Thread Alitalia dal 4 maggio


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crivabene

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29 Agosto 2008
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A Hong Kong 15 dipendenti in hotel senza alcuna rotta
L’ex Alitalia degli sprechi: 60 sedi all’estero da chiudere

Il commissario Fantozzi trova depositi sconosciuti per 50 milioni

ROMA - Immagina se stesso, Augusto Fantozzi, nei panni di Fausto Coppi sullo Stelvio. Ma a differenza del Campionissimo il commissario di quella che fu l’Alitalia non alza mai la testa dal manubrio. «Condannato a pedalare e basta», ripete tutti i giorni ai suoi collaboratori. La salita è ripida e a ogni tornante c’è una sorpresa. Un nuovo creditore, o una rogna che nessuno poteva prevedere. Per esempio quella, pazzesca, con cui Fantozzi è alle prese adesso: le sedi dell’ex Alitalia all’estero. Sapete quante? Sessanta.

Tante erano ai tempi d’oro, per intenderci quando (fino a poco tempo fa) all’aeroporto londinese di Heathrow la compagnia di bandiera italiana stipendiava 300 (trecento) persone, e tante sono rimaste dopo, quando le destinazioni internazionali dell’Alitalia si erano ridotte a una sparuta quindicina. Magari ci sarà una spiegazione. Ma che questo possa essere considerato accettabile, no davvero. Soprattutto considerando i costi assurdi che ancora adesso gravano sulla liquidazione della compagnia di bandiera. C’era una sede in Libia, chiusa giovedì scorso. Una in Senegal. Addirittura due in India: a Mumbai e Nuova Delhi. E via così. Abbassare la serranda di quegli uffici è complicatissimo, come sta sperimentando Fantozzi. Si deve liquidare il personale, battagliare con i sindacati, risolvere le grane con il fisco locale. Ma non è soltanto per questo che l’Alitalia ha continuato a far correre per anni gli stipendi, i conti dell’albergo, i bonifici ai fornitori. Talvolta si è giustificato il mantenimento in vita di quelle costose strutture con la necessità di conservare gli slot, cioè i diritti di decollo e atterraggio: per una rotta abolita! In altri casi è stata solo inerzia. Costosissima inerzia. Prendiamo la sede di Hong Kong, dove l’Alitalia non vola più da tempo, e dal 2008 ha soppresso anche i collegamenti cargo. Quindici dipendenti e un conto di 1.200 dollari al giorno per il lussuoso hotel Hyatt. Per ironia della sorte, la filiale di Hong Kong dell’Alitalia, cioè una compagnia aerea fallita, aveva 7 milioni e mezzo di euro, liquidi. Erano depositati in una banca locale.

Un tesoretto che a quanto pare c’è anche in Brasile, Argentina, Venezuela e chissà in quanti altri posti. Fantozzi e i suoi hanno calcolato che nelle banche in giro per il mondo l’Alitalia abbia depositi per molti milioni di euro. Quanti? Decine. Forse una cinquantina. Non saranno la soluzione, ma perché lasciarli lì? Soprattutto, perché non fermare al più presto l’emorragia degli uffici esteri? Tanto più che ogni euro speso per mandare avanti quelle baracche è un euro sottratto ai creditori. Nessuno è in grado di dire quale sia esattamente il loro numero. Ma non sono meno di 23 mila, compresi i dipendenti che devono avere circa 205 milioni di liquidazioni. Di conseguenza, non si può sapere con precisione quanti soldi servano per pagarli. Unica certezza: i debiti con migliaia di fornitori accumulati dall’Alitalia prima del commissariamento, il 29 agosto 2008, saranno gli ultimi a essere onorati. Se ci saranno ancora soldi. È la dura legge delle liquidazioni. Prima si paga la «prededuzione», cioè i costi della liquidazione e gli impegni contratti dai liquidatori dopo il commissariamento. Poi i dipendenti. Quindi gli enti di previdenza, gli avvocati e i consulenti. In fondo, gli altri. Cioè i fornitori «ante» 29 agosto. E lo Stato, verso cui l’Alitalia in liquidazione ha un debito di 300 milioni: il «prestito ponte» concesso per evitare il fallimento dopo che era saltata la trattativa con Air France. Che a questo punto sarebbe forse meglio chiamare «regalo ponte». A complicare ulteriormente le cose c’è la prospettiva di un contenzioso immane.

Dalle piccole cause di lavoro dei dipendenti (molti anche obbligazionisti) alle controversie internazionali. Un assaggio? L’Alitalia si era coperta dal rischio di cambio sul prezzo del petrolio con derivati del Credit Suisse. Al commissariamento, la banca ha esercitato il diritto di recesso incamerando 50 milioni. Almeno 7, sostiene Fantozzi, non dovuti. Così inevitabilmente si è arrivati alle carte bollate. La fotografia degli sfortunati creditori scattata il 29 agosto 2008 è la sconcertante premessa di una liquidazione destinata a battere ogni record di durata. Roba da far impallidire la procedura dell’Itavia, compagnia del Dc9 abbattuto nel 1980 sui cieli di Ustica: iniziata nel 1981, ventotto anni dopo è ancora aperta. Per la gioia di avvocati e consulenti. I pochi che in queste situazioni guadagnano davvero. La lista dei vecchi fornitori che vantano soldi è tanto sterminata quanto (pare) incompleta. Al punto che balla pure la cifra totale: 320 milioni? 350? O 400? Boh. Ci sono società aeroportuali (gli Aeroporti di Roma hanno pendenze per una quarantina di milioni), compagnie petrolifere, albergatori. Autonoleggi, ristoranti, bar degli aeroporti, editori: dal Financial times (39.091 euro) al gruppo l’Espresso (667.567), alla Rcs quotidiani che edita il Corriere (293.333), al Messaggero (15.069). Poi Telecom Italia, con 3,5 milioni di bollette arretrate. Ma anche le autorità aeroportuali di mezzo mondo. La Coca Cola (574.505 euro). Il profumiere Yves Saint Laurent (14.605 euro). Non manca nemmeno Peccati di Capri, la piccola ditta napoletana che forniva i cioccolatini di benvenuto ai passeggeri (3.852 euro). E neppure la Ince 2002 srl, società alla quale venne affidato durante la gestione di Giancarlo Cimoli il restyling della rivista di bordo, Ulisse 2000, e che era posseduta al 50% dall’attore Pino Insegno. Credito: 77.259 euro. E 60 centesimi.

Sergio Rizzo
Corriere della Sera
04 maggio 2009



http://www.corriere.it/economia/09_...zo_5a003e36-3873-11de-a257-00144f02aabc.shtml
 
Ultima modifica da un moderatore:
ma vi rendete conto che tenevano ancora uffici aperti in india e ad hong kong, ci credo che perdeva tutti quei soldi, speriamo che ora queste cose non accadano più
 
Questo articolo non aggiunge nulla di nuovo. Cose che già si sapevano. E già si sapeva l'arduo compito di Fantozzi. Le solite cose all'italiana...gli articoli a sensazione.

Per inciso: a LHR, Alitalia ha mantenuto i 300 dipendenti perchè fa assistenza anche ad altre compagnie...ma questo un giornalista che non si informa prima di scrivere un articolo non può saperlo..
 
Questo articolo non aggiunge nulla di nuovo. Cose che già si sapevano. E già si sapeva l'arduo compito di Fantozzi. Le solite cose all'italiana...gli articoli a sensazione.

Per inciso: a LHR, Alitalia ha mantenuto i 300 dipendenti perchè fa assistenza anche ad altre compagnie...ma questo un giornalista che non si informa prima di scrivere un articolo non può saperlo..

Esatto!
 


Tutto si può dire, ma non che Rizzo non sia informato. C'è giornalista e giornalista ... anche se si hanno delle commesse esterne, 300 persone a Londra sono tantine....
Perchè pensiamo sempre che i giornalisti siano dei buoni a nulla. Forse chi si interessa di aviazione qualcuna delle cose scritte poteva saperla, non le poteva sapere il grande pubblico per il quale un giornale viene scritto.
 
....ah si conoscevano i depositi sconosciuti!....
forse si tratta di "garanzie" perché se esistevano liquidita' occulte scoperte per caso alllora in bilanci precedenti erano falsi e la magistratura avrebbe di che lavorare..
Assolutamente impossibile che non sia gia emersa la presenza di questi in sede di Due Diligence quindi...
...mi pare un po' grossa questa...
 
Tutto si può dire, ma non che Rizzo non sia informato. C'è giornalista e giornalista ... anche se si hanno delle commesse esterne, 300 persone a Londra sono tantine....
Perchè pensiamo sempre che i giornalisti siano dei buoni a nulla. Forse chi si interessa di aviazione qualcuna delle cose scritte poteva saperla, non le poteva sapere il grande pubblico per il quale un giornale viene scritto.

300 dipendenti suddivisi tra operazioni di Az Airport e Alitalia sono accettabili, considerando che su LHR l'handling tricolore produce guadagno.
AZ Airport a LHR assiste(/eva?) :
  1. Alitalia
  2. Air Malta
  3. Tarom
  4. TAP
  5. Olympic Airlines
  6. JAT
  7. Gulf Air
  8. Malaysia Airlines
  9. Azerbaijan Airlines
  10. Bellview
  11. Bulgaria Air
  12. Uzbekistan Airways
  13. Sudan Airways

Alitalia degli sprechi è stata l'emblema ma citare i 300 dip di LHR senza specificare le loro mansioni fa clamore agli occhi di chi non sa e rischia di screditare l'intero articolo agli occhi di chi invece sa...

p.s.
recentemente i cugini d'oltrealpe in seguito alla perdita del contratto con SU hanno licenziato 60 dipendenti della loro filiale AFSL, la causa del licenziamento non sarà per tutti e 60 il mancato rinnovo del contratto con SU però almeno un 50% si, quindi se AFSL per SU usava 30 dip AZ per 13 clienti può necessitare giustamente di 300 persone.
 
Comunque, non avendo cassa, AZ avrebbe potuto vendere le attività a LHR e recuperare qualche pound.

Non concordo, hanno già venduto degli slot, perché vendere un'attività in attivo. Ad LHR AZ é apprezzata come servizi a terra. Ha perso la TAP (a cui fa tutt'ora biglietteria però) e ne ha guadagnata qualche altra di compagnia. Più o meno assistono 14 compagnie aereee. Col terminal 4 di LHR ci sono grosse opportunità per AZ.
 
Non concordo, hanno già venduto degli slot, perché vendere un'attività in attivo. Ad LHR AZ é apprezzata come servizi a terra. Ha perso la TAP (a cui fa tutt'ora biglietteria però) e ne ha guadagnata qualche altra di compagnia. Più o meno assistono 14 compagnie aereee. Col terminal 4 di LHR ci sono grosse opportunità per AZ.

soprattutto considerando che AFSL non gode di ottima reputazione...
 
i bilanci precedenti erano falsi e la magistratura avrebbe di che lavorare..
Assolutamente impossibile che non sia gia emersa la presenza di questi in sede di Due Diligence quindi...
...mi pare un po' grossa questa...

.....grossa non tanto......se parmalat aveva iscritto in bilancio un deposito da un miliardo ...inesistente....non vedo come sia impossibile che ci fossero depositi non iscritti in bilancio per la modica cifra di 50 mln in az.....
 
Stato
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