In termini di turismo inbound, i flussi intercettati da Alitalia e non coperti dal altre compagnie sono minimi. La maggior parte dei mercati turistici in Italia è coperto con voli diretti per le destinazioni che, quel mercato, lo hanno (dall'EU, che è il mercato di gran lunga più rilevante); la scomparsa di Alitalia non tocca che in minima parte quei mercati, e mai con relazioni dirette.
Per i mercati extra-UE, bisogna considerare che si tratta in larga parte di tour organizzati (Cina, Giappone, Corea) o di persone che fanno fly-and-drive/spostamenti interni autonomi, e che quindi sono independenti dallo spoke interno offerto da Alitalia, anche perché volano per lo più con la loro compagnia nazionale.
Ho dato un occhio alle rotte che rimarrebbero scoperte - i dati completi sono di seguito; vediamo, come già fatto in passato, che cosa rimane scoperto e cosa rimarrebbe comunque scoperto nel medio-lungo termine, potenzialmente penalizzando il turismo.
In totale abbiamo un potenziale buco su 13 rotte nazionali, la maggior parte delle quali è coperta egregiamente dal treno; delle tre rimanenti, una è inutile (Trapani), una in continuità (Alghero) e una ha problemi legati all'aeroporto (Reggio C).
Delle rotte internazionali, se guardiamo al turismo, perdite rilevanti sono San Paolo, Tokyo, Miami e (forse) Città del Messico, traffico che potrebbe essere probabilmente intercettato abbastanza agevolmente da altre compagnie con uno scalo (soprattutto MIA e MEX) e potenzialmente sostituito nel breve/medio termine da altri vettori (TYO e GRU).
Per prendere un esempio molto banale, sono bastati due anni per vedere il mercato Napoli-USA e Palermo-USA venire sostituito dopo la chiusura di Meridiana - e parliamo di due bacini relativamente poco importanti nel panorama internazionale.
Alcuni dati (pax annui, 2018, sulle relazioni dirette) per le rotte internazionali che non hanno concorrenza:
FCO-AGP: 294.000
FCO-JNB: 57.000
FCO-MEX: 96.000
FCO-MIA: 166.000
FCO-SCL: 122.000
FCO-GIG: 172.000
FCO-GRU: 403.000
FCO-NRT: 199.000