Quella insana tentazione di ripubblicizzare Alitalia
Renzi non può permettersi proteste di piazza in campagna elettorale. Così si riapre l'ipotesi salvataggio di Stato.
A provare è sicuro che ci proveranno. I prodromi si sono già visti tra le pieghe della moscia campagna per le primarie del Pd, quando Matteo Renzi ha detto che l’azionista di maggioranza assoluta del governo deve fare qualcosa, inventarsi una proposta per non mollare Alitalia al suo destino. Ed entro il 15 maggio, ha precisato il futuro segretario del Pd, la proposta arriverà.
LA TENTAZIONE DI BRUCIARE ALTRO DENARO PUBBLICO. Intanto, via Corriere della sera, il tributarista ed ex ministro Augusto Fantozzi, già commissario straordinario della compagnia nel 2008 (se ne andò nel 2011 perché gli tagliarono i compensi e due anni dopo fece causa chiedendo 3 milioni di liquidazione) lancia la bislacca idea di un prestito pubblico convertibile in azioni nel caso di mancato rimborso. Tradotto, lo Stato dovrebbe scommettere per l’ennesima volta su una circostanza che, dati i precedenti, avrebbe del miracolistico: il risanamento di Alitalia. Miliardo più miliardo meno che sarà mai, in fondo ne ha già bruciati 8 nel tentativo di farne decollare le sorti.
L'IPOTESI MIGLIORE? UN PARTNER CINESE. L’ex premier, invece, tira in ballo il caso Meridiana, la compagnia dell’ Aga Khan da mesi sull’orlo del tracollo che ora affida alla Qatar Airways le sue speranze di salvataggio. Peccato che gli arabi, quelli di Ethiad, abbiano già dato e siano rimasti col cerino in mano. Se proprio si deve cercare un salvatore oltreconfine, meglio forse sarebbe bussare alla porta dei cinesi, come già suggerì una volta Romano Prodi che ora giustamente si intesta come una medaglia la mancata vendita ad Air France su cui a cosa praticamente fatte Silvio Berlusconi intervenne a gamba tesa. In fondo hanno comprato l’Inter e il Milan, e ora potrebbero utilizzare il vettore italiano per scaricare torme di tifosi negli aeroporti di Malpensa e Linate
Alitalia: M5s, referendum di liberazione
Battute a parte, è ovvio che l’afflato salvifico nei confronti della decottissima Alitalia risponde solo a motivi di interesse: domenica 30 aprile Renzi vincerà a man bassa le primarie, e dal giorno dopo saremo virtualmente in campagna elettorale visto che l’ex premier non ha fatto mistero di voler votare in autunno. Ma sai che spina nel fianco avere 12 mila dipendenti in piazza a rinfacciarti le dichiarazioni con cui da presidente del Consiglio avevi incautamente fatto del rilancio di Alitalia metafora del risanamento del Paese?
LE PROTESTE DI PIAZZA, UN INCUBO PER RENZI. Per Renzi lo scenario è da incubo, specie se nelle suddette piazze agli inferociti lavoratori della compagnia di bandiera (che ci hanno messo del loro nel rovinarla, ma mai quanto abbiano fatto i manager che si sono succeduti al suo capezzale) si uniranno i risparmiatori traditi e magari i terremotati del Centroitalia che a nove mesi dalla prima scossa lamentano come la promessa repentina ricostruzione non sia nemmeno cominciata.
RENZIANI AL LAVORO PER IL SALVATAGGIO DI STATO? Insomma, sono già tante le mine da disinnescare sulla strada che dovrebbe riportare a Palazzo Chigi l’ex rottamatore. Se esplode anche quella di Alitalia, rischia davvero di farsi male. Per questo, con buona pace dell’intransigente ministro Calenda che ha decisamente chiuso la porta al salvataggio pubblico, siamo pronti a scommettere che nell’entourage renziano qualcuno sta alacremente lavorando per riaprirla.
da Lettera43 - Paolo Madron
PAOLO MADRON
Renzi non può permettersi proteste di piazza in campagna elettorale. Così si riapre l'ipotesi salvataggio di Stato.
A provare è sicuro che ci proveranno. I prodromi si sono già visti tra le pieghe della moscia campagna per le primarie del Pd, quando Matteo Renzi ha detto che l’azionista di maggioranza assoluta del governo deve fare qualcosa, inventarsi una proposta per non mollare Alitalia al suo destino. Ed entro il 15 maggio, ha precisato il futuro segretario del Pd, la proposta arriverà.
LA TENTAZIONE DI BRUCIARE ALTRO DENARO PUBBLICO. Intanto, via Corriere della sera, il tributarista ed ex ministro Augusto Fantozzi, già commissario straordinario della compagnia nel 2008 (se ne andò nel 2011 perché gli tagliarono i compensi e due anni dopo fece causa chiedendo 3 milioni di liquidazione) lancia la bislacca idea di un prestito pubblico convertibile in azioni nel caso di mancato rimborso. Tradotto, lo Stato dovrebbe scommettere per l’ennesima volta su una circostanza che, dati i precedenti, avrebbe del miracolistico: il risanamento di Alitalia. Miliardo più miliardo meno che sarà mai, in fondo ne ha già bruciati 8 nel tentativo di farne decollare le sorti.
L'IPOTESI MIGLIORE? UN PARTNER CINESE. L’ex premier, invece, tira in ballo il caso Meridiana, la compagnia dell’ Aga Khan da mesi sull’orlo del tracollo che ora affida alla Qatar Airways le sue speranze di salvataggio. Peccato che gli arabi, quelli di Ethiad, abbiano già dato e siano rimasti col cerino in mano. Se proprio si deve cercare un salvatore oltreconfine, meglio forse sarebbe bussare alla porta dei cinesi, come già suggerì una volta Romano Prodi che ora giustamente si intesta come una medaglia la mancata vendita ad Air France su cui a cosa praticamente fatte Silvio Berlusconi intervenne a gamba tesa. In fondo hanno comprato l’Inter e il Milan, e ora potrebbero utilizzare il vettore italiano per scaricare torme di tifosi negli aeroporti di Malpensa e Linate
Alitalia: M5s, referendum di liberazione
Battute a parte, è ovvio che l’afflato salvifico nei confronti della decottissima Alitalia risponde solo a motivi di interesse: domenica 30 aprile Renzi vincerà a man bassa le primarie, e dal giorno dopo saremo virtualmente in campagna elettorale visto che l’ex premier non ha fatto mistero di voler votare in autunno. Ma sai che spina nel fianco avere 12 mila dipendenti in piazza a rinfacciarti le dichiarazioni con cui da presidente del Consiglio avevi incautamente fatto del rilancio di Alitalia metafora del risanamento del Paese?
LE PROTESTE DI PIAZZA, UN INCUBO PER RENZI. Per Renzi lo scenario è da incubo, specie se nelle suddette piazze agli inferociti lavoratori della compagnia di bandiera (che ci hanno messo del loro nel rovinarla, ma mai quanto abbiano fatto i manager che si sono succeduti al suo capezzale) si uniranno i risparmiatori traditi e magari i terremotati del Centroitalia che a nove mesi dalla prima scossa lamentano come la promessa repentina ricostruzione non sia nemmeno cominciata.
RENZIANI AL LAVORO PER IL SALVATAGGIO DI STATO? Insomma, sono già tante le mine da disinnescare sulla strada che dovrebbe riportare a Palazzo Chigi l’ex rottamatore. Se esplode anche quella di Alitalia, rischia davvero di farsi male. Per questo, con buona pace dell’intransigente ministro Calenda che ha decisamente chiuso la porta al salvataggio pubblico, siamo pronti a scommettere che nell’entourage renziano qualcuno sta alacremente lavorando per riaprirla.
da Lettera43 - Paolo Madron
PAOLO MADRON