Arriviamo a Xi’An la mattina e veniamo “letteralmente” aggrediti dal gran numero di “touts” che cercano di offrire ai turisti di tutto: dal taxi, alle camera d’albergo a chissà quale tour per chissà dove.
Salutiamo la famiglia cinese che ci aveva tenuto compagnia durante il viaggio e riusciamo ad evitare, zig-zagando, I vari questuanti fino alla fermata dell’autobus locale che si dirige verso il centro. Ecco una foto dei moderni bus locali con l’altrettanto moderno impianto condizionatore.
Alloggeremo in un appartemento dell’Hotel Citadines.
Il tempo di fare il check-in e siamo subito in giro per la città. Si dice che Xi’An sia forse la città più bella della Cina, e mi rendo subito conto del perchè. Appena fuori dal nostro hotel si trovano la Bell Tower e la Drum Tower.
Sul retro della Drum Tower si trova invece il bellissimo quartiere musulmano. La via principale è attraente e piena di negozi e turisti ma la cosa ancora più interessante è visitarne I vicoli per respirare la vera aria del quartiere.
Decidiamo di fermarci per pranzo in una delle piccolo (e alquanto zozze) botteghe che si aprono sui vicoli. Mi ero ripromesso di riassaggiare la carne arrosto cinese sin da quando la provai per la prima volta nel 1998 ed è giunto il momento di farlo.
Tutto buono, ma estremamente piccante. Mentre I miei amici lasceranno quasi tutto nel piatto io terminerò la mia razione, fatta eccezione per la carna di pecora (prima foto qua sotto) che era veramente immangiabile.
Dopo pranzo, per digerire, è la volta di una bella pagnotta cinese.
Decidiamo quindi di visitare il centro della città, con la sua austera piazza principale perennemente pattugliate da queste modernissime auto della polizia.
Qua ha tuttora sede il comitato provincial del Partito Comunista, in questo immenso palazzo circondato da un parco.
Verso sera torniamo nella zona del quartiere musulmano, sicuramente la più interessante dell’intera città (le altre attrazioni si trovano, nostro malgrado, tutte fuori città). Vi propongo ora qualche foto della “vita di strada” a Xi’An.
Zona a traffico limitato, almeno in teoria …
E’ d’obbligo però terminare il nostro “tour culinario” della zona. Nell’ordine assaggiamo: succo d’arancia fresco, frittelle buonissime di non so cosa e succo di mela e datteri.
A proposito, ecco una “frittelleria di strada”.
Cantieri “cinesi”, molto, come dire, spartani …
Tipico “gratta-testa” cinese.
E il mercato coperto della città dove è d’obbligo contrattare su tutto (lascio fare ai miei amici, io non ne sono molto capace).
Torniamo verso l’hotel non prima di fare una foto a una parte delle mura cittadine.
Il nostro hotel è dotato di palestra e giardini pensili sul tetto. Questa la vista dall’alto di Xi’An in notturna.
Uno dei miei amici, eh già questa volta tocca a lui vestirsi da locale, prova il suo acquisto pomeridiano. Una veste tipica cinese.
La mattina seguente torniamo verso la stazione dei treni. E’ presto e non è ancora affollata.
E andiamo all’adiacente stazione dei bus. Volete provare a capire le varie destinazioni?
In un modo o nell’altro riusciamo a trovare il nostro, tutti in fila !!!
Ed eccoci a destinazione. Alla famosa e bellissima “Terracotta Army”. Davvero un posto da visitare una volta nella vita !!!
Dopo due giorni a Xi'An (bellissima città, merita più tempo ed è per questo che ho deciso di tornarci presto) è ora di tornare a Pechino, ci attendono nella capitale per un torneo di calcio. Dopo gli ultimi acquisti fra le vie del quartiere musulmano, è ora di recarsi in stazione. Non c'è verso di convincere un taxista a portarci, a Xi'An il settore non è regolato come nelle principali città del paese e i tassisti hanno il diritto di rifiutare le corse. O paghiamo cinquanta yuan (contro un prezzo che, al tassametro, sarebbe sui 14-15) o non ci portano, è una meta troppo vicina. Su consiglio di un cinese di passaggio, uno dei pochi che parla inglese, optiamo quindi per il trasporto pubblico, un antiquato autobus col numero 611 (e tante altre scritte cinesi) ci porta, in una mezz'ora alla stazione.
Arrivati, pensiamo fra noi e noi. Macchè, ecco che ci si para davanti un girone dantesco. Persone accalcate che si spingono fra loro, che trasportano di tutto: da biciclette a sacchi di patate, da valigie enormi a tubi e pezzi di cemento; tutti vogliono entrare a prendere il treno. E' una lotta, fra spinte, pugni ed ombrelli che per poco non cavano gli occhi delle persone che colpiscono. Piove a dirotto e a maggior ragione la gente ha fretta di entrare, ma il controllo sicurezza (solo di facciata, dato che si passa in sei alla volta sotto il metal detector) non è certo d'aiuto a sveltire le procedure.
Fra urla di ogni genere e le facce sconcertate dei pochi turisti occidentali (fra cui una simpatica famiglia del Texas con cui scambio volentieri quattro chiacchere) entriamo finalmente nella hall principale dove, non senza qualche difficoltà districandoci fra persone in ogni luogo, sdraiate per terra fra lo sporco, e scritte unicamente in cinese riusciamo a trovare la hall d'attesa del nostro treno (altro girone dantesco). Dopo poco è ora di imbarcarsi.
Z20 è famoso per essere il treno “dei turisti” nonché il più bello della flotta sulla tratta Pechino-Xi'An …
… si dimostrerà però tutt'altro: nessuno parla inglese, e manca la carrozza ristorante che invece c'era su Z53). Questa volta siamo contenti, saremo assieme nel compartimento e dovremo condividere solo con un o una cinese che sia.
Mai contentezza su peggior riposta. Arrivati nello scompartimento troviamo una giovane madre col suo bambino. Lì per lì una presenza simpatica se non fosse che da lì a poco comincerà a urlare, tirare cose, “giocare” a pugni con noi sul nostro letto nonché a prendere e calpestare coi piedi lerci le nostre lenzuola e cuscino. La madre è nel corridoio, seduta tranquilla che non si preoccupa del figlio e messaggia tranquillamente col telefonino. Andrà avanti per più di un'ora, e saremo costretti a chiedere un cambio di lenzuola all'unica hostess che miracolosamente capisce un paio di parole di quello strano e poco diffuso idioma che è quello anglosassone.
Verso le 2 di notte “muso giallo” (simpatico soprannome datogli da uno dei miei amici) decide di lasciarci in pace e la notte passa relativamente tranquilla fino all’arrivo a Pechino.
Una Pechino che ci accoglie da “alluvionata” dopo le forti piogge (le più catastrofiche da decenni) del giorno prima.
E con un dispiegamento di forze in stazione da far venire I brividi.
Ma è ora di andare, il torneo sta per iniziare.
TO BE CONTINUED …