Questa amabile vecchietta impellicciata è Silva Leonidovna, ritratta nel 2012 durante una visita in una località remota della Siberia nordoccidentale, 400 chilometri a nord del circolo polare artico. Cosa ci faceva lì?
La signora è la vedova di Vadim Bovanenko, un pioniere dello studio sistematico delle risorse del sottosuolo del distretto autonomo di Yamal-Nenets che ha contribuito in maniera determinante alla nascita della provincia del petrolio e del gas della Siberia occidentale. Sotto la sua guida furono scoperti i giacimenti Tazovskoye, Novoportovskoye, Gubkinskoye e Zapolyarnoye, e venne spianata la strada per l’esplorazione del giacimento di Urengoy, il più grande al mondo. Quest’ultimo potrebbe suonare familiare a qualche forumista, essendo stato oggetto di un mio report due anni fa: LINK.
Bovanenko morì a soli 38 anni dopo aver contratto una malattia tropicale, forse la malaria, nel 1968. Tre anni dopo, i suoi colleghi scoprirono un gigantesco giacimento di gas con riserve oggi stimate in 4.900 miliardi di metri cubi: in onore del collega scomparso, il sito venne battezzato Bovanenkovo.
Durante l'era sovietica, i tentativi di sviluppo del giacimento di Bovanenkovo si rivelarono fallimentari a causa dell'avvento della Perestroika e della difficile situazione economica prevalente nel Paese. Gazprom ha iniziato le operazioni di costruzione nel 2008, e nel 2012 iniziò finalmente la produzione di gas: Silva Leonidovna presenziò all’inaugurazione come ospite d’onore.
È proprio qui, nel più moderno sito di produzione di gas della Gazprom, che mi porterà questa nuova avventura in Russia. A differenza dell’ultima volta saranno tre giorni di duro lavoro dai ritmi serratissimi, trattandosi di un viaggio per la stampa con più di cinquanta giornalisti da tutta Europa, una decina di esperti e rappresentanti di varie aziende del settore, per un totale di ottantotto persone sotto la guida del sottoscritto e un paio di colleghi del team del mio cliente.
Cominciamo.
Capitolo 1: Моего чемодана нет!
Due mesi e mezzo di preparativi, numerosi grattacapi e altrettanto numerosi capelli bianchi in più sono finalmente giunti a termine. È il primo weekend veramente soleggiato a Berlino da diverse settimane a questa parte, e ovviamente devo partire.
Un po’ per curiosità, un po’ per evitare Schönefeld, all’andata decido di prendere la MIAT Mongolian Airlines, che opera due volte alla settimana la Berlino-Mosca-Ulan Bator, con la prima tratta prenotabile in quinta libertà (giusto?).
A Tegel c’è una discreta folla, compresi i banchi di accettazione per il mio volo. Interessante la varietà di bagagli da stiva e a mano: da valigie di varia dimensione e fattura a cassette di fiori freschi, quest’ultime apparentemente di proprietà di un equipaggio MIAT in volo fuori servizio. In generale ho la sensazione che ci sia un discreto numero di crew e “amici di”, che porteranno il riempimento della cabina di business al 100%. Persino lo sveglio addetto al check-in dei banchi di economy, che mi fa passare avanti, mi chiede se io sia un membro dell’equipaggio. Gli rispondo di no e comincia a spiegarmi che avevo sbagliato fila, ma in realtà mi ero correttamente messo in attesa per il banco dedicato alla business… boh.
Ottengo velocemente la carta d’imbarco e mi dirigo alla lounge. I passeggeri MIAT a Tegel possono usufruire della saletta British Airways, posta in zona landside al terminal A: l’offerta di bevande e cibo è desolante, l’ambiente senza infamia e senza lode. Come direbbe qualcuno in francese, comunque, ”meglio di un calcio in culo”…
Puntuale alle 13:35 atterra il nostro 737-800, marche JU-1015, uno di tre macchine di questo tipo nella flotta MIAT. Ogni tanto si vede da queste parti anche uno dei loro 767-300, mentre il 737-8 MAX, com’è ovvio, è ancora a terra.
Con calma passo i controlli per i gate A12/A13 e aspetto. L’imbarco comincia senza particolari annunci, né tantomeno viene fatta rispettare alcuna eventuale priorità. Poco male, ci sarà sicuramente spazio nella cappelliera per il mio bagaglio.
TXL-SVO
OM136
14:55 LT - 18:20 LT (ATD 15:20 – ATA 18:45)
LF: J 12/12, Y ?/162
Boeing 737-8SH | MSN: 41318 | LN: 4902 | First flight: 26/04/2014
JU-1015, named “Guyug Khaan”
Seat 2A
La cabina si presenta bene: comodi i sedili e sempre gradevole lo Sky Interior. Buono lo spazio per le gambe.
Diamo un’occhiata a cosa c’è nella tasca del sedile davanti.
Safety card:
Rivista di bordo più Forbes e un altro business magazine, rigorosamente in mongolo.
Delle cuffie simil-noise cancelling, di qualità non superlativa ma comunque molto gradite.
L’IFE è di buona qualità seppur carente in termini di contenuti. Conto in tutto dodici film in inglese, il resto (sotto la categoria “classici” ) sembra una rassegna del cinema mongolo d’essai degli anni ’70. Apprezzabile, invece, la piccola sezione dedicata alla storia della compagnia. Un aspetto negativo dello schermo in sé è che non se ne può cambiare l’angolazione nel momento in cui la persona di fronte reclina lo schienale.
Prima del decollo viene servito un piccolo drink, a scelta acqua o succo d’arancia.
Stacchiamo e decolliamo con circa venticinque minuti di ritardo, di cui non recupereremo nemmeno un secondo. Sul piazzale nord si vede l’A321 della Flugbereitschaft, poi partito in ritardo a causa di un guasto tecnico con a bordo il ministro degli affari esteri.
La pareidolia o illusione pareidolitica (dal greco εἴδωλον èidōlon, "immagine", col prefisso παρά parà, "vicino") è l'illusione subcosciente che tende a ricondurre a forme note oggetti o profili (naturali o artificiali) dalla forma casuale. (da leggersi sulle note dell’Aria sulla quarta coda di Bach). Questo dice Wikipedia, e adesso ho imparato che la tendenza a riconoscere forme nelle nuvole ha un nome. Sia come sia, a me qui sembra di vedere un orso.
Viene distribuita una hot towel in tessuto, servita da un elegante cestino di vimini come se fosse del pane. Subito dopo, mezz’ora dopo il decollo, comincia il servizio di bordo.
Aperitivo con noccioline (in bustina e non tiepide, ahi ahi) e birra russa Zhiguli, courtesy of Aeroflot.
Segue poco dopo il pasto, per fortuna nulla di troppo pesante. Mangio giusto le due fettine di tacchino (?) e il pezzettino di melone.
Posate profetiche?
Le destinazioni sulla tovaglietta corrispondono al mio itinerario.
Al confine fra la Lituania e la Bielorussia.
Ormai manca poco.
La sterminata distesa di palazzoni di Mosca.
SVO con a sinistra il nuovo complesso dei terminal B e C, dedicati ai voli nazionali e una volta noti come Sheremetyevo-1. Sulla destra, invece, il vecchio Sheremetyevo-2, ora terminal F, e i nuovi terminal D ed E.
Questo dovrebbe essere un Sapsan, ovvero il treno ad alta velocità in servizio fra Mosca e San Pietroburgo.
Fauna locale.
Una volta parcheggiati al terminal F, raccolgo i miei averi e corro verso il controllo passaporti, che è esattamente l’opposto rispetto alla mia ultima esperienza a SVO nel medesimo terminal, più di dieci anni fa. Ricordo gli occhi glaciali dell’agente, compreso il trucco e parrucco modello “Novosibirsk 1975”, e i sudori freddi mentre lo sguardo passava ripetutamente dal passaporto alla mia faccia e viceversa.
Stavolta, invece, la simpatica agente mi guarda solo una volta, controlla il visto con la lente d’ingrandimento e poi mi saluta con un abbozzo di sorriso. Il tutto dura circa due minuti, compresa l'attesa in fila.
Ora non resta che recuperare la valigia prima di incontrare i colleghi nella zona arrivi. Passa più di mezz’ora prima che il nastro cominci a muoversi, e in pochi minuti tutte e quindici le persone scese a Mosca tornano in possesso dei propri bagagli.
Beh, quasi tutte. Il titolo di questo capitolo, se ve lo foste chiesti, si legge più o meno “maievó cimadàna nyet” e vuol dire “la mia valigia non c'è”. Ecco, non mi pareva carino riportare testualmente gli zooteologismi che ho pronunciato nel momento in cui mi sono reso conto che la mia valigia non sarebbe mai arrivata.
In un altro, incredibile momento di premurosa assistenza, l’addetta al lost and found mi vede un po’ incredulo e prepara subito la pratica per il PIR. Scoprirò l’indomani, chiamando il numero fornitomi, che la valigia è rimasta a bordo ed è finita a Ulan Bator, e non ritornerà a Mosca prima di mercoledì, cioè il giorno del mio rientro a Berlino. Speriamo bene…
Ringrazio la mia lungimiranza, che mi porta ad avere sempre almeno un cambio nonché il mio nécessaire nel bagaglio a mano, per non parlare di tutti i documenti e le liste che mi serviranno per il viaggio stampa nei prossimi due giorni.
Raggiungo i colleghi e dopo un’oretta sono nella mia stanza nell’hotel Azimut Smolenskaya, di fronte al ministero degli affari esteri. L’albergo è senza infamia e senza lode, la posizione però è molto comoda, a pochi minuti a piedi dalle fermate della metro di Smolenskaya e Kievskaya.
Ceniamo nella superturistica via Arbat e facciamo una passeggiata fino alla Piazza Rossa prima di rientrare in albergo.
Dopo uno shopping d'emergenza, passo l’intera giornata di lunedì a preparare la conferenza stampa per i giornalisti che parteciperanno al viaggio e l’annessa cena, il che vuol dire che finisco di lavorare verso mezzanotte. Dal ventitreesimo piano dell’Azimut la vista è mozzafiato:
Capitolo 2: Gita fuori porta nello Yamal
La sveglia suona brutale alle quattro, e alle quattro e mezza sono già di nuovo giù per sincerarmi che sia tutto pronto per il transfer per l’aeroporto. Oggi, infatti, faremo una gita in giornata con un volo charter di Gazprom Avia verso il sito di Bovanenkovo, a tre ore di volo da Mosca.
Miracolosamente, tutti i partecipanti arrivano in tempo e possiamo partire verso l’aeroporto di Mosca Vnukovo. Il sole è già sorto da quasi due ore e posso fare un po’ di sightseeing dal pullman.
Ecco l’università statale di Mosca.
All’ingresso di Vnukovo campeggia questo bellissimo Tupolev Tu-104B.
L’aerostazione è ampia e moderna.
Tutto pronto per il check-in ai banchi 114 e 115. Sono fra i primi in fila e ricevo in breve tempo la mia carta d’imbarco con il posto 16F, al finestrino, come avevo chiesto. Tutto contento, torno verso i miei colleghi prima di sentirmi chiamare dall’addetto al check-in, che è venuto a cercarmi e mi prega di tornare al banco. Afferma di avermi dato il posto sbagliato, chiede di restituirgli la carta d’imbarco e la strappa. Un po’ sorpreso, temo già il peggio (un posto lato corridoio o, peggio, centrale), ma lo stupore è ancora più grande quando mi ritrovo in mano una carta d’imbarco per il posto 5A. Business class. Continuo a non capire, ma non faccio domande e me lo tengo stretto.
Segue una corsa al cardiopalma per i controlli, avendo dovuto aspettare un ritardatario residente a Mosca che arriva un minuto prima della chiusura del check-in, e mi imbarco per penultimo al gate 8.
Data la numerosità del gruppo, mi era già stato anticipato che avremmo volato con uno dei 737-700 di Gazprom Avia, nello specifico RA-73004, in forze alla fu Jet Airways fino al dicembre 2007.
VKO-Bovanenkovo
4G9603
07:00 LT - 12:00 LT (ATD 07:05 – ATA 12:15)
LF: J 20/20, Y 68/102
Boeing 737-76N | MSN: 28635 | LN: 734 | First flight: 05/12/2000
RA-73004
Seat 5A
I diciotto anni dell’aereo, a bordo, si vedono tutti, ma in compenso i sedili sono morbidi e comodissimi.
Amenity kit.
Safety card.
Stacchiamo puntualissimi alle sette in punto e dopo pochi minuti decolliamo, credo dalla pista 24, passando accanto a un po’ di fauna locale governativa.
Ilyushin Il-96-300.
Tupolev Tu-204-100 e -300 (credo).
L’equipaggio passa con la solita hot towel che lascia i pelucchi sulle mani, proprio come me la ricordavo due anni fa, e poi è la volta di tovaglia e tovagliolo in cotone inamidato, con un primo giro di bevande – tutte rigorosamente analcoliche. Nei siti di produzione di gas l’alcol è bandito, e tale divieto sembra estendersi anche ai voli da e per gli stessi, compreso il nostro.
Sempre come due anni fa (vedere il mio vecchio TR per credere), il vassoio è di dimensioni disumane, tanto che non so dove appoggiare le posate. Se non altro, stavolta è discretamente commestibile, e il pasto caldo è effettivamente caldo, non tiepido.
Fuori sorvoliamo zone scarsamente popolate.
Dopo un paio d’ore di volo il paesaggio si fa notevolmente più… siberiano.
Curiose queste formazioni nuvolose.
Inizia la discesa e in breve tempo siamo in corto finale per Bovanenkovo. Secondo il comandante, il tempo è buono, con una temperatura di circa -4°C, sole e poco vento.
Atterriamo alle 12:15 locali, 10:15 ora di Mosca, in quello che è a tutti gli effetti un aeroporto privato della Gazprom, essendo stato costruito unicamente per consentire gli spostamenti da e per il sito di Bovanenkovo.
Adoro questi aeroporti in mezzo al nulla, tanto più se intorno a noi c’è solo una distesa di neve.
In fondo alla scaletta ci attendono i capoccia del sito, che ci stringono la mano uno a uno in segno di benvenuto prima di salire con noi sul bus interpista.
AC è arrivata anche qui!
In fondo al piazzale vedo due Mil Mi-8 della Gazprom Avia. Stavolta non avrò il piacere di volarci: dato il poco tempo a disposizione, diamo la priorità alle troupe televisive per le loro riprese.
A terra c’è già un SSJ di Gazprom Avia e ne atterra un altro subito dopo di noi.
La piccola area di riconsegna bagagli.
Non c’è tempo da perdere: fuori ci attendono già gli speciali mezzi stile Spetsavtotrans, una via di mezzo fra un bus e un fuoristrada, indispensabili per muoversi in sicurezza su strade non sempre asfaltate. Visiteremo il sito in sette gruppi, ciascuno con due rappresentanti della Gazprom Dobycha Nadym a fare da cicerone per l’intera durata della visita, oltre naturalmente a un interprete.
Cominciamo il tour in questo luogo remoto.
Continua…

La signora è la vedova di Vadim Bovanenko, un pioniere dello studio sistematico delle risorse del sottosuolo del distretto autonomo di Yamal-Nenets che ha contribuito in maniera determinante alla nascita della provincia del petrolio e del gas della Siberia occidentale. Sotto la sua guida furono scoperti i giacimenti Tazovskoye, Novoportovskoye, Gubkinskoye e Zapolyarnoye, e venne spianata la strada per l’esplorazione del giacimento di Urengoy, il più grande al mondo. Quest’ultimo potrebbe suonare familiare a qualche forumista, essendo stato oggetto di un mio report due anni fa: LINK.
Bovanenko morì a soli 38 anni dopo aver contratto una malattia tropicale, forse la malaria, nel 1968. Tre anni dopo, i suoi colleghi scoprirono un gigantesco giacimento di gas con riserve oggi stimate in 4.900 miliardi di metri cubi: in onore del collega scomparso, il sito venne battezzato Bovanenkovo.
Durante l'era sovietica, i tentativi di sviluppo del giacimento di Bovanenkovo si rivelarono fallimentari a causa dell'avvento della Perestroika e della difficile situazione economica prevalente nel Paese. Gazprom ha iniziato le operazioni di costruzione nel 2008, e nel 2012 iniziò finalmente la produzione di gas: Silva Leonidovna presenziò all’inaugurazione come ospite d’onore.
È proprio qui, nel più moderno sito di produzione di gas della Gazprom, che mi porterà questa nuova avventura in Russia. A differenza dell’ultima volta saranno tre giorni di duro lavoro dai ritmi serratissimi, trattandosi di un viaggio per la stampa con più di cinquanta giornalisti da tutta Europa, una decina di esperti e rappresentanti di varie aziende del settore, per un totale di ottantotto persone sotto la guida del sottoscritto e un paio di colleghi del team del mio cliente.
Cominciamo.
Capitolo 1: Моего чемодана нет!
Due mesi e mezzo di preparativi, numerosi grattacapi e altrettanto numerosi capelli bianchi in più sono finalmente giunti a termine. È il primo weekend veramente soleggiato a Berlino da diverse settimane a questa parte, e ovviamente devo partire.
Un po’ per curiosità, un po’ per evitare Schönefeld, all’andata decido di prendere la MIAT Mongolian Airlines, che opera due volte alla settimana la Berlino-Mosca-Ulan Bator, con la prima tratta prenotabile in quinta libertà (giusto?).
A Tegel c’è una discreta folla, compresi i banchi di accettazione per il mio volo. Interessante la varietà di bagagli da stiva e a mano: da valigie di varia dimensione e fattura a cassette di fiori freschi, quest’ultime apparentemente di proprietà di un equipaggio MIAT in volo fuori servizio. In generale ho la sensazione che ci sia un discreto numero di crew e “amici di”, che porteranno il riempimento della cabina di business al 100%. Persino lo sveglio addetto al check-in dei banchi di economy, che mi fa passare avanti, mi chiede se io sia un membro dell’equipaggio. Gli rispondo di no e comincia a spiegarmi che avevo sbagliato fila, ma in realtà mi ero correttamente messo in attesa per il banco dedicato alla business… boh.
Ottengo velocemente la carta d’imbarco e mi dirigo alla lounge. I passeggeri MIAT a Tegel possono usufruire della saletta British Airways, posta in zona landside al terminal A: l’offerta di bevande e cibo è desolante, l’ambiente senza infamia e senza lode. Come direbbe qualcuno in francese, comunque, ”meglio di un calcio in culo”…





Puntuale alle 13:35 atterra il nostro 737-800, marche JU-1015, uno di tre macchine di questo tipo nella flotta MIAT. Ogni tanto si vede da queste parti anche uno dei loro 767-300, mentre il 737-8 MAX, com’è ovvio, è ancora a terra.


Con calma passo i controlli per i gate A12/A13 e aspetto. L’imbarco comincia senza particolari annunci, né tantomeno viene fatta rispettare alcuna eventuale priorità. Poco male, ci sarà sicuramente spazio nella cappelliera per il mio bagaglio.

TXL-SVO
OM136
14:55 LT - 18:20 LT (ATD 15:20 – ATA 18:45)
LF: J 12/12, Y ?/162
Boeing 737-8SH | MSN: 41318 | LN: 4902 | First flight: 26/04/2014
JU-1015, named “Guyug Khaan”
Seat 2A
La cabina si presenta bene: comodi i sedili e sempre gradevole lo Sky Interior. Buono lo spazio per le gambe.



Diamo un’occhiata a cosa c’è nella tasca del sedile davanti.
Safety card:

Rivista di bordo più Forbes e un altro business magazine, rigorosamente in mongolo.

Delle cuffie simil-noise cancelling, di qualità non superlativa ma comunque molto gradite.


L’IFE è di buona qualità seppur carente in termini di contenuti. Conto in tutto dodici film in inglese, il resto (sotto la categoria “classici” ) sembra una rassegna del cinema mongolo d’essai degli anni ’70. Apprezzabile, invece, la piccola sezione dedicata alla storia della compagnia. Un aspetto negativo dello schermo in sé è che non se ne può cambiare l’angolazione nel momento in cui la persona di fronte reclina lo schienale.


Prima del decollo viene servito un piccolo drink, a scelta acqua o succo d’arancia.

Stacchiamo e decolliamo con circa venticinque minuti di ritardo, di cui non recupereremo nemmeno un secondo. Sul piazzale nord si vede l’A321 della Flugbereitschaft, poi partito in ritardo a causa di un guasto tecnico con a bordo il ministro degli affari esteri.


La pareidolia o illusione pareidolitica (dal greco εἴδωλον èidōlon, "immagine", col prefisso παρά parà, "vicino") è l'illusione subcosciente che tende a ricondurre a forme note oggetti o profili (naturali o artificiali) dalla forma casuale. (da leggersi sulle note dell’Aria sulla quarta coda di Bach). Questo dice Wikipedia, e adesso ho imparato che la tendenza a riconoscere forme nelle nuvole ha un nome. Sia come sia, a me qui sembra di vedere un orso.

Viene distribuita una hot towel in tessuto, servita da un elegante cestino di vimini come se fosse del pane. Subito dopo, mezz’ora dopo il decollo, comincia il servizio di bordo.
Aperitivo con noccioline (in bustina e non tiepide, ahi ahi) e birra russa Zhiguli, courtesy of Aeroflot.


Segue poco dopo il pasto, per fortuna nulla di troppo pesante. Mangio giusto le due fettine di tacchino (?) e il pezzettino di melone.

Posate profetiche?

Le destinazioni sulla tovaglietta corrispondono al mio itinerario.

Al confine fra la Lituania e la Bielorussia.


Ormai manca poco.

La sterminata distesa di palazzoni di Mosca.

SVO con a sinistra il nuovo complesso dei terminal B e C, dedicati ai voli nazionali e una volta noti come Sheremetyevo-1. Sulla destra, invece, il vecchio Sheremetyevo-2, ora terminal F, e i nuovi terminal D ed E.

Questo dovrebbe essere un Sapsan, ovvero il treno ad alta velocità in servizio fra Mosca e San Pietroburgo.

Fauna locale.


Una volta parcheggiati al terminal F, raccolgo i miei averi e corro verso il controllo passaporti, che è esattamente l’opposto rispetto alla mia ultima esperienza a SVO nel medesimo terminal, più di dieci anni fa. Ricordo gli occhi glaciali dell’agente, compreso il trucco e parrucco modello “Novosibirsk 1975”, e i sudori freddi mentre lo sguardo passava ripetutamente dal passaporto alla mia faccia e viceversa.
Stavolta, invece, la simpatica agente mi guarda solo una volta, controlla il visto con la lente d’ingrandimento e poi mi saluta con un abbozzo di sorriso. Il tutto dura circa due minuti, compresa l'attesa in fila.
Ora non resta che recuperare la valigia prima di incontrare i colleghi nella zona arrivi. Passa più di mezz’ora prima che il nastro cominci a muoversi, e in pochi minuti tutte e quindici le persone scese a Mosca tornano in possesso dei propri bagagli.

Beh, quasi tutte. Il titolo di questo capitolo, se ve lo foste chiesti, si legge più o meno “maievó cimadàna nyet” e vuol dire “la mia valigia non c'è”. Ecco, non mi pareva carino riportare testualmente gli zooteologismi che ho pronunciato nel momento in cui mi sono reso conto che la mia valigia non sarebbe mai arrivata.
In un altro, incredibile momento di premurosa assistenza, l’addetta al lost and found mi vede un po’ incredulo e prepara subito la pratica per il PIR. Scoprirò l’indomani, chiamando il numero fornitomi, che la valigia è rimasta a bordo ed è finita a Ulan Bator, e non ritornerà a Mosca prima di mercoledì, cioè il giorno del mio rientro a Berlino. Speriamo bene…
Ringrazio la mia lungimiranza, che mi porta ad avere sempre almeno un cambio nonché il mio nécessaire nel bagaglio a mano, per non parlare di tutti i documenti e le liste che mi serviranno per il viaggio stampa nei prossimi due giorni.
Raggiungo i colleghi e dopo un’oretta sono nella mia stanza nell’hotel Azimut Smolenskaya, di fronte al ministero degli affari esteri. L’albergo è senza infamia e senza lode, la posizione però è molto comoda, a pochi minuti a piedi dalle fermate della metro di Smolenskaya e Kievskaya.

Ceniamo nella superturistica via Arbat e facciamo una passeggiata fino alla Piazza Rossa prima di rientrare in albergo.



Dopo uno shopping d'emergenza, passo l’intera giornata di lunedì a preparare la conferenza stampa per i giornalisti che parteciperanno al viaggio e l’annessa cena, il che vuol dire che finisco di lavorare verso mezzanotte. Dal ventitreesimo piano dell’Azimut la vista è mozzafiato:


Capitolo 2: Gita fuori porta nello Yamal
La sveglia suona brutale alle quattro, e alle quattro e mezza sono già di nuovo giù per sincerarmi che sia tutto pronto per il transfer per l’aeroporto. Oggi, infatti, faremo una gita in giornata con un volo charter di Gazprom Avia verso il sito di Bovanenkovo, a tre ore di volo da Mosca.
Miracolosamente, tutti i partecipanti arrivano in tempo e possiamo partire verso l’aeroporto di Mosca Vnukovo. Il sole è già sorto da quasi due ore e posso fare un po’ di sightseeing dal pullman.
Ecco l’università statale di Mosca.

All’ingresso di Vnukovo campeggia questo bellissimo Tupolev Tu-104B.

L’aerostazione è ampia e moderna.


Tutto pronto per il check-in ai banchi 114 e 115. Sono fra i primi in fila e ricevo in breve tempo la mia carta d’imbarco con il posto 16F, al finestrino, come avevo chiesto. Tutto contento, torno verso i miei colleghi prima di sentirmi chiamare dall’addetto al check-in, che è venuto a cercarmi e mi prega di tornare al banco. Afferma di avermi dato il posto sbagliato, chiede di restituirgli la carta d’imbarco e la strappa. Un po’ sorpreso, temo già il peggio (un posto lato corridoio o, peggio, centrale), ma lo stupore è ancora più grande quando mi ritrovo in mano una carta d’imbarco per il posto 5A. Business class. Continuo a non capire, ma non faccio domande e me lo tengo stretto.



Segue una corsa al cardiopalma per i controlli, avendo dovuto aspettare un ritardatario residente a Mosca che arriva un minuto prima della chiusura del check-in, e mi imbarco per penultimo al gate 8.

Data la numerosità del gruppo, mi era già stato anticipato che avremmo volato con uno dei 737-700 di Gazprom Avia, nello specifico RA-73004, in forze alla fu Jet Airways fino al dicembre 2007.

VKO-Bovanenkovo
4G9603
07:00 LT - 12:00 LT (ATD 07:05 – ATA 12:15)
LF: J 20/20, Y 68/102
Boeing 737-76N | MSN: 28635 | LN: 734 | First flight: 05/12/2000
RA-73004
Seat 5A
I diciotto anni dell’aereo, a bordo, si vedono tutti, ma in compenso i sedili sono morbidi e comodissimi.


Amenity kit.

Safety card.



Stacchiamo puntualissimi alle sette in punto e dopo pochi minuti decolliamo, credo dalla pista 24, passando accanto a un po’ di fauna locale governativa.
Ilyushin Il-96-300.

Tupolev Tu-204-100 e -300 (credo).



L’equipaggio passa con la solita hot towel che lascia i pelucchi sulle mani, proprio come me la ricordavo due anni fa, e poi è la volta di tovaglia e tovagliolo in cotone inamidato, con un primo giro di bevande – tutte rigorosamente analcoliche. Nei siti di produzione di gas l’alcol è bandito, e tale divieto sembra estendersi anche ai voli da e per gli stessi, compreso il nostro.

Sempre come due anni fa (vedere il mio vecchio TR per credere), il vassoio è di dimensioni disumane, tanto che non so dove appoggiare le posate. Se non altro, stavolta è discretamente commestibile, e il pasto caldo è effettivamente caldo, non tiepido.


Fuori sorvoliamo zone scarsamente popolate.


Dopo un paio d’ore di volo il paesaggio si fa notevolmente più… siberiano.





Curiose queste formazioni nuvolose.

Inizia la discesa e in breve tempo siamo in corto finale per Bovanenkovo. Secondo il comandante, il tempo è buono, con una temperatura di circa -4°C, sole e poco vento.


Atterriamo alle 12:15 locali, 10:15 ora di Mosca, in quello che è a tutti gli effetti un aeroporto privato della Gazprom, essendo stato costruito unicamente per consentire gli spostamenti da e per il sito di Bovanenkovo.


Adoro questi aeroporti in mezzo al nulla, tanto più se intorno a noi c’è solo una distesa di neve.

In fondo alla scaletta ci attendono i capoccia del sito, che ci stringono la mano uno a uno in segno di benvenuto prima di salire con noi sul bus interpista.



AC è arrivata anche qui!


In fondo al piazzale vedo due Mil Mi-8 della Gazprom Avia. Stavolta non avrò il piacere di volarci: dato il poco tempo a disposizione, diamo la priorità alle troupe televisive per le loro riprese.

A terra c’è già un SSJ di Gazprom Avia e ne atterra un altro subito dopo di noi.

La piccola area di riconsegna bagagli.

Non c’è tempo da perdere: fuori ci attendono già gli speciali mezzi stile Spetsavtotrans, una via di mezzo fra un bus e un fuoristrada, indispensabili per muoversi in sicurezza su strade non sempre asfaltate. Visiteremo il sito in sette gruppi, ciascuno con due rappresentanti della Gazprom Dobycha Nadym a fare da cicerone per l’intera durata della visita, oltre naturalmente a un interprete.

Cominciamo il tour in questo luogo remoto.

Continua…
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