Alitalia: Air France pronta a salire al 50%


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Frecciarossa

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19 Febbraio 2009
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Con LIN chiuso cambia sostanzialmente il panorama del trasporto (aereo) nel Nord Italia. MIL-ROM in sostanziale monopolio alla rotaia (salvo per i feed) MXP che a 26 mio pax sviluppa una massa critica diversa, i voli per MIL che diventano automaticamente feed.
Non a caso la richiesta di LH è sempre stata (sia nel 2008 sia al momento del lancio di LHI) di chiudere LIN. E adesso avrebbero un alleato importante in FS.
Detto questo, continuo a non crederci.
Su questo siamo d'accordo, ma qui si parla di Alitalia.
E per Alitalia spostare tutti i voli da LIN a MXP senza contemporaneamente rimettervi su un hub non ha nessun senso, andrebbe solo a scontrarsi frontalmente con U2 sul P2P, con esiti francamente scontati.
Ad ogni modo credo che stiamo disquisendo di fantaviazione in questo momento.
 

Veolia

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Magari si trovasse una soluzione seria, benefattori non ne esistono, guarda EN. La questione è la serietà di fondo,altrimenti AF o LH cambia poco. Forse con EY che non ha hub europei e potenti sindacati locali potrebbe fare al caso di AZ,ma comunque certe storture del nostro sistema politico e quindi aeroportuale vanno corrette.
i tedeschi in alcuni i pezzi del paese sono arrivati gia da un pezzo , con successo, ed orientando verso i loro hub, efficienti e con standard altissimi, il traffico internazionale che avremmo dovuto gestire noi, ed abbiamo regalato ad altri per incapacita'.

Con LIN chiuso a Nord est e non solo non cambia proprio nulla
 

marcofvg

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Udine
in un paese normale sarebbe già fallita.
in un paese normale sarebbe già fallita.
Ti posso dare ragione a ... manetta! :eek:ky:
Non per fare qualunquismo e discorsi "facili", tuttavia si potrebbe affermare che in un paese normale tanti aspetti del cosiddetto "belpaese" sarebbero gestiti (o stati gestiti) in maniera decisamente diversa ... ovviamente intendo migliore.

Aeronauticamente parlando, si potrebbe dire che (scusami veramente, ma per favore ... permettimi) in un paese normale non si sarebbe steso il tappeto rosso a Ryan & co creando le basi della disgregazione di un mercato interno. Non si sarebbero proprio raggiunte queste condizioni di "prostituzione" (passatemi il termine) del mercato aereo dettate dal campanilismo bieco con operatori aerei "pagati" pur di infondere nella testa della gente l'idea che certi aeroporti debbano comunque esistere e tutti debbano avere il diritto di volare da casa a poche manciate di Euro. Andiamo, solo per curiosità, a vedere l'operatività degli aeroporti italiani nell'ultimo istante ante avvento Ryan: ci sono scali che ora fanno (apparentemente) faville, ma prima non avevano nemmeno un volo commerciale! ... d'accordo che i tempi sono cambiati; col tempo cambia tutto sempre, ma a seconda delle regole che si vuole seguire, si ottengono risultati differenti.

E sono uno che si serve anche della Ryan, nonostante tutto. Ma conosco quello cui vado incontro e cerco di essere sufficientemente obiettivo nelle analisi o nei discorsi. Non parteggio (o critico) per partito preso.
 

londonfog

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Londra
i tedeschi in alcuni i pezzi del paese sono arrivati gia da un pezzo , con successo, ed orientando verso i loro hub, efficienti e con standard altissimi, il traffico internazionale che avremmo dovuto gestire noi, ed abbiamo regalato ad altri per incapacita'.

Con LIN chiuso a Nord est e non solo non cambia proprio nulla
Sono piu' che d'accordo. Come ho gia' detto da qualche parte, per lo meno per Emilia e TriVeneto MUC e' quello che avrebbe potuto essere MXP con una politica industriale diversa nel campo dell'aviazione civile.
 

TW 843

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Cai NON e' una creatura di berlusconi, ma delle clientele che lo sorreggevano , con il beneplacito di altre a lui non direttamente imputabili
Un mio cliente -a cui do del tu per farti capire il livello di confidenza che abbiamo- è uno di quelli che ha messo i soldi in AZ. Ancora oggi è uno degli azionisti.

Ebbene tempo fa mi ha detto che è stato obbligato a farlo (e fin qui lo sapevano anche i sassi) ma attenzione: non tanto per ricevere in cambio favori dal cavaliere, bensì per evitare possibili rogne da parte dei sindacati nella propria azienda. Chi vuole intendere intenda. Cai è quindi una creatura molto più sindacale che silviesca.
Che poi il cavaliere ci abbia surfato sopra emotivamente in maniera oltremodo eccessiva, non ci piove.
 

Paolo_61

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i tedeschi in alcuni i pezzi del paese sono arrivati gia da un pezzo , con successo, ed orientando verso i loro hub, efficienti e con standard altissimi, il traffico internazionale che avremmo dovuto gestire noi, ed abbiamo regalato ad altri per incapacita'.

Con LIN chiuso a Nord est e non solo non cambia proprio nulla
Sull'efficientissimo hub di Francoforte avrei molto da dire (non più tardi di martedì scorso si sono impegnati a fondo per farmi perdere una connection perché non trovavano nel loro sistema informativo la ricevuta del pagamento di un bagaglio speciale. Ovviamente avevo con me la copia cartacea, ma a loro "non risultava")
 

Paolo_61

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Giustamente...... un paio di p..... per difendere il lavoro cosa faccio? Perdiamo ancora più soldi..... quando leggo certe cose mi chiedo come fanno anche a pensarle...
Non hanno bisogno di pensarle, è un riflesso condizionato, come i cani di Pavlov.
 

Blos

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TG1 Economia:
Riggio: non ci sono problemi di continuita' operativa.
Poste Italiane in pole position
 

kenyaprince

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Air France? Qualsiasi cifra offrirà per Alitalia (anche un euro) andrà bene, l’alternativa è il fallimento.
Così Marco Ponti, docente di Economia applicata al Politecnico di Milano, responsabile di un gruppo di ricerca internazionale sulla regolazione economica dei trasporti e collaboratore della Commissione Europea, ragiona con Formiche.net sul destino della compagnia di bandiera. Nella consapevolezza che l’ipotesi araba non è del tutto esclusa ma comporterebbe una forte discontinuità con il passato.Il futuro di Alitalia: meglio il destino francese, arabo o russo?
La bilancia pende nettamente a favore di Air France perché la compagnia francese collabora già da molti anni con Alitalia, oltre ad esserne socio di maggioranza relativa e sono nello stesso sky team. Abu Dhabi invece non è comunitaria, quindi potrebbe entrare solo come quota di minoranza.


Un’alleanza con gli arabi avrebbe convenienza industriale?
Direi solo in caso di un piano industriale radicalmente nuovo, che si distanzi dal modello rovinoso che ha seguito Alitalia sino ad ora: coprire con una quota molto piccola tutti i tre mercati rilevanti ovvero quello italiano, l’europeo e quello intercontinentale. La sponda araba andrebbe bene solo in presenza di un piano industriale che dica “va bene, sono troppo piccola e non ce la faccio quindi punto all’unico settore in cui posso essere redditizia come l’intercontinentale”: e alleandosi con un rilevante socio che opera in quel segmento. Non è del tutto insensato operare con una compagnia del Golfo, ma richiede una discontinuità rispetto al passato.


Air France ha le spalle finanziarie abbastanza larghe per comprare Alitalia?
Lei investirebbe cento euro dei suoi risparmi in Alitalia? E allora perché chiedere ai francesi di assumersi questo rischio? Qualsiasi cifra offriranno andrà bene, anche un euro. L’alternativa è il fallimento ed è sul tavolo. I conti sono noti a tutti e rappresentano una voragine. Non solo il cherosene che non c’è, ma il debito a fine anno che toccherà un miliardo, oltre a tutti i fornitori non pagati.


Teme che Alitalia possa diventare una realtà sempre più locale e periferica con Air France?
Diventerebbe un pezzo di Air France che ha una logica europea ed internazionale, ma l’hanno già fatto gli inglesi con Iberia e non si vede perché non potremmo farlo anche noi con una compagnia molto robusta. Non dimentichiamo che Air France-KLM è dieci volte Alitalia. Se dovessero acquistarci diventeremmo una loro realtà regionale.


Il governo pensa anche a un temporaneo intervento di una società pubblica in Alitalia: condivide la mossa?
Quale l’origine dei mali di Alitalia? Una gestione politica, ovvero l’eccesso di un intervento politico nell’organizzazione di un’impresa che doveva stare sul mercato. Vogliamo rinazionalizzarne un pezzo adesso? Mi lascerebbe molto perplesso. Ma poi i capitani coraggiosi fino a che punto lo sono stati? Berlusconi gli ha chiesto, per il bene della Patria, di intervenire: ma crediamo che loro lo abbiano fatto realmente per il bene dell’Italia? Le imprese devono fare le imprese.


Quindi?
Si dice abbiano avuto altre utilità, alla base di un accordo politico con il governo Berlusconi. Per cui se intendono salvare la compagnia e non perdere i loro soldi devono presentare un piano industriale credibile. Anche lì abbiamo assistito al capitalismo all’italiana, che va bene fin quando paga qualcun altro.


L’idea di una possibile integrazione treno-aereo, come prospettata da Mauro Moretti, ha senso?
Sarebbe il male peggiore in assoluto, il delirio. Alitalia verrebbe rinazionalizzata con una realtà completamente pubblica e pesantemente sussidiata. Quindi tutti i buchi di Alitalia entrerebbero in un calderone pubblico su cui, tra l’altro, vi sarebbero perplessità dell’Antitrust. Se si andasse in quella direzione vorrebbe dire che il Paese è finito in quanto dotato di una cultura che non è affatto cambiata rispetto agli ultimi vent’anni: ovvero siamo fuori dal gioco del mercato. Una consapevolezza che è chiara: non c’è un passato di successo nel salvataggio da parte dello Stato di Alitalia, solo disastri.


Che logica avrebbe riprovare in quella direzione?
Perseverare sarebbe diabolico.


Un’altra occasione di evoluzione mancata da parte del capitalismo italiano?
In Italia lo Stato non ha una grande tradizione di scelte fatte in maniera oculata. Dovrebbe far bene il regolatore e anche lo stimolatore su certe scelte tecnologiche, ma non intervenendo nella produzione o nelle dinamiche del mercato bensì esprimendo delle domande sociali. È la mia visione: e fin quando non ci sarà una cultura d’impresa e non si imparerà a competere, non si riuscirà a crescere.


Da dove partire allora?
Cassare i settori protetti di quella protezione che non gli ha consentito lo sviluppo. Ma anche la strategia ha la sua rilevanza. Non sono un iperliberista cieco, ma non dimentichiamo che Alitalia non produce aerei ma scadenti servizi. Ragion per cui è difficilissimo sostenere che Alitalia sia un asset strategico per il Paese.
 

Veolia

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Un mio cliente -a cui do del tu per farti capire il livello di confidenza che abbiamo- è uno di quelli che ha messo i soldi in AZ. Ancora oggi è uno degli azionisti.

Ebbene tempo fa mi ha detto che è stato obbligato a farlo (e fin qui lo sapevano anche i sassi) ma attenzione: non tanto per ricevere in cambio favori dal cavaliere, bensì per evitare possibili rogne da parte dei sindacati nella propria azienda. Chi vuole intendere intenda. Cai è quindi una creatura molto più sindacale che silviesca.
Che poi il cavaliere ci abbia surfato sopra emotivamente in maniera oltremodo eccessiva, non ci piove.
Quoto ti ringrazio dell'appunto , e posso immaginare.
non e' mio interesse ne passione interloquire o giudicare i sindacati, ma gli offset che immagino possano aver ricevuto molti degli azionisti dal'operazione caiaz hanno probabilmente molte forme
Questa e' legittimamente una tra le papabili
 

Veolia

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Sull'efficientissimo hub di Francoforte avrei molto da dire (non più tardi di martedì scorso si sono impegnati a fondo per farmi perdere una connection perché non trovavano nel loro sistema informativo la ricevuta del pagamento di un bagaglio speciale. Ovviamente avevo con me la copia cartacea, ma a loro "non risultava")
io lo uso spessissimo, assieme a muc
fco solo per lavoro, per fortuna, mxp no, perchè oggettivamente iraggiungibile da vce
nemmeno da paragonare( ed io i crucchi li sopporto davvero poco)
 

totocrista

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Da dove partire allora?
Cassare i settori protetti di quella protezione che non gli ha consentito lo sviluppo. Ma anche la strategia ha la sua rilevanza. Non sono un iperliberista cieco, ma non dimentichiamo che Alitalia non produce aerei ma scadenti servizi. Ragion per cui è difficilissimo sostenere che Alitalia sia un asset strategico per il Paese.


non sarà un tantinello ostile sto professore?
 

Veolia

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Air France? Qualsiasi cifra offrirà per Alitalia (anche un euro) andrà bene, l’alternativa è il fallimento.
Così Marco Ponti, docente di Economia applicata al Politecnico di Milano, responsabile di un gruppo di ricerca internazionale sulla regolazione economica dei trasporti e collaboratore della Commissione Europea, ragiona con Formiche.net sul destino della compagnia di bandiera. Nella consapevolezza che l’ipotesi araba non è del tutto esclusa ma comporterebbe una forte discontinuità con il passato.Il futuro di Alitalia: meglio il destino francese, arabo o russo?
La bilancia pende nettamente a favore di Air France perché la compagnia francese collabora già da molti anni con Alitalia, oltre ad esserne socio di maggioranza relativa e sono nello stesso sky team. Abu Dhabi invece non è comunitaria, quindi potrebbe entrare solo come quota di minoranza.


Un’alleanza con gli arabi avrebbe convenienza industriale?
Direi solo in caso di un piano industriale radicalmente nuovo, che si distanzi dal modello rovinoso che ha seguito Alitalia sino ad ora: coprire con una quota molto piccola tutti i tre mercati rilevanti ovvero quello italiano, l’europeo e quello intercontinentale. La sponda araba andrebbe bene solo in presenza di un piano industriale che dica “va bene, sono troppo piccola e non ce la faccio quindi punto all’unico settore in cui posso essere redditizia come l’intercontinentale”: e alleandosi con un rilevante socio che opera in quel segmento. Non è del tutto insensato operare con una compagnia del Golfo, ma richiede una discontinuità rispetto al passato.


Air France ha le spalle finanziarie abbastanza larghe per comprare Alitalia?
Lei investirebbe cento euro dei suoi risparmi in Alitalia? E allora perché chiedere ai francesi di assumersi questo rischio? Qualsiasi cifra offriranno andrà bene, anche un euro. L’alternativa è il fallimento ed è sul tavolo. I conti sono noti a tutti e rappresentano una voragine. Non solo il cherosene che non c’è, ma il debito a fine anno che toccherà un miliardo, oltre a tutti i fornitori non pagati.


Teme che Alitalia possa diventare una realtà sempre più locale e periferica con Air France?
Diventerebbe un pezzo di Air France che ha una logica europea ed internazionale, ma l’hanno già fatto gli inglesi con Iberia e non si vede perché non potremmo farlo anche noi con una compagnia molto robusta. Non dimentichiamo che Air France-KLM è dieci volte Alitalia. Se dovessero acquistarci diventeremmo una loro realtà regionale.


Il governo pensa anche a un temporaneo intervento di una società pubblica in Alitalia: condivide la mossa?
Quale l’origine dei mali di Alitalia? Una gestione politica, ovvero l’eccesso di un intervento politico nell’organizzazione di un’impresa che doveva stare sul mercato. Vogliamo rinazionalizzarne un pezzo adesso? Mi lascerebbe molto perplesso. Ma poi i capitani coraggiosi fino a che punto lo sono stati? Berlusconi gli ha chiesto, per il bene della Patria, di intervenire: ma crediamo che loro lo abbiano fatto realmente per il bene dell’Italia? Le imprese devono fare le imprese.


Quindi?
Si dice abbiano avuto altre utilità, alla base di un accordo politico con il governo Berlusconi. Per cui se intendono salvare la compagnia e non perdere i loro soldi devono presentare un piano industriale credibile. Anche lì abbiamo assistito al capitalismo all’italiana, che va bene fin quando paga qualcun altro.


L’idea di una possibile integrazione treno-aereo, come prospettata da Mauro Moretti, ha senso?
Sarebbe il male peggiore in assoluto, il delirio. Alitalia verrebbe rinazionalizzata con una realtà completamente pubblica e pesantemente sussidiata. Quindi tutti i buchi di Alitalia entrerebbero in un calderone pubblico su cui, tra l’altro, vi sarebbero perplessità dell’Antitrust. Se si andasse in quella direzione vorrebbe dire che il Paese è finito in quanto dotato di una cultura che non è affatto cambiata rispetto agli ultimi vent’anni: ovvero siamo fuori dal gioco del mercato. Una consapevolezza che è chiara: non c’è un passato di successo nel salvataggio da parte dello Stato di Alitalia, solo disastri.


Che logica avrebbe riprovare in quella direzione?
Perseverare sarebbe diabolico.


Un’altra occasione di evoluzione mancata da parte del capitalismo italiano?
In Italia lo Stato non ha una grande tradizione di scelte fatte in maniera oculata. Dovrebbe far bene il regolatore e anche lo stimolatore su certe scelte tecnologiche, ma non intervenendo nella produzione o nelle dinamiche del mercato bensì esprimendo delle domande sociali. È la mia visione: e fin quando non ci sarà una cultura d’impresa e non si imparerà a competere, non si riuscirà a crescere.


Da dove partire allora?
Cassare i settori protetti di quella protezione che non gli ha consentito lo sviluppo. Ma anche la strategia ha la sua rilevanza. Non sono un iperliberista cieco, ma non dimentichiamo che Alitalia non produce aerei ma scadenti servizi. Ragion per cui è difficilissimo sostenere che Alitalia sia un asset strategico per il Paese.
Lo stato italiano(o meglio la politica che lo okkupa) , ormai dagli '80 e' un bancomat per amici parenti e clienti, e poco altro per il resto
Impossibile pensare che da un momento all'altro diventi un buon padre di famiglia , legislatore disinteressato, regolatore scevro da influenze distorsive.

Alitalia ed il suo esistere fanno parte di questa logica, ma il problema e' che Alitalia NON e' isolata ma e' un pezzo della questione che comprende servizi ed infrastrutture scadenti

E sto qua non mi pare si sia accorto di questo
 

zeppelin999

Utente Registrato
23 Marzo 2007
126
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Continuo a non capire come andrebbero a sostegno del piano, se si è parlato di esposizione debitoria e liquidità per gestione ordinaria.
Infatti il tema è solo quello della sopravvivenza... per poi (speranze di Mancuso e soci) vendere le proprie quote. Che oggi valgono forse zero
Sarà, e mi dispiace, ma vedo nel governo la tendenza a dare quasi per scontato il ricorso alla Marzano. ieri notte moretti è andato a Palazzo Chigi. E lui è uno di quelli tosti che vuole il cambio di marcia, ma solo dopo il fallimento
 
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