14 dicembre 2013
Anche Varese nei verbali di Belsito
«Ma è tutto fango gettato a orologeria»
VARESE -
Lega Nord, un’altra bufera: nei verbali degli interrogatori dell’ex tesoriere Francesco Belsito ci sono dentro tutti i “big”.
«Sapevano e prendevano soldi in nero» l’accusa di Belsito, che si beccherà diverse querele. «Fango e palle» replica il neo-segretario Matteo Salvini. Marco Reguzzoni, anch’egli tirato in ballo dall’ex tesoriere: «I magistrati hanno ritenuto inattendibili le sue dichiarazioni».
Nelle dichiarazioni rilasciate ai magistrati che indagano sulla spartizione illecita dei 40 milioni di rimborsi elettorali della Lega Nord, costata il rinvio a giudizio all’ex leader Umberto Bossi, spuntano un po’ tutte le figure di maggior rilievo del movimento, da Matteo Salvini a Roberto Maroni, da Roberto Calderoli e Flavio Tosi a Roberto Cota e Luca Zaia. Tra i varesini Giancarlo Giorgetti, Marco Reguzzon i
e l’ex presidente Sea Giuseppe Bonomi.
Ma anche, ancora, Bossi, che secondo la versione dell’ex segretaria Nadia Dagrada sarebbe stato del tutto ignaro della laurea in Albania comprata al figlio Renzo: «Diceva al padre di sostenere esami a Londra o negli Usa, ed a volte ci aveva amareggiato sentire Umberto, orgoglioso, parlare dei bei voti che il figlio Renzo diceva di aver conseguito».
Il sistema svelato da Francesco Belsito al pm Alfredo Robledo (che però ha ritenuto solo in parte attendibili le dichiarazioni dell’ex tesoriere, visto che a parte Bossi le posizioni dei “big” sono state archiviate), si sarebbe basato «su versamenti in nero e tangenti» da parte di imprenditori.
«Rapporti intrattenuti principalmente da Giorgetti» secondo Belsito, ma Maroni avrebbe avuto un ruolo «nel settore telecomunicazioni».
Spunta anche il nome di Maria Cristina Cantù, assessore in Lombardia, la cui nomina all’Asl di Milano sarebbe stata «voluta da Salvini». Sempre sul neo-segretario, Belsito afferma:
«Ricordo che Bonomi, in quota Lega alla Sea, diede in contanti ventimila euro a Salvini che, per sanare i suoi obblighi verso la Lega, intendeva girare al partito questa somma, cosa che non mi risulta sia avvenuta».
A Reguzzoni, sostiene Belsito, «ho pagato personalmente in nero 15mila euro per donazione che avrebbe dovuto dare alla Lega, ma che invece aveva trattenuto in parte per sé». Il partito fa quadrato, con Salvini che parla di «palle e fango. Sarà così fino per tutta la campagna elettorale». Per l’europarlamentare Francesco Speroni sono «rivelazioni a orologeria, come quella distorta dai media sui 40 milioni di rimborsi, quando Bossi è indagato per meno di centomila euro».
Speroni ricorda che «Belsito stesso affermò che faceva certe cose per poter ricattare Bossi». Reguzzoni, ex capogruppo, rivendica che il suo nome non è «mai emerso in due anni di inchieste e attacchi mediatici», nella rettifica chiesta al direttore di Repubblica Ezio Mauro, a proposito delle dichiarazioni di Belsito.
«I magistrati inquirenti - fa sapere Reguzzoni - proprio in relazione alle dichiarazioni che mi riguardano, hanno scritto: “Non sono state considerate notizie di reato e quindi non si è proceduto ad iscrizioni con riguardo alle circostanze scaturite da alcune dichiarazioni rilasciate da Belsito”».
«Concludendo poi che “A prescindere dal giudizio di attendibilità su quanto riferito da Belsito, si tratta di dichiarazioni del tutto generiche e come tali ben difficilmente riscontrabili”. Altro non aggiungo, lascio che a difendere la mia correttezza siano gli stessi magistrati inquirenti».
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