zeppelin999
Utente Registrato
Si ma mi permetto di chiedervi allora come mai i sindacati di categoria che avrebbero dettato legge, sono stati piallati da Sabelli e ora si ritrovano contratti da low cost...
E' colui che teorizza che le Regioni farebbero prima a pagare un taxi ad ogni pendolare che non a spendere soldi per finanziare il TPL.non sarà un tantinello ostile sto professore?
togli il forse prima dello zeroInfatti il tema è solo quello della sopravvivenza... per poi (speranze di Mancuso e soci) vendere le proprie quote. Che oggi valgono forse zero
Sarà, e mi dispiace, ma vedo nel governo la tendenza a dare quasi per scontato il ricorso alla Marzano. ieri notte moretti è andato a Palazzo Chigi. E lui è uno di quelli tosti che vuole il cambio di marcia, ma solo dopo il fallimento
Air France? Qualsiasi cifra offrirà per Alitalia (anche un euro) andrà bene, l’alternativa è il fallimento.
Così Marco Ponti, docente di Economia applicata al Politecnico di Milano, responsabile di un gruppo di ricerca internazionale sulla regolazione economica dei trasporti e collaboratore della Commissione Europea, ragiona con Formiche.net sul destino della compagnia di bandiera. Nella consapevolezza che l’ipotesi araba non è del tutto esclusa ma comporterebbe una forte discontinuità con il passato.Il futuro di Alitalia: meglio il destino francese, arabo o russo?
La bilancia pende nettamente a favore di Air France perché la compagnia francese collabora già da molti anni con Alitalia, oltre ad esserne socio di maggioranza relativa e sono nello stesso sky team. Abu Dhabi invece non è comunitaria, quindi potrebbe entrare solo come quota di minoranza.
Un’alleanza con gli arabi avrebbe convenienza industriale?
Direi solo in caso di un piano industriale radicalmente nuovo, che si distanzi dal modello rovinoso che ha seguito Alitalia sino ad ora: coprire con una quota molto piccola tutti i tre mercati rilevanti ovvero quello italiano, l’europeo e quello intercontinentale. La sponda araba andrebbe bene solo in presenza di un piano industriale che dica “va bene, sono troppo piccola e non ce la faccio quindi punto all’unico settore in cui posso essere redditizia come l’intercontinentale”: e alleandosi con un rilevante socio che opera in quel segmento. Non è del tutto insensato operare con una compagnia del Golfo, ma richiede una discontinuità rispetto al passato.
Air France ha le spalle finanziarie abbastanza larghe per comprare Alitalia?
Lei investirebbe cento euro dei suoi risparmi in Alitalia? E allora perché chiedere ai francesi di assumersi questo rischio? Qualsiasi cifra offriranno andrà bene, anche un euro. L’alternativa è il fallimento ed è sul tavolo. I conti sono noti a tutti e rappresentano una voragine. Non solo il cherosene che non c’è, ma il debito a fine anno che toccherà un miliardo, oltre a tutti i fornitori non pagati.
Teme che Alitalia possa diventare una realtà sempre più locale e periferica con Air France?
Diventerebbe un pezzo di Air France che ha una logica europea ed internazionale, ma l’hanno già fatto gli inglesi con Iberia e non si vede perché non potremmo farlo anche noi con una compagnia molto robusta. Non dimentichiamo che Air France-KLM è dieci volte Alitalia. Se dovessero acquistarci diventeremmo una loro realtà regionale.
Il governo pensa anche a un temporaneo intervento di una società pubblica in Alitalia: condivide la mossa?
Quale l’origine dei mali di Alitalia? Una gestione politica, ovvero l’eccesso di un intervento politico nell’organizzazione di un’impresa che doveva stare sul mercato. Vogliamo rinazionalizzarne un pezzo adesso? Mi lascerebbe molto perplesso. Ma poi i capitani coraggiosi fino a che punto lo sono stati? Berlusconi gli ha chiesto, per il bene della Patria, di intervenire: ma crediamo che loro lo abbiano fatto realmente per il bene dell’Italia? Le imprese devono fare le imprese.
Quindi?
Si dice abbiano avuto altre utilità, alla base di un accordo politico con il governo Berlusconi. Per cui se intendono salvare la compagnia e non perdere i loro soldi devono presentare un piano industriale credibile. Anche lì abbiamo assistito al capitalismo all’italiana, che va bene fin quando paga qualcun altro.
L’idea di una possibile integrazione treno-aereo, come prospettata da Mauro Moretti, ha senso?
Sarebbe il male peggiore in assoluto, il delirio. Alitalia verrebbe rinazionalizzata con una realtà completamente pubblica e pesantemente sussidiata. Quindi tutti i buchi di Alitalia entrerebbero in un calderone pubblico su cui, tra l’altro, vi sarebbero perplessità dell’Antitrust. Se si andasse in quella direzione vorrebbe dire che il Paese è finito in quanto dotato di una cultura che non è affatto cambiata rispetto agli ultimi vent’anni: ovvero siamo fuori dal gioco del mercato. Una consapevolezza che è chiara: non c’è un passato di successo nel salvataggio da parte dello Stato di Alitalia, solo disastri.
Che logica avrebbe riprovare in quella direzione?
Perseverare sarebbe diabolico.
Un’altra occasione di evoluzione mancata da parte del capitalismo italiano?
In Italia lo Stato non ha una grande tradizione di scelte fatte in maniera oculata. Dovrebbe far bene il regolatore e anche lo stimolatore su certe scelte tecnologiche, ma non intervenendo nella produzione o nelle dinamiche del mercato bensì esprimendo delle domande sociali. È la mia visione: e fin quando non ci sarà una cultura d’impresa e non si imparerà a competere, non si riuscirà a crescere.
Da dove partire allora?
Cassare i settori protetti di quella protezione che non gli ha consentito lo sviluppo. Ma anche la strategia ha la sua rilevanza. Non sono un iperliberista cieco, ma non dimentichiamo che Alitalia non produce aerei ma scadenti servizi. Ragion per cui è difficilissimo sostenere che Alitalia sia un asset strategico per il Paese.
quto quanto su Alitalia,Sono d accordo con il sig ponti dell un verità di Milano, ma mi sembra un po' superficiale quando parla del servizio Alitalia che è scadente. A mio avviso il servizio az non è così scadente anzi in alcuni casi e superiore alle varie compagnie di riferimento. E come se io dicessi che tutte le università italiane costano tanto e danno un risultato scadente, chiaramente direi una boiata come secondo me ha detto il sig ponti.
P.s. E meno male che i professori dovrebbero insegnare ad essere il più obiettivi possibili.
aricolo miope ,Grazie scoglio per il link interessante dimostra che in Italia c'è ancora gente che usa il cervello e analizza i fatti con coerenza. Mi dispiace per la Gabanelli mi ha dato fastidio il suo scritto e tutto quello che farà in futuro lo leggerò sempre con un pizzico di insofferenza e mi verrà sempre in mente il pressappochismo di questa signora.
Facile accorgersi delle "magagne" giornalistiche quando parlano di cose che si conoscono, molto più difficile quando parlando di argomenti che ci sono estranei.Grazie scoglio per il link interessante dimostra che in Italia c'è ancora gente che usa il cervello e analizza i fatti con coerenza. Mi dispiace per la Gabanelli mi ha dato fastidio il suo scritto e tutto quello che farà in futuro lo leggerò sempre con un pizzico di insofferenza e mi verrà sempre in mente il pressappochismo di questa signora.
La Gabanelli ha perso la mia stima dopo il servizio sulla presunto scandalo della gestione delle riserve carburante da parte di AZ: tantissimo fumo e zero arrosto.Grazie scoglio per il link interessante dimostra che in Italia c'è ancora gente che usa il cervello e analizza i fatti con coerenza. Mi dispiace per la Gabanelli mi ha dato fastidio il suo scritto e tutto quello che farà in futuro lo leggerò sempre con un pizzico di insofferenza e mi verrà sempre in mente il pressappochismo di questa signora.
"Il Tempo -Alitalia trova il socio forte Poste Italiane pronta al decollo
Il gruppo sottoscriverà l’aumento di capitale per salvare la compagnia
Nella rosa dei candidati per diventare il socio forte di Alitalia spunta un partner d’eccezione: Poste Italiane. Il gruppo pubblico guidato dall’ad Massimo Sarmi sarebbe stato contattato dal governo, che è socio totalitario dell’azienda postale, per chiedere la sua disponibilità a sottoscrivere l’aumento di capitale necessario a salvare la compagnia a un passo dal default. Sarmi, dopo aver verificato la disponibilità finanziaria, avrebbe dato il via libera di massima all’ingresso. Per il presidente del Consiglio è la mossa del cavallo. Un’operazione che consente in un solo colpo di uscire dall’impasse nel quale il dossier
Alitalia rischiava di impantanarsi. Il gruppo Poste è, infatti, anche un gruppo bancario con liquidità in cassa e ben patrimonializzato. Non solo. Anche se può suonare strano ai non addetti ai lavori il gruppo postale è già un operatore del trasporto aereo. Dal 2005 il gruppo Poste è infatti titolare di un proprio vettore: Air Mistral, fondata dall’attore italiano Bud Spencer e che fino al 2002 è stata sotto il controllo di Tnt Nv per cui svolgeva operazioni di trasporto merci. Nello stesso l’anno l’azienda olandese ha venduto il 75% delle azioni al gruppo postale italiano. Che nel 2005 ha preso in mano l’intero capitale. Si tratta di una realtà consolidata nei cieli e che può contare su una flotta di 6 Boeing 737. Un operatore versatile che oltre a trasportare pacchi, corrispondenze e merci nelle ore notturne, di giorno muove passeggeri in collaborazione con i tour operator verso le destinazioni tipiche del medio raggio: Mar Rosso, capitali europee, mete di pellegrinaggio, Grecia, Turchia e Israele. Non solo. A differenza dell’ex compagnia di bandiera la Air Mistral ha i conti a posto. Il fatturato è passato dai 18 milioni di euro del 2006 ai 110 milioni del 2011. Insomma l’uovo di colombo perché mentre lo Stato si sta scervellando per salvare la compagnia dalla gestione maldestra dei soci privati procedendo di fatto a una nuova statalizzazione, si scopre che al suo interno ha già una società aerea che funziona. Fin qui l’orientamento delle ultime ore. Per i dettagli bisognerà attendere probabilmente ancora qualche giorno. Una cosa sembra certa. Per fare spazio al nuovo soggetto che condividerà con Air France il futuro sviluppo di
Alitalia l’aumento di capitale inizialmente fissato in 150 milioni, e poi raddoppiato, salirà ancora verso i 400-500 milioni. L’ad della compagnia Gabriele Del Torchio ha confermato ai sindacati che la cifra della ricapitalizzazione è passata a 300 milioni (50% da parte pubblica e l'altra metà da parte degli attuali soci) a cui si aggiungeranno linee di credito da 200 milioni. Il nuovo incremento consentirebbe, invece, una ripartizione di quote importanti tra la cordata di derivazione pubblica (insieme a Poste ci dovrebbero essere Ferrovie e Fintecna) e Air France che limiterebbe il suo intervento a circa 75-100 milioni di euro per non diluire l’attuale quota del 25%. La partita è aperta. Ora la palla passa al cda di
Alitalia che riprende stamattina e si dovrebbe chiudere presto. In cassa non c’è quasi più un euro. Dunqe la prospettiva è il concordato preventivo o l’apertura delle porte al piano di Letta.
Filippo Caleri"
E perché mai AF dovrebbe partecipare a un aumento di capitale che di fatto rende inscalabile AZ? Evidentemente, se fosse vero, è perché ai francesi (e olandesi) sono state prospettate alternative ancora peggiori per loro."Il Tempo -Alitalia trova il socio forte Poste Italiane pronta al decollo
Il gruppo sottoscriverà l’aumento di capitale per salvare la compagnia
Nella rosa dei candidati per diventare il socio forte di Alitalia spunta un partner d’eccezione: Poste Italiane. Il gruppo pubblico guidato dall’ad Massimo Sarmi sarebbe stato contattato dal governo, che è socio totalitario dell’azienda postale, per chiedere la sua disponibilità a sottoscrivere l’aumento di capitale necessario a salvare la compagnia a un passo dal default. Sarmi, dopo aver verificato la disponibilità finanziaria, avrebbe dato il via libera di massima all’ingresso. Per il presidente del Consiglio è la mossa del cavallo. Un’operazione che consente in un solo colpo di uscire dall’impasse nel quale il dossier
Alitalia rischiava di impantanarsi. Il gruppo Poste è, infatti, anche un gruppo bancario con liquidità in cassa e ben patrimonializzato. Non solo. Anche se può suonare strano ai non addetti ai lavori il gruppo postale è già un operatore del trasporto aereo. Dal 2005 il gruppo Poste è infatti titolare di un proprio vettore: Air Mistral, fondata dall’attore italiano Bud Spencer e che fino al 2002 è stata sotto il controllo di Tnt Nv per cui svolgeva operazioni di trasporto merci. Nello stesso l’anno l’azienda olandese ha venduto il 75% delle azioni al gruppo postale italiano. Che nel 2005 ha preso in mano l’intero capitale. Si tratta di una realtà consolidata nei cieli e che può contare su una flotta di 6 Boeing 737. Un operatore versatile che oltre a trasportare pacchi, corrispondenze e merci nelle ore notturne, di giorno muove passeggeri in collaborazione con i tour operator verso le destinazioni tipiche del medio raggio: Mar Rosso, capitali europee, mete di pellegrinaggio, Grecia, Turchia e Israele. Non solo. A differenza dell’ex compagnia di bandiera la Air Mistral ha i conti a posto. Il fatturato è passato dai 18 milioni di euro del 2006 ai 110 milioni del 2011. Insomma l’uovo di colombo perché mentre lo Stato si sta scervellando per salvare la compagnia dalla gestione maldestra dei soci privati procedendo di fatto a una nuova statalizzazione, si scopre che al suo interno ha già una società aerea che funziona. Fin qui l’orientamento delle ultime ore. Per i dettagli bisognerà attendere probabilmente ancora qualche giorno. Una cosa sembra certa. Per fare spazio al nuovo soggetto che condividerà con Air France il futuro sviluppo di
Alitalia l’aumento di capitale inizialmente fissato in 150 milioni, e poi raddoppiato, salirà ancora verso i 400-500 milioni. L’ad della compagnia Gabriele Del Torchio ha confermato ai sindacati che la cifra della ricapitalizzazione è passata a 300 milioni (50% da parte pubblica e l'altra metà da parte degli attuali soci) a cui si aggiungeranno linee di credito da 200 milioni. Il nuovo incremento consentirebbe, invece, una ripartizione di quote importanti tra la cordata di derivazione pubblica (insieme a Poste ci dovrebbero essere Ferrovie e Fintecna) e Air France che limiterebbe il suo intervento a circa 75-100 milioni di euro per non diluire l’attuale quota del 25%. La partita è aperta. Ora la palla passa al cda di
Alitalia che riprende stamattina e si dovrebbe chiudere presto. In cassa non c’è quasi più un euro. Dunqe la prospettiva è il concordato preventivo o l’apertura delle porte al piano di Letta.
Filippo Caleri"
:ahhh:Ci ritroveremo un ulteriore COA che opera a LIN....![]()
Articolo condivisibile, neanche a me e' piaciuto l'articolo della gabanelli, fazioso, privo di contenuti e mediaticamente friendly.
E quindi?i tedeschi in alcuni i pezzi del paese sono arrivati gia da un pezzo , con successo, ed orientando verso i loro hub, efficienti e con standard altissimi, il traffico internazionale che avremmo dovuto gestire noi, ed abbiamo regalato ad altri per incapacita'.
Con LIN chiuso a Nord est e non solo non cambia proprio nulla