Come nella migliore delle tradizioni per quanto concerne i TR, concludo questo racconto diversi mesi dopo aver scritto la prima parte e, per questo, vi porgo le mie scuse, anche se non posso farmi perdonare né con la foto di rito, né con foto delle, ehm, bellezze locali. In questo caso specifico, oltre tutto, forse sarebbe poco utile proseguire con il TR, visto che la parte interessante era sicuramente il volo con BA e che Londra è una località molto battuta e conosciuta, tuttavia, come ho detto all’inizio, è anche una città che adoro e, non a caso, anche se il motivo del viaggio era l’ultimo volo del 737, il fatto che questo volo terminasse proprio nella capitale britannica, dandomi l’occasione di passarvi qualche ora, è stata una delle ragioni che mi hanno spinto a decidere di fare questa pazzia, quindi, per completezza, inserisco anche un paio di scatti di Londra e un breve racconto del ritorno.
Dunque, ci siamo lasciati che ero a LGW, uno degli ultimi pax a scendere da un 737 BA, cosa a cui ho pensato espressamente solo adesso e che è non poco emozionante. Sceso dall’aereo, stupito da quanto sia vuoto l’aeroporto a quell’ora, mi dirigo al controllo passaporti, dove la coda è nulla, anche se mi ritroverò a dover perdere parecchio tempo prima di poter entrare in territorio britannico; consapevole, infatti, del fatto che gli agenti di frontiera di Sua Maestà, piuttosto rigorosi, preferiscono il passaporto alla CI, come al solito, mostro subito il primo che, tuttavia, scadrà l’anno prossimo e, considerando che la durata è di dieci anni, per forza di cose, sono un po’ cambiato rispetto all’aspetto che ho nella foto e, di conseguenza, il documento - insieme al mio volto

- viene attentamente analizzato; dopo un po’, mi offro di fornire anche la carta d’identità, più recente e, in pochi minuti, vengo autorizzato a passare. Ovviamente, non ho nessun bagaglio da ritirare, quindi mi dirigo direttamente alla fermata del bus che mi condurrà nel centro della mia amata Londra.
Lampioni in corrispondenza delle strisce e Range Rover in transito: a very British airport
Inizialmente, l’idea, avendo appena qualche ora, era quella di fare un giro relativamente rapido dei must to see, tuttavia, me li ricordo, quindi ho pensato di andare a visitare qualche luogo che ancora non avevo visto e che mi incuriosiva, per cui, dopo una rapida e tradizionale capatina a Trafalgar square per la cena, con uno dei nuovi Routemaster, decido di dirigermi ai St. Katherine’s docks, località che ho scoperto poco tempo fa grazie a Google maps e che mi attirava e, infatti, mi è parsa piuttosto amena, gradevole, anche se c’è da dire che varrebbe maggiormente la pena visitarla con la luce. Mi scuso per la scarsa qualità delle foto, ma la compattina, in situazioni di illuminazione molto scarsa, si trova un po’ in difficoltà.
Prima un’occhiata al Tower bridge, una delle due torri del quale, purtroppo, non è illuminata.
Quindi passiamo ai docks
Pensare che, a pochi metri, c’è la vita frenetica di una città che non dorme mai mentre ci si trova in quell’oasi di tranquillità non è niente male.
Dopo aver trascorso un’ora buona ai docks, mi dirigo allo Shard, che avevo già avuto modo di vedere, ma non mi ero mai tolto lo sfizio di andarci proprio sotto, in più, per arrivarci, posso prendere la linea RV1, gestita con bus ad idrogeno che non mi dispiaceva provare, se non altro, per fare un confronto con quello, il primo in Italia (poi, come spesso accade a queste latitudini, tristemente accantonato ), circolato a Torino diversi anni fa.
Nel crearmi il programma per questa toccata e fuga in territorio di Sua Maestà mi ero tenuto incredibilmente largo con i tempi, non a caso, mi ritroverò ad aver fatto ciò che avevo pianificato in abbondante anticipo rispetto alla tabella di marcia, quindi, considerando che c’era ancora tempo per rimenare in giro, passo dalla policroma London Eye, per poi dare un’occhiata a Big Ben e Houses of parliament e concludo la visita facendo ancora un giro in bus (come sapete, i mezzi pubblici sono l’altra mia grande passione, la prima vi lascio immaginare quale possa essere).
Ambulanza vs Big Ben
Il ritorno avverrà da STN con FR, dove giungo di prima mattina e, appena arrivato, prendo appunti su cosa fare una volta tornato in Italia
STN me lo ricordavo migliore e pensavo che, con i recenti lavori di ristrutturazione (ancora in corso), fosse migliorato, invece, sono rimasto piuttosto deluso. Come ho detto nella prima parte, non sopporto essere costretto a transitare dal duty free e qui, invece, tutto è volto a far stazionare i pax nella zona commerciale dell’aeroporto; tutte (e dico TUTTE) le sedie landside sono state rimosse (con il risultato che, di prima mattina, è pieno di gente che dorme accampata in ogni dove e lo spettacolo non è propriamente appagante, senza contare che - gente che dorme a parte – non avere neppure una singola sedia non è esattamente il massimo della comodità), poi si attraversano i controlli di sicurezza e ci si ritrova in un vero e proprio centro commerciale, pieno di luci e musica già prima dell’alba, per poi giungere nella “piazza centrale”, dove si trova l’unico display che comunica i gate di partenza, cosa che viene fatta – ma questo, in effetti, è un costume britannico – rigorosamente 45 minuti prima della partenza.
A riportarmi a Torino sarà EI-DHC, uno degli innumerevoli 738 pronti, in quell’orario, a partire da STN.
L’aereo è pieno a tappo e gli unici posti liberi (tranne, immagino, qualcosa nelle prime file) sono quelli vicini a me. Ottimo
L’alba regalerà dei panorami mozzafiato. Ogni volta che vedo cose del genere non posso pensare che solo un aereo può donare viste mozzafiato come queste
Giunti sulla Alpi, il sole è ormai sorto e si può notare come le vette intrappolino le nuvole, peccato che l’Italia sia a destra, devo dire che preferisco quando la situazione è invertita
Il volo procede tranquillo e, ormai in finale su TRN, giusto per testimonianza, vi inserisco uno scatto di LIMA.
La Reggia di Venaria
E poi… trombette e “welcome to Turin”. Ehm… no, una bella riattaccata e ripetiamo l’avvicinamento.
Vi sorbite, quindi, la palazzina di caccia di Stupinigi (lo che le ultime foto sono decisamente brutte, abbiate pazienza).
E, giunti a terra, un ultimo scatto al SSJ100 con cui si era aperto – diversi mesi fa

– questo TR. L’aereo, in quei giorni, faceva dei test a CUF e, quando era a terra, rimaneva parcheggiato di fronte allo stabilimento Alenia sud di TRN.
Se la prima parte del TR si era conclusa con una foto del 734 BA a grandezza naturale, lasciatemi terminare la seconda con uno 200 volte più piccolo – ma con dei dettagli che lo rendono assolutamente identico a quello originale, sono rimasto davvero impressionato dalla cura dei particolari di questo modello - che, finalmente, dopo mesi, sono riuscito a trovare ad un prezzo abbordabile.
That’s all folks e scusatemi ancora il ritardo con cui ho postato la seconda ed ultima parte.