Quarta e ultima parte
È ora di finire questo report!
Il nostro volo parte alle 20, abbiamo quindi il tempo di fare un’altra passeggiata per la città e di visitare il mercato coperto “Jean-Talon” nella Little Italy di Montréal. Frutta e verdura hanno prezzi allucinanti, ma quello che mi interessa è lo sciroppo d’acero: la scelta è notevole, e dopo essermi fatto consigliare da una signora con un accento québecois talmente forte da farmi venire il mal di testa, compro i barattoli ordinati da parenti e colleghi. Visitiamo rapidamente il museo d’arte contemporanea e poi andiamo a recuperare i bagagli.
Andiamo in aeroporto con il solito autobus 747, la cui conducente o si è svegliata male, o è gravemente mestruata (o entrambe le cose). Ci apostrofa con fare scorbutico perché siamo passati dal cancello sbagliato, per poi sbraitare contro una signora che non ha sistemato bene il passeggino di sua figlia. Anche gli altri automobilisti in giro sono oggetto di imprecazioni varie.
Dopo quasi un’ora arriviamo incolumi a YUL. Cerchiamo di stampare le carte d’imbarco, ma la macchinetta non collabora e sputa fuori solo una ricevuta con un codice di errore, facendomi temere il peggio. Tuttavia non c’è alcun problema: l’addetto al drop-off ci consegna le carte d’imbarco in pochi minuti.
Un bel megaschermo situato prima dei controlli di sicurezza informa sul tempo stimato di attesa per gli stessi, nonché sui voli in partenza.
L’attesa effettiva è di una ventina di minuti, più che accettabile considerata la mole di passeggeri in partenza. Anche gli addetti sono molto cordiali.
Proseguiamo verso le partenze internazionali e lasciamo il Canada quasi senza accorgercene: dopo un rapido controllo della carta d’imbarco si passa per un ampio varco, senza barriere né vetrate, con dei discreti cartelli che informano che si sta uscendo dal Paese e non sarà più possibile uscire da quella zona.
Au revoir.
Abbiamo ancora parecchio tempo e procediamo con calma verso il gate A57. Lui è lì ad aspettarci:
Ma quanto sei bello? A portarci ad Amsterdam, oggi, sarà il decano della flotta: PH-KCA è stato il primo MD-11 a essere consegnato a KLM e porta il nome dell’aviatrice britannica Amy Johnson.
Peccato per i riflessi sul vetro.
Ai gate vicini vedo altri ospiti interessanti. Sia Royal Air Maroc che Air Algérie volano quotidianamente a Montréal, immagino a causa della forte (e relativamente recente) immigrazione dal Nordafrica, specie dal Marocco e dall’Algeria: a Montréal vivono circa 33.000 immigrati da ciascuno dei due paesi. Per inciso, al primo posto nella classifica delle comunità straniere figura quella italiana, con circa 45.000 residenti.
Marcione AF e marcino LH:
È ora di partire!
YUL-AMS
KL 672
20:01 – 07:50+1 LT
McDonnell Douglas MD-11 | LN: 557 | Delivery date: 07/12/1993
PH-KCA “Amy Johnson”
LF: n/a
Seat 32A
L’equipaggio è ben datato ma caloroso come da standard KLM, mentre fuori c’è un tempo infame.
Stacchiamo in orario e decolliamo rapidamente: questa volta niente foto né video, perché nel frattempo si è fatta notte.
Poco più di mezz’ora dopo il decollo comincia il servizio di bordo. Solito “aperitivo” con bibita e noccioline.
Il rancio si fa attendere quasi un’altra ora. Passabile il dessert, mentre il resto (pollo con purè di patate e verdure) è immangiabile. Mi toccherà buttare giù un altro po’ di alcool per farmi passare la fame.
Più o meno a metà volo mi alzo per fare due passi ed esplorare a fondo questa splendida macchina. Mi soffermo di nuovo accanto al galley posteriore, dove le simpatiche aa/vv si stanno scorpacciando un gelato sedute sulle loro sedie pieghevoli. Vedo dei vassoi con bicchieri d’acqua e di succo d’arancia a portata di mano e chiedo se posso averne uno: una delle “ragazze”, una specie di Moira Orfei, mi invita a servirmi e chiede se sia tutto a posto. Quello che segue è più o meno lo stesso copione dell’andata: vengo spronato a recuperare subito la macchina fotografica e fotografare tutto ciò io desideri, con l’invito a visitare il cockpit dopo l’atterraggio.
Dopo una mezz’oretta ritorno al mio posto e il signore seduto al 32C mi rivolge la parola:
”Вы говорите по-русски?”… Sì, parlo russo, ma come diavolo fai a saperlo? Presto detto: durante la mia assenza Valentina ha attaccato bottone e gli ha detto che mastico un po’ di
русский язык. Il signore in realtà viene dal Kazakistan e vive a Montréal, ma non capisce granché né il francese né l’inglese

In ogni caso è molto cordiale e non sembra seccato dal mio continuo andirivieni.
Tento di dormire almeno mezz’oretta, ma non ce la faccio: la volontà di gustare fino in fondo l’esperienza mi tiene sveglio. E poi fuori comincia già ad albeggiare... questi voli dalla costa est del Nordamerica all’Europa sono troppo corti.
Siamo più o meno sopra Belfast quando viene servita la colazione: un muffin, uno yogurt, un succo d’arancia e un caffè. Tutto buono, anche se la quantità è un po’ scarsa.
Il sole ormai è già alto mentre stiamo per lasciare le coste della Gran Bretagna.
Informazioni sui voli in coincidenza:
Ci siamo quasi!
Anche oggi gli spotter di AMS sono all'opera: ecco
il nostro aereo in corto finale
“Dames en heren, welkom in Nederland, welkom in Amsterdam!“. Siamo in anticipo di almeno una ventina di minuti e splende il sole.
Arriviamo al gate G7 e finalmente vedo in azione dal vivo il tipico doppio finger di AMS.
Lasciamo scendere gli altri passeggeri e ci fiondiamo di nuovo verso il cockpit, dove veniamo accolti calorosamente e abbiamo modo di scambiare qualche parola con l’equipaggio. Anche in questo caso il FO passerà al 777 una volta uscito dalla flotta l’MD-11. Tra l’altro vive a Berlino e tornerà a casa con il nostro stesso volo.
Uno sguardo alla cabina di J prima di sbarcare:
Provo una certa malinconia nel pensare che, con ogni probabilità, non mi capiterà mai più di volare con l’MD-11. Considerando che ha solo una ventina d’anni, mi sembra profondamente ingiusto vedere questo aeromobile alla fine della sua vita commerciale. D’altro canto, però, a bordo si respira un’aria d’altri tempi che ormai è diventata rara. È quel tipo di aereo che ti dà la sensazione di
viaggiare.
Goodbye, Amy!
Siamo gli ultimissimi passeggeri a entrare nel terminal: dopo di noi manca solo una parte dell’equipaggio. Una delle aa/vv con cui avevo parlato mi suggerisce di fare un salto nell’area d’imbarco adiacente al gate per fotografare l’aereo anche dal lato destro. Molto gentile!
Torno davanti all’uscita e dopo pochi istanti comincia a chiudersi la porta automatica, con il risultato che i membri dell’equipaggio ancora nel finger rischiano di rimanere chiusi dentro! O perlomeno questa è l’impressione che dà la nostra a/v nel momento in cui si piazza in mezzo alla porta con un urletto per impedirne la chiusura, per poi sparire. Ce ne andiamo ridendo e ci chiediamo che fine faranno tutte quelle aa/vv intrappolate nel finger.
Facciamo una breve sosta per ricaricare la batteria del telefono e durante l’attesa notiamo con sollievo che il nostro equipaggio ce l’ha fatta a liberarsi

Dovrei ricaricare anche le mie, di batterie, ma temo che non ce la farò a riposarmi prima di arrivare a casa. A ciò si aggiunge un mal di testa lancinante che non passerà prima dell’indomani.
Il volo per Tegel parte dal gate C08: per arrivarci, naturalmente, bisogna passare il controllo passaporti. La fila infinita è una delle uniche due note negative di AMS. L’altra sono le condizioni pietose dei bagni al molo C. Ma sono talmente stremato che quasi non ci faccio caso.
AMS-TXL
KL 1823
09:55 – 11:15
Boeing 737-800 (Winglets) | LN: 3480 | Delivery date: 24/11/2010
PH-BCA “Flamingo”
Seat 16B
Non ricordo quasi nulla del volo AMS-TXL, se non che il mio vicino di posto era canadese ed era entusiasta del fatto che stessimo tornando proprio dal suo Paese. Per il resto mi addormento ad Amsterdam e mi risveglio, credo, sul raccordo RE della pista 08R/26L di Tegel. Arriviamo nella mini-area riconsegna bagagli detta “Terminal E” e in poco tempo siamo già sul taxi per casa. Passo il resto della giornata a letto imbottito di aspirina e mi riprenderò (più o meno) il giorno successivo.
Anche se sono distrutto ne è valsa la pena. Oh, se ne è valsa pena!
