C'è una Abu Dhabi connection, a noi poco nota, fatta di rapporti interpersonali ai livelli più alti.
Il Ferrari Park fu possibile grazie ai dobloni dell'emiro ma anche grazie alle amicizie create con gli italiani.
Prima fra tutte quella tra Luca Cordero di Montezemolo e l'establishment emiratino dove, non a caso, fu eletta Etihad a vettore di riferimento del salvataggio di Alitalia.
Ancora oggi, credo, passa tutto attraverso queste conoscenze dirette, esclusive, molto riservate.
Ora, ad esempio, il parco dei divertimenti Ferrari, che un amico ortopedico italiano che lavora ad Abu Dhabi, mi dice essere sempre un segno distintivo dell'emirato (anche se secondo lui non va più nemmeno tanto bene), insieme al circuito di Formula 1, potrebbe essere messo sul piatto della trattativa con gli arabi, e, visto che ormai LCM, come uomo di Maranello è fuorigioco, si passerebbe ovviamente, per Marchionne, che anni addietro disse qualcosa sulla compagnia di bandiera, che adesso non ricordo, ma in linea con quello che pensiamo tutti.
Secondo me, posta la supremazia dei numeri, certe decisioni non sono affatto scontate e passano attraverso amicizie e simpatie.
PS. In merito ai piloti AZ cooptati in Etihad, non sapete quanta gioia da alle mogli italiane stare a Dubai o Abu Dhabi...partendo dalla precedenza che devi dare agli uomini se entri in ascensore.
Parafrasando l'amico ortopedico, prima a Dubai poi ad Abu Dhabi, dove ha prestato servizio per cifre incredibili, ma adesso è stanco di vedere gambe pelose di donne in burka cui ti rivolgi solo parlando al marito, 'questo sò cammellieri miracolati e io mi sono rotto i coglioni. Se potessi tornerei in Italia domattina'
La moglie ha già fatto le valigie e, con i bimbi, è ripartita a maggio.