Ed eccomi di nuovo qui a condividere con voi il viaggio di quest'anno.
Avevamo pensato a tante destinazioni quest'anno: Spagna del Sud, Nord Italia e Costa Azzurra, Scandinavia.
Poi alla fine Polonia e Ungheria.
Detto fatto, in pochi giorni abbiamo prenotato voli e hotel e il 27 aprile siamo partiti.
Il routing prevede: FCO-KRK, KRK-WAW e WAW-BUD con LOT Polish Airlines e il ritorno BUD-NAP con WizzAir Hungary.
Dunque si parte. Il volo LO 316 è schedulato nell'orario infame 23.45-01.50. Nonostante ciò scegliamo questo perchè è diretto, e perchè, a causa dei misteri delle politiche tariffarie, il biglietto O/W WAW-BUD costa solo 15€ meno del open-jaw FCO-KRK/WAW-BUD. In pratica 2 voli al prezzo di uno.
Per raggiungere Fiumicino prendiamo il pullman che quotidianamente collega la nostra città a Roma. Peccato che non ci sia nulla nel tardo pomeriggio, e quindi poco dopo le 14.30 siamo qui, al casello autostradale, pronti per il lungo viaggio.
Dopo 3 ore abbondanti di viaggio siamo a Roma Tiburtina, da dove col treno regionale raggiungiamo Fiumicino. Anche qui il mistero delle politiche tariffarie, ferroviarie stavolta, prevede che un biglietto Roma-Fiumicino costi 5 euro di più rispetto alla somma di due biglietti Roma-Parco Leonardo/Parco Leonardo-Fiumicino.
Con 3,30€ raggiungiamo quindi il Leonardo da Vinci a bordo di questo "pulitissimo" treno:
All'uscita della stazione si notano nuove indicazioni dei terminal, peccato che sono composte con tratti di nastro adesivo bianco: ma quanto può incidere sui bilanci di Trenitalia far stampare un cartello?
Giunti nel T3 questi sono i voli in partenza. Mancano diverse ore per il nostro volo, che tra l'altro è quasi l'ultimo. Dopo si parte solo per Addis Abeba e Tel Aviv.
Perdiamo un po' di tempo fuori dal terminal, dove è interessante notare come il problema della viabilità degli aeroporti sia tenuto in grande considerazione: Polizia Locale ferma in divieto di sosta su posti riservati a bus e taxi.
Rientriamo, dalle vetrate questo è il panorama: un Austrian in primo piano, oltre ad un Easyjet, un Meridiana e poi tricolori di AZ in quantità.
Si fa ora di cena, opto per un panino da Rustichelli&Mangione: nome interessante, ma prezzi esorbitanti. Queste due cose le ho pagate circa 8 euro. Però almeno era buono!
Sul mezzanino noto anche una zona di esposizione per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Ogni regione ha presentato qualcosa di tipico o che ricordi l'Unità. Peccato che tutti gli schermi siano spenti...
La Campania ha presentato questi spartiti:
Ormai cala la notte, e nell'aeroporto non gira quasi più nessuno
Finalmente verso le 21.30 possiamo fare check-in e mollare le valige. Subito dopo oltrepassiamo velocemente i controlli, e ci rechiamo verso il gate, dove passiamo le prossime due ore, dato che ormai tutti i negozi sono già chiusi.
Il nostro gate non è stato aggiornato, riporta ancora il volo precedente e così sarà anche durante l'imbarco, con conseguenti dubbi di alcuni che avevano paura di finire ad Atene.
Imbarchiamo direttamente e comodamente dal finger, all'ingresso sull'aereo le hostess sono impegnate a chiacchierare tra di loro piuttosto che accogliere i passeggeri.
Il volo si svolge su SP-LDH, un Embraer 170LR consegnato nel 2005 direttamente a LOT, che fu proprio il cliente di lancio di questo modello di aereo.
Accanto a noi c'è parcheggiato un Brussels Airlines, probabilmente arrivato da poco dato che è ancora illuminato.
Si parte un quarto d'ora prima dello schedulato, anche perchè l'imbarco è stato molto rapido. A bordo il LF è poco più del 50%, nonostante l'orario infame.
Solito decollo per 25, ma a quest'ora nessuna attesa. Tutto l'aeroporto è per noi.
Dopo una ventina di minuti dal decollo inizia il servizio: panino al formaggio, con salsa non meglio identificata e cetrioli e giro di bevande, anche vino.
Un piccolo commento sull'aereo: non avevo mai volato su un Embraer, ma ne rimango piacevolmente stupito. La cabina è ampia, nonostante l'aereo abbia 70 posti. Per quanto mi riguarda batte 10 a 0 la serie CRJ che trovo terribilmente scomoda e opprimente. Anche gli interni sono piacevolmente moderni e i sedili piuttosto comodi per essere un aereo Regional:
Il viaggio è ancora lungo, così do uno sguardo alla tasca del sedile: allestimento completo, con cartoncino delle emergenze, sacchetto per il mal d'aria e la rivista Kaleidoscope.
Il volo scorre tranquillo, dal finestrino vedo solo buio finchè non siamo quasi atterrati. Ovviamente qualsiasi foto provi a fare è un disastro, quindi arriviamo direttamente a questa foto esterna di SP-LDH
Ci portano velocemente al terminal dove recuperiamo subito i bagagli. Ovviamente a quell'ora dall'aeroporto i collegamenti pubblici sono quasi inesistenti, quindi mi ero precedentemente accordato col gestore della struttura ricettiva dove alloggeremo a Cracovia, che per un supplemento si è offerto di venirci a prendere direttamente in aeroporto.
Questo è l'aeroporto di Cracovia dall'esterno.
Velocemente in macchina raggiungiamo il nostro alloggio: il Kazimierz Secret Apartments. http://www.kazimierzs-secret.com/?p=/en/index
Si tratta di un intero palazzo con mini-appartamenti molto comodi e completi. La location poi è ottima, nel cuore del quartiere ebraico di Kazimierz, a 10 minuti di passeggiata dal centro storico.
Andiamo a dormire che sono le 3 di notte, e la mattina dopo si inizia subito con una passeggiata per il centro di Cracovia.
Questa è la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, una delle chiese più belle della città. All'interno vi è anche una applicazione funzionante del Pendolo di Focault, dimostrazione pratica del movimento della terra. Su Wikipedia alcune foto dell'interno.
Questo invece è l'interno del Fondaco dei Tessuti, un edificio posto al centro della piazza del Mercato, la principale della città. In questo luogo anticamente si teneva un mercato dei tessuti. Oggi è ancora uno spazio commerciale, vi si trovano infatti souvenir di ogni genere, tipo e costo.
E questa è una vista esterna della piazza, sullo sfondo la Basilica di Santa Maria, simbolo di Cracovia. Ovviamente, mancando pochi giorni alla beatificazione di Giovanni Paolo II, la città è piena di sue immagini, come Roma del resto.
Questa è una foto dell'interno della Basilica, si può notare il superbo altare e le splendide decorazioni interne.
Nella piazza, piena di persone, vi sono anche questi simpatici tizi mascherati che girano tutto il giorno come mascotte pubblicitarie, in particolare di ristoranti.
Una cosa della Polonia che colpisce noi italiani sono queste strane scritte che si trovano molto spesso sui segnali stradali. Da quella parte deve esserci un ottimo pusher!
No, controllando successivamente abbiamo capito che nella strana lingua polacca la parola droga vuol dire strada...
Questo è un altro monumento che si trova nella splendida Piazza del Mercato, che tra l'altro è la piazza medievale più ampia d'Europa (oltre 40.000 mq): la torre civica. Alle sue spalle si nota l'esterno del Fondaco dei Tessuti.
Questa è la Porta Florianska, altra attrazione principale della città, nonchè unica porta della città antica rimasta in piedi:
A pranzo ci fermiamo in un ristorante della piazza, Sioux, stile tex-mex, dove mangiamo in modo ottimo. Oggi prendo questa carne con contorno di carote, rape bianche e rosse e patate al blue cheese. Manco a dirlo tutto squisito:
Nel pomeriggio andiamo in periferia, precisamente nel paesino di Wieliczka:
Il nome sicuramente risulterà ignoto ai più, ma questo sobborgo di Cracovia racchiude una delle più importanti attrazioni turistiche della Polonia. La miniera di sale di Wieliczka è in attività sin dal 13° secolo, e a quanto pare è la 14^ azienda più antica al mondo ancora in funzione. Inoltre è un Bene Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco.
Dopo aver pagato un costoso (per gli standard polacchi) biglietto di circa 15 euro si parte all'ora stabilita con una guida in inglese. L'ingresso alla miniera avviene tramite questa lunga scalinata in legno, che ha oltre 50 pianerottoli. In pratica non si riesce a distinguere la fine.
La nostra guida ci inizia a raccontare la storia di questa miniera, invitandoci a seguirlo da vicino e a non allontanarci dal gruppo, dato che esistono oltre 300 km di cunicoli sotterranei, e perdersi in questi non sarebbe una esperienza piacevole. Ci rassicura dicendoci che la visita ci mostrerà circa l'1% dell'intero complesso, che però sono comunque ben 3 chilometri di passeggiata! Ma ne vale assolutamente la pena.
Ci spiega che quasi tutto quello che vediamo è fatto di sale, più o meno puro, oltre a strutture in legno che garantiscono in alcuni punti la staticità dell'opera.
In questa sala vi è una statua (di sale) di Copernico, che era polacco e visitò durante la sua vita le miniere. Questa è stata costruita nel cinquecentesimo anniversario della sua nascita, cioè nel 1973.
Proseguendo nelle sale successive vediamo altre statue, queste rappresentano una leggenda che esiste in Polonia di una regina ungherese che al suo matrimonio ricevette in regalo un cristallo di sale di questa miniera. Sulla sinistra di questa foto si notano anche delle stalattiti di sale, quello è puro sale alimentare:
In un'altra sala queste riproduzioni di cavalli ricordano quando i veri cavalli servivano al trasporto del sale su vari livelli della miniera, e addirittura in alcuni periodi i cavalli venivano ricoverati in "stalle" apposite ricavate sottoterra, dove mangiavano e si riposavano, senza mai vedere la luce del sole
Questo è il pezzo forte dell'esposizione. Questa sala è una Chiesa consacrata che funziona regolarmente. Ogni domenica viene celebrata qui la Messa, ed inoltre è utilizzata per celebrare matrimoni, cosa che sembra andare molto di moda da queste parti. L'intera sala è stata costruita da tre persone, tre normali operai che nel loro tempo libero crearono questo luogo nell'ambito di circa 60 anni. Nessuno di loro aveva particolari preparazioni in tema di scultura. Qui tutto è di sale, il pavimento, il soffitto, l'altare, il crocefisso, le statue, le decorazioni e persino i bellissimi lampadari.
Questa è una riproduzione dell'Ultima Cena
Ed ovviamente non poteva mancare anche qui una statua di JP2, che fu un altro dei numerosi visitatori VIP di questo impianto nel corso dei secoli.
Man mano si scende sempre di più, si arriva in una sala molto ampia, il cui soffitto è alto ben 36 metri. In questa sala infatti è avvenuto anche un Guinness World Record, un lancio con bungee jumping sotterraneo e un volo in pallone aerostatico. In questa sala questa scultura ci ricorda che questo sito è stato scelto tra i primi 12 Patrimoni Mondiali Unesco, quando questi vennero istituiti nel 1978. Tra l'altro è bene ricordare che attualmente l'Italia è il primo Paese al mondo (ben 44 siti), ma nessuno di questi venne scelto sin dal 1978 come Wieliczka.
Da questo punto si passa all'interno di altre sale molto ampie, in cui vi è un ristorante sotterraneo, e diverse sale per cerimonie (vengono usate anche queste solitamente per matrimoni). Poi ci si mette in fila e si attende il proprio turno per uscire. In gruppi si viene condotti lungo l'ultimo chilometro di gallerie aperte al pubblico, scendendo fino a 135 metri sotto terra, da dove poi con dei tipici ascensori da miniera (quelli piccolissimi con cabina su più livelli) si viene condotti all'esterno alla velocità di 4 m/s.
Torniamo all'appartamento molto soddisfatti della giornata appena passata. La miniera di sale è un luogo immancabile da visitare se si passa per Cracovia. Inoltre per i più avventurosi si organizzano anche visite a gallerie non aperte al pubblico, esperienza che farei se avessi tempo e soldi.
Per spezzare un attimo, ecco le banconote della valuta polacca, lo Zloty.
Il giorno successivo lo dedicheremo interamente ad un altro luogo fuori da Cracovia, a circa 80 km dalla città. Non posso definirla "attrazione turistica" perchè non lo è. Prendiamo un minibus in direzione Oswiecim. Nome che così non fa certo venire in mente il ben più famoso toponimo tedesco: Auschwitz.
Dopo 1h40 di viaggio tra ridenti villaggi polacchi giungiamo nel campo di concentramento Auschwitz I, dove alle ore 12 troviamo la visita guidata in italiano che ci illustrerà tutta la tragica storia di quei luoghi.
Iniziamo passando sotto la famosa scritta, la prima beffa alla quale erano soggetti i prigionieri dei nazisti: il lavoro rende liberi. In quel posto il lavoro non ha mai reso libero nessuno purtroppo.
Immediatamente l'attenzione cade sulle recinzioni del campo, dove ancora oggi vi sono i segnali originali di pericolo di folgorazione. La guida ci ha raccontato che ai prigionieri veniva fatto un discorso all'inizio della loro internazione, che si concludeva con invitarli a lanciarsi contro quei cavi elettrificati se non avessero voluto sottostare alle terribili condizioni offerte. E molti, purtroppo, hanno dovuto scegliere se morire folgorati subito o di stenti dopo.
I "blocchi" del campo sono stati trasformati in esposizione museale, in questa mappa si vedono i luoghi di origine dei prigionieri, che bisogna ricordare, non erano solo ebrei, ma anche prigionieri politici, preti cristiani, rom, zingari, testimoni di geova, omosessuali ed altri soggetti che non erano ritenuti "degni di vivere". È evidente che appare incredibile il grado di follia collettiva alla quale si arrivò, considerando quante persone dovettero essere coinvolte per condurre alla morte innocenti da ogni parte d'Europa, senza che mai nessuno (compresi i governi dei Paesi nemici della Germania nazista) dicesse nulla.
Quest'altra mappa raffigura dall'alto quella che è la collocazione geografica dei campi. Col passare degli anni i Nazisti decisero di costruire un secondo campo (Auschwitz II - Birkenau) che è parecchie volte più grande del primo, oltre al terzo campo di concentramento Auschwitz III - Monowitz, nei pressi di una fabbrica di gomma e benzina sintetica. In quest'ultimo fu internato anche il nostro connazionale Primo Levi, divenuto famoso per il suo libro-testimonianza "Se questo è un uomo".
Questa catasta è formata da barattoli vuoti di un prodotto chiamato commercialmente Zyklon B. Questo era acido cianidrico, utilizzato inizialmente per lo spidocchiamento e il controllo del tifo. Successivamente dal 1941 in poi venne usato come gas tossico per l'uccisione di esseri umani. La società che lo produceva, invece, si chiamava "Società tedesca per la disinfestazione". I prigionieri di Auschwitz erano considerati a tutti gli effetti dei parassiti. Sembra che sia stata ordinata dalle SS una quantità di Zyklon B pari ad oltre 7 tonnellate. Pensate che per uccidere una persona ne bastano appena 70 milligrammi.
La guida poi ci ha spiegato che inizialmente ai prigionieri veniva fatto credere che loro erano destinati semplicemente a continuare la loro vita altrove. Sono stati trovati atti di acquisto di proprietà fittizie, che i futuri prigionieri compravano sicuri di poterle godere una volta giunti nel luogo designato dal regime. Inoltre sono stati trovati biglietti ferroviari che i prigionieri pagavano, ma quello che più di qualsiasi altra cosa rende l'idea dell'inganno in cui caddero è questo: chi di voi sapendo di dover morire farebbe un trasloco di casa, portandosi dietro oggetti quotidiani come pentole e piatti?
La zona più straziante è questa:
Si tratta di indumenti di bambini e giocattoli. Bisognerebbe riflettere su quale forza possa essere così bruta da far sì che uomini, probabilmente padri a loro volta, hanno passato anni ad uccidere crudelmente bambini di pochi mesi, di qualche anno, magari che neanche parlavano ancora.
Tutto questo io non riesco a spiegarmelo.
Inquietante è anche vedere cataste come queste:
Qui si vedono solo una limitata quantità delle scarpe presenti. Forse viste così non significano molto. Ma se pensiamo che ogni paio di scarpe corrisponde ad una persona, una persona che ha perso la propria vita allora il loro significato arriva immediatamente nel profondo del nostro cuore, togliendoci il fiato.
Come questa, vi erano cataste di occhiali, cataste di protesi, oppure addirittura di capelli, capelli umani, con i quali i nazisti producevano una stoffa.
Lo sfruttamento era totale. Il prigioniero era perfettamente integrato nell'economia del Reich, e doveva contribuire ad essa anche dopo essere morto di stenti, privato di ogni dignità e frugato in ogni orifizio alla ricerca di preziosi da vendere.
Quella ciminiera è l'esterno dell'unico forno crematorio rimasto nel campo Auschwitz I:
Tutto questo complesso è un bene Patrimonio Mondiale dell'Unesco dal 1979:
Finita la straziante visita al primo campo, nella quale abbiamo osservato da vicino la breve vita di un internato (i più fortunati vivevano 6 mesi in quelle condizioni di lavoro duro in balia del freddo, della sporcizia, dell'impossibilità di tenere una minima igiene personale, e con una dieta che prevedeva meno calorie di quelle che servono per mantenere in vita una persona che passa la giornata fermo a letto), ci spostiamo al campo di Birkenau, a qualche chilometro di distanza. Auschwitz era un campo di concentramento, e ci ha lasciati commossi e provati fisicamente nel vedere e sentir dire cosa vivevano queste persone. Provate solo per qualche secondo a pensare di trovarvi in quelle condizioni e vi mancherà il fiato.
Birkenau era un campo di sterminio.
Qui non c'era altro fine se non l'annientamento totale della persona non ritenuta degna. La ferrovia arriva fin dentro il campo, i treni colmi di prigionieri si arrestavano sulla banchina e qui sommariamente un medico decideva se la persona era degna di vivere ancora perchè abile al lavoro, oppure doveva recarsi direttamente nella camera a gas e morire, perchè inutile.
Quello che vediamo qui oggi in un atmosfera surreale è quello che resta delle baracche in legno. L'unica parte in muratura infatti era la stufetta con la canna fumaria. A perdita d'occhio non si vedono altro che queste canne fumarie, pensate quante baracche c'erano.
Le baracche erano strutture prefabbricate in legno, originariamente vendute come stalle per cavalli. Non esisteva alcun tipo di isolamento dall'esterno, e in quegli inverni la temperatura scese anche ai -40°C. In alcune baracche preservate possiamo comprendere le condizioni interne: su ogni piano di queste brande dormivano anche 10-15 persone. Il campo era terribilmente sopraffollato. Chi capitava in basso era quello che stava peggio perchè era costretto a farsi colare addosso i bisogni fisiologici provenienti da quelli che stavano sopra. I prigionieri erano così stremati che non avevano la forza di alzarsi durante la notte per espletarli, e così erano costretti a lasciarsi andare dove si trovavano.
Questa baracca conteneva le pochissime latrine del campo. Terribilmente sottodimensionate. I prigionieri erano autorizzati ad usarle due volte al giorno. E per soli pochi secondi ognuno, pena terribili punizioni fisiologiche. Considerate che la maggior parte dei prigionieri era affetta da dissenteria.
Proseguendo verso il fondo, dopo la fine di quei terribili binari ferroviari, è stato creato un monumento alle vittime. Vi sono delle iscrizioni, nelle lingue di tutti i prigionieri. Ovviamente vi è anche la nostra, considerate le centinaia di migliaia di italiani che trovarono la morte in questi campi.
E questa è probabilmente l'ultima immagine all'aperto che hanno potuto vedere tanti innocenti, condannati alla morte sol perché qualcuno non li ha ritenuti degni di vivere:
La frase che più mi ha colpito di quelle pronunciate dalla guida è stata questa:
"Nessuno, prima della Seconda Guerra Mondiale, ha mai immaginato che la cattiveria e la follia dell'uomo potesse raggiungere questo livello. Questo luogo deve essere preservato perchè non possiamo essere sicuri che una follia anche peggiore di questa non possa avvenire in futuro."
In effetti nessuno prima degli anni 40 poteva pensare ad uno sterminio così sistematico. Speriamo quindi che nel nostro futuro non avvenga niente di simile a questo. Mai più.
:flower1: Un pensiero per tutti gli innocenti uccisi nei campi di concentramento nazisti
Dopo una giornata straziante ma decisamente istruttiva (avevo studiato queste cose chissà quante volte, ma vederle fa rabbrividire), torniamo a Cracovia col solito minibus che si presenta così:
Facciamo un'altra passeggiata per Cracovia. Questo è il centro commerciale costruito accanto alla stazione ferroviaria e degli autobus:
Questa è la Basilica di Santa Maria in notturna:
Il giorno successivo andiamo al Wawel, che è una collina sulla quale si trova il castello di Cracovia.
Lungo la strada notiamo questa caratteristica Fiat 126:
Questa è la Cattedrale di Cracovia:
I tulipani sono i fiori più diffusi da queste parti:
Questo è il Palazzo Reale:
Il pomeriggio, dopo aver preso un comodo ed economico autobus (circa 75 cent di € il biglietto), abbiamo raggiunto nuovamente l'aeroporto, destinazione Varsavia:
Questo è l'enorme parcheggio multipiano:
L'interno:
Il nostro volo però parte dal terminal nazionale. Ora mi chiedo come mai per soli 4 voli al giorno (non mi risultano altri voli nazionali oltre Varsavia), debba esserci un terminal separato.
Questi i voli in partenza:
Imbarchiamo i bagagli e appena aprono i controlli (siamo l'unico volo in partenza da qui), li superiamo. Noto che qui in Polonia ai controlli vi sono degli addetti che sembrano militari, e sono anche armati.
Vi sono solo 2 gate in questo terminal:
Nonostante sia ora di imbarcare lo schermo riporta questa scritta:
Vado a chiedere informazioni e le gentilissime addette al gate mi invitano a guardare fuori, dicendomi che è venuto un temporale fortissimo e non sanno quando si potrà partire. Un temporale?? Stamattina giravo a Cracovia a maniche corte dal caldo che faceva! Strano il tempo da queste parti. Vedendo la quantità di pioggia che cadeva ho chiesto se l'aereo era riuscito ad atterrare provenendo da Varsavia, loro mi rassicurano dicendomi di sì, però prima che peggiorasse tanto il tempo.
Bene, aspettiamo. Ogni quarto d'ora un messaggio ci informava che a causa di cattive condizioni meteo non erano in grado di fornirci indicazioni sull'orario di partenza e ci invitavano ad ascoltare il prossimo annuncio dopo 15 minuti. Finalmente dopo 45 minuti ci dicono che le condizioni ora permettono la partenza e ci fanno imbarcare:
Dal Cobus vedo il nostro uccellino, un ATR-72.
Si tratta di SP-LFD, un esemplare del 1991, consegnato direttamente a LOT.
In realtà l'aereo è dipinto nella livrea di EuroLOT la compagnia regional di LOT, che svolge la maggior parte dei collegamenti interni in Polonia, con una flotta di ATR-42 e 72.
Accanto a noi ecco un fratellino appena atterrato da Varsavia:
Durante il rullaggio becco questo strano aereo parcheggiato (credo in modo fisso) ai remotissimi di KRK:
Decolliamo per pista 07:
E dopo poco accompagnati dal tipico rumore di frullatore (che avevo proprio accanto essendo seduto al 10A), decolliamo:
Superato un primo strato di nubi troviamo un piccolo squarcio di sereno, coperto da un altro strato di nuvole più in alto. Molto particolare:
Scusate, ma il finestrino aveva 20 anni di graffi:
Nonostante sia un volo di 260 km, c'è anche il tempo per un servizio:
Trovo i bicchieri usati da LOT molto gradevoli. Nonostante siano di plastica sono molto belli:
Più avanti il cielo diventa più sereno:
Nella tasca il solito allestimento. Il Kaleidoscope è nell'edizione di maggio, con articolo su Roma.
Finalmente si vede qualcosa sotto:
Ed eccoci a WAW:
Un po' di fauna:
Strane livree:
Vicino di parcheggio:
Le AV ci chiedono di far scendere prima i passeggeri in transito per Mosca e Danzica perchè dovevano essere trasportati urgentemente sull'altro aereo a causa del ritardo (siamo arrivati quasi 50 minuti dopo il previsto). Dopo un po' scendiamo anche noi. Ho notato che effettivamente c'era un tipo con furgoncino che ha preso quelli in short-transit.
All'interno incontriamo anche altri amici che ci hanno raggiunto oggi in vacanza direttamente da Roma. Avremmo dovuto aspettarli 45 minuti se il nostro volo fosse stato in orario, invece col ritardo siamo arrivati praticamente insieme:
---fine prima parte---
---seconda parte---
C'eravamo lasciati all'aeroporto di Varsavia. Da qui ci trasferiamo in hotel, abbiamo scelto il Westin. In taxi spendiamo 30 zloty, mancia compresa. In pratica sono €7,50 da dividere in 4 persone...
Metto qualche foto dell'hotel:
La hall:
La camera:
Un albergo che merita tutte le sue 5 stelle. Le camere sono munite di ogni confort, la struttura è dotata di parecchi servizi per i clienti, e quegli ascensori panoramici nella torre sono bellissimi. Hanno una accellerazione verticale invidiabile, sembra quasi di alzarsi da terra quando scendono! Ed ovviamente la camera è quella "standard".
Per chi è in grado di cucinare un tacchino invece dal 17° al 20° piano c'è la zona Club Level!
Un difetto? I prezzi esorbitanti della colazione (25 euro/pax/giorno, somma con la quale in Polonia si mangia per 2 giorni), e la scarsa scelta di canali televisivi.
La sera andiamo a cena in un Pub in centro, dove assaggio l'ottima Zywiec, famosa birra polacca.
Il giorno dopo andiamo in giro per la città. Il portiere dell'hotel che ci ha fatto check-in ieri ci ha tenuto a specificare che il 1° Maggio in Polonia è tutto chiuso perché è festa nazionale. Fortunatamente non gli credo e così destinazione Palazzo Wilanow, che non solo è aperto ma è anche gratis oggi!
Il Palazzo di Wilanow è una graziosa residenza reale, lontana dal centro città. È chiamata la Versailles Polacca, e le varie vicende storiche che hanno coinvolto la Polonia del XX secolo hanno fortunatamente risparmiato questo palazzo dalla distruzione.
All'interno vi sono diverse sale, e per accedervi bisogna indossare dei copriscarpa stile terapia intensiva, per preservare tappeti e mosaici.
In una delle sale un curioso tizio con vestito d'epoca ci accoglie e ci mostra una macchina da stampa a caratteri mobili, con la quale si sta accingengo a ristampare copie della prima Costituzione polacca, che è stata la seconda al mondo (dopo gli Stati Uniti) e la prima in Europa (prima della Francia). Ci ha raccontato che i governi occupanti, in particolare quello sovietico, hanno fatto di tutto per distruggere ogni copia di questo antico documento, e ci sono quasi riusciti. Una copia è stata fortunatamente ritrovata e da queste si sta procedendo alla ristampa di questo importantissimo documento storico, che è un vero vanto per la Polonia.
Più avanti, in una sala, noto un particolare interessante sulla volta. Un particolare tridimensionale che viene fuori dall'affresco:
Un altro ambiente:
Annesso al palazzo vi è un lussureggiante giardino, che però al momento è per la maggior parte in restauro (grazie ai Fondi Europei di Sviluppo Regionale, che in Polonia ho visto nominati su decine di lavori in corso o conclusi).
Resta comunque qualche zona visitabile:
Torniamo in centro:
Questo è il grattacielo Marriott, in cui oltre all'hotel vi sono anche uffici, tra cui quelli della LOT:
Altri grattacieli:
La particolarità di Varsavia sta nella sua sofferente storia. Nell'ultimo secolo in particolare. Durante la Seconda Guerra Mondiale Varsavia venne pesantemente bombardata e solo il 20% della città restò in piedi. Successivamente la Polonia divenne un Paese satellite dell'URSS, che provvedette alla ricostruzione. Per questo è facile imbattersi in condomini di puro stampo sovietico che ancora sopravvivono circondati dagli alti grattacieli moderni appena visti. Sulla facciata di un vecchio palazzone c'è questo murales, secondo me ricco di significato. Notate i simboli sulle divise.
Girando l'angolo ecco un altro retaggio sovietico: il Palazzo della Cultura e della Scienza. Questo edificio venne donato dall'URSS alla Polonia nei primi anni '50. All'epoca il nome proseguiva con l'intitolazione a Stalin. Alla caduta del comunismo venne proposto addirittura di abbattere il complesso, perché simbolo dell'oppressione e del controllo russo. Venne però deciso di conservarlo, togliendo i simboli del regime ove possibile.
Un particolare sistema di luci fa comparire scritte sul grattacielo Marriott quando fa sera:
Questo complesso invece è un simbolo di modernità e progresso polacco. Si chiama Zlote Tarasy, ed è un enorme centro commerciale aperto nel 2007. L'intera superficie supera i 200.000 mq e la struttura è costata oltre 500 mln di $!
Accanto altro retaggio sovietico, la stazione centrale di Varsavia, costruita negli anni '70 come simbolo della Polonia socialista, di fretta e furia perché doveva essere pronta nel '75 per la visita di Leonid Brezhnev alla Polonia. Risultato, la struttura richiede riparazioni molto spesso a causa della scarsa qualità dei materiali e delle tecniche costruttive. Questo fu uno dei pochi posti al mondo dove il Millennium Bug creò disagi, infatti il sistema informativo della stazione impazzì allo scatto dell'anno 2000.
Riprendiamo i comodi e puntualissimi autobus di Varsavia (a proposito, 3 giorni di biglietto metro/bus/tram costa 16 zl, 4 euro!), per raggiungere il Palazzo sull'acqua.
http://www.aviazionecivile.com/vb/editpost.php?do=updatepost&postid=1193523
Questo palazzo è all'interno di quello che un tempo era il Parco dei Bagni Reali.
Sfortunatamente l'interno oggi non è visitabile a causa di lavori di restauro, per cui ci limitiamo a vedere la facciata e i giardini attorno:
E ovviamente del lago che circonda il palazzo, dove dei "gondolieri" polacchi ci propongono un giretto, ben più economico di quelli veneziani:
Andando verso il centro storico notiamo questa parata. In effetti l'indomani sarebbe stata festa nazionale in Polonia:
Questa è la Piazza della Città Vecchia, patrimonio mondiale dell'Unesco. Di questa piazza non restava più niente dopo i bombardamenti. Negli anni 50 e 60 tutto è stato ricostruito così com'era, sulla base di progetti antichi e di fotografie o dipinti. Varsavia è una vera e propria fenice che risorge dalle sue ceneri.
Storia simile quella del Castello, anch'esso totalmente distrutto, ma ricostruito fedelmente. È stato riaperto al pubblico nel 1984!
Una sala è piena di dipinti di Bernardo Bellotto. Questi era il nipote ed allievo di Giovanni Antonio Canal, più famoso come Canaletto. In realtà lo stesso Bellotto era detto il Canaletto. Bellotto sfruttò le stesse tecniche della camera oscura dello zio, ma è più famoso per le vedute prospettiche di città diverse da Venezia (che invece sono per la maggior parte del Canal). Il re polacco Stanislaw II August Poniatowski prese Bellotto come pittore di corte e gli incaricò diverse vedute di Varsavia, che oggi sono conservate nel Castello. Molte di queste sono state utilissime durante la ricostruzione, per la fedeltà e la ricchezza dei particolari.
Queste foto ci fanno capire qual era lo stato di distruzione all'indomani della guerra:
Usciamo dal castello, e noto subito qualcosa di strano: un ricevimento di nozze al Pizza Hut?
Dalla piazza vediamo il nuovo stadio di Varsavia, che sarà pronto per i prossimi Europei 2012:
In questa piazza anche la Chiesa di S. Anna:
Nella piazza questa opera d'arte moderna. Avrei voluto vedere chi s'è messo a fare la maglia attorno alla bici:
Questa riproduzione tridimensionale ci ricorda che il centro storico di Varsavia è patrimonio mondiale Unesco.
Questo è il Barbacane, una struttura difensiva medievale.
Questa bella fontana è all'interno dei Giardini Sassoni, un parco pubblico:
Qualche foto notturna del quartiere finanziario:
Il palazzo della cultura e della scienza in notturna. P.S.: quelle luci al lato sinistro non sono di una astronave aliena che tenta l'atterraggio, ma sono dovute alla forte luce sulla destra che crea questo strano riflesso nell'ottica della mia fotocamera:
Infatti in questa è sparita lasciando solo un alone:
Siamo arrivati al 3 maggio, si torna a volare. Andiamo in aeroporto, destinazione Budapest.
Questi i voli in partenza:
Al gate noto un avviso che dice che un volo LOT per una città degli USA (o forse del Canada, non ricordo con precisione) viene operato con aeromobile e personale di Air Italy Polska!
Superati i controlli di sicurezza noto questi body scanner. Non li avevo ancora visti dal vivo. Comunque non erano operativi al momento del mio passaggio.
Dalla vetrata scatto qualche foto:
Qualcosa di familiare:
A Budapest ci porterà lui: SP-LIM, un Embraer 170-200 (o 175LR che dir si voglia), consegnato a LOT meno di un anno fa direttamente dalla fabbrica brasiliana.
È proprio ora di andare... accanto imbarcano per Amsterdam.
Tramite finger siamo immediatamente a bordo. Dal mio posto finestrino sinistro scatto qualche altra foto:
Un Avro-RJ85 di Lufthansa Cityline, credo diretto a FRA:
I padroni di casa:
Vedo anche l'aeromobile Air Italy ma non riesco a fotografarlo.
Dopo un po' si parte: lavori in corso sull'altra pista.
Superate le nuvole diventa tutto così:
Inizia il servizio. Su questa tratta oggi abbiamo un muffin, un cioccolatino Lindor e giro di bevande:
Nel sedile l'allestimento è completo, come al solito:
Noto una cosa curiosa sulla rivista di bordo:
Qualcuno ha bisogno di ripetizioni di geografia!
Il tempo passa subito, e durante la discesa vediamo i primi villaggi ungheresi:
Durante la discesa becchiamo delle turbolenze davvero forti, ma credo fosse una scia di qualcuno che ci precedeva perchè il tempo è buono. Appena a terra il pilota stende tutta la biancheria:
Il terminal 2 in lontananza:
Notiamo subito i padroni di casa ungheresi:
Dall'altro lato invece c'è il terminal cargo (DHL e TNT) oltre al Terminal 1, usato dall'altro padrone di casa magiaro: Wizz Air
BUD TWR:
Ci fanno parcheggiare qui:
Prendile tutte mi raccomando!
Già nel Cobus ci imbattiamo nella lingua ungherese. Dopo aver passato 6 giorni in Polonia avevo iniziato ad intuire qualcosa. L'ungherese invece è totalmente diverso da qualsiasi lingua a cui siamo abituati, non facendo parte del ceppo indoeuropeo:
Nel terminal per fortuna le scritte sono anche in inglese!
Nell'area bagagli prelevo i bruttissimi fiorini ungheresi (banconote tutte della stessa enorme dimensione, indifferentemente dal taglio). Cerchiamo di riabituarci a vedere parecchi zeri (è strano, con le lire ne avevamo anche di più, ma io ormai c'ho perso l'abitudine) a causa dell'inflazione. Prendiamo un minibus per raggiungere il nostro hotel. Essendo in 9 abbiamo speso ben 27.800 HUF, che sono poco più di 100 euro, che in 9 significa poco più di 11 euro per un a/r dall'aeroporto all'hotel, porta a porta. Ottimo servizio questo:
---fine seconda parte---
---inizio terza parte---
A Budapest abbiamo scelto un 4 stelle nei pressi della stazione Keleti. Si tratta del Boutique Hotel Bristol. Aveva ottime recensioni su Tripadvisor e la colazione gratuita.
Alla fine la valutazione 4 stelle mi sembra eccessiva, però si sta bene. Queste le camere:
La hall:
Nel pomeriggio usciamo e andiamo verso il centro, usando la metropolitana (per paragone un biglietto di 3 giorni costa circa 15 euro, cioè più che a Roma!!!)
3 fermate e siamo in centro. Questo è il primo retaggio sovietico. Addirittura fanno girare vagoni arrugginiti!
Siamo arrivati vicino al Danubio, e dall'altra parte sulla collina c'è l'enorme castello di Buda:
Il Ponte delle Catene, fu il primo ponte a collegare le due città di Buda e Pest, prima invece si usava un sistema di ponti su chiatte.
La sera andiamo a mangiare, e purtroppo i prezzi non sono più quelli polacchi. Per di più se in Polonia era immediato sapere quando si spendeva (basta dividere per 4 e all'incirca si ha il risultato), qui in Ungheria con il cambio di circa 270 fiorini per Euro, senza una calcolatrice è impossibile.
Comunque, senza nemmeno capire quanto costava, prendo questo:
Dopo cena torniamo in hotel. Il giorno dopo ci spostiamo di nuovo verso la stazione Keleti dove prendiamo la metro:
Dopo essere scesi a Moskva ter (piazza Mosca) seguiamo l'itinerario "Collina del Castello di Buda" della fida Lonely Planet.
Davanti alla stazione di Moskva ter sembra peggio di Napoli, orde di zingari che tentano di vendere le loro tipiche coperte e altri beni del genere.
Salendo sulla collina arriviamo alla Porta di Vienna:
Subito dopo, sulla destra, c'è questo austero palazzo che ospita gli Archivi di Stato:
Più avanti questa struttura, sorta sulle rovine di un paio di conventi, oggi ospita l'Hotel Hilton di Budapest!
Proseguendo lungo la strada si raggiunge la Chiesa di Mattia:
Panorama sulla città, quell'edificio grosso è il Parlamento:
Questa è la Basilica di Santo Stefano:
Nelle strade della Collina del Castello ecco un altro retaggio sovietico: una Trabant!
In un mercatino etnico c'è qualcosa di familiare:
Anche qui per la strada alcune targhe ricordano ai visitatori che ci troviamo in un Patrimonio dell'Umanità Unesco. (Ma solo in Italia l'Unesco non ha dato queste targhe??)
Dalla cima della collina si può scendere a valle con questa Funicolare. Peccato che non sia inclusa nel biglietto dei mezzi pubblici, e costi oltre 3 euro sola andata (per un tratto che come vedete è brevissimo)...
Andiamo a visitare la Sinagoga. Quella di Budapest è la più grande d'Europa (e la seconda al mondo dopo quella di New York):
Premetto che non ero mai entrato in un edificio religioso che non fosse una Chiesa. Ero molto curioso quindi di vedere come fosse all'interno un luogo di culto di altra religione. Quando sono entrato sono rimasto sorpreso dalle similitudini di questa sinagoga con una chiesa.
Successivamente l'ottima guida in italiano ci ha spiegato che l'architetto che ha progettato questo edificio era cristiano, e quindi ha inserito alcune particolarità, tipo il pulpito, che sono estranee alla religione ebraica, ma che sono stati accettati essendo i fedeli di questa sinagoga Ebrei Ortodossi (non quelli più conservatori):
Alle spalle della sinagoga c'è un monumento alle vittime della Shoah ed un memoriale per il nostro connazionale Giorgio Perlasca, che riuscì a salvare la vita di oltre 5000 ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale.
Usciti dalla Sinagoga andiamo verso la Basilica di Santo Stefano:
Questo palazzo invece è l'Opera di Stato Ungherese:
Questo è un altro retaggio sovietico: i mezzi pubblici sono per la maggior parte di quell'era:
Mentre la linea 1 della metropolitana risale a molto tempo prima. È la prima metropolitana dell'Europa Continentale (escludendo quindi Londra). Le tecniche costruttive infatti sono evidentemente diverse. I binari passano ad una profondità ridicola, paragonata alle profondità che si utilizzano oggi. Anche le fermate sono arredate con gusto di fine 800.
La sera, dopo una settimana di pasti di carne, decidiamo di provare a mangiare qualcosa di più familiare. Sempre la fida Lonely Planet ci fa raggiungere quello che sembra essere uno dei migliori ristoranti italiani a Budapest: Okay Italia. Ci sono due sedi in centro, entrambe nei pressi della stazione Nyugati. Il menù è veramente ricco di piatti molto interessanti. Assaggiamo questo antipasto di Involtini di Prosciutto di Parma e Mozzarella di Bufala con riduzione di Aceto Balsamico servito su letto di rucola.
Poi prendo questi Rigatoni alla Sorrentina:
Il tutto innaffiato da Vino Chianti, Birra Peroni Nastro Azzurro e Acqua Ferrarelle!
Manco a dirlo tutti i piatti che abbiamo preso erano cucinati in modo superlativo. Anche questa volta Lonely Planet c'ha azzeccato. Troviamo a cena un signore di Salerno, che si mette a parlare con noi e ci dice che abbiamo scelto bene, perchè lui viene da anni a Budapest e questo è il miglior posto per mangiare come a casa senza farsi spennare.
Molto soddisfatti e con la pancia piena facciamo ritorno in hotel.
Il giorno dopo andiamo alla Casa del Terrore. Questo era l'edificio della Polizia Segreta, nazista prima, comunista poi. In questa struttura si sono consumati atroci crimini fino alla caduta del regime, cioè poco più di 20 anni fa!
All'ingresso queste lapidi ricordano le vittime dei due regimi:
Purtroppo l'esposizione non è fotografabile, l'unica cosa che posso fotografare è questo Panzer:
L'interno della struttura è ricca di spiegazioni dei vari momenti storici, e fa rendere conto di come purtroppo, i sovietici, entrati da liberatori, hanno commesso crimini molto simili ai nazisti, appena sconfitti e messi al bando alla fine della seconda guerra mondiale. Ancora più male fa pensare che i sovietici hanno commesso atrocità per decenni, totalmente indisturbati.
Questa è una visuale di Andrassy ut, anche questo viale Patrimonio Mondiale Unesco.
Questo è di nuovo il Parlamento, in una foto da vicino. Purtroppo i biglietti per l'interno erano già esauriti, e ci siamo dovuti accontentare di vederlo da fuori...
Questo è il Piazzale degli Eroi:
Altro esempio di mezzo pubblico modernissimo... Le porte di questo filobus quando si chiudono fanno più rumore di un motore jet...
È l'ultimo giorno a Budapest, e di buon mattino ci svegliamo per andare in Aeroporto a prendere il nostro WizzAir per Napoli. Ad accompagnarci è il solito comodissimo minibus, prenotato il giorno prima.
Il Terminal 1 è quello low-cost, nonchè il terminal storico di BUD.
All'interno ci accingiamo a fare check-in ed ecco una sorpresa:
Volo cancellato. Anche per Bergamo! Ah giusto, in Italia c'è sciopero generale... Ci mettiamo in fila ad un affollatissimo banco informazioni, con sole 2 persone a gestire quasi 300 passeggeri. Per noi diretti a Napoli viene prospettato un volo speciale l'indomani alle 6.40, se abbiamo bisogno di sistemazione alberghiera ci invitano a segnare i nostri nomi su un foglio.
Fatto questo aspettiamo un po'. In questo tempo cerco di informare i passeggeri che non erano in grado di comprendere l'inglese delle assistenti di terra, facendo anche un po' di informazione sul Regolamento 261/2004 che purtroppo i più ignorano e nessuno della compagnia ne ha parlato (dietro richiesta però fornivano un foglio in italiano con i principali diritti).
Per i passeggeri diretti a Bergamo la situazione prospettata era anche peggiore, era venerdì, i primi posti erano disponibili mercoledì.
Purtroppo, a quanto ho capito, la compagnia non riproteggeva direttamente su altre compagnie ma invitava i passeggeri a comprare un biglietto e poi ad utilizzare un modulo di rimborso.
Bisognava in pratica anticipare. Alcuni hanno organizzato un pullman per tornare a casa, altri hanno cambiato biglietto stesso con Wizzair per andare a Forlì.
Dopo meno di 2 ore un altro addetto di terra si avvicina timidamente alle persone chiedendo dei passeggeri diretti a Napoli. Ovviamente nessuno lo sente a causa del suo tono di voce. Cerco di attirare io l'attenzione dei passeggeri, e ho più successo del tizio ungherese che stenta anche a dire "Napoli" o "Naples"...
Con inglese stentatissimo ci fa intendere che fuori ci sono i bus per l'hotel. Andiamo fuori circa in 30 persone (9 eravamo solo io e i miei amici). Con due minibus da 9 persone veniamo trasferiti all'Airport Hotel Budapest.
Ci forniscono le camere, e dei "buoni pasto" per pranzo e cena.
Il pranzo a buffet prevede numerosi cibi, per la maggior parte ottimi. Ovviamente c'è la possibilità di riempirsi a sazietà. L'unico difetto è che una sola bibita è compresa...
Questo è l'hotel:
Da lontano si intravede l'aeroporto:
Purtroppo però meglio di così non riesco a fare, anche con 26x di zoom:
Spunta anche uno spicchio di Luna:
Nell'hotel vi è anche una palestra, una sauna e una jacuzzi. Passiamo così un pomeriggio di relax senza più tornare in città.
La sera a cena sempre buffet, però, forse perchè sapevano che eravamo italiani, quantità industriali di pasta, purtroppo scotta e con condimenti strani.
Alle 3 la sveglia, andiamo a fare colazione, ma dopo aver cenato 5 ore prima non avevamo quest'appetito. Veniamo ritrasferiti all'aeroporto e sta appena spuntando il sole:
Questa volta lo stesso monitor ci da un messaggio più rassicurante, anche se è in ungherese:
Imbarchiamo i bagagli, senza paura di eccedere dato che Wizzair da 32 kg di franchigia (a 15€).
I controlli di sicurezza sono particolarmente puntigliosi e ridicoli. Del tipo ho chiesto un vassoio per iniziare a mettere le mie cose dentro, ma l'addetta si è rifiutata di farmelo prendere perchè stava controllando il tipo prima di me... Mah...
Dal lato airside c'è qualche negozio e un bar. Aspettiamo che si faccia ora di imbarcare:
Guardando fuori c'è questo col nasone aperto:
E gli altri padroni di casa di BUD, i viola di Wizzair:
In lontananza il nuovo Terminal 2:
L'alba:
Ecco che scatta la fila italica, che avevo dimenticato in questi voli all'estero:
Questa era la vecchia torre, che ora mi sembra sia uno spotting point:
Ovviamente nonostante essere andati non tra i primi, uno scatto all'uscita del pullman permette di sedermi alla fila 13 (emergenza) e di avere un enorme spazio per le gambe.
Si parte. Oggi abbiamo HA-LPA un Airbus 320 del 1998 che ha lavorato per i primi 6 anni di vita con ACES Colombia, una compagnia sudamericana che non esiste più.
Dietro front e ci allineamo per il decollo.
Ciao ciao BUD
Lasciandoci BUD alle spalle iniziamo a vedere solo colline disabitate. Il comandante ci informa che la rotta seguirà il Lago Balaton, Split in Croazia, Pescara.
Ed ecco infatti la costa croata:
Qui siamo arrivati dall'altra parte:
Sui monti d'Abruzzo c'è ancora uno spruzzo di neve:
E sì, siamo arrivati. Lì sotto il Vulcano Buono di Nola:
E il Vesuvio:
Si si, ci siamo proprio...
Touch-down:
A Napoli c'è sempre il solito difetto delle scale all'arrivo. Ci vuole sempre di più che altrove... Scesi questo è l'aereo che ci ha portati qui:
E la fauna di NAP:
Il vantaggio di NAP è il recupero dei bagagli che è mediamente più rapido che altrove:
Andiamo al bar a goderci un vero espresso, e un gentilissimo barman del Bluebar ci da allegramente il bentornati. Lo spirito e l'allegria napoletana non ha eguali nel mondo. Infatti appena mi vede con la fotocamera al collo mi chiede se posso fargli una foto col collega e se gliela mando su Facebook o per e-mail. Purtroppo il suo indirizzo e-mail che mi ha scritto su un foglietto risulta non valido, io non ho Facebook, la metto qui, se qualcuno lo conosce e gliela fa avere mi farebbe piacere. Parlo di quello sulla destra, Angelo, che ancora ringrazio per l'ottimo espresso alla napoletana!
Si chiude così questo viaggio, che è stato ricco di esperienze e di emozioni.
La Polonia è una nazione che mi ha sorpreso e che spero di poter visitare di nuovo quanto prima.
L'Ungheria al contrario non mi ha entusiasmato, anche se Budapest va visitata almeno una volta nella vita.
Un grosso complimento a LOT e soprattutto a WizzAir per i loro servizi aerei, e anche per l'assistenza fornitaci nell'evento particolare dello sciopero dei controllori, quindi evento totalmente esterno alla responsabilità della compagnia.
Resto soddisfatto anche dalla serie Embraer 170, che come detto trovo molto comodo come aereo regional. Anche i finestrini sono particolarmente ampi, per la gioia di noi fotografi.
Alla prossima!!
Avevamo pensato a tante destinazioni quest'anno: Spagna del Sud, Nord Italia e Costa Azzurra, Scandinavia.
Poi alla fine Polonia e Ungheria.
Detto fatto, in pochi giorni abbiamo prenotato voli e hotel e il 27 aprile siamo partiti.
Il routing prevede: FCO-KRK, KRK-WAW e WAW-BUD con LOT Polish Airlines e il ritorno BUD-NAP con WizzAir Hungary.
Dunque si parte. Il volo LO 316 è schedulato nell'orario infame 23.45-01.50. Nonostante ciò scegliamo questo perchè è diretto, e perchè, a causa dei misteri delle politiche tariffarie, il biglietto O/W WAW-BUD costa solo 15€ meno del open-jaw FCO-KRK/WAW-BUD. In pratica 2 voli al prezzo di uno.
Per raggiungere Fiumicino prendiamo il pullman che quotidianamente collega la nostra città a Roma. Peccato che non ci sia nulla nel tardo pomeriggio, e quindi poco dopo le 14.30 siamo qui, al casello autostradale, pronti per il lungo viaggio.
Dopo 3 ore abbondanti di viaggio siamo a Roma Tiburtina, da dove col treno regionale raggiungiamo Fiumicino. Anche qui il mistero delle politiche tariffarie, ferroviarie stavolta, prevede che un biglietto Roma-Fiumicino costi 5 euro di più rispetto alla somma di due biglietti Roma-Parco Leonardo/Parco Leonardo-Fiumicino.
Con 3,30€ raggiungiamo quindi il Leonardo da Vinci a bordo di questo "pulitissimo" treno:
All'uscita della stazione si notano nuove indicazioni dei terminal, peccato che sono composte con tratti di nastro adesivo bianco: ma quanto può incidere sui bilanci di Trenitalia far stampare un cartello?
Giunti nel T3 questi sono i voli in partenza. Mancano diverse ore per il nostro volo, che tra l'altro è quasi l'ultimo. Dopo si parte solo per Addis Abeba e Tel Aviv.
Perdiamo un po' di tempo fuori dal terminal, dove è interessante notare come il problema della viabilità degli aeroporti sia tenuto in grande considerazione: Polizia Locale ferma in divieto di sosta su posti riservati a bus e taxi.
Rientriamo, dalle vetrate questo è il panorama: un Austrian in primo piano, oltre ad un Easyjet, un Meridiana e poi tricolori di AZ in quantità.
Si fa ora di cena, opto per un panino da Rustichelli&Mangione: nome interessante, ma prezzi esorbitanti. Queste due cose le ho pagate circa 8 euro. Però almeno era buono!
Sul mezzanino noto anche una zona di esposizione per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Ogni regione ha presentato qualcosa di tipico o che ricordi l'Unità. Peccato che tutti gli schermi siano spenti...
La Campania ha presentato questi spartiti:
Ormai cala la notte, e nell'aeroporto non gira quasi più nessuno
Finalmente verso le 21.30 possiamo fare check-in e mollare le valige. Subito dopo oltrepassiamo velocemente i controlli, e ci rechiamo verso il gate, dove passiamo le prossime due ore, dato che ormai tutti i negozi sono già chiusi.
Il nostro gate non è stato aggiornato, riporta ancora il volo precedente e così sarà anche durante l'imbarco, con conseguenti dubbi di alcuni che avevano paura di finire ad Atene.
Imbarchiamo direttamente e comodamente dal finger, all'ingresso sull'aereo le hostess sono impegnate a chiacchierare tra di loro piuttosto che accogliere i passeggeri.
Il volo si svolge su SP-LDH, un Embraer 170LR consegnato nel 2005 direttamente a LOT, che fu proprio il cliente di lancio di questo modello di aereo.
Accanto a noi c'è parcheggiato un Brussels Airlines, probabilmente arrivato da poco dato che è ancora illuminato.
Si parte un quarto d'ora prima dello schedulato, anche perchè l'imbarco è stato molto rapido. A bordo il LF è poco più del 50%, nonostante l'orario infame.
Solito decollo per 25, ma a quest'ora nessuna attesa. Tutto l'aeroporto è per noi.
Dopo una ventina di minuti dal decollo inizia il servizio: panino al formaggio, con salsa non meglio identificata e cetrioli e giro di bevande, anche vino.
Un piccolo commento sull'aereo: non avevo mai volato su un Embraer, ma ne rimango piacevolmente stupito. La cabina è ampia, nonostante l'aereo abbia 70 posti. Per quanto mi riguarda batte 10 a 0 la serie CRJ che trovo terribilmente scomoda e opprimente. Anche gli interni sono piacevolmente moderni e i sedili piuttosto comodi per essere un aereo Regional:
Il viaggio è ancora lungo, così do uno sguardo alla tasca del sedile: allestimento completo, con cartoncino delle emergenze, sacchetto per il mal d'aria e la rivista Kaleidoscope.
Il volo scorre tranquillo, dal finestrino vedo solo buio finchè non siamo quasi atterrati. Ovviamente qualsiasi foto provi a fare è un disastro, quindi arriviamo direttamente a questa foto esterna di SP-LDH
Ci portano velocemente al terminal dove recuperiamo subito i bagagli. Ovviamente a quell'ora dall'aeroporto i collegamenti pubblici sono quasi inesistenti, quindi mi ero precedentemente accordato col gestore della struttura ricettiva dove alloggeremo a Cracovia, che per un supplemento si è offerto di venirci a prendere direttamente in aeroporto.
Questo è l'aeroporto di Cracovia dall'esterno.
Velocemente in macchina raggiungiamo il nostro alloggio: il Kazimierz Secret Apartments. http://www.kazimierzs-secret.com/?p=/en/index
Si tratta di un intero palazzo con mini-appartamenti molto comodi e completi. La location poi è ottima, nel cuore del quartiere ebraico di Kazimierz, a 10 minuti di passeggiata dal centro storico.
Andiamo a dormire che sono le 3 di notte, e la mattina dopo si inizia subito con una passeggiata per il centro di Cracovia.
Questa è la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, una delle chiese più belle della città. All'interno vi è anche una applicazione funzionante del Pendolo di Focault, dimostrazione pratica del movimento della terra. Su Wikipedia alcune foto dell'interno.
Questo invece è l'interno del Fondaco dei Tessuti, un edificio posto al centro della piazza del Mercato, la principale della città. In questo luogo anticamente si teneva un mercato dei tessuti. Oggi è ancora uno spazio commerciale, vi si trovano infatti souvenir di ogni genere, tipo e costo.
E questa è una vista esterna della piazza, sullo sfondo la Basilica di Santa Maria, simbolo di Cracovia. Ovviamente, mancando pochi giorni alla beatificazione di Giovanni Paolo II, la città è piena di sue immagini, come Roma del resto.
Questa è una foto dell'interno della Basilica, si può notare il superbo altare e le splendide decorazioni interne.
Nella piazza, piena di persone, vi sono anche questi simpatici tizi mascherati che girano tutto il giorno come mascotte pubblicitarie, in particolare di ristoranti.
Una cosa della Polonia che colpisce noi italiani sono queste strane scritte che si trovano molto spesso sui segnali stradali. Da quella parte deve esserci un ottimo pusher!
No, controllando successivamente abbiamo capito che nella strana lingua polacca la parola droga vuol dire strada...
Questo è un altro monumento che si trova nella splendida Piazza del Mercato, che tra l'altro è la piazza medievale più ampia d'Europa (oltre 40.000 mq): la torre civica. Alle sue spalle si nota l'esterno del Fondaco dei Tessuti.
Questa è la Porta Florianska, altra attrazione principale della città, nonchè unica porta della città antica rimasta in piedi:
A pranzo ci fermiamo in un ristorante della piazza, Sioux, stile tex-mex, dove mangiamo in modo ottimo. Oggi prendo questa carne con contorno di carote, rape bianche e rosse e patate al blue cheese. Manco a dirlo tutto squisito:
Nel pomeriggio andiamo in periferia, precisamente nel paesino di Wieliczka:
Il nome sicuramente risulterà ignoto ai più, ma questo sobborgo di Cracovia racchiude una delle più importanti attrazioni turistiche della Polonia. La miniera di sale di Wieliczka è in attività sin dal 13° secolo, e a quanto pare è la 14^ azienda più antica al mondo ancora in funzione. Inoltre è un Bene Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco.
Dopo aver pagato un costoso (per gli standard polacchi) biglietto di circa 15 euro si parte all'ora stabilita con una guida in inglese. L'ingresso alla miniera avviene tramite questa lunga scalinata in legno, che ha oltre 50 pianerottoli. In pratica non si riesce a distinguere la fine.
La nostra guida ci inizia a raccontare la storia di questa miniera, invitandoci a seguirlo da vicino e a non allontanarci dal gruppo, dato che esistono oltre 300 km di cunicoli sotterranei, e perdersi in questi non sarebbe una esperienza piacevole. Ci rassicura dicendoci che la visita ci mostrerà circa l'1% dell'intero complesso, che però sono comunque ben 3 chilometri di passeggiata! Ma ne vale assolutamente la pena.
Ci spiega che quasi tutto quello che vediamo è fatto di sale, più o meno puro, oltre a strutture in legno che garantiscono in alcuni punti la staticità dell'opera.
In questa sala vi è una statua (di sale) di Copernico, che era polacco e visitò durante la sua vita le miniere. Questa è stata costruita nel cinquecentesimo anniversario della sua nascita, cioè nel 1973.
Proseguendo nelle sale successive vediamo altre statue, queste rappresentano una leggenda che esiste in Polonia di una regina ungherese che al suo matrimonio ricevette in regalo un cristallo di sale di questa miniera. Sulla sinistra di questa foto si notano anche delle stalattiti di sale, quello è puro sale alimentare:
In un'altra sala queste riproduzioni di cavalli ricordano quando i veri cavalli servivano al trasporto del sale su vari livelli della miniera, e addirittura in alcuni periodi i cavalli venivano ricoverati in "stalle" apposite ricavate sottoterra, dove mangiavano e si riposavano, senza mai vedere la luce del sole
Questo è il pezzo forte dell'esposizione. Questa sala è una Chiesa consacrata che funziona regolarmente. Ogni domenica viene celebrata qui la Messa, ed inoltre è utilizzata per celebrare matrimoni, cosa che sembra andare molto di moda da queste parti. L'intera sala è stata costruita da tre persone, tre normali operai che nel loro tempo libero crearono questo luogo nell'ambito di circa 60 anni. Nessuno di loro aveva particolari preparazioni in tema di scultura. Qui tutto è di sale, il pavimento, il soffitto, l'altare, il crocefisso, le statue, le decorazioni e persino i bellissimi lampadari.
Questa è una riproduzione dell'Ultima Cena
Ed ovviamente non poteva mancare anche qui una statua di JP2, che fu un altro dei numerosi visitatori VIP di questo impianto nel corso dei secoli.
Man mano si scende sempre di più, si arriva in una sala molto ampia, il cui soffitto è alto ben 36 metri. In questa sala infatti è avvenuto anche un Guinness World Record, un lancio con bungee jumping sotterraneo e un volo in pallone aerostatico. In questa sala questa scultura ci ricorda che questo sito è stato scelto tra i primi 12 Patrimoni Mondiali Unesco, quando questi vennero istituiti nel 1978. Tra l'altro è bene ricordare che attualmente l'Italia è il primo Paese al mondo (ben 44 siti), ma nessuno di questi venne scelto sin dal 1978 come Wieliczka.
Da questo punto si passa all'interno di altre sale molto ampie, in cui vi è un ristorante sotterraneo, e diverse sale per cerimonie (vengono usate anche queste solitamente per matrimoni). Poi ci si mette in fila e si attende il proprio turno per uscire. In gruppi si viene condotti lungo l'ultimo chilometro di gallerie aperte al pubblico, scendendo fino a 135 metri sotto terra, da dove poi con dei tipici ascensori da miniera (quelli piccolissimi con cabina su più livelli) si viene condotti all'esterno alla velocità di 4 m/s.
Torniamo all'appartamento molto soddisfatti della giornata appena passata. La miniera di sale è un luogo immancabile da visitare se si passa per Cracovia. Inoltre per i più avventurosi si organizzano anche visite a gallerie non aperte al pubblico, esperienza che farei se avessi tempo e soldi.
Per spezzare un attimo, ecco le banconote della valuta polacca, lo Zloty.
Il giorno successivo lo dedicheremo interamente ad un altro luogo fuori da Cracovia, a circa 80 km dalla città. Non posso definirla "attrazione turistica" perchè non lo è. Prendiamo un minibus in direzione Oswiecim. Nome che così non fa certo venire in mente il ben più famoso toponimo tedesco: Auschwitz.
Dopo 1h40 di viaggio tra ridenti villaggi polacchi giungiamo nel campo di concentramento Auschwitz I, dove alle ore 12 troviamo la visita guidata in italiano che ci illustrerà tutta la tragica storia di quei luoghi.
Iniziamo passando sotto la famosa scritta, la prima beffa alla quale erano soggetti i prigionieri dei nazisti: il lavoro rende liberi. In quel posto il lavoro non ha mai reso libero nessuno purtroppo.
Immediatamente l'attenzione cade sulle recinzioni del campo, dove ancora oggi vi sono i segnali originali di pericolo di folgorazione. La guida ci ha raccontato che ai prigionieri veniva fatto un discorso all'inizio della loro internazione, che si concludeva con invitarli a lanciarsi contro quei cavi elettrificati se non avessero voluto sottostare alle terribili condizioni offerte. E molti, purtroppo, hanno dovuto scegliere se morire folgorati subito o di stenti dopo.
I "blocchi" del campo sono stati trasformati in esposizione museale, in questa mappa si vedono i luoghi di origine dei prigionieri, che bisogna ricordare, non erano solo ebrei, ma anche prigionieri politici, preti cristiani, rom, zingari, testimoni di geova, omosessuali ed altri soggetti che non erano ritenuti "degni di vivere". È evidente che appare incredibile il grado di follia collettiva alla quale si arrivò, considerando quante persone dovettero essere coinvolte per condurre alla morte innocenti da ogni parte d'Europa, senza che mai nessuno (compresi i governi dei Paesi nemici della Germania nazista) dicesse nulla.
Quest'altra mappa raffigura dall'alto quella che è la collocazione geografica dei campi. Col passare degli anni i Nazisti decisero di costruire un secondo campo (Auschwitz II - Birkenau) che è parecchie volte più grande del primo, oltre al terzo campo di concentramento Auschwitz III - Monowitz, nei pressi di una fabbrica di gomma e benzina sintetica. In quest'ultimo fu internato anche il nostro connazionale Primo Levi, divenuto famoso per il suo libro-testimonianza "Se questo è un uomo".
Questa catasta è formata da barattoli vuoti di un prodotto chiamato commercialmente Zyklon B. Questo era acido cianidrico, utilizzato inizialmente per lo spidocchiamento e il controllo del tifo. Successivamente dal 1941 in poi venne usato come gas tossico per l'uccisione di esseri umani. La società che lo produceva, invece, si chiamava "Società tedesca per la disinfestazione". I prigionieri di Auschwitz erano considerati a tutti gli effetti dei parassiti. Sembra che sia stata ordinata dalle SS una quantità di Zyklon B pari ad oltre 7 tonnellate. Pensate che per uccidere una persona ne bastano appena 70 milligrammi.
La guida poi ci ha spiegato che inizialmente ai prigionieri veniva fatto credere che loro erano destinati semplicemente a continuare la loro vita altrove. Sono stati trovati atti di acquisto di proprietà fittizie, che i futuri prigionieri compravano sicuri di poterle godere una volta giunti nel luogo designato dal regime. Inoltre sono stati trovati biglietti ferroviari che i prigionieri pagavano, ma quello che più di qualsiasi altra cosa rende l'idea dell'inganno in cui caddero è questo: chi di voi sapendo di dover morire farebbe un trasloco di casa, portandosi dietro oggetti quotidiani come pentole e piatti?
La zona più straziante è questa:
Si tratta di indumenti di bambini e giocattoli. Bisognerebbe riflettere su quale forza possa essere così bruta da far sì che uomini, probabilmente padri a loro volta, hanno passato anni ad uccidere crudelmente bambini di pochi mesi, di qualche anno, magari che neanche parlavano ancora.
Tutto questo io non riesco a spiegarmelo.
Inquietante è anche vedere cataste come queste:
Qui si vedono solo una limitata quantità delle scarpe presenti. Forse viste così non significano molto. Ma se pensiamo che ogni paio di scarpe corrisponde ad una persona, una persona che ha perso la propria vita allora il loro significato arriva immediatamente nel profondo del nostro cuore, togliendoci il fiato.
Come questa, vi erano cataste di occhiali, cataste di protesi, oppure addirittura di capelli, capelli umani, con i quali i nazisti producevano una stoffa.
Lo sfruttamento era totale. Il prigioniero era perfettamente integrato nell'economia del Reich, e doveva contribuire ad essa anche dopo essere morto di stenti, privato di ogni dignità e frugato in ogni orifizio alla ricerca di preziosi da vendere.
Quella ciminiera è l'esterno dell'unico forno crematorio rimasto nel campo Auschwitz I:
Tutto questo complesso è un bene Patrimonio Mondiale dell'Unesco dal 1979:
Finita la straziante visita al primo campo, nella quale abbiamo osservato da vicino la breve vita di un internato (i più fortunati vivevano 6 mesi in quelle condizioni di lavoro duro in balia del freddo, della sporcizia, dell'impossibilità di tenere una minima igiene personale, e con una dieta che prevedeva meno calorie di quelle che servono per mantenere in vita una persona che passa la giornata fermo a letto), ci spostiamo al campo di Birkenau, a qualche chilometro di distanza. Auschwitz era un campo di concentramento, e ci ha lasciati commossi e provati fisicamente nel vedere e sentir dire cosa vivevano queste persone. Provate solo per qualche secondo a pensare di trovarvi in quelle condizioni e vi mancherà il fiato.
Birkenau era un campo di sterminio.
Qui non c'era altro fine se non l'annientamento totale della persona non ritenuta degna. La ferrovia arriva fin dentro il campo, i treni colmi di prigionieri si arrestavano sulla banchina e qui sommariamente un medico decideva se la persona era degna di vivere ancora perchè abile al lavoro, oppure doveva recarsi direttamente nella camera a gas e morire, perchè inutile.
Quello che vediamo qui oggi in un atmosfera surreale è quello che resta delle baracche in legno. L'unica parte in muratura infatti era la stufetta con la canna fumaria. A perdita d'occhio non si vedono altro che queste canne fumarie, pensate quante baracche c'erano.
Le baracche erano strutture prefabbricate in legno, originariamente vendute come stalle per cavalli. Non esisteva alcun tipo di isolamento dall'esterno, e in quegli inverni la temperatura scese anche ai -40°C. In alcune baracche preservate possiamo comprendere le condizioni interne: su ogni piano di queste brande dormivano anche 10-15 persone. Il campo era terribilmente sopraffollato. Chi capitava in basso era quello che stava peggio perchè era costretto a farsi colare addosso i bisogni fisiologici provenienti da quelli che stavano sopra. I prigionieri erano così stremati che non avevano la forza di alzarsi durante la notte per espletarli, e così erano costretti a lasciarsi andare dove si trovavano.
Questa baracca conteneva le pochissime latrine del campo. Terribilmente sottodimensionate. I prigionieri erano autorizzati ad usarle due volte al giorno. E per soli pochi secondi ognuno, pena terribili punizioni fisiologiche. Considerate che la maggior parte dei prigionieri era affetta da dissenteria.
Proseguendo verso il fondo, dopo la fine di quei terribili binari ferroviari, è stato creato un monumento alle vittime. Vi sono delle iscrizioni, nelle lingue di tutti i prigionieri. Ovviamente vi è anche la nostra, considerate le centinaia di migliaia di italiani che trovarono la morte in questi campi.
E questa è probabilmente l'ultima immagine all'aperto che hanno potuto vedere tanti innocenti, condannati alla morte sol perché qualcuno non li ha ritenuti degni di vivere:
La frase che più mi ha colpito di quelle pronunciate dalla guida è stata questa:
"Nessuno, prima della Seconda Guerra Mondiale, ha mai immaginato che la cattiveria e la follia dell'uomo potesse raggiungere questo livello. Questo luogo deve essere preservato perchè non possiamo essere sicuri che una follia anche peggiore di questa non possa avvenire in futuro."
In effetti nessuno prima degli anni 40 poteva pensare ad uno sterminio così sistematico. Speriamo quindi che nel nostro futuro non avvenga niente di simile a questo. Mai più.
:flower1: Un pensiero per tutti gli innocenti uccisi nei campi di concentramento nazisti
Dopo una giornata straziante ma decisamente istruttiva (avevo studiato queste cose chissà quante volte, ma vederle fa rabbrividire), torniamo a Cracovia col solito minibus che si presenta così:
Facciamo un'altra passeggiata per Cracovia. Questo è il centro commerciale costruito accanto alla stazione ferroviaria e degli autobus:
Questa è la Basilica di Santa Maria in notturna:
Il giorno successivo andiamo al Wawel, che è una collina sulla quale si trova il castello di Cracovia.
Lungo la strada notiamo questa caratteristica Fiat 126:
Questa è la Cattedrale di Cracovia:
I tulipani sono i fiori più diffusi da queste parti:
Questo è il Palazzo Reale:
Il pomeriggio, dopo aver preso un comodo ed economico autobus (circa 75 cent di € il biglietto), abbiamo raggiunto nuovamente l'aeroporto, destinazione Varsavia:
Questo è l'enorme parcheggio multipiano:
L'interno:
Il nostro volo però parte dal terminal nazionale. Ora mi chiedo come mai per soli 4 voli al giorno (non mi risultano altri voli nazionali oltre Varsavia), debba esserci un terminal separato.
Questi i voli in partenza:
Imbarchiamo i bagagli e appena aprono i controlli (siamo l'unico volo in partenza da qui), li superiamo. Noto che qui in Polonia ai controlli vi sono degli addetti che sembrano militari, e sono anche armati.
Vi sono solo 2 gate in questo terminal:
Nonostante sia ora di imbarcare lo schermo riporta questa scritta:
Vado a chiedere informazioni e le gentilissime addette al gate mi invitano a guardare fuori, dicendomi che è venuto un temporale fortissimo e non sanno quando si potrà partire. Un temporale?? Stamattina giravo a Cracovia a maniche corte dal caldo che faceva! Strano il tempo da queste parti. Vedendo la quantità di pioggia che cadeva ho chiesto se l'aereo era riuscito ad atterrare provenendo da Varsavia, loro mi rassicurano dicendomi di sì, però prima che peggiorasse tanto il tempo.
Bene, aspettiamo. Ogni quarto d'ora un messaggio ci informava che a causa di cattive condizioni meteo non erano in grado di fornirci indicazioni sull'orario di partenza e ci invitavano ad ascoltare il prossimo annuncio dopo 15 minuti. Finalmente dopo 45 minuti ci dicono che le condizioni ora permettono la partenza e ci fanno imbarcare:
Dal Cobus vedo il nostro uccellino, un ATR-72.
Si tratta di SP-LFD, un esemplare del 1991, consegnato direttamente a LOT.
In realtà l'aereo è dipinto nella livrea di EuroLOT la compagnia regional di LOT, che svolge la maggior parte dei collegamenti interni in Polonia, con una flotta di ATR-42 e 72.
Accanto a noi ecco un fratellino appena atterrato da Varsavia:
Durante il rullaggio becco questo strano aereo parcheggiato (credo in modo fisso) ai remotissimi di KRK:
Decolliamo per pista 07:
E dopo poco accompagnati dal tipico rumore di frullatore (che avevo proprio accanto essendo seduto al 10A), decolliamo:
Superato un primo strato di nubi troviamo un piccolo squarcio di sereno, coperto da un altro strato di nuvole più in alto. Molto particolare:
Scusate, ma il finestrino aveva 20 anni di graffi:
Nonostante sia un volo di 260 km, c'è anche il tempo per un servizio:
Trovo i bicchieri usati da LOT molto gradevoli. Nonostante siano di plastica sono molto belli:
Più avanti il cielo diventa più sereno:
Nella tasca il solito allestimento. Il Kaleidoscope è nell'edizione di maggio, con articolo su Roma.
Finalmente si vede qualcosa sotto:
Ed eccoci a WAW:
Un po' di fauna:
Strane livree:
Vicino di parcheggio:
Le AV ci chiedono di far scendere prima i passeggeri in transito per Mosca e Danzica perchè dovevano essere trasportati urgentemente sull'altro aereo a causa del ritardo (siamo arrivati quasi 50 minuti dopo il previsto). Dopo un po' scendiamo anche noi. Ho notato che effettivamente c'era un tipo con furgoncino che ha preso quelli in short-transit.
All'interno incontriamo anche altri amici che ci hanno raggiunto oggi in vacanza direttamente da Roma. Avremmo dovuto aspettarli 45 minuti se il nostro volo fosse stato in orario, invece col ritardo siamo arrivati praticamente insieme:
---fine prima parte---
---seconda parte---
C'eravamo lasciati all'aeroporto di Varsavia. Da qui ci trasferiamo in hotel, abbiamo scelto il Westin. In taxi spendiamo 30 zloty, mancia compresa. In pratica sono €7,50 da dividere in 4 persone...
Metto qualche foto dell'hotel:
La hall:
La camera:
Un albergo che merita tutte le sue 5 stelle. Le camere sono munite di ogni confort, la struttura è dotata di parecchi servizi per i clienti, e quegli ascensori panoramici nella torre sono bellissimi. Hanno una accellerazione verticale invidiabile, sembra quasi di alzarsi da terra quando scendono! Ed ovviamente la camera è quella "standard".
Per chi è in grado di cucinare un tacchino invece dal 17° al 20° piano c'è la zona Club Level!

Un difetto? I prezzi esorbitanti della colazione (25 euro/pax/giorno, somma con la quale in Polonia si mangia per 2 giorni), e la scarsa scelta di canali televisivi.
La sera andiamo a cena in un Pub in centro, dove assaggio l'ottima Zywiec, famosa birra polacca.
Il giorno dopo andiamo in giro per la città. Il portiere dell'hotel che ci ha fatto check-in ieri ci ha tenuto a specificare che il 1° Maggio in Polonia è tutto chiuso perché è festa nazionale. Fortunatamente non gli credo e così destinazione Palazzo Wilanow, che non solo è aperto ma è anche gratis oggi!
Il Palazzo di Wilanow è una graziosa residenza reale, lontana dal centro città. È chiamata la Versailles Polacca, e le varie vicende storiche che hanno coinvolto la Polonia del XX secolo hanno fortunatamente risparmiato questo palazzo dalla distruzione.
All'interno vi sono diverse sale, e per accedervi bisogna indossare dei copriscarpa stile terapia intensiva, per preservare tappeti e mosaici.
In una delle sale un curioso tizio con vestito d'epoca ci accoglie e ci mostra una macchina da stampa a caratteri mobili, con la quale si sta accingengo a ristampare copie della prima Costituzione polacca, che è stata la seconda al mondo (dopo gli Stati Uniti) e la prima in Europa (prima della Francia). Ci ha raccontato che i governi occupanti, in particolare quello sovietico, hanno fatto di tutto per distruggere ogni copia di questo antico documento, e ci sono quasi riusciti. Una copia è stata fortunatamente ritrovata e da queste si sta procedendo alla ristampa di questo importantissimo documento storico, che è un vero vanto per la Polonia.
Più avanti, in una sala, noto un particolare interessante sulla volta. Un particolare tridimensionale che viene fuori dall'affresco:
Un altro ambiente:
Annesso al palazzo vi è un lussureggiante giardino, che però al momento è per la maggior parte in restauro (grazie ai Fondi Europei di Sviluppo Regionale, che in Polonia ho visto nominati su decine di lavori in corso o conclusi).
Resta comunque qualche zona visitabile:
Torniamo in centro:
Questo è il grattacielo Marriott, in cui oltre all'hotel vi sono anche uffici, tra cui quelli della LOT:
Altri grattacieli:
La particolarità di Varsavia sta nella sua sofferente storia. Nell'ultimo secolo in particolare. Durante la Seconda Guerra Mondiale Varsavia venne pesantemente bombardata e solo il 20% della città restò in piedi. Successivamente la Polonia divenne un Paese satellite dell'URSS, che provvedette alla ricostruzione. Per questo è facile imbattersi in condomini di puro stampo sovietico che ancora sopravvivono circondati dagli alti grattacieli moderni appena visti. Sulla facciata di un vecchio palazzone c'è questo murales, secondo me ricco di significato. Notate i simboli sulle divise.
Girando l'angolo ecco un altro retaggio sovietico: il Palazzo della Cultura e della Scienza. Questo edificio venne donato dall'URSS alla Polonia nei primi anni '50. All'epoca il nome proseguiva con l'intitolazione a Stalin. Alla caduta del comunismo venne proposto addirittura di abbattere il complesso, perché simbolo dell'oppressione e del controllo russo. Venne però deciso di conservarlo, togliendo i simboli del regime ove possibile.
Un particolare sistema di luci fa comparire scritte sul grattacielo Marriott quando fa sera:
Questo complesso invece è un simbolo di modernità e progresso polacco. Si chiama Zlote Tarasy, ed è un enorme centro commerciale aperto nel 2007. L'intera superficie supera i 200.000 mq e la struttura è costata oltre 500 mln di $!
Accanto altro retaggio sovietico, la stazione centrale di Varsavia, costruita negli anni '70 come simbolo della Polonia socialista, di fretta e furia perché doveva essere pronta nel '75 per la visita di Leonid Brezhnev alla Polonia. Risultato, la struttura richiede riparazioni molto spesso a causa della scarsa qualità dei materiali e delle tecniche costruttive. Questo fu uno dei pochi posti al mondo dove il Millennium Bug creò disagi, infatti il sistema informativo della stazione impazzì allo scatto dell'anno 2000.
Riprendiamo i comodi e puntualissimi autobus di Varsavia (a proposito, 3 giorni di biglietto metro/bus/tram costa 16 zl, 4 euro!), per raggiungere il Palazzo sull'acqua.
http://www.aviazionecivile.com/vb/editpost.php?do=updatepost&postid=1193523
Questo palazzo è all'interno di quello che un tempo era il Parco dei Bagni Reali.
Sfortunatamente l'interno oggi non è visitabile a causa di lavori di restauro, per cui ci limitiamo a vedere la facciata e i giardini attorno:
E ovviamente del lago che circonda il palazzo, dove dei "gondolieri" polacchi ci propongono un giretto, ben più economico di quelli veneziani:
Andando verso il centro storico notiamo questa parata. In effetti l'indomani sarebbe stata festa nazionale in Polonia:
Questa è la Piazza della Città Vecchia, patrimonio mondiale dell'Unesco. Di questa piazza non restava più niente dopo i bombardamenti. Negli anni 50 e 60 tutto è stato ricostruito così com'era, sulla base di progetti antichi e di fotografie o dipinti. Varsavia è una vera e propria fenice che risorge dalle sue ceneri.
Storia simile quella del Castello, anch'esso totalmente distrutto, ma ricostruito fedelmente. È stato riaperto al pubblico nel 1984!
Una sala è piena di dipinti di Bernardo Bellotto. Questi era il nipote ed allievo di Giovanni Antonio Canal, più famoso come Canaletto. In realtà lo stesso Bellotto era detto il Canaletto. Bellotto sfruttò le stesse tecniche della camera oscura dello zio, ma è più famoso per le vedute prospettiche di città diverse da Venezia (che invece sono per la maggior parte del Canal). Il re polacco Stanislaw II August Poniatowski prese Bellotto come pittore di corte e gli incaricò diverse vedute di Varsavia, che oggi sono conservate nel Castello. Molte di queste sono state utilissime durante la ricostruzione, per la fedeltà e la ricchezza dei particolari.
Queste foto ci fanno capire qual era lo stato di distruzione all'indomani della guerra:
Usciamo dal castello, e noto subito qualcosa di strano: un ricevimento di nozze al Pizza Hut?

Dalla piazza vediamo il nuovo stadio di Varsavia, che sarà pronto per i prossimi Europei 2012:
In questa piazza anche la Chiesa di S. Anna:
Nella piazza questa opera d'arte moderna. Avrei voluto vedere chi s'è messo a fare la maglia attorno alla bici:
Questa riproduzione tridimensionale ci ricorda che il centro storico di Varsavia è patrimonio mondiale Unesco.
Questo è il Barbacane, una struttura difensiva medievale.
Questa bella fontana è all'interno dei Giardini Sassoni, un parco pubblico:
Qualche foto notturna del quartiere finanziario:
Il palazzo della cultura e della scienza in notturna. P.S.: quelle luci al lato sinistro non sono di una astronave aliena che tenta l'atterraggio, ma sono dovute alla forte luce sulla destra che crea questo strano riflesso nell'ottica della mia fotocamera:
Infatti in questa è sparita lasciando solo un alone:
Siamo arrivati al 3 maggio, si torna a volare. Andiamo in aeroporto, destinazione Budapest.
Questi i voli in partenza:
Al gate noto un avviso che dice che un volo LOT per una città degli USA (o forse del Canada, non ricordo con precisione) viene operato con aeromobile e personale di Air Italy Polska!
Superati i controlli di sicurezza noto questi body scanner. Non li avevo ancora visti dal vivo. Comunque non erano operativi al momento del mio passaggio.
Dalla vetrata scatto qualche foto:
Qualcosa di familiare:
A Budapest ci porterà lui: SP-LIM, un Embraer 170-200 (o 175LR che dir si voglia), consegnato a LOT meno di un anno fa direttamente dalla fabbrica brasiliana.
È proprio ora di andare... accanto imbarcano per Amsterdam.
Tramite finger siamo immediatamente a bordo. Dal mio posto finestrino sinistro scatto qualche altra foto:
Un Avro-RJ85 di Lufthansa Cityline, credo diretto a FRA:
I padroni di casa:
Vedo anche l'aeromobile Air Italy ma non riesco a fotografarlo.
Dopo un po' si parte: lavori in corso sull'altra pista.
Superate le nuvole diventa tutto così:
Inizia il servizio. Su questa tratta oggi abbiamo un muffin, un cioccolatino Lindor e giro di bevande:
Nel sedile l'allestimento è completo, come al solito:
Noto una cosa curiosa sulla rivista di bordo:
Qualcuno ha bisogno di ripetizioni di geografia!
Il tempo passa subito, e durante la discesa vediamo i primi villaggi ungheresi:
Durante la discesa becchiamo delle turbolenze davvero forti, ma credo fosse una scia di qualcuno che ci precedeva perchè il tempo è buono. Appena a terra il pilota stende tutta la biancheria:
Il terminal 2 in lontananza:
Notiamo subito i padroni di casa ungheresi:
Dall'altro lato invece c'è il terminal cargo (DHL e TNT) oltre al Terminal 1, usato dall'altro padrone di casa magiaro: Wizz Air
BUD TWR:
Ci fanno parcheggiare qui:
Prendile tutte mi raccomando!
Già nel Cobus ci imbattiamo nella lingua ungherese. Dopo aver passato 6 giorni in Polonia avevo iniziato ad intuire qualcosa. L'ungherese invece è totalmente diverso da qualsiasi lingua a cui siamo abituati, non facendo parte del ceppo indoeuropeo:
Nel terminal per fortuna le scritte sono anche in inglese!
Nell'area bagagli prelevo i bruttissimi fiorini ungheresi (banconote tutte della stessa enorme dimensione, indifferentemente dal taglio). Cerchiamo di riabituarci a vedere parecchi zeri (è strano, con le lire ne avevamo anche di più, ma io ormai c'ho perso l'abitudine) a causa dell'inflazione. Prendiamo un minibus per raggiungere il nostro hotel. Essendo in 9 abbiamo speso ben 27.800 HUF, che sono poco più di 100 euro, che in 9 significa poco più di 11 euro per un a/r dall'aeroporto all'hotel, porta a porta. Ottimo servizio questo:
---fine seconda parte---
---inizio terza parte---
A Budapest abbiamo scelto un 4 stelle nei pressi della stazione Keleti. Si tratta del Boutique Hotel Bristol. Aveva ottime recensioni su Tripadvisor e la colazione gratuita.
Alla fine la valutazione 4 stelle mi sembra eccessiva, però si sta bene. Queste le camere:
La hall:
Nel pomeriggio usciamo e andiamo verso il centro, usando la metropolitana (per paragone un biglietto di 3 giorni costa circa 15 euro, cioè più che a Roma!!!)
3 fermate e siamo in centro. Questo è il primo retaggio sovietico. Addirittura fanno girare vagoni arrugginiti!
Siamo arrivati vicino al Danubio, e dall'altra parte sulla collina c'è l'enorme castello di Buda:
Il Ponte delle Catene, fu il primo ponte a collegare le due città di Buda e Pest, prima invece si usava un sistema di ponti su chiatte.
La sera andiamo a mangiare, e purtroppo i prezzi non sono più quelli polacchi. Per di più se in Polonia era immediato sapere quando si spendeva (basta dividere per 4 e all'incirca si ha il risultato), qui in Ungheria con il cambio di circa 270 fiorini per Euro, senza una calcolatrice è impossibile.
Comunque, senza nemmeno capire quanto costava, prendo questo:
Dopo cena torniamo in hotel. Il giorno dopo ci spostiamo di nuovo verso la stazione Keleti dove prendiamo la metro:
Dopo essere scesi a Moskva ter (piazza Mosca) seguiamo l'itinerario "Collina del Castello di Buda" della fida Lonely Planet.
Davanti alla stazione di Moskva ter sembra peggio di Napoli, orde di zingari che tentano di vendere le loro tipiche coperte e altri beni del genere.
Salendo sulla collina arriviamo alla Porta di Vienna:
Subito dopo, sulla destra, c'è questo austero palazzo che ospita gli Archivi di Stato:
Più avanti questa struttura, sorta sulle rovine di un paio di conventi, oggi ospita l'Hotel Hilton di Budapest!
Proseguendo lungo la strada si raggiunge la Chiesa di Mattia:
Panorama sulla città, quell'edificio grosso è il Parlamento:
Questa è la Basilica di Santo Stefano:
Nelle strade della Collina del Castello ecco un altro retaggio sovietico: una Trabant!
In un mercatino etnico c'è qualcosa di familiare:
Anche qui per la strada alcune targhe ricordano ai visitatori che ci troviamo in un Patrimonio dell'Umanità Unesco. (Ma solo in Italia l'Unesco non ha dato queste targhe??)
Dalla cima della collina si può scendere a valle con questa Funicolare. Peccato che non sia inclusa nel biglietto dei mezzi pubblici, e costi oltre 3 euro sola andata (per un tratto che come vedete è brevissimo)...
Andiamo a visitare la Sinagoga. Quella di Budapest è la più grande d'Europa (e la seconda al mondo dopo quella di New York):
Premetto che non ero mai entrato in un edificio religioso che non fosse una Chiesa. Ero molto curioso quindi di vedere come fosse all'interno un luogo di culto di altra religione. Quando sono entrato sono rimasto sorpreso dalle similitudini di questa sinagoga con una chiesa.
Successivamente l'ottima guida in italiano ci ha spiegato che l'architetto che ha progettato questo edificio era cristiano, e quindi ha inserito alcune particolarità, tipo il pulpito, che sono estranee alla religione ebraica, ma che sono stati accettati essendo i fedeli di questa sinagoga Ebrei Ortodossi (non quelli più conservatori):
Alle spalle della sinagoga c'è un monumento alle vittime della Shoah ed un memoriale per il nostro connazionale Giorgio Perlasca, che riuscì a salvare la vita di oltre 5000 ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale.
Usciti dalla Sinagoga andiamo verso la Basilica di Santo Stefano:
Questo palazzo invece è l'Opera di Stato Ungherese:
Questo è un altro retaggio sovietico: i mezzi pubblici sono per la maggior parte di quell'era:
Mentre la linea 1 della metropolitana risale a molto tempo prima. È la prima metropolitana dell'Europa Continentale (escludendo quindi Londra). Le tecniche costruttive infatti sono evidentemente diverse. I binari passano ad una profondità ridicola, paragonata alle profondità che si utilizzano oggi. Anche le fermate sono arredate con gusto di fine 800.
La sera, dopo una settimana di pasti di carne, decidiamo di provare a mangiare qualcosa di più familiare. Sempre la fida Lonely Planet ci fa raggiungere quello che sembra essere uno dei migliori ristoranti italiani a Budapest: Okay Italia. Ci sono due sedi in centro, entrambe nei pressi della stazione Nyugati. Il menù è veramente ricco di piatti molto interessanti. Assaggiamo questo antipasto di Involtini di Prosciutto di Parma e Mozzarella di Bufala con riduzione di Aceto Balsamico servito su letto di rucola.
Poi prendo questi Rigatoni alla Sorrentina:
Il tutto innaffiato da Vino Chianti, Birra Peroni Nastro Azzurro e Acqua Ferrarelle!
Manco a dirlo tutti i piatti che abbiamo preso erano cucinati in modo superlativo. Anche questa volta Lonely Planet c'ha azzeccato. Troviamo a cena un signore di Salerno, che si mette a parlare con noi e ci dice che abbiamo scelto bene, perchè lui viene da anni a Budapest e questo è il miglior posto per mangiare come a casa senza farsi spennare.
Molto soddisfatti e con la pancia piena facciamo ritorno in hotel.
Il giorno dopo andiamo alla Casa del Terrore. Questo era l'edificio della Polizia Segreta, nazista prima, comunista poi. In questa struttura si sono consumati atroci crimini fino alla caduta del regime, cioè poco più di 20 anni fa!
All'ingresso queste lapidi ricordano le vittime dei due regimi:
Purtroppo l'esposizione non è fotografabile, l'unica cosa che posso fotografare è questo Panzer:
L'interno della struttura è ricca di spiegazioni dei vari momenti storici, e fa rendere conto di come purtroppo, i sovietici, entrati da liberatori, hanno commesso crimini molto simili ai nazisti, appena sconfitti e messi al bando alla fine della seconda guerra mondiale. Ancora più male fa pensare che i sovietici hanno commesso atrocità per decenni, totalmente indisturbati.
Questa è una visuale di Andrassy ut, anche questo viale Patrimonio Mondiale Unesco.
Questo è di nuovo il Parlamento, in una foto da vicino. Purtroppo i biglietti per l'interno erano già esauriti, e ci siamo dovuti accontentare di vederlo da fuori...
Questo è il Piazzale degli Eroi:
Altro esempio di mezzo pubblico modernissimo... Le porte di questo filobus quando si chiudono fanno più rumore di un motore jet...
È l'ultimo giorno a Budapest, e di buon mattino ci svegliamo per andare in Aeroporto a prendere il nostro WizzAir per Napoli. Ad accompagnarci è il solito comodissimo minibus, prenotato il giorno prima.
Il Terminal 1 è quello low-cost, nonchè il terminal storico di BUD.
All'interno ci accingiamo a fare check-in ed ecco una sorpresa:
Volo cancellato. Anche per Bergamo! Ah giusto, in Italia c'è sciopero generale... Ci mettiamo in fila ad un affollatissimo banco informazioni, con sole 2 persone a gestire quasi 300 passeggeri. Per noi diretti a Napoli viene prospettato un volo speciale l'indomani alle 6.40, se abbiamo bisogno di sistemazione alberghiera ci invitano a segnare i nostri nomi su un foglio.
Fatto questo aspettiamo un po'. In questo tempo cerco di informare i passeggeri che non erano in grado di comprendere l'inglese delle assistenti di terra, facendo anche un po' di informazione sul Regolamento 261/2004 che purtroppo i più ignorano e nessuno della compagnia ne ha parlato (dietro richiesta però fornivano un foglio in italiano con i principali diritti).
Per i passeggeri diretti a Bergamo la situazione prospettata era anche peggiore, era venerdì, i primi posti erano disponibili mercoledì.
Purtroppo, a quanto ho capito, la compagnia non riproteggeva direttamente su altre compagnie ma invitava i passeggeri a comprare un biglietto e poi ad utilizzare un modulo di rimborso.
Bisognava in pratica anticipare. Alcuni hanno organizzato un pullman per tornare a casa, altri hanno cambiato biglietto stesso con Wizzair per andare a Forlì.
Dopo meno di 2 ore un altro addetto di terra si avvicina timidamente alle persone chiedendo dei passeggeri diretti a Napoli. Ovviamente nessuno lo sente a causa del suo tono di voce. Cerco di attirare io l'attenzione dei passeggeri, e ho più successo del tizio ungherese che stenta anche a dire "Napoli" o "Naples"...
Con inglese stentatissimo ci fa intendere che fuori ci sono i bus per l'hotel. Andiamo fuori circa in 30 persone (9 eravamo solo io e i miei amici). Con due minibus da 9 persone veniamo trasferiti all'Airport Hotel Budapest.
Ci forniscono le camere, e dei "buoni pasto" per pranzo e cena.
Il pranzo a buffet prevede numerosi cibi, per la maggior parte ottimi. Ovviamente c'è la possibilità di riempirsi a sazietà. L'unico difetto è che una sola bibita è compresa...
Questo è l'hotel:
Da lontano si intravede l'aeroporto:
Purtroppo però meglio di così non riesco a fare, anche con 26x di zoom:
Spunta anche uno spicchio di Luna:
Nell'hotel vi è anche una palestra, una sauna e una jacuzzi. Passiamo così un pomeriggio di relax senza più tornare in città.
La sera a cena sempre buffet, però, forse perchè sapevano che eravamo italiani, quantità industriali di pasta, purtroppo scotta e con condimenti strani.
Alle 3 la sveglia, andiamo a fare colazione, ma dopo aver cenato 5 ore prima non avevamo quest'appetito. Veniamo ritrasferiti all'aeroporto e sta appena spuntando il sole:
Questa volta lo stesso monitor ci da un messaggio più rassicurante, anche se è in ungherese:
Imbarchiamo i bagagli, senza paura di eccedere dato che Wizzair da 32 kg di franchigia (a 15€).
I controlli di sicurezza sono particolarmente puntigliosi e ridicoli. Del tipo ho chiesto un vassoio per iniziare a mettere le mie cose dentro, ma l'addetta si è rifiutata di farmelo prendere perchè stava controllando il tipo prima di me... Mah...
Dal lato airside c'è qualche negozio e un bar. Aspettiamo che si faccia ora di imbarcare:
Guardando fuori c'è questo col nasone aperto:
E gli altri padroni di casa di BUD, i viola di Wizzair:
In lontananza il nuovo Terminal 2:
L'alba:
Ecco che scatta la fila italica, che avevo dimenticato in questi voli all'estero:
Questa era la vecchia torre, che ora mi sembra sia uno spotting point:
Ovviamente nonostante essere andati non tra i primi, uno scatto all'uscita del pullman permette di sedermi alla fila 13 (emergenza) e di avere un enorme spazio per le gambe.
Si parte. Oggi abbiamo HA-LPA un Airbus 320 del 1998 che ha lavorato per i primi 6 anni di vita con ACES Colombia, una compagnia sudamericana che non esiste più.
Dietro front e ci allineamo per il decollo.
Ciao ciao BUD
Lasciandoci BUD alle spalle iniziamo a vedere solo colline disabitate. Il comandante ci informa che la rotta seguirà il Lago Balaton, Split in Croazia, Pescara.
Ed ecco infatti la costa croata:
Qui siamo arrivati dall'altra parte:
Sui monti d'Abruzzo c'è ancora uno spruzzo di neve:
E sì, siamo arrivati. Lì sotto il Vulcano Buono di Nola:
E il Vesuvio:
Si si, ci siamo proprio...
Touch-down:
A Napoli c'è sempre il solito difetto delle scale all'arrivo. Ci vuole sempre di più che altrove... Scesi questo è l'aereo che ci ha portati qui:
E la fauna di NAP:
Il vantaggio di NAP è il recupero dei bagagli che è mediamente più rapido che altrove:
Andiamo al bar a goderci un vero espresso, e un gentilissimo barman del Bluebar ci da allegramente il bentornati. Lo spirito e l'allegria napoletana non ha eguali nel mondo. Infatti appena mi vede con la fotocamera al collo mi chiede se posso fargli una foto col collega e se gliela mando su Facebook o per e-mail. Purtroppo il suo indirizzo e-mail che mi ha scritto su un foglietto risulta non valido, io non ho Facebook, la metto qui, se qualcuno lo conosce e gliela fa avere mi farebbe piacere. Parlo di quello sulla destra, Angelo, che ancora ringrazio per l'ottimo espresso alla napoletana!
Si chiude così questo viaggio, che è stato ricco di esperienze e di emozioni.
La Polonia è una nazione che mi ha sorpreso e che spero di poter visitare di nuovo quanto prima.
L'Ungheria al contrario non mi ha entusiasmato, anche se Budapest va visitata almeno una volta nella vita.
Un grosso complimento a LOT e soprattutto a WizzAir per i loro servizi aerei, e anche per l'assistenza fornitaci nell'evento particolare dello sciopero dei controllori, quindi evento totalmente esterno alla responsabilità della compagnia.
Resto soddisfatto anche dalla serie Embraer 170, che come detto trovo molto comodo come aereo regional. Anche i finestrini sono particolarmente ampi, per la gioia di noi fotografi.
Alla prossima!!
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