Iniziamo la prima parte dell’OT. La prima tappa del viaggio è stata una deviazione che ho voluto fortemente io. A dicembre già non c’erano più posti: il Nxamaseri Island Lodge infatti ha solo 7 abitazioni. Ho dovuto rigirare tutto il giro per riuscire a incastrarlo.
Ci arriviamo in barca.
Al pomeriggio facciamo subito una escursione sul fiume Okavango, fiume che non ha uno sbocco al mare. Ci sono tanti cormorani….
Tra tutti gli uccelli emerge l’aquila pescatrice, di cui riferirò a breve.
Qualche foto dei pennuti che popolano questo territorio.
Tramonto sull’Okavango sorseggiando un buon vino sudafricano.
Anche il coccodrillo si gode il tramonto.
Giova pubblicare questa foto che mi redime parzialmente: attorno al fuoco si sgranocchiano noccioline, tante tante noccioline.
La mattina dopo, infreddolito come non mai, mi alzo alle 6 per fare qualche foto dell’alba.
Le scimmie, pericolosissime, sono già in agguato per rubare qualsiasi cosa.
Partiamo in barca per l’escursione che tanto mi affascinava. La meta è Tsodilo Hills.
In questa collina vi sono pitture rupestri rilasenti a circa 100.000 anni fa. Il sito è patrimonio Unesco.
Posto di seguito alcune foto.
Ci sono diversi anfratti che costituivano le case dei nostri antenati.
Dentro una grotta, c’è questa antica scacchiera da gioco.
L’immagine che mi ha colpito di più su tutte è questa (purtroppo la luce non era a favore): raffigura un pinguino sulla sinistra, e sulla destra due balene (quella sopra ritratta mentre ‘sbuffa’). La guida ci spiegava che chi ha fatto il disegno ha percorso migliaia di anni fa il tragitto a piedi da qui fino al mare della Namibia, ritornando anche indietro per poter raccontare quello che ha visto. Si stima che ci abbia messo dai 7 ai 10 anni per andare, ed altrettanti per tornare. Considerando che non c’erano strade, navigatori satellitari, medicine, né esisteva la ruota, e che la vita media è stimata in 30/35 anni, costui ha compiuto una vera impresa.
La maggior parte dei dipinti sono fatti con l’ematite, e sono pertanto color rosso, ma ve ne sono alcuni color bianco.
Ancora un paio di scatti per darvi l’idea del posto. In una giornata abbiamo visitato solo una parte del luogo. I dipinti sono oltre 2.000.
Torniamo all’Okavango e all’aquila pescatrice. Vediamola all’opera in una serie di scatti sequenziali. Lancerei l’hashtag #misentomoltopieroangela.
L’aquila scruta dall’alto la preda.
Parte in picchiata.
Scende verso il fiume.
Si prepara a colpire.
Si butta in acqua.
Per qualche lunghissimo secondo si ferma, come se non avesse la forza di spiccare il volo.
Riparte.
Gli artigli hanno afferrato il povero pesce.
La cena è servita.
Un uccellino guarda la scena.
Altri pennuti si godono la scena.
Vi propongo un’altra sequenza:
Un cormorano si asciuga al sole.
E’ ora di partire per la prossima destinazione. Però…. Ehm… Guidaaaaaa!!!!!!!!!! We have a problem!!!! La pista è invasa dagli asini!!!!!!!!!!!!!!!!
Ed anche dalle capre!!!!!!
E poi dove lo facciamo il check in???? E’ pieno di asini anche lì!!!!!!!!!!!!!!!!!!! E la lounge? Dov’è la lounge???????????
“Ghe pensi mì!” esclama la nostra guida-torre di controllo-rampa-addetto ai bagagli-flight supervisor-ecc. ecc. mentre con un bastone allontana le capre.
Stiamo dando un pessimo spettacolo, e le mucche ci guardano allibite ed un po’ schifate.
Il nostro Cessna dell’Air Shakawe è tornato a riprenderci.
Atterra sgommando un po’.
Ripartiamo in direzione Maun.
Ancora qualche foto del paesaggio.
Ci avviciniamo alla pista.
E ci allineiamo per l’atterraggio.
Giusto il tempo per sgranchire le gambe, e si riparte.
Arriva intanto Airlink da CPT.
Oggi si vola con Safari Air e con un Cessna da ben 12 posti.
Mi pregio di informarvi che per acclamazione vengo nominato primo ufficiale e prendo posto sulla destra del capitano.
Safety card.
Lasciamo l’apron. La parola d’ordine del capitano l’ho capita più o meno così: “Non toccare nulla che fai solo danno”.
Ci allineiamo per il decollo.
Riciao, Maun.
Il volo dura circa 20 minuti, il paesaggio esterno è meno interessante.
Ci avviciniamo allo sterrato di Camp Moremi.
Atterriamo.
Questo sì che è un aeroporto serio, c’è pure la scaletta!
Un elefante compare d’improvviso ed impegna la pista.
Il Moremi Game Reserve è un parco privato. Il vantaggio principale è dato dal fatto che le jeep possono uscire dagli sterrati durante i safari. Questo consente di vedere meglio gli animali, stando vicinissimi ad essi e di fare foto sempre a favore di luce. Iniziamo con una mangusta.
Zebra.
I poveri impala, facili prede dei leoni.
Il paesaggio della savana è questo.
Un piccolo uccellino.
Ippopotami.
Che maleducato, come ti permetti di sbadigliare ammìa!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ancora zebre ed impala.
Il bianconero ha sempre un suo perché, non ce n’è per nessuno!!!!!!!!!
Qualche elefante, anche se qui se ne sono visti pochi.
Un baby si nutre.
Nel pomeriggio incontriamo una mandria di bufali.
Tutto è apparentemente tranquillo.
Rilancio l’hashtag #misentomoltopieroangela e riparto con la sequenza.
Tre leoni maschi e giovani osservano.
Osservano con molta, molta attenzione la mandria.
Uno dice agli altri: “Aho, alzatevi che c’ho un calo di zuccheri, magnamo qualche cossa?”
Il terzo leone annuisce.
Parte l’attacco.
I bufali scappano via.
Jacopo, il più affamato, avanza.
Giovanniantonino lo segue.
Michelangelo corre.
Isolano la preda.
Si avvicinano.
Il bufalo corre via.
Riesce a scappare.
I leoni, troppo giovani ed ancora inesperti, a ‘sto giro restano a bocca asciutta.
Nun t’arrabbià, cicco!
Sei poco più di un pisquano.
Ne hai da mangià di polenta….
Che tenero!
Succede però qualcosa di inaspettato, che turba Giovanniantonio e Michelangelo.
Ancora con l’hashtag #misentomoltopieroangela, riparto con la sequenza.
I leoni intravvedono due ospiti sgraditi che si avvicinano.
Corrono verso di loro ruggendo.
Li scacciano via con frasi del tipo: “tu a casa mia non ci metti piede, capito?!?!”
Sono due leopardi, che fanno marcia indietro e salgono su due alberi. Il primo ringhia contro i leoni.
Si tranquillizza solo dopo che se ne vanno.
Ma continua a guardare sospettoso.
Ciao né, non prendertela con me che io non c’entro niente. Sono anche magro, al limite ritorno con un certo Edoardo, con cui campi almeno una settimana.
Il secondo sale cavalcioni in un albero adiacente.
Anche lui osserva i leoni mentre se ne vanno.
Cala il tramonto. Un altro giorno si è concluso, altre storie attendono di essere vissute e raccontate.
Altri animali popolano la savana.
Uno gnu prende il sole.
Al mattino ci imbattiamo in baby leopardo, di soli due anni circa. La mamma lo ha lasciato solo ed è andata a caccia.
Mi saluta più o meno così: “Ciao Flybo’, che c’hai un litro di sang… ehm, di latte da darmi, che c’ho fame?”
Gli rispondo: “No, mi spiace cucciolotto”
Riprende: “E allora famme dormì!!”
E’ proprio bellissimo!
Tra gli animali più belli visti, ci sono i Kudu.
Ancora qualche mangusta.
Un babbuino ci sorride.
Giraffa.
Un altro tramonto.
Una faina si guarda intorno.
Lì vicino c’è un branco di licaoni.
Spera anche lei di raccattare qualcosa dai loro scarti.
Ecco i wild dogs, inconfondibili per la buffa forma tondeggiante delle loro orecchie, e per la puzza esagerata che emanano.
Per persone deboli di stomaco: ****saltate il commento di questa foto*****
Mentre i piccoli giocano tra loro, la mamma sulla sinistra rimette degli enormi pezzi di carne per loro. Si sparge per l’aere un orrendo e pestilenziale odore acre.
Poco lontano, altri due cani lottano tra loro.
Facoceri.
Mamma giraffa con il cucciolo.
Il cucciolo è in fase di toelettatura da parte di un uccellino.
Win win per entrambi!
Incontriamo alcuni leoni.
E’ ora di cambiare location. Torniamo alla strip.
L’apron. Le guide prima dell’atterraggio degli aerei ispezionano la pista. C’è sempre una macchina ad ogni estremità con il motore acceso per scacciare eventuali animali che spuntino d’improvviso durante l’atterraggio dei Cessna.
C’è molto traffico oggi: 3 velivoli leggeri atterrano uno dietro l’altro.
Decolliamo in direzione Xugana, a soli 10 minuti da qui.
E’ tutto per la prima parte dell’OT!!!!!