“Approfitto” del virus che mi tiene a letto da inizio settimana per tentare di fare pace con Photosecchio, come lo chiama Sokol, e provare a scrivere il mio primo pseudoTR.
Mi scuso innanzitutto per la scarsa qualità delle foto e per il fatto che il Trip sia di infima e raffazzonata qualità: proprio per questo, e anche in relazione al fatto che la parte OT è decisamente abbondante, avevo seri dubbi se postarlo nell'area TR, in mezzo a tanti mostri sacri, ma gli amici dell'area Associazione dicono che può interessare, nel caso prendetevela con loro...!
Allora, partiamo dalle origini del giro.
E' marzo e sono in attesa degli esiti dello scritto dell'esame di abilitazione professionale per giugno, se tutto va bene avrei l'orale tra settembre e dicembre.
Se lo scritto invece non andrà bene a dicembre sarei di nuovo impegnato nel massacrante tour de force di tre giorni al gelo del Pala Madza.
Decido che comunque vada sarà necessario festeggiare, e soprattutto per riuscire a mantenere un buon equilibrio psichico mi sarebbe comoda una prospettiva piacevole da tenere come sfondo in questi lunghi e incerti mesi.
La lettura del meraviglioso TR di Replay (che ringrazio vivamente per spunto iniziale e consigli successivi) mi dà l'idea (peraltro la cultura giapponese mi ha sempre affascinato) e in poche ore, d'impeto, prenoto per me e la fidanzata un bel GOA-FCO-KIX con ritorno NRT-FCO-GOA con partenza il 31 Dicembre e ritorno il 9 Gennaio, ovviamente tutto AZ e tutto in Y.
Questo il routing inizialmente previsto:
Genova, C.Colombo
Roma, Fiumicino
31-Dic-2010
10:55
31-Dic-2010
12:00
AZ1384
Roma, Fiumicino
Osaka, Kansai
31-Dic-2010
15:00
01-Gen-2011
11:05
AZ792
Tokyo, Narita
Roma, Fiumicino
09-Gen-2011
10:20
09-Gen-2011
15:00
AZ783
Roma, Fiumicino
Genova, C.Colombo
09-Gen-2011
17:45
09-Gen-2011
18:50
AZ1391
Saremo quindi in volo la notte di capodanno, e niente mi potrebbe fare più piacere avendo in profonda antipatia veglione, botti, annessi e connessi.
Tra l'altro la partenza proprio il 31 mi permette di risparmiare anche un paio di centinaia di Euro, evidentemente i più la pensano in maniera diametralmente differente rispetto a me.
Meglio così!
Nei mesi successivi il viaggio prende forma: decidiamo di passare direttamente da KIX a Kyoto, trascorrere lì 3 notti, muoverci verso Tokyo tramite Shinkansen e trascorrere lì le seguenti 5 notti.
Per gli alberghi mi affido all'inossidabile accoppiata Booking.com + Tripadvisor che non mi ha mai tradito, e opto a Kyoto per il Kyoto Tower Hotel, di fronte alla stazione, e a Tokyo per il Rose Garden Shinjuku Hotel, a pochi passi da quella che si rivelerà la mostruosa stazione di Shinjuku.
Intorno al mese di settembre Alitalia mi contatta tramite call center per informarmi che il volo da GOA a FCO delle 10.55 è stato cancellato e mi propone lo spostamento su quello delle 11.55 con arrivo alle 13: avrei un buon paio d'ore di transito a FCO, ma considerando il periodo chiedo di partire invece con il volo delle 8.20, assecondando la mia persistente paranoia di perdite bagagli, cancellazione volo e via dicendo.
La sosta lunga a FCO peraltro non mi spaventa affatto, anzi gironzolare un po' per il Leonardo da Vinci, come per ogni altro aeroporto piccolo o grande che sia, mi fa sempre piacere.
Una piccola ritoccatina nell'orario di partenza da NRT, sempre comunicatami con tempestività dal call center AZ (il cui personale ho trovato gentilissimo, pur non avendo alcuno status), e questo è il routing definitivo:
Genoa - C.Colombo
Roma - L. Da Vinci-Fiumicino
31 December - 08.20
31 December - 09.25
AZ1388
Roma - L. Da Vinci-Fiumicino
Osaka - Kansai Int
31 December - 15.15
01 January - 11.20
AZ0792
Tokyo - Narita
Roma - L. Da Vinci-Fiumicino
09 January - 10.00
09 January - 14.45
AZ0783
Roma - L. Da Vinci-Fiumicino
Genoa - C.Colombo
09 January - 17.45
09 January - 18.50
AZ1391
Finalmente arriva il momento della partenza, e soprattutto la conclusione di un anno per me particolarmente complicato, ma che mi regala la grande soddisfazione di veder superato l'esame di stato e di potermi godermi il viaggio premio che, contro ogni scaramanzia, mi ero regalato già mesi prima.
Arriviamo accompagnati al Colombo che sono le sette dell'ultimo giorno del'anno, a quell'ora il traffico è per fortuna inesistente.
L'aeroporto si presenta decisamente affollato per gli standard di GOA, sono aperti i banchi di IB, AF e LH per l'ondata di feeder del mattino verso gli HUB di Madrid, Parigi e Monaco, affollati per metà da Genovesi in partenza e per metà da stranieri di ritorno a casa, oltre alla solita cospicua quota di traffico etnico verso il Sud America via MAD.
Anche i banchi AZ sono in piena attività e dopo una po' di coda, causata in particolare dalla scarsa preparazione (mi spiace dirlo) del personale ai banchi riusciamo a checkinarci.
La cosa più curiosa era che nessuno di chi era al check in Alitalia pareva sapere quanti colli si potessero imbarcare a seconda dei differenti status, una valigia e testa e stop per tutti!!
Ovvie rimostranze e ovvio rallentamento generale.
Ecco uno dei due voli AZ ai finger pronti a partire per FCO a breve distanza.
Noi partiamo con un 320 nuovo di pacca, consegnato a Gennaio, immatricolato EI-EIA e dedicato a Elsa Morante.
Imbarco tramite finger, mezzo in perfette condizioni, equipaggio molto cortese e disponibile, PTV funzionanti solo per la safety, volo tranquillo.
LF medio\scarso, quasi tutti transiti.
Apprezzo i nuovi biscotti al cocco impacchettati con il marchio AZ, devo dire molto molto buoni.
Alcuni scatti in volo.
Atterriamo in una uggiosa Fiumicino e dopo un breve taxi veniamo sbarcati ai remoti via Cobus.
Il mezzo più interessante che vediamo a terra, e che per me è una prima assoluta, è questo charter Israeliano.
Al controllo passaporti non c'è praticamente nessuno in coda, anche perchè lo stesso si limita a una svagata occhiata al nome, senza ovviamente il benchè minimo interesse per la marca. Mi chiedo: ma non dovrebbe essere annullata?
Non mi dilungo oltre su FCO dato che lo conoscete tutti certo meglio di me e mi limito a questa foto del bestione EK pronto a partire per Dubai (superfull).
Inizia la processione dei tripli AZ in partenza un po' per tutto il network di lungo, partono in particolare da due gate affiancati sia il NRT che il nostro KIX.
I passeggeri del nostro volo si riveleranno essere per la quasi totalità Nipponici, direi che di Europei siamo 4 o 5 italiani e una famiglia Francese.
Meglio, visto che il livello di civiltà e silenzio a bordo è stato incredibile per tutto il volo, nonostante le due cabine di Y piene a tappo (J vuotina).
AV Giapponese in affiancamento del personale di bordo Italiano, tutti molto gentili, direi specularmente rispetto alla cortesia dei pax (sarò andato in bagno 4 o cinque volte e non ho mai trovato uno spruzzo d'acqua in giro, incredibile, anche se dovrebbe essere sempre così).
Intuisco la vena paranoico\ipocondriaca dei Giapponesi dal fatto che una buona metà indossa sia all'imbarco che in volo, costantemente, la mascherina antimicrobi.
Si vola con I-DISE Portofino, e si crea una tripla coincidenza: Ligure in volo su Portofino verso un aeroporto progettato da un Genovese (Piano)!
L'aereo è in buone condizioni generali, pulito, niente scotch o simili, PTV sempre funzionante e con una buona offerta di film, oltre a una consistente offerta dedicata ai pax Giapponesi.
L'airshow è invece un po' obsoleto, ma ci si accontenta.
Peccato non sia prevista la distribuzione di quotidiani, anche se ero già ben rifornito.
Abbiamo i posti preselezionati al momento della prenotazione, un 34 L e 34 K, un po' fastidiosa la scatola del PTV tra le gambe.
Qui appena partiti.
Passaggio con carrello bevande e salatini e in un attimo siamo sui Balcani.
Sarajevo?
Il comandante annuncia la mezzanotte in Giappone, breve e composto applauso a bordo.
Inizia intanto il servizio cena.
Premetto che sono di larghe vedute, nel senso che sebbene adori mangiare (e bere) bene, all'occorrenza so essere decisamente onnivoro e difficilmente mi tiro indietro.
In questo caso comunque la cena era decisamente valida e gradevole.
Evidentemente, ma non credo sia nemmeno il caso di dirlo, il mio giudizio è parametrato a cosa ci possa aspettare da una Y e a una ponderazione con quello che si mangia in altre eco.
La scelta è tra cena Italiana e Giapponese, per non far torto a nessuno e provare entrambe facciamo una e una.
Ai nostri amici Giapponesi, dai quali siamo discretamente accerchiati, piacerà tanto la loro cucina, ma il 90 % chiede lasagne!
Questo il vassoio Giapponese, pollo e riso oltre salmone crudo e verdure, buono.
Questo invece quello Italiano, come dicevo lasagne e crudo con parmigiano, tutto veramente gradevole.
Una nota positiva in particolare per il pane, croccante e per niente gommoso come altre volte mi era capitato.
Spazzoliamo tutto.
Nota, invece, tragica del catering AZ il vino.
Sia ben chiaro che non mi aspetto certo in economy chissà quali bottiglie, ma un qualcosa di potabile sì.
Il “rosso” scelto per conciliarmi il sonno era invece una sintesi perfetta tra il veleno e la morte (con annesso mal di testa).
Meglio direttamente non offrirlo proprio, a mio parere.
Il viaggio passa lentamente, credo a un certo punto di essere l'unico passeggero che è sveglio in tutta la cabina.
Equipaggio molto solerte, passa un'infinità di volte durante la notte in cabina con vassoi di bevande, nel galley di coda è allestito un piccolo open bar con succhi, soft drinks e i meravigliosi biscottini al cocco con gli altrettanto buoni taralli.
Qui siamo nelle lande Russe.
Non riuscendo a dormire nemmeno un minuto devo dire che il viaggio è stato veramente lungo.
Provo a vedere Benvenuti al sud, ma smetto dopo una mezz'ora, direi che l'omologo francese era mille volte meglio.
Passo al sempre grande Clint Eastwood con l'ottimo Mystic River.
Inizia ad albeggiare.
Siamo in Cina.
Il percorso prevede un passaggio sopra Pechino, poi Seul e entrata in Giappone.
Rimango allibito dalle autostrade e ferrovie che tagliano il nulla, e dalle zone industriali che circondano Pechino.
Viene intanto servita la colazione, buona anch'essa.
Sia con la cena che con la colazione è prevista anche l'opzione the Giapponese, devo dire che AZ ha un'ottima attitudine verso la clientela Nipponica che immagino di questi tempi costituisca un'ottima risorsa per la compagnia.
Equipaggio super cordiale e disponibile (a differenza di quello del ritorno, così così) con gli AV che passano a fare gli auguri di buon anno a tutti i passeggeri italiani, uno a uno. Non che ci volesse molto dato il numero, ma comunque un bel gesto di attenzione.
Atterriamo a Kansai dopo uno splendido approccio, sembra letteralmente di toccare in acqua!
Purtroppo non ho tempo (e forza) di visitare KIX, sarà per un'altra volta!
Immigrazione speditissima con scanner per il controllo della temperatura corporea, bagagli sul nastro in una decina di minuti dallo sblocco delle porte.
Ci fiondiamo a prendere il JR Express train per Kyoto, da viaggiatore fai da te previdente avevo già stampato i dati del treno e l'approccio con la giungla dei trasporti pubblici Giapponesi si è rivelata decisamente soft.
Il viaggio dura un'oretta scarsa, su di un treno perfetto.
Impressionante la cura per la pulizia, appena arrivato alla stazione del terminal, in orario al secondo, tutte le porte del convoglio sono state bloccate ed è salita una squadra di una decina di persone a pulire tutto il treno in cinque minuti, con tanto di passaggio di vapore per sterilizzare.
Fatto ciò un dispositivo automatico ha fatto girare nel giusto senso di marcia tutti i sedili e a quel punto è stato dato il via per l'accesso a bordo.
Nell'attesa entriamo in contatto con le onnipresenti macchinette automatiche Giapponesi, una loro vera fissa, che distribuiscono sia bevande fredde che bevande calde, tutte già in lattina.
Partenza in orario perfetto e controllore donna in guanti bianchi che saluta con un inchino i passeggeri uno a uno, con l'immancabile “irassyaimase” (benvenuto) che ci avrebbe accompagnato dappertutto per dieci giorni.
Entriamo nella bellissima e moderna stazione di Kyoto che si è fatta circa l'una di pomeriggio, sarebbero le cinque di mattina da noi, ma non sento la stanchezza.
Alloggiamo come dicevo al Kyoto Tower Hotel, tariffa decisamente vantaggiosa a circa 120 Euro a notte, posizione ottimale, proprio di fronte alla stazione e al capolinea dei bus per girare i dintorni, e per raggiungere la maggior parte dei templi che si trova un po' fuori dalla città.
Camera, piccola ma ok.
Kimono a disposizione per la notte.
E vista sulla stazione.
Dopo una doccia rigenerante siamo fuori.
C'è neve tutto intorno, ma non è freddissimo, siamo intorno ai 5 gradi, la sera verrà invece molto freddo.
Raggiungiamo a piedi il primo tempio Honganji a pochi passi dall'hotel.
Raggiungiamo poi la zona centrale di Gion, c'è un casino pazzesco, mai visto.
E' difficile anche riuscire a camminare, impossibile cambiare invece direzione di marcia, si segue praticamente un fiume di gente che ci conduce a una specie di sagra di festeggiamento per l'inizio dell'anno al tempio di Kennin-ji.
Prendiamo contatto con l'idea di spiritualità Giapponese, improntata a un grande rispetto per la tradizione e connotata da un'accentuata attenzione per gesti e rituali.
In particolare i visitatori dei templi (una moltitudine infinita nel periodo di inizio anno) hanno come usanza propiziatoria quella di battere le mani, suonare campane e bagnarsi mani e capo con acqua prelevata da fontane particolari, oltre all'acquisto di amuleti assortiti.
Mi scuso profondamente per la mia generalizzazione, che non fa nemmeno la basilare distinzione tra Buddisti e Shintoisti, ma si basa solamente su di una brutale osservazione priva di alcun retroterra culturale o studio.
Prendetela così com'è, lascio l'elaborazione a voi.
In questa sorta di fiera proviamo un po' di street food, decisamente deludente.
Tamagoyaki (frittata con cavolo).
In particolare queste polpette col polpo (takoyaki) sono qualcosa di terribile (e ho già specificato di essere tendenzialmente onnivoro).
Si fanno le 19 e torniamo in zona stazione, vinti dalla stanchezza e soprattutto dal freddo che inizia a farsi sentire.
Capiamo subito che i locali mangiano molto presto, e decidiamo di andare a cercare qualcosa proprio nei due grandi centri commerciali dentro la stazione, l'Isetan e il Porta, che hanno decine di ristoranti al loro interno.
Mangiamo una zuppa di vedura e maiale con soba, tagliolini che venivano fatti a mano davanti ai clienti, con dentro gambero fritto, delizioso.
In accompagnamento, immancabile birretta e sempre presente riso.
A questo punto, stanchi ma felici come si direbbe in un tema di terza elementare, ce ne andiamo a nanna che non sono nemmeno le nove di sera.
Da domani si farà sul serio, il programma di visita è necessariamente molto denso.
La prima sveglia in terra Giapponese suona presto, sono le 7 e ci mettiamo subito in moto.
Questa la vista dalla camera di prima mattina, è domenica è non c'è praticamente nessuno in giro a quest'ora.
La giornata prevede la visita alla zona di Higashyama, il distretto più ricco di storia della città con i suoi molteplici templi.
Si trova abbastanza vicino rispetto alla zona della stazione ed è comodamente raggiungibile in pochi minuti di bus.
Proprio la rete di bus è il metodo migliore per girare la città, la metro è solo a livello embrionale con due linee che servono più che altro a portare gli abitanti della conurbazione (immensa) in città.
L'abbonamento giornaliero non costa molto ed è necessario, posto che la città è molto estesa e non è possibile girarla a piedi.
Ma prima di lanciarci è d'obbligo una sosta dallo Starbucks sotto casa.
Prezzi ancora più cari del solito, ma diverrà comunque tappa fissa.
Va bene il cibo locale, ma al mattino non toglietemi caffelatte e “selezione di lieviti”!
Appena scesi dal bus capiamo sempre di più che il periodo delle feste di inizio anno è quello dedicato alla visita dei templi.
Una fiumana di gente riempie le strade e noi ci fermiamo subito a esplorare un piccolo tempio (ce n'è una quantità incredibile, quelli maggiori segnalati dalla Lonely non sono che una piccola frazione di quelli che si incontrano andando in giro).
Chiedo scusa per il look da ladro, era veramente freddo!
Salendo lungo la Via della Teiera si incontra una moltitudine di negozietti, un po' di cianfrusaglie, un po' di cose strane da mangiare, in particolare dolci zuccherosissimi.
In ogni posto dove si entra si è praticamente sommersi di irassyaimase e “obbligati” a bere the verde e assaggiare i dolci in vendita.
Devo dire che il the verde, caldo, che bevono i Giapponesi in quantità smodate (è offerto gratuitamente in tutti i ristoranti e in molti negozi di ogni genere), a un primo assaggio non è il masimo, molto amarognolo, ma poi ci si fa la bocca.
Tra l'altro pare sia un potentissimo antiossidante e una delle cause della straordinaria longevità degli abitanti del Sol Levante.
In dolce che va per la maggiore è una specie di crepe ripiena di pasta di fagioli dolce, meglio ad assaggiarsi che a dirsi.
Spopolano poi, anche nei ristoranti, questi pezzettini di verdure sotto aceto, uno dei cardini della cucina Kaisei.
Come dicevo i turisti sono molti, ma nella quasi totalità provenienti dallo stesso Giappone.
A Kyoto gli occidentali sono veramente rari da incontrarsi e anzi sono guardati con curiosità.
E' un mondo tradizionale e abbastanza chiuso, assolutamente niente a che vedere con Tokyo, due mondi a parte e per molti aspetti incomparabili.
Pagoda lungo la strada.
Dirigibile pubblicitario, tutto il giorno in cielo a gironzolare sulla zona.
Arriviamo al Kiyomizudera, che dire...qualcosa di favoloso, incredibile, uno di quei luoghi da vedere una volta nella vita.
Si tratta di un tempio buddista dell'ottavo secolo, completamente in legno.
A differenza di molti altri siti religiosi qui non fanno togliere le scarpe, l'ingresso costa circa cinque euro come un po' dappertutto.
Alcune foto che non rendono minimamente idea della bellezza e della spiritualità che il posto, seppure sovraffollato in quei giorni, trasmette.
Proseguiamo la visita per il quartiere di Higashiyama, e impariamo come qui lo spazio sia prezioso!
Tempio Chionin, altra meraviglia.
Qui ciabattine (di gran club level) d'obbligo.
Pranziamo in una locanda consigliata dalla Lonely, zuppa e tempura, e altri templi, non ricordo il nome di tutti, sempre in zona.
Per cena seguiamo nuovamente i consigli della guida e approdiamo a un ristorante, sempre all'interno del centro commerciale Porta, specializzato nel tonkatsu, ovvero in una versione della cotoletta di maiale.
Piccolo inciso gastronomico.
A differenza di quanto potessi credere in partenza, ovvero che i Giapponesi mangiassero tantissimo pesce e comunque molto magro, in realtà ciò che va per la maggiore è proprio il maiale, possibilmente fritto o se no anche crudo, ma comunque con una caratteristica costante: grassissimo.
Usano infatti una carne che è proprio diversa dalla nostra, ricchissima di striature di grasso, in un taglio che paragonerei alla nostra coppa.
Il cibo è ottimo e torneremo a far visita a Tonkatsu Wako, questo il nome del ristorante e della catena, anche a Tokyo.
Anche ora vedendo le foto mi viene voglia, la carne era di una tenerezza estrema, veramente burro, e gustosissima, si poteva scegliere la maturazione della carne e altre particolarità. [fine della réclame]
Nella ciotoletta chiusa c'era la zuppa di miso, con le vongole.
Immonda a un primo assaggio, sgradevole al secondo, quasi buona infine.
I menù sono sempre stati un po' dappertutto solo in Giapponese, ma sempre corredati da foto se non spesso da riproduzioni in plastica dei piatti, nessuna difficoltà quindi a ordinare.
Livello di inglese generale bassissimo, forse ho trovato un popolo che lo parla (quasi) peggio degli Italiani.
Invogliati dalla vicinanza dell'albergo ci buttiamo subito a dormire, la tappa del secondo giorno sarà la zona di Arashiyama.
Prima di prendere il bus per la zona di Arashiyama, che rimane circa trenta minuti fuori il centro città, passiamo dalla biglietteria JR per fare il biglietto del nostro Shinkansen per Tokyo, per il giorno seguente.
Avevo stampato tutti gli orari a casa (c'è un treno proiettile sulla direttrice suppergiù ogni 4 minuti!) e bello baldanzoso chiediamo 2 reserved seats per il Nozomi train delle 14.05.
Sold out la risposta.
Indico allora il treno dopo, stessa risposta.
Riprovo, e la risposta cambia lievemente.
“All trains are sold out!”
Benissimo!
Scopro però che c'è la possibilità di acquistare un biglietto per le due carrozze che ci sono su ciascun treno non soggette a prenotazione, e così facciamo.
Intuisco che non sarà un viaggio comodo come speravo, e soprattutto mi rendo conto di che traffico immenso ci sia sulla linea Osaka – Tokyo, soprattutto in quei giorni di fine periodo delle vacanze di inizio anno, un treno da 12 carrozze ogni 4 minuti e tutti strapieni!!
LF di tutto rispetto!
Evidentemente quello che avevo intuito, ovvero che la gente si sposta per andare a visitare, a scopi religiosi, i templi a inizio anno è un fenomeno ancora più generalizato di quanto mi potessi aspettare.
Fatti i sudati biglietti, e avuta la certezza di riuscire ad arrivare a Tokyo via ferro (il viaggio con il cosidetto Megabus dura una notte intera, a fronte delle due ore e 40 che ci mette lo Shinkansen), ci muoviamo per la nostra razione giornaliera di templi e giardini.
Abbandoniamo la zona maggiormente urbanizzata e ci addentriamo nelle verdi valli che circondano Kyoto a ovest.
E arriviamo al primo tempio della giornata.
Il tempio Tenryuji è famoso soprattutto per il suo magico giardino, essere lì trasmette un'idea di pace e conciliazione con la natura impossibile da descrivere.
E' una splendida giornata, in dieci giorni abbiamo sempre trovato sole e mai troppo freddo.
La celebre foresta di bambù giganti.
E uno dei tanti stagni di carpe.
Proseguiamo la giornata via bus riguadagnando la zona centrale della città.
E arriviamo al celebre Padiglione d'oro (Kinkakuji).
Dopo la visita ci lanciamo in un improvvido pranzo in uno dei tanti locali dotate di macchinette automatiche all'esterno, la curiosità è forte.
Come spiegava a suo tempo Replay, metti dentro i soldi, scegli quello che vuoi (per fortuna in questo caso con l'agevolazione delle foto descrittive) ed esce il ticket corrispondente che si dà al cameriere che ti porta quanto scelto.
Questo il risultato.
Continuiamo il giro e viene l'ora dei giardini zen di rocce, questo in particolare pare abbia un valore spirituale, nonché artistico, molto rilevante, sinceramente non sono abbastanza zen per capirlo appieno, ma non voglio dubitare abbia un qualche profondo significato.
Un giretto per il mercato alimentare di Nishiki, del quale con tutta sincerità avrei avuto difficoltà a mangiare un buon 70 % della merce esposta.
E piacevole cena di sushi.
Almeno a Kyoto, tra i vari ingredienti, era molto usata la carne di maiale, sia fritta che cruda.
Un'ultima foto in notturna alla stazione, e anche questa giornata finisce.
L'ultimo giorno, prima di portarci a Tokyo nel pomeriggio, decidiamo di visitare un distretto un pelo fuori città, quello di Fushimi con il complesso di templi Inari, la cui iconografia è stata utilizzata in tante foto e guide sul Giappone per la sua peculiarità.
Un breve viaggio di una decina di minuti via treno locale, e di primissima mattina arriviamo al tempio.
La caratteristica del sito è rappresentata dai torii rossi, donati da privati cittadini come offerta votiva (sul retro di ciascuno c'è inciso il nome del donante), che racchiudono un percorso pedonale di circa cinque chilometri che si inerpica su di una montagnola.
Con grande coraggio lo percorriamo tutto, e rimaniamo stupiti dalla moltitudine di gruppi di signori in giacca e cravatta che fanno lo stesso.
Evidentemente questa sorta di “pellegrinaggio” deve avere un significato particolare in correlazione alla fortuna negli affari.
Le casette lungo il canale per raggiungere la stazione.
Inutile raccontare la folla immensa nei dintorni e nella stazione per tornare in centro, addirittura era necessario il senso unico di marcia per i pedoni, regolato da una marea di ausiliari del traffico e, in stazione, da un'infinità di ferrovieri.
Vorrei spendere a proposito due parole sull'amore e il rispetto che i Giapponesi nutrono verso tutto ciò che è pubblico e che in particolare abbia a che fare con i mezzi di trasporto.
Se in India sono sacre le vacche, lì lo sono i treni, i vagoni della metro, le stazioni e su tutto gli addetti a questi servizi.
Autisti e conducenti di bus e treni sono tutti in alta livrèa, tutti indossano guanti bianchi, e sono rispettati al massimo grado possibile.
Trovo tutto ciò veramente ammirevole e invidiabile, avere rispetto per ciò che è di tutti è la massima forma di civiltà intesa nel senso primo di vivere in una cives.
C'è da imparare veramente molto da questo punto di vista.
Tornati in città facciamo un salto sulla sommità della Kyoto Tower, il cui biglietto era offerto gratuitamente a tutti gli ospiti dell'hotel.
Vista dall'alto.
Anche se come avrete visto le camere non erano proprio sale da ballo, per usare un eufemismo, l'albergo in generale era ottimo per spazi comuni e servizi, oltre che per la posizione impareggiabile, e il personale è stato di una squisitezza incredibile.
Credo peraltro che trovare un Giapponese poco disponibile o gentile sia quasi impossibile.
Oltre al fatto che sono cerimoniosi in una maniera quasi esagerata (ero talmente abituato a ricambiare inchini a destra e a manca che arrivati a FCO ne ho fatto uno al poliziotto al controllo passaporti, che figura!!
), è vero il luogo comune per il quale se ti fermi un secondo in strada a controllare una mappa in un secondo hai tre persone a chiederti se hai bisogno di aiuto, purtroppo però imbarcandoti spesso di parole in Giapponese!
Passiamo a prendere le valigie e attraversata la strada siamo in stazione.
Il biglietto che abbiamo non vincola a prendere un treno in particolare, ci mettiamo allora in coda sul binario per salire sulla carrozza n. 12, l'ultima, riservata a chi non ha il posto assegnato a bordo.
Se in UK le code sono quasi sacre, qui lo sono del tutto, e in stazione sono disegnate per terra linee guida per incanalarsi verso l'accesso di ogni singola porta del treno.
Tutti i treni che arrivano sono inesorabilmente pieni a tappo, non solo nessun posto per sedersi, ma la gente è stretta anche in piedi.
Facciamo passare 5 o 6 Nozomi (tanto ne passa, come accennavo, uno ogni 4 minuti) ma vediamo che la solfa non cambia e quindi ci rassegniamo a fare il viaggio in piedi con le valigie in mezzo alle gambe.
Incredibile la velocità alla quale va il treno, non si capisce tra un po' nemmeno cosa scorra fuori dal finestrino.
Monte Fuji da 300 km\h.
Qualcosa meno di tre ore e siamo nella stazione di Tokyo in perfetto orario.
Sotto al marciapiede che vedete nella prossima foto c'era una moltitudine di addetti alle pulizie che aggredivano i treni in arrivo come in una specie di guerra.
C'è talmente attenzione per l'igiene che in tante stazioni si vede un addetto che con uno straccio pulisce il passamano delle scale mobili in continuazione, oltre a persone dotate di mascherina antimicrobi un po' dappertutto, di ogni età.
Continuo a breve con il seguito con OT su Tokyo e ritorno a casa.
Mi scuso per l'infima qualità delle foto e per la loro presentazione rabberciata, ma questo è quanto sono riuscito a fare.
Grazie per la sopportazione della mia logorrea
Mi scuso innanzitutto per la scarsa qualità delle foto e per il fatto che il Trip sia di infima e raffazzonata qualità: proprio per questo, e anche in relazione al fatto che la parte OT è decisamente abbondante, avevo seri dubbi se postarlo nell'area TR, in mezzo a tanti mostri sacri, ma gli amici dell'area Associazione dicono che può interessare, nel caso prendetevela con loro...!

Allora, partiamo dalle origini del giro.
E' marzo e sono in attesa degli esiti dello scritto dell'esame di abilitazione professionale per giugno, se tutto va bene avrei l'orale tra settembre e dicembre.
Se lo scritto invece non andrà bene a dicembre sarei di nuovo impegnato nel massacrante tour de force di tre giorni al gelo del Pala Madza.
Decido che comunque vada sarà necessario festeggiare, e soprattutto per riuscire a mantenere un buon equilibrio psichico mi sarebbe comoda una prospettiva piacevole da tenere come sfondo in questi lunghi e incerti mesi.
La lettura del meraviglioso TR di Replay (che ringrazio vivamente per spunto iniziale e consigli successivi) mi dà l'idea (peraltro la cultura giapponese mi ha sempre affascinato) e in poche ore, d'impeto, prenoto per me e la fidanzata un bel GOA-FCO-KIX con ritorno NRT-FCO-GOA con partenza il 31 Dicembre e ritorno il 9 Gennaio, ovviamente tutto AZ e tutto in Y.
Questo il routing inizialmente previsto:
Genova, C.Colombo
Roma, Fiumicino
31-Dic-2010
10:55
31-Dic-2010
12:00
AZ1384
Roma, Fiumicino
Osaka, Kansai
31-Dic-2010
15:00
01-Gen-2011
11:05
AZ792
Tokyo, Narita
Roma, Fiumicino
09-Gen-2011
10:20
09-Gen-2011
15:00
AZ783
Roma, Fiumicino
Genova, C.Colombo
09-Gen-2011
17:45
09-Gen-2011
18:50
AZ1391
Saremo quindi in volo la notte di capodanno, e niente mi potrebbe fare più piacere avendo in profonda antipatia veglione, botti, annessi e connessi.
Tra l'altro la partenza proprio il 31 mi permette di risparmiare anche un paio di centinaia di Euro, evidentemente i più la pensano in maniera diametralmente differente rispetto a me.
Meglio così!

Nei mesi successivi il viaggio prende forma: decidiamo di passare direttamente da KIX a Kyoto, trascorrere lì 3 notti, muoverci verso Tokyo tramite Shinkansen e trascorrere lì le seguenti 5 notti.
Per gli alberghi mi affido all'inossidabile accoppiata Booking.com + Tripadvisor che non mi ha mai tradito, e opto a Kyoto per il Kyoto Tower Hotel, di fronte alla stazione, e a Tokyo per il Rose Garden Shinjuku Hotel, a pochi passi da quella che si rivelerà la mostruosa stazione di Shinjuku.
Intorno al mese di settembre Alitalia mi contatta tramite call center per informarmi che il volo da GOA a FCO delle 10.55 è stato cancellato e mi propone lo spostamento su quello delle 11.55 con arrivo alle 13: avrei un buon paio d'ore di transito a FCO, ma considerando il periodo chiedo di partire invece con il volo delle 8.20, assecondando la mia persistente paranoia di perdite bagagli, cancellazione volo e via dicendo.
La sosta lunga a FCO peraltro non mi spaventa affatto, anzi gironzolare un po' per il Leonardo da Vinci, come per ogni altro aeroporto piccolo o grande che sia, mi fa sempre piacere.
Una piccola ritoccatina nell'orario di partenza da NRT, sempre comunicatami con tempestività dal call center AZ (il cui personale ho trovato gentilissimo, pur non avendo alcuno status), e questo è il routing definitivo:
Genoa - C.Colombo
Roma - L. Da Vinci-Fiumicino
31 December - 08.20
31 December - 09.25
AZ1388
Roma - L. Da Vinci-Fiumicino
Osaka - Kansai Int
31 December - 15.15
01 January - 11.20
AZ0792
Tokyo - Narita
Roma - L. Da Vinci-Fiumicino
09 January - 10.00
09 January - 14.45
AZ0783
Roma - L. Da Vinci-Fiumicino
Genoa - C.Colombo
09 January - 17.45
09 January - 18.50
AZ1391
Finalmente arriva il momento della partenza, e soprattutto la conclusione di un anno per me particolarmente complicato, ma che mi regala la grande soddisfazione di veder superato l'esame di stato e di potermi godermi il viaggio premio che, contro ogni scaramanzia, mi ero regalato già mesi prima.
Arriviamo accompagnati al Colombo che sono le sette dell'ultimo giorno del'anno, a quell'ora il traffico è per fortuna inesistente.
L'aeroporto si presenta decisamente affollato per gli standard di GOA, sono aperti i banchi di IB, AF e LH per l'ondata di feeder del mattino verso gli HUB di Madrid, Parigi e Monaco, affollati per metà da Genovesi in partenza e per metà da stranieri di ritorno a casa, oltre alla solita cospicua quota di traffico etnico verso il Sud America via MAD.
Anche i banchi AZ sono in piena attività e dopo una po' di coda, causata in particolare dalla scarsa preparazione (mi spiace dirlo) del personale ai banchi riusciamo a checkinarci.
La cosa più curiosa era che nessuno di chi era al check in Alitalia pareva sapere quanti colli si potessero imbarcare a seconda dei differenti status, una valigia e testa e stop per tutti!!
Ovvie rimostranze e ovvio rallentamento generale.
Ecco uno dei due voli AZ ai finger pronti a partire per FCO a breve distanza.

Noi partiamo con un 320 nuovo di pacca, consegnato a Gennaio, immatricolato EI-EIA e dedicato a Elsa Morante.
Imbarco tramite finger, mezzo in perfette condizioni, equipaggio molto cortese e disponibile, PTV funzionanti solo per la safety, volo tranquillo.
LF medio\scarso, quasi tutti transiti.
Apprezzo i nuovi biscotti al cocco impacchettati con il marchio AZ, devo dire molto molto buoni.
Alcuni scatti in volo.



Atterriamo in una uggiosa Fiumicino e dopo un breve taxi veniamo sbarcati ai remoti via Cobus.

Il mezzo più interessante che vediamo a terra, e che per me è una prima assoluta, è questo charter Israeliano.

Al controllo passaporti non c'è praticamente nessuno in coda, anche perchè lo stesso si limita a una svagata occhiata al nome, senza ovviamente il benchè minimo interesse per la marca. Mi chiedo: ma non dovrebbe essere annullata?
Non mi dilungo oltre su FCO dato che lo conoscete tutti certo meglio di me e mi limito a questa foto del bestione EK pronto a partire per Dubai (superfull).

Inizia la processione dei tripli AZ in partenza un po' per tutto il network di lungo, partono in particolare da due gate affiancati sia il NRT che il nostro KIX.


I passeggeri del nostro volo si riveleranno essere per la quasi totalità Nipponici, direi che di Europei siamo 4 o 5 italiani e una famiglia Francese.
Meglio, visto che il livello di civiltà e silenzio a bordo è stato incredibile per tutto il volo, nonostante le due cabine di Y piene a tappo (J vuotina).
AV Giapponese in affiancamento del personale di bordo Italiano, tutti molto gentili, direi specularmente rispetto alla cortesia dei pax (sarò andato in bagno 4 o cinque volte e non ho mai trovato uno spruzzo d'acqua in giro, incredibile, anche se dovrebbe essere sempre così).
Intuisco la vena paranoico\ipocondriaca dei Giapponesi dal fatto che una buona metà indossa sia all'imbarco che in volo, costantemente, la mascherina antimicrobi.
Si vola con I-DISE Portofino, e si crea una tripla coincidenza: Ligure in volo su Portofino verso un aeroporto progettato da un Genovese (Piano)!
L'aereo è in buone condizioni generali, pulito, niente scotch o simili, PTV sempre funzionante e con una buona offerta di film, oltre a una consistente offerta dedicata ai pax Giapponesi.
L'airshow è invece un po' obsoleto, ma ci si accontenta.
Peccato non sia prevista la distribuzione di quotidiani, anche se ero già ben rifornito.
Abbiamo i posti preselezionati al momento della prenotazione, un 34 L e 34 K, un po' fastidiosa la scatola del PTV tra le gambe.
Qui appena partiti.

Passaggio con carrello bevande e salatini e in un attimo siamo sui Balcani.

Sarajevo?

Il comandante annuncia la mezzanotte in Giappone, breve e composto applauso a bordo.
Inizia intanto il servizio cena.
Premetto che sono di larghe vedute, nel senso che sebbene adori mangiare (e bere) bene, all'occorrenza so essere decisamente onnivoro e difficilmente mi tiro indietro.
In questo caso comunque la cena era decisamente valida e gradevole.
Evidentemente, ma non credo sia nemmeno il caso di dirlo, il mio giudizio è parametrato a cosa ci possa aspettare da una Y e a una ponderazione con quello che si mangia in altre eco.
La scelta è tra cena Italiana e Giapponese, per non far torto a nessuno e provare entrambe facciamo una e una.
Ai nostri amici Giapponesi, dai quali siamo discretamente accerchiati, piacerà tanto la loro cucina, ma il 90 % chiede lasagne!

Questo il vassoio Giapponese, pollo e riso oltre salmone crudo e verdure, buono.

Questo invece quello Italiano, come dicevo lasagne e crudo con parmigiano, tutto veramente gradevole.

Una nota positiva in particolare per il pane, croccante e per niente gommoso come altre volte mi era capitato.
Spazzoliamo tutto.

Nota, invece, tragica del catering AZ il vino.
Sia ben chiaro che non mi aspetto certo in economy chissà quali bottiglie, ma un qualcosa di potabile sì.
Il “rosso” scelto per conciliarmi il sonno era invece una sintesi perfetta tra il veleno e la morte (con annesso mal di testa).
Meglio direttamente non offrirlo proprio, a mio parere.
Il viaggio passa lentamente, credo a un certo punto di essere l'unico passeggero che è sveglio in tutta la cabina.
Equipaggio molto solerte, passa un'infinità di volte durante la notte in cabina con vassoi di bevande, nel galley di coda è allestito un piccolo open bar con succhi, soft drinks e i meravigliosi biscottini al cocco con gli altrettanto buoni taralli.
Qui siamo nelle lande Russe.

Non riuscendo a dormire nemmeno un minuto devo dire che il viaggio è stato veramente lungo.
Provo a vedere Benvenuti al sud, ma smetto dopo una mezz'ora, direi che l'omologo francese era mille volte meglio.
Passo al sempre grande Clint Eastwood con l'ottimo Mystic River.
Inizia ad albeggiare.

Siamo in Cina.

Il percorso prevede un passaggio sopra Pechino, poi Seul e entrata in Giappone.
Rimango allibito dalle autostrade e ferrovie che tagliano il nulla, e dalle zone industriali che circondano Pechino.
Viene intanto servita la colazione, buona anch'essa.

Sia con la cena che con la colazione è prevista anche l'opzione the Giapponese, devo dire che AZ ha un'ottima attitudine verso la clientela Nipponica che immagino di questi tempi costituisca un'ottima risorsa per la compagnia.
Equipaggio super cordiale e disponibile (a differenza di quello del ritorno, così così) con gli AV che passano a fare gli auguri di buon anno a tutti i passeggeri italiani, uno a uno. Non che ci volesse molto dato il numero, ma comunque un bel gesto di attenzione.
Atterriamo a Kansai dopo uno splendido approccio, sembra letteralmente di toccare in acqua!
Purtroppo non ho tempo (e forza) di visitare KIX, sarà per un'altra volta!
Immigrazione speditissima con scanner per il controllo della temperatura corporea, bagagli sul nastro in una decina di minuti dallo sblocco delle porte.
Ci fiondiamo a prendere il JR Express train per Kyoto, da viaggiatore fai da te previdente avevo già stampato i dati del treno e l'approccio con la giungla dei trasporti pubblici Giapponesi si è rivelata decisamente soft.
Il viaggio dura un'oretta scarsa, su di un treno perfetto.

Impressionante la cura per la pulizia, appena arrivato alla stazione del terminal, in orario al secondo, tutte le porte del convoglio sono state bloccate ed è salita una squadra di una decina di persone a pulire tutto il treno in cinque minuti, con tanto di passaggio di vapore per sterilizzare.
Fatto ciò un dispositivo automatico ha fatto girare nel giusto senso di marcia tutti i sedili e a quel punto è stato dato il via per l'accesso a bordo.
Nell'attesa entriamo in contatto con le onnipresenti macchinette automatiche Giapponesi, una loro vera fissa, che distribuiscono sia bevande fredde che bevande calde, tutte già in lattina.

Partenza in orario perfetto e controllore donna in guanti bianchi che saluta con un inchino i passeggeri uno a uno, con l'immancabile “irassyaimase” (benvenuto) che ci avrebbe accompagnato dappertutto per dieci giorni.

Entriamo nella bellissima e moderna stazione di Kyoto che si è fatta circa l'una di pomeriggio, sarebbero le cinque di mattina da noi, ma non sento la stanchezza.
Alloggiamo come dicevo al Kyoto Tower Hotel, tariffa decisamente vantaggiosa a circa 120 Euro a notte, posizione ottimale, proprio di fronte alla stazione e al capolinea dei bus per girare i dintorni, e per raggiungere la maggior parte dei templi che si trova un po' fuori dalla città.
Camera, piccola ma ok.


Kimono a disposizione per la notte.

E vista sulla stazione.

Dopo una doccia rigenerante siamo fuori.
C'è neve tutto intorno, ma non è freddissimo, siamo intorno ai 5 gradi, la sera verrà invece molto freddo.
Raggiungiamo a piedi il primo tempio Honganji a pochi passi dall'hotel.





Raggiungiamo poi la zona centrale di Gion, c'è un casino pazzesco, mai visto.
E' difficile anche riuscire a camminare, impossibile cambiare invece direzione di marcia, si segue praticamente un fiume di gente che ci conduce a una specie di sagra di festeggiamento per l'inizio dell'anno al tempio di Kennin-ji.

Prendiamo contatto con l'idea di spiritualità Giapponese, improntata a un grande rispetto per la tradizione e connotata da un'accentuata attenzione per gesti e rituali.
In particolare i visitatori dei templi (una moltitudine infinita nel periodo di inizio anno) hanno come usanza propiziatoria quella di battere le mani, suonare campane e bagnarsi mani e capo con acqua prelevata da fontane particolari, oltre all'acquisto di amuleti assortiti.
Mi scuso profondamente per la mia generalizzazione, che non fa nemmeno la basilare distinzione tra Buddisti e Shintoisti, ma si basa solamente su di una brutale osservazione priva di alcun retroterra culturale o studio.
Prendetela così com'è, lascio l'elaborazione a voi.
In questa sorta di fiera proviamo un po' di street food, decisamente deludente.
Tamagoyaki (frittata con cavolo).

In particolare queste polpette col polpo (takoyaki) sono qualcosa di terribile (e ho già specificato di essere tendenzialmente onnivoro).

Si fanno le 19 e torniamo in zona stazione, vinti dalla stanchezza e soprattutto dal freddo che inizia a farsi sentire.
Capiamo subito che i locali mangiano molto presto, e decidiamo di andare a cercare qualcosa proprio nei due grandi centri commerciali dentro la stazione, l'Isetan e il Porta, che hanno decine di ristoranti al loro interno.
Mangiamo una zuppa di vedura e maiale con soba, tagliolini che venivano fatti a mano davanti ai clienti, con dentro gambero fritto, delizioso.
In accompagnamento, immancabile birretta e sempre presente riso.

A questo punto, stanchi ma felici come si direbbe in un tema di terza elementare, ce ne andiamo a nanna che non sono nemmeno le nove di sera.
Da domani si farà sul serio, il programma di visita è necessariamente molto denso.
La prima sveglia in terra Giapponese suona presto, sono le 7 e ci mettiamo subito in moto.
Questa la vista dalla camera di prima mattina, è domenica è non c'è praticamente nessuno in giro a quest'ora.

La giornata prevede la visita alla zona di Higashyama, il distretto più ricco di storia della città con i suoi molteplici templi.
Si trova abbastanza vicino rispetto alla zona della stazione ed è comodamente raggiungibile in pochi minuti di bus.
Proprio la rete di bus è il metodo migliore per girare la città, la metro è solo a livello embrionale con due linee che servono più che altro a portare gli abitanti della conurbazione (immensa) in città.
L'abbonamento giornaliero non costa molto ed è necessario, posto che la città è molto estesa e non è possibile girarla a piedi.

Ma prima di lanciarci è d'obbligo una sosta dallo Starbucks sotto casa.

Prezzi ancora più cari del solito, ma diverrà comunque tappa fissa.
Va bene il cibo locale, ma al mattino non toglietemi caffelatte e “selezione di lieviti”!

Appena scesi dal bus capiamo sempre di più che il periodo delle feste di inizio anno è quello dedicato alla visita dei templi.
Una fiumana di gente riempie le strade e noi ci fermiamo subito a esplorare un piccolo tempio (ce n'è una quantità incredibile, quelli maggiori segnalati dalla Lonely non sono che una piccola frazione di quelli che si incontrano andando in giro).



Chiedo scusa per il look da ladro, era veramente freddo!

Salendo lungo la Via della Teiera si incontra una moltitudine di negozietti, un po' di cianfrusaglie, un po' di cose strane da mangiare, in particolare dolci zuccherosissimi.


In ogni posto dove si entra si è praticamente sommersi di irassyaimase e “obbligati” a bere the verde e assaggiare i dolci in vendita.
Devo dire che il the verde, caldo, che bevono i Giapponesi in quantità smodate (è offerto gratuitamente in tutti i ristoranti e in molti negozi di ogni genere), a un primo assaggio non è il masimo, molto amarognolo, ma poi ci si fa la bocca.
Tra l'altro pare sia un potentissimo antiossidante e una delle cause della straordinaria longevità degli abitanti del Sol Levante.
In dolce che va per la maggiore è una specie di crepe ripiena di pasta di fagioli dolce, meglio ad assaggiarsi che a dirsi.
Spopolano poi, anche nei ristoranti, questi pezzettini di verdure sotto aceto, uno dei cardini della cucina Kaisei.

Come dicevo i turisti sono molti, ma nella quasi totalità provenienti dallo stesso Giappone.
A Kyoto gli occidentali sono veramente rari da incontrarsi e anzi sono guardati con curiosità.
E' un mondo tradizionale e abbastanza chiuso, assolutamente niente a che vedere con Tokyo, due mondi a parte e per molti aspetti incomparabili.
Pagoda lungo la strada.

Dirigibile pubblicitario, tutto il giorno in cielo a gironzolare sulla zona.

Arriviamo al Kiyomizudera, che dire...qualcosa di favoloso, incredibile, uno di quei luoghi da vedere una volta nella vita.
Si tratta di un tempio buddista dell'ottavo secolo, completamente in legno.
A differenza di molti altri siti religiosi qui non fanno togliere le scarpe, l'ingresso costa circa cinque euro come un po' dappertutto.
Alcune foto che non rendono minimamente idea della bellezza e della spiritualità che il posto, seppure sovraffollato in quei giorni, trasmette.







Proseguiamo la visita per il quartiere di Higashiyama, e impariamo come qui lo spazio sia prezioso!


Tempio Chionin, altra meraviglia.

Qui ciabattine (di gran club level) d'obbligo.

Pranziamo in una locanda consigliata dalla Lonely, zuppa e tempura, e altri templi, non ricordo il nome di tutti, sempre in zona.







Per cena seguiamo nuovamente i consigli della guida e approdiamo a un ristorante, sempre all'interno del centro commerciale Porta, specializzato nel tonkatsu, ovvero in una versione della cotoletta di maiale.
Piccolo inciso gastronomico.
A differenza di quanto potessi credere in partenza, ovvero che i Giapponesi mangiassero tantissimo pesce e comunque molto magro, in realtà ciò che va per la maggiore è proprio il maiale, possibilmente fritto o se no anche crudo, ma comunque con una caratteristica costante: grassissimo.
Usano infatti una carne che è proprio diversa dalla nostra, ricchissima di striature di grasso, in un taglio che paragonerei alla nostra coppa.
Il cibo è ottimo e torneremo a far visita a Tonkatsu Wako, questo il nome del ristorante e della catena, anche a Tokyo.


Anche ora vedendo le foto mi viene voglia, la carne era di una tenerezza estrema, veramente burro, e gustosissima, si poteva scegliere la maturazione della carne e altre particolarità. [fine della réclame]
Nella ciotoletta chiusa c'era la zuppa di miso, con le vongole.
Immonda a un primo assaggio, sgradevole al secondo, quasi buona infine.
I menù sono sempre stati un po' dappertutto solo in Giapponese, ma sempre corredati da foto se non spesso da riproduzioni in plastica dei piatti, nessuna difficoltà quindi a ordinare.
Livello di inglese generale bassissimo, forse ho trovato un popolo che lo parla (quasi) peggio degli Italiani.
Invogliati dalla vicinanza dell'albergo ci buttiamo subito a dormire, la tappa del secondo giorno sarà la zona di Arashiyama.
Prima di prendere il bus per la zona di Arashiyama, che rimane circa trenta minuti fuori il centro città, passiamo dalla biglietteria JR per fare il biglietto del nostro Shinkansen per Tokyo, per il giorno seguente.
Avevo stampato tutti gli orari a casa (c'è un treno proiettile sulla direttrice suppergiù ogni 4 minuti!) e bello baldanzoso chiediamo 2 reserved seats per il Nozomi train delle 14.05.
Sold out la risposta.
Indico allora il treno dopo, stessa risposta.
Riprovo, e la risposta cambia lievemente.
“All trains are sold out!”
Benissimo!
Scopro però che c'è la possibilità di acquistare un biglietto per le due carrozze che ci sono su ciascun treno non soggette a prenotazione, e così facciamo.
Intuisco che non sarà un viaggio comodo come speravo, e soprattutto mi rendo conto di che traffico immenso ci sia sulla linea Osaka – Tokyo, soprattutto in quei giorni di fine periodo delle vacanze di inizio anno, un treno da 12 carrozze ogni 4 minuti e tutti strapieni!!
LF di tutto rispetto!

Evidentemente quello che avevo intuito, ovvero che la gente si sposta per andare a visitare, a scopi religiosi, i templi a inizio anno è un fenomeno ancora più generalizato di quanto mi potessi aspettare.
Fatti i sudati biglietti, e avuta la certezza di riuscire ad arrivare a Tokyo via ferro (il viaggio con il cosidetto Megabus dura una notte intera, a fronte delle due ore e 40 che ci mette lo Shinkansen), ci muoviamo per la nostra razione giornaliera di templi e giardini.
Abbandoniamo la zona maggiormente urbanizzata e ci addentriamo nelle verdi valli che circondano Kyoto a ovest.

E arriviamo al primo tempio della giornata.


Il tempio Tenryuji è famoso soprattutto per il suo magico giardino, essere lì trasmette un'idea di pace e conciliazione con la natura impossibile da descrivere.


E' una splendida giornata, in dieci giorni abbiamo sempre trovato sole e mai troppo freddo.



La celebre foresta di bambù giganti.


E uno dei tanti stagni di carpe.

Proseguiamo la giornata via bus riguadagnando la zona centrale della città.

E arriviamo al celebre Padiglione d'oro (Kinkakuji).

Dopo la visita ci lanciamo in un improvvido pranzo in uno dei tanti locali dotate di macchinette automatiche all'esterno, la curiosità è forte.
Come spiegava a suo tempo Replay, metti dentro i soldi, scegli quello che vuoi (per fortuna in questo caso con l'agevolazione delle foto descrittive) ed esce il ticket corrispondente che si dà al cameriere che ti porta quanto scelto.

Questo il risultato.

Continuiamo il giro e viene l'ora dei giardini zen di rocce, questo in particolare pare abbia un valore spirituale, nonché artistico, molto rilevante, sinceramente non sono abbastanza zen per capirlo appieno, ma non voglio dubitare abbia un qualche profondo significato.


Un giretto per il mercato alimentare di Nishiki, del quale con tutta sincerità avrei avuto difficoltà a mangiare un buon 70 % della merce esposta.


E piacevole cena di sushi.
Almeno a Kyoto, tra i vari ingredienti, era molto usata la carne di maiale, sia fritta che cruda.





Un'ultima foto in notturna alla stazione, e anche questa giornata finisce.

L'ultimo giorno, prima di portarci a Tokyo nel pomeriggio, decidiamo di visitare un distretto un pelo fuori città, quello di Fushimi con il complesso di templi Inari, la cui iconografia è stata utilizzata in tante foto e guide sul Giappone per la sua peculiarità.
Un breve viaggio di una decina di minuti via treno locale, e di primissima mattina arriviamo al tempio.



La caratteristica del sito è rappresentata dai torii rossi, donati da privati cittadini come offerta votiva (sul retro di ciascuno c'è inciso il nome del donante), che racchiudono un percorso pedonale di circa cinque chilometri che si inerpica su di una montagnola.
Con grande coraggio lo percorriamo tutto, e rimaniamo stupiti dalla moltitudine di gruppi di signori in giacca e cravatta che fanno lo stesso.
Evidentemente questa sorta di “pellegrinaggio” deve avere un significato particolare in correlazione alla fortuna negli affari.





Le casette lungo il canale per raggiungere la stazione.

Inutile raccontare la folla immensa nei dintorni e nella stazione per tornare in centro, addirittura era necessario il senso unico di marcia per i pedoni, regolato da una marea di ausiliari del traffico e, in stazione, da un'infinità di ferrovieri.


Vorrei spendere a proposito due parole sull'amore e il rispetto che i Giapponesi nutrono verso tutto ciò che è pubblico e che in particolare abbia a che fare con i mezzi di trasporto.
Se in India sono sacre le vacche, lì lo sono i treni, i vagoni della metro, le stazioni e su tutto gli addetti a questi servizi.
Autisti e conducenti di bus e treni sono tutti in alta livrèa, tutti indossano guanti bianchi, e sono rispettati al massimo grado possibile.
Trovo tutto ciò veramente ammirevole e invidiabile, avere rispetto per ciò che è di tutti è la massima forma di civiltà intesa nel senso primo di vivere in una cives.
C'è da imparare veramente molto da questo punto di vista.
Tornati in città facciamo un salto sulla sommità della Kyoto Tower, il cui biglietto era offerto gratuitamente a tutti gli ospiti dell'hotel.
Vista dall'alto.




Anche se come avrete visto le camere non erano proprio sale da ballo, per usare un eufemismo, l'albergo in generale era ottimo per spazi comuni e servizi, oltre che per la posizione impareggiabile, e il personale è stato di una squisitezza incredibile.
Credo peraltro che trovare un Giapponese poco disponibile o gentile sia quasi impossibile.
Oltre al fatto che sono cerimoniosi in una maniera quasi esagerata (ero talmente abituato a ricambiare inchini a destra e a manca che arrivati a FCO ne ho fatto uno al poliziotto al controllo passaporti, che figura!!


Passiamo a prendere le valigie e attraversata la strada siamo in stazione.
Il biglietto che abbiamo non vincola a prendere un treno in particolare, ci mettiamo allora in coda sul binario per salire sulla carrozza n. 12, l'ultima, riservata a chi non ha il posto assegnato a bordo.
Se in UK le code sono quasi sacre, qui lo sono del tutto, e in stazione sono disegnate per terra linee guida per incanalarsi verso l'accesso di ogni singola porta del treno.
Tutti i treni che arrivano sono inesorabilmente pieni a tappo, non solo nessun posto per sedersi, ma la gente è stretta anche in piedi.




Facciamo passare 5 o 6 Nozomi (tanto ne passa, come accennavo, uno ogni 4 minuti) ma vediamo che la solfa non cambia e quindi ci rassegniamo a fare il viaggio in piedi con le valigie in mezzo alle gambe.
Incredibile la velocità alla quale va il treno, non si capisce tra un po' nemmeno cosa scorra fuori dal finestrino.
Monte Fuji da 300 km\h.

Qualcosa meno di tre ore e siamo nella stazione di Tokyo in perfetto orario.
Sotto al marciapiede che vedete nella prossima foto c'era una moltitudine di addetti alle pulizie che aggredivano i treni in arrivo come in una specie di guerra.
C'è talmente attenzione per l'igiene che in tante stazioni si vede un addetto che con uno straccio pulisce il passamano delle scale mobili in continuazione, oltre a persone dotate di mascherina antimicrobi un po' dappertutto, di ogni età.

Continuo a breve con il seguito con OT su Tokyo e ritorno a casa.
Mi scuso per l'infima qualità delle foto e per la loro presentazione rabberciata, ma questo è quanto sono riuscito a fare.
Grazie per la sopportazione della mia logorrea
