[TR] Rotta per il Vietnam e altri pezzi. Trip racconto in 6 puntate, dedicato a M.


Planner

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28 Settembre 2008
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Ciao M., sono tornato. È stato un viaggio lungo e bello. Ho visitato posti nuovi e rivisto luoghi in cui ero già stato, dove avevo ricordi intensi.
È stato un viaggio lungo e bello. Te lo voglio raccontare.

La parola avventura è troppo forte, non c’è niente di avventuroso in un viaggio programmato nei dettagli. Qualche imprevisto può accadere, ma non fa di un viaggio un avventura.
Uno di questi imprevisti si manifestò ancora prima di partire: il volo per Malpensa era stato cancellato.
Lufthansa, in partenza da Napoli, mi proponeva di spostarmi sul volo della mattina. No, niente da fare, che faccio a Milano tutto quel tempo?
L’operatrice al telefono mi offrì di passare per Francoforte, e da lì a Malpensa. Per un appassionato di voli, due tratte inaspettate al prezzo di una – la solita, per di più – sono un’occasione da non perdere, soprattutto se non viaggi per lavoro. Accettai, quasi felice.
Il posto finestrino è per me una specie di droga: non riesco proprio a farne a meno. Immagina cosa posso aver provato quando vidi che al mio posto si era seduta una signora e che il mio 8F era comunque privo di finestrino. Solo per questo acconsentii a sedermi altrove, lungo il corridoio.
La signora alzò lo sguardo da un libro scritto in cirillico solo per un momento, l’aria di chi non si accorge di quello che accade attorno a sé. Poi riprese a leggere.
Turkish imbarcava.


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Il purser aveva modi brillanti. Trovò un pacco di pasta perduto da chissà chi e prese il microfono: “A pack of pasta has been lost by someone on this aircraft. Now, the question is: who?”. Mi faceva pensare a qualcuno, che pure non avevo né ho mai conosciuto di persona. Kuranda?
A Francoforte c’era poco tempo fra un volo e l’altro, abbastanza per apprezzare aerei da destinazioni lontane, Qantas, LAN, non abbastanza però per fotografare.
A Malpensa, un po’ di tempo c’era.


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Quella sera mi fermai a Milano.


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Il giorno dopo tornai su nella brughiera. Il previsto 321 di Aeroflot era stato degradato a 320, ma cambiava poco, solo il numero di file comprese nella sezione in avanti.
Le assistenti di volo ci accolsero nelle loro divise di squillante arancione, con falce e martello ricamate in bella evidenza sulle maniche. Non so se sia l’ultimo simbolo del genere rimasto in Russia. A te sarebbe piaciuto quel simbolo.
Le poltrone di business erano ampie e comode, sebbene di non facilissima manovrabilità. La disposizione a due a due ne faceva una più vera classe superiore, meglio comunque del posto centrale un po’ falsamente trasformato in tavolino. Spazio per le gambe ampio, non amplissimo.
Sullo schienale davanti nessuno schermo, ma mi chiesero comunque se avrei voluto vedere un film. Subito dopo, a chi aveva detto sì, diedero cuffie e una specie di tablet.


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Vienna passava di sotto ed io rimasi molto tempo indeciso su cosa ordinare per pranzo, anche perché c’erano diversi vini che mi interessavano, ma dovevo sceglierne uno.
Alla fine mi fermai sul Fumaio di Banfi, Sauvignon e Chardonnay. Sentori abbastanza nitidi di ananas ed erbe aromatiche; morbido, passaggio in barrique piuttosto evidente, che lasciava una sensazione di caramello. Interessante al naso, non perfettamente bilanciato in bocca.


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Petto di pollo affumicato e carne di manzo non affatto disprezzabili, buona l’idea – nemmeno originalissima – di accompagnarlo con insalata al melone, che dava freschezza e contrastava la sapidità della carne essiccata.


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Halibut (in italiano ippoglosso?) in crosta di mandorle, anonimo direi, di consistenza incerta, se quella doveva essere una crosta. Risotto rosso, ai funghi e carote.


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Fragole. Mise en place essenziale. Cioccolata ad accompagnare il caffè.


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Mi diedero un apprezzato coupon che dava priorità al controllo passaporti, ma quando poi arrivai nella corsia dedicata non c’era nessuno. Mi spostai alla fila accanto. Il controllo fu comunque inesistente, giusto un’occhiata veloce alla carta di imbarco.
Subito dopo arrivai ai varchi di sicurezza. Fu lì che la vidi.
 
Bello e corto. Hai colpito a segno. Se tutte le 6 puntate sono cosi sono gia un fan tuo e anca della M, basta che sia femina

Adesso riposa e poi fai con calma le altre puntate. In Vietnam ho conosciuto Giovanni79 e non e che vado matto di riccordar quel periodo
 
Ottimo inizio..
Aspetto impaziente il resto. Sono reduce anche io da un viaggio in Vietnam (anche se reduce e Vietnam...non suona molto bene) e anche io ho volato Aeroflot..
 
Bello e corto. Hai colpito a segno. Se tutte le 6 puntate sono cosi sono gia un fan tuo e anca della M, basta che sia femina

Adesso riposa e poi fai con calma le altre puntate. In Vietnam ho conosciuto Giovanni79 e non e che vado matto di riccordar quel periodo

ah! e ti credo, dopo hai fatto tre figli e anche un all inclusive a Santo Domingo! eheheh...
 
vai avanti!!!!!!!

PS: terminato il racconto dedicato ad M. mi dici come funziona il transito a SVO, come nel tuo caso?
 
Ultima modifica:
ottimo inizio!!!aspetto il seguito^_^
comunque ippoglosso non so cosa sia...^_^
grazie a chef ramsey so cos'è un halibut.....
 
Bell'inizio, attendo impazientemente seguito!! (per una strana coincidenza, parto questo weekend proprio con destinazione Hanoi)
 
Il nucleo forte dell’aeroporto di Sheremetevo è formato da tre terminal attaccati in sequenza, affatto diversi fra loro.


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Qualcuno, su queste pagine, ebbe a definirlo (particolarmente il terminal F) un “cesso”, un disastro, vecchio, vetusto, insufficiente, un labirinto dalla disposizione interna assolutamente poco intuitiva. E ancora: sporco, impraticabile, tetro.
E che sarà mai? Mi aspettavo una specie di pollaio, un corridoio due camere e cucina. Ero quasi in apprensione.
Devo dirti che in giro si è visto di peggio. È pur vero che la scansione degli spazi non è la migliore possibile. Il terminal F è certamente stretto, e all’E, per converso, si trovano ampie zone vuote. Ma – cerca di capirmi – quella stessa mattina ero passato a Malpensa per la sala Pergolesi: non potevo lamentarmi di Sheremetevo, almeno non così tanto.


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Il terminal D, dove arriva Alitalia, mi ricordava vagamente l’aeroporto di Helsinki.


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Non so, forse ho rischiato a fare tante foto. Avevo letto che era vietato, che potevano arrivare a costringere a cancellare le foto. Nulla: nessuno mi ha detto nulla, e ho continuato a fotografare.
Nella zona dei controlli di sicurezza, però, era meglio non provare a forzare.
Ma fu lì che la vidi.

Depositai sul nastro le borse e qualche oggetto che avevo nelle tasche e mi avvicinai al metal detector. Oltre quel confine c’era lei, bionda, sguardo severo dell’autorità sul campo, minigonna e tacco 12.
Perquisiscimi, Nikita.
Nella zona dei controlli di sicurezza era meglio non provare a forzare. Ma volevo la foto.


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Dal varco controlli si scendeva al piano sottostante. C’era l’ascensore.

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La lounge non era proprio bellissima, il buffet poco ricco. Sembrava un night club, per le luci, l’atmosfera ed altro. Le due lounge si chiamavano jazz e blues: questa è la jazz.


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Non molto dopo cominciò l’imbarco del volo per Hanoi. Inizialmente, era dato un 333, poi il sito internet della compagnia aveva cominciato a indicare insistentemente un 767.
Lo so che ci capisci poco di queste cose, per te un aereo è un aereo. Ma per noi non è così. E poi c’era un risvolto pratico non da poco: le poltrone del 767 sono più strette di 12 cm. Peccato, mi sarebbe piaciuto il 333. Mi imbarcai senza più pensarci.


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Però, mica brutti gli interni …


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Sarà stata la stanchezza, la distrazione, l’incompetenza forse, ma se non avessi visto la safety card non mi sarei accorto che Aeroflot, quel giorno, aveva deciso di regalarmi il viaggio sul suo modello più nuovo.

La lista dei vini era la stessa della tratta Milano-Mosca, e questo voleva dire che potevo provare quello a cui avevo dovuto rinunciare in precedenza. Stavolta, dunque, toccò al Pfefferer di Colterenzio.
Sentori varietali del moscato (rosa) e una bella pesca in evidenza. La gamma tipica dei profumi c’era praticamente tutta. Deludente, però, al palato, dove si rivelò privo di nerbo, sebbene non privo di una certa piacevolezza. Un vino ottimo (solo) come aperitivo.
Io, invece, l’avevo abbinato ad un salmone affumicato della Carelia su insalata di finocchi e arance e salsa all’arancia. STRE-PI-TO-SO! Ti dico anche che il salmone non era tagliato a sottili e impalpabili fettine, ma a solidi cubetti, teneri e consistenti. Aspetta, ho una foto.


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La cosa più buona che abbia mai mangiato su un aereo.
Poi venne un flounder, che dovrebbe essere una platessa, che però mi sarei aspettato piatta. A contorno, riso jasmine, asparagi e zucca. Carne delicata, ottima la salsa al caviale.


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Il pane non era caldo, il piatto invece molto. A chiudere, un gelato alla vaniglia.
Mangiato bene, direi.
Andai in bagno a prepararmi per la notte e lì notai la mancanza di boccette e bottigliette che di solito si trovano sui voli a lungo raggio. Né mi portarono alcuna bottiglia d’acqua.
Il bimbo in prima fila si acquietò. All’inizio, per quanto piangeva, temevo avrebbe potuto continuare. La notte passò tranquilla.
 
anvedi il Sheremetyevo con il suo Duty Free....(ne sono un fornitore....:-)) )


molto carina la lounge bluette
e gli interni dell'aereo

le portate sembrano buone anche se sul vassoietto di plastica (cosi' sembra)

tacco 12 la bionda
tacco 14 l'altra foto rubata....

Ti dico anche che il salmone non era tagliato a sottili e impalpabili fettine, ma a solidi cubetti, teneri e consistenti. Aspetta, ho una foto. GENIALE!
 
Veramente molto ben fatto: complimenti !
Molto belli i commenti , sembra tu lo faccia di mestiere...

Se non fosse Planner direi che è Malpensante con i suoi commenti sulle Lounges.....