(WAPA) - A quanto risulta ad AVIONEWS i tre commissari di Alitalia non hanno ricevuto nessuna offerta per un acquisto della compagnia in amministrazione straordinaria che lasci integra l'azienda.
Lufthansa sarebbe interessata solo a pezzi della compagnia italiana che fu di bandiera. La conferma arriva anche da una dichiarazione dell'ad di Lufthansa, Carsten Spohr, che ha dichiarato: "Alitalia per come è oggi non è tema da discutere, ma se ci fosse un'opportunità per creare una nuova struttura allora Lufthansa, come numero uno in Europa, sarebbe interessata".
EasyJet, che naturalmente è ben interessata al mercato del trasporto aereo in Italia, si muoverebbe solo se avesse garanzie e "coperture" dal Governo. Altrimenti non ha che da aspettare gli ampi spazi che si apriranno nei cieli italiani con il venir meno del secondo vettore più importante del mercato italiano.
Lo scenario che si prospetta è quello di una vendita a spezzatino, o più probabilmente che si azzeri tutto e si cerchi un fondo di investimenti straniero (forse Il fondo Cerberus o forse altro) che, saltata la gara, si faccia avanti. E (magari con Gubitosi al vertice della nuova azienda) muovendosi con una logica prevalentemente finanziaria, abbia le mani libere sul personale e sul piano industriale. Con buona pace naturalmente dei creditori di quella che è stata la gloriosa compagnia aerea del nostro Bel Paese, i quali resterebbero veramente con un pugno di mosche.
E qui c'è un altro punto dolente: il ministro dei Trasporti Delrio, molto impegnato in pur meritevoli scioperi della fame "a rotazione" (più o meno, forse, della durata di una giornata), in questo periodo si è distinto per la totale assenza di strategie politiche per quanto riguarda lo sviluppo futuro del trasporto aereo in Italia. Il 17 agosto lo ricordiamo in una improvvida conferenza-stampa con l'ad di Ryanair, O'Leary, e con il presidente dell'Enac Vito Riggio, in cui sostanzialmente annunciava che alla compagnia irlandese veniva affidato il trasporto aereo in Italia (evidentemente in sostituzione di Alitalia ormai ritenuta senza futuro) e che i contributi degli aeroporti all'aviolinea di Dublino sono da intendersi come contributi al marketing territoriale e non più, come tutti hanno sempre inteso, di aiuti di Stato (notoriamente non ammessi dall'Unione europea). In questo modo ovviamente ha anche depotenziato la gara in corso per la vendita di Alitalia. Questo feeling con O'Leary spiega forse anche le risposte imbarazzate e reticenti del ministro Delrio in tutta la vicenda che ha visto Ryanair cancellare 400 mila prenotazioni in Italia nei giorni scorsi.
Sarebbe rassicurante sapere che al Governo c'è un ministro dei Trasporti con le idee chiare sulle strategie e le linee di sviluppo del trasporto aereo nel nostro Paese, ma non abbiamo questa fortuna.
Il ministro dei Trasporti oggi ha l'obbligo politico non solo di farci conoscere le sorti future dell'azienda Alitalia e dei suoi dipendenti (cosa certamente seria), ma soprattutto di dire agli italiani in che modo si volerà in Italia nei prossimi anni, con quali compagnie, con quali aerei, con quali prezzi, verso quali destinazioni, da quali aeroporti. Ma su questo il silenzio è stato, ed è, totale.
E anche Enac, che per bocca del presidente Riggio "non è una autorità indipendente", ma un qualificato ente di regolazione tecnica, non ha finora brillato nelle sanzioni verso Ryanair e soprattutto nell'elaborazione di strategie che aiutassero il Governo a venire fuori dal "cul de sac" in cui è finito e dal quale non sa tirarsi fuori. Per non parlare della tutela ai passeggeri rimasti a terra, che hanno dovuto arrangiarsi da soli contrariamente a quanto è avvenuto in altri Paesi dell'Unione europea.
E anche il presidente dell'Autorità di Regolazione dei Trasporti (Art), Camanzi, cosa aspetta a battere un colpo e farci sapere cosa ritiene di fare per dare più efficienza ad un settore che è ormai alla canna del gas?
Possibile che dopo tutti gli errori compiuti e i costi che le casse pubbliche hanno sostenuto per alimentare i vettori low-cost, non ci sia alcuna certezza sul futuro del trasporto aereo del nostro Paese?
Forse anche il ministro dello Sviluppo Economico Calenda potrebbe dire la sua. O no? (Avionews)
(NatBru)