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Cessione Alitalia: trenta interessati, anche Etihad e Delta
Oggi l’apertura delle buste, il nodo dei debiti. Questo è il primo step nell’ambito del percorso di amministrazione straordinaria. Tra le proposte «non vincolanti» pure fondi di private equity internazionali. Camusso: non ripetere il film sull’Ilva.
Sono arrivate una trentina di proposte di aziende potenziali acquirenti di Alitalia, comprese Etihad e Delta. Infatti è scaduto ieri alle 18 il termine per presentare le «manifestazioni di interesse non vincolanti»: le buste, arrivate al notaio romano Nicola Atlante, oggi saranno ufficialmente aperte. Questo è solo il risultato del primo step nell’ambito del percorso di amministrazione straordinaria dell’aviolinea sull’orlo del fallimento. Evidentemente fanno ancora gola il marchio, le rotte, gli aerei e tutto quello che rappresenta, anche economicamente, la ex compagnia di bandiera, partecipata al 49% da Etihad. Se i tre commissari nominati dal Governo, Luigi Gubitosi (ieri in Messico per l’annuale incontro della Iata, l’Associazione internazionale delle compagnie aeree), Stefano Paleari e Enrico Laghi, sono rimasti con le bocche severamente cucite per l’obbligo della riservatezza.
Alcune indiscrezioni rivelano però che numerose società del settore vogliono capire l’entità dei debiti: tra queste la americana Delta (partner di Alitalia con Air France e l’olandese Klm) ammette: «Continuiamo a monitorare i progressi della compagnia da quando è entrata nel processo di amministrazione straordinaria». Parole che vanno nella stessa direzione del socio emiratino: tra Etihad Airways ed Alitalia «continuano ad esserci forti legami — precisano da Abu Dhabi — e restiamo aperti a esplorare tutte le opzioni per mantenere e potenzialmente rafforzare questi legami con l’obiettivo di benefici reciproci». E dopo avere negato nelle scorse settimane di essere interessata a una eventuale acquisizione, Lufthansa ribadisce: «La nostra posizione non è cambiata», ma da Berlino rispondo con un «no comment» alla domanda se anche la compagnia tedesca avesse presentato una manifestazione di interesse.
Tra le proposte, fanno notare gli insider, potrebbero recitare un ruolo non secondario fondi di private equity internazionali: circolano i nomi di Cerberus e Indigo Capital. È molto probabile, però, che ci siano pure studi legali che rappresentano aziende che al momento vogliono rimanere anonime. Adesso tocca ai commissari esaminare con grande attenzione ogni proposta: da metà giugno chi viene ritenuto affidabile, potrà accedere alla «data room» per visionare documenti e dati, ma non quelli più riservati. Entro fine luglio si potranno presentare «offerte non vincolanti», mentre a ottobre scatterà la gara su quelle «vincolanti». Per Susanna Camusso (Cgil) «occorrerebbe non ripetere il film che abbiamo visto sull’Ilva». E Annamaria Furlan (Cisl) aggiunge: «Ci vuole un partner che investa e non veda la compagnia come uno spezzatino dal quale prendere i pezzi pregiati».