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Lufthansa si avvicina ad Alitalia. Ma alle sue condizioni. A partire dal fatto che deve trattarsi di una «nuova Alitalia», con una struttura più leggera e una gestione del tutto diversa. Ma che, stando alle indiscrezioni raccolte dal Corriere, prevedrebbe comunque la presenza di Etihad, fino a pochi mesi fa azionista con il 49% dell’ex compagnia di bandiera. L’amministratore delegato del colosso tedesco dei cieli, Carsten Spohr, ribadisce ai giornalisti che Lufthansa studia il dossier Alitalia a pochi giorni dalla scadenza del termine (il 16 ottobre) per le offerte vincolanti per trovare un nuovo proprietario del vettore finito in amministrazione straordinaria.
Le intenzioni dei tedeschi
«Qualora ci fosse l’opportunità di creare una nuova Alitalia noi saremmo interessati», sostiene Spohr. Il numero uno di Lufthansa non nega i tanti problemi della compagnia tricolore . Ma da giugno non nasconde le sue mire. Anche ora che il gruppo tedesco è impegnato nell’acquisizione di una buona parte di Air Berlin, il secondo vettore della Germania, fallito a Ferragosto. In una conversazione avvenuta durante i lavori della 73esima assemblea generale della Iata (l’associazione internazionale che riunisce 275 compagnie aeree di tutto il mondo) a Cancún, in Messico, Spohr aveva confermato al Corriere che «ci sono parti di Alitalia che interessano». Come gli slot e i velivoli (equipaggio compreso).
«L’Italia è il secondo mercato»
Ma lo stesso Spohr, rafforzato dai calcoli fatti dal responsabile finanziario Ulrik Svensson, aveva pure sostenuto che «così come si presenta per noi Alitalia non è interessante». L’azienda costa troppo. Il personale — soprattutto di terra — presenta numeri così elevati che, rivela più d’un analista, «si potrebbe gestire una compagnia con il quadruplo della flotta e dei passeggeri». «Ma l’Italia non può non avere un’azienda che porti turisti da altri continenti e viceversa», è il ragionamento di Spohr. A spingere l’interesse di Lufthansa sono anche i dati di traffico. «Per noi l’Italia è il secondo mercato più importante dopo gli Usa — continua l’ad di Lufthansa —. Non può essere dominio delle low cost, serve qualcuno che la colleghi con il resto del mondo». Ma a complicare il percorso di Lufthansa verso Alitalia ci sono tre questioni. La prima: i soldi che il gruppo tedesco deve sborsare per prendersi gli 81 aerei e i 3.000 dipendenti di Air Berlin. La seconda: i piani di sviluppo della divisione low cost Eurowings, che puntano molto sull’Italia. La terza: i rapporti con i sindacati italiani. Quest’ultima, confermano dal quartier generale di Lufthansa, è forse una delle ragioni che più hanno frenato i tedeschi negli ultimi anni a farsi avanti con Roma.
La scadenza del bando
Spohr sottolinea continuamente, nelle conversazioni pubbliche e private che «ci sono compagnie che sarebbero contente di vedere sparire il logo Alitalia, ma noi non auspichiamo per nulla il loro fallimento, siamo quelli buoni». Il governo italiano continua a privilegiare la vendita in blocco dell’aviolinea, pur in presenza di un bando che prevede offerte distinte tra attività di volo (aviation) e handling. Roma, per bocca del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, ha escluso l’immissione di altri soldi pubblici. Con il mezzo passo in avanti di Spohr il governo potrebbe anche decidere di rifare il bando, spostando le scadenze alla prossima primavera e dando il tempo ai tedeschi — e agli emiratini di Etihad — di raggiungere un accordo.
@leonard_berberi
12 ottobre 2017 (modifica il 12 ottobre 2017 | 17:55)