve essere fatta prima di tutto ai francesi. A meno che anche loro rinuncino alla sottoscrizione della propria quota, ovviamente.
Ma siamo ancora alle prime mosse, per ora è sceso solo il flop, e sembra abbastanza neutro per tutti.
fossi in loro avrei gia' mollato da un pezzo, c'e' qualcos'altro sotto
 
Sembrerebbe che AF continui ad avere il coltello dalla parte del manico. Infatti per il codice civile ha comunque il diritto di prelazione sull'inoptato, per cui se i soci italiani non sottoscrivono l'offerta deve essere fatta prima di tutto ai francesi. A meno che anche loro rinuncino alla sottoscrizione della propria quota, ovviamente.
Ma siamo ancora alle prime mosse, per ora è sceso solo il flop, e sembra abbastanza neutro per tutti.

Condivido, gli effetti dell'assemblea di ieri sono per ora talmente neutra che i due principali protagonisti (Air France e Intesa) neppure vi hanno partecipato. D'accordo si sono dichiarati presenti in videoconferenza ma sai che livello di coinvolgimento nella discussione
 
Secondo me quello di MXP senza collegamenti seri è il classico mito italiano. Facciamo un po' di confronti
LHR è servito anche dalla metropolitana, in cambio la M4 è sempre intasata nelle ore di punta (e non ci sono alternative).
CDG è stato costruito a Roissy, località che ha come unico pregio di essere il luogo dove è ambientato "L'Hisoire d'O". Per il resto anche qui una sola autostrada, trafficata. Unico vantaggio la stazione del TGV diretto a Bruxelles (la RER offre un servizio paragonabile al Malpensa Express).
FRA in effetti è bel collegato con la Frankfurt Messe, in cambio hanno messo la stazione ferroviaria a una distanza abissale dal terminal.
JFK è estremamente scomodo da raggiungere: la Long Island Expressway viene chiamata dai newyorkesi il più grande parcheggio scoperto del mondo.
AMS è forse uno dei pochi hub del "primo mondo" ben collegato con la città di riferimento.


A prescindere dal fatto che a Heathrow arrivano anche i treni, sono tutti esempi impraticabili, tutte città con appeal infinitamente maggiore a Milano.
 
Il piano industriale lo farà chi avrà il controllo effettivo di AZ al termine di tutto questo ambaradan. Se saranno i francesi, tagli a manetta, se sarà poste italiane, chi può dirlo.

In questo modo mi sembra però dare ragione ai piccoli soci che non intendono sottoscrivere. Uno dovrebbe sottoscrivere un aumento senza nemmeno sapere per fare cosa e come?
 
Dal Corriere della Sera
"SARMI VOLA A PARIGI- L’amministratopre delegato di Poste Italiane, Massimo Sarmi, vola martedì Parigi per incontrare i vertici di Air France. Il manager intende contrattare con i francesi le modalità dell’eventuale ingresso di Poste nel capitale della compagnia aerea italiana."
 
Condivido, gli effetti dell'assemblea di ieri sono per ora talmente neutra che i due principali protagonisti (Air France e Intesa) neppure vi hanno partecipato. D'accordo si sono dichiarati presenti in videoconferenza ma sai che livello di coinvolgimento nella discussione
mancuso sbraitava con lo 0.01%, figurati quelli col 7 o l'8...... ;
 
In questo modo mi sembra però dare ragione ai piccoli soci che non intendono sottoscrivere. Uno dovrebbe sottoscrivere un aumento senza nemmeno sapere per fare cosa e come?
a quelli serve solo una scusa per buona per non tirar fuori un cent. qualsiasi sia va bene
 
Sembrerebbe che AF continui ad avere il coltello dalla parte del manico. Infatti per il codice civile ha comunque il diritto di prelazione sull'inoptato, per cui se i soci italiani non sottoscrivono l'offerta deve essere fatta prima di tutto ai francesi. A meno che anche loro rinuncino alla sottoscrizione della propria quota, ovviamente.
Ma siamo ancora alle prime mosse, per ora è sceso solo il flop, e sembra abbastanza neutro per tutti.

.....come gli altri , che dovessero decidere di optare..........le azioni inoptate vanno offerte proporzionalmente a tutti quelli che optano...quindi ad air france(??!!) , intesa , benetton etc.
 
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