Sabelli: «Piano Alitalia: conti in ordine
e super-hub a Fiumicino»
«Ritardi e disagi? Non li nego, ma non dipendono tutti da noi
A Malpensa potenzieremo il corto e lungo raggio»
ROMA (9 agosto) - Ci si è messo anche il black out dell’altro giorno ai check in di Fiumicino, nel secondo esodo di agosto, ad accrescere i disagi e la rabbia dei passeggeri. Anche contro Alitalia. «Ci assumiamo solo le responsabilità che ci competono non le altre. Sabato 1 e domenica 2 agosto abbiamo fatto partire da Fiumicino 60 mila passeggeri: abbiamo avuto su tre voli per la Grecia, due Atene e un Salonicco, 120 overbooking. Di questi 76 li abbiamo riprotetti e 44 sono rimasti a terra e li abbiamo alloggiati in albergo, un disagio che si può verificare ovunque nel mondo». Rocco Sabelli non si scompone. Non vuol parlare della baraonda di venerdì scorso allo scalo romano dovuto a un guasto della rete Telecom: «Ognuno si assuma le proprie responsabilità», taglia corto, «laddove abbiamo problemi non ci nascondiamo. Nel precedente week end, quello degli overbooking ci sono stati solo 44 casi su 60 mila: bisogna dare il senso e la misura delle cose. Ripeto ci assumiamo solo le nostre colpe, sulle altre non spetta a me parlarne».
La puntualità per esempio, ingegnere. E partendo da qui l’amministratore delegato della compagnia di bandiera affronta un’analisi a tutto campo dei piani futuri, in questa intervista a Il Messaggero, nella quale focalizza soprattutto la prossima ”rivoluzione” di Fiumicino cui è legata il superamento dei disagi. Anche se in tempi non brevi.
«Esatto, l’abbiamo detto, stiamo lavorando, ci vorrà tempo. Intanto oggi (ieri per chi legge, ndr), la regolarità da Fiumicino è stata il 100% e la puntualità intorno al 70% con un load factor dallo scalo romano dell 88%. Devo dire che nei week end caldi di luglio e agosto a Fiumicino stiamo tenendo botta, nonostante tutto. Sulla puntualità è giusto che la gente ci critichi, non accetto però che siccome non siamo ancora puntuali come vorremmo, ci venga addebitato di tutto. Attorno ad Alitalia c’è un’attenzione quasi morbosa e anche mediatica, perchè Alitalia oggi sta cercando di diventare un’azienda, ma prima è stata una vicenda politica, una vicenda sociale, un pezzo di storia e una calamita per chiunque abbia desiderio di visibilità».
Alitalia è una start up, ha un piano triennale per raggiungere il break even, c’è molto da lavorare però?
«Abbiamo chiuso la semestrale con 273 milioni di perdite, ma con un trend incoraggiante e l’ho detto anche ai miei azionisti perché nel primo trimestre abbiamo avuto 210 milioni di perdite, nel secondo 63 e nel terzo stiamo cercando di chiudere in break even. Non so se ce la faremo, però luglio è andato bene con 2,2 milioni di passeggeri, tasso di riempimento del 73%, siamo quindi attorno o sopra al nostro punto di pareggio, i primi giorni di agosto sono stati stupendi, per settembre le prenotazioni sono buone».
Allora?
«La mia valutazione è riferita in progressione al terzo trimestre, sul quarto nessuno ha oggi visibilità. Abbiamo un piano a tre anni per il pareggio che possiamo mantenere. Certo mai ci saremmo aspettati di incappare nella crisi del trasporto aereo peggiore degli ultimi 70-80 anni. E’ mancata la clientela business: a maggio il dato Iata è - 50% anno su anno nel mondo. Vanno visti in questa prospettiva i risultati. Rispetto al passato Alitalia ha un vantaggio».
Quale?
«Un grado di flessibilità più alto e una posizione di costo più bassa. Ci consente anche di attutire una situazione di mercato complicata. Le altre compagnie hanno chiuso i conti peggio di noi».
Ma cosa sta facendo per attenuare i disagi?
«Il focus è su Fiumicino dove si concentrano alcuni deficit strutturali di Alitalia, Adr, del sistema di fornitori e tralasciamo l’accesso allo scalo. Cosa stiamo facendo? Tante cose per evitare che i picchi di traffico diventino insopportabili. Per questi primi week end estivi stiamo riducendo i disagi, facendo partire la gente».
In concreto?
«Tante cose sul piano interno. Rinforzo operativo, abbiamo richiamato personale dalla cassa integrazione, riqualificando figure professionali che Alitalia non aveva. Abbiamo cominciato ad esempio ad attrezzarci con nuovi strumenti informativi. Abbiamo avviato con Adr una collaborazione fattiva sui varchi di sicurezza, controlli dei passaporti, ecc».
Ma il problema di Fiumicino sono i collegamenti interni?
«L’aeroporto ha dei colli di bottiglia che stiamo cercando di risolvere. Poi ci sono problemi più strutturali. Uno per tutti. Alitalia su Fiumicino ha 230 voli in partenza al giorno, sono divisi su quattro terminal, su un fronte di 3 km di pista e 6 di viabilità. Con Adr abbiamo deciso da settembre che la metà di Fiumicino verrà dedicata esclusivamente ad Alitalia, Air France, Klm, Delta. Il terminal A sarà inizialmente dedicato a noi e a Air France Klm. E’ un impegno che ha assunto con me Palenzona. Man mano che Adr svilupperà i nuovi terminal, si concentreranno anche i voli intercontinentali. Questo è un fatto fondamentale».
E sulla Roma-Milano?
«Oggi abbiamo tassi di puntualità dell’80-85%. Puntiamo al 95%. Il load factor sulla tratta non sarà mai alto perche i voli sono frequentissimi. Più complicata la puntualità su Fiumicino, abbiamo bisogno almeno di un anno per arrivare a impatti significativi. Sono necessari interventi profondi di cambio dei processi».
Attenuando i disagi recuperate la delusione di alcuni soci?
«Non ho percepito delusioni e ho una regola aurea: gli a.d. sono lì per volontà dei soci, nel momento in cui dovessi avere l’anticamera di un dubbio nessuno mi dovrebbe avvertire, i rumors non mi interessano».
Lo sviluppo di Alitalia poggia su Roma. E Malpensa?
«Poggia su una strategia di mercato completa. Al nord abbiamo quattro basi: Torino, Malpensa, Linate e Venezia e la maggior parte dei nostri clienti viene da lì. Questo dibattito parapolitico su Malpensa è fuorviante rispetto a una strategia di mercato che vede un presidio di Alitalia formidabile al nord. Quando ho detto che il mercato del nord per noi è cruciale, i fatti hanno sostenuto le parole».
Torniamo a Malpensa.
«Abbiamo tre rotte intercontinentali. Abbiamo detto che insieme ai partner di Sky Team valuteremo nei prossimi anni di avere alcune rotte su India e Cina ma sulla base dei conti che faremo con la Sea. In più su Malpensa abbiamo fatto competizione vera, abbiamo riconquistato quote di mercato contro operatori low cost e Lufthansa. Non escludo che su Malpensa potenzieremo il prodotto a corto e lungo raggio e non escludo che potremmo utilizzare il brand AirOne come brand di punta».
Come chiuderete l’anno?
«La visibilità l’abbiamo completa sul terzo trimestre, sul quarto nessuna società può averla, vedremo».
Potrebbe esserci necessità di un aumento di capitale?
«E’ una fantasticheria, abbiamo una capacità di cassa e linee di credito di 500 milioni, sono la garanzia della nostra libertà e li difendiamo tutti i giorni. Parlare di aumento di capitale non ha alcun senso».
IlMessaggero
e super-hub a Fiumicino»
«Ritardi e disagi? Non li nego, ma non dipendono tutti da noi
A Malpensa potenzieremo il corto e lungo raggio»
ROMA (9 agosto) - Ci si è messo anche il black out dell’altro giorno ai check in di Fiumicino, nel secondo esodo di agosto, ad accrescere i disagi e la rabbia dei passeggeri. Anche contro Alitalia. «Ci assumiamo solo le responsabilità che ci competono non le altre. Sabato 1 e domenica 2 agosto abbiamo fatto partire da Fiumicino 60 mila passeggeri: abbiamo avuto su tre voli per la Grecia, due Atene e un Salonicco, 120 overbooking. Di questi 76 li abbiamo riprotetti e 44 sono rimasti a terra e li abbiamo alloggiati in albergo, un disagio che si può verificare ovunque nel mondo». Rocco Sabelli non si scompone. Non vuol parlare della baraonda di venerdì scorso allo scalo romano dovuto a un guasto della rete Telecom: «Ognuno si assuma le proprie responsabilità», taglia corto, «laddove abbiamo problemi non ci nascondiamo. Nel precedente week end, quello degli overbooking ci sono stati solo 44 casi su 60 mila: bisogna dare il senso e la misura delle cose. Ripeto ci assumiamo solo le nostre colpe, sulle altre non spetta a me parlarne».
La puntualità per esempio, ingegnere. E partendo da qui l’amministratore delegato della compagnia di bandiera affronta un’analisi a tutto campo dei piani futuri, in questa intervista a Il Messaggero, nella quale focalizza soprattutto la prossima ”rivoluzione” di Fiumicino cui è legata il superamento dei disagi. Anche se in tempi non brevi.
«Esatto, l’abbiamo detto, stiamo lavorando, ci vorrà tempo. Intanto oggi (ieri per chi legge, ndr), la regolarità da Fiumicino è stata il 100% e la puntualità intorno al 70% con un load factor dallo scalo romano dell 88%. Devo dire che nei week end caldi di luglio e agosto a Fiumicino stiamo tenendo botta, nonostante tutto. Sulla puntualità è giusto che la gente ci critichi, non accetto però che siccome non siamo ancora puntuali come vorremmo, ci venga addebitato di tutto. Attorno ad Alitalia c’è un’attenzione quasi morbosa e anche mediatica, perchè Alitalia oggi sta cercando di diventare un’azienda, ma prima è stata una vicenda politica, una vicenda sociale, un pezzo di storia e una calamita per chiunque abbia desiderio di visibilità».
Alitalia è una start up, ha un piano triennale per raggiungere il break even, c’è molto da lavorare però?
«Abbiamo chiuso la semestrale con 273 milioni di perdite, ma con un trend incoraggiante e l’ho detto anche ai miei azionisti perché nel primo trimestre abbiamo avuto 210 milioni di perdite, nel secondo 63 e nel terzo stiamo cercando di chiudere in break even. Non so se ce la faremo, però luglio è andato bene con 2,2 milioni di passeggeri, tasso di riempimento del 73%, siamo quindi attorno o sopra al nostro punto di pareggio, i primi giorni di agosto sono stati stupendi, per settembre le prenotazioni sono buone».
Allora?
«La mia valutazione è riferita in progressione al terzo trimestre, sul quarto nessuno ha oggi visibilità. Abbiamo un piano a tre anni per il pareggio che possiamo mantenere. Certo mai ci saremmo aspettati di incappare nella crisi del trasporto aereo peggiore degli ultimi 70-80 anni. E’ mancata la clientela business: a maggio il dato Iata è - 50% anno su anno nel mondo. Vanno visti in questa prospettiva i risultati. Rispetto al passato Alitalia ha un vantaggio».
Quale?
«Un grado di flessibilità più alto e una posizione di costo più bassa. Ci consente anche di attutire una situazione di mercato complicata. Le altre compagnie hanno chiuso i conti peggio di noi».
Ma cosa sta facendo per attenuare i disagi?
«Il focus è su Fiumicino dove si concentrano alcuni deficit strutturali di Alitalia, Adr, del sistema di fornitori e tralasciamo l’accesso allo scalo. Cosa stiamo facendo? Tante cose per evitare che i picchi di traffico diventino insopportabili. Per questi primi week end estivi stiamo riducendo i disagi, facendo partire la gente».
In concreto?
«Tante cose sul piano interno. Rinforzo operativo, abbiamo richiamato personale dalla cassa integrazione, riqualificando figure professionali che Alitalia non aveva. Abbiamo cominciato ad esempio ad attrezzarci con nuovi strumenti informativi. Abbiamo avviato con Adr una collaborazione fattiva sui varchi di sicurezza, controlli dei passaporti, ecc».
Ma il problema di Fiumicino sono i collegamenti interni?
«L’aeroporto ha dei colli di bottiglia che stiamo cercando di risolvere. Poi ci sono problemi più strutturali. Uno per tutti. Alitalia su Fiumicino ha 230 voli in partenza al giorno, sono divisi su quattro terminal, su un fronte di 3 km di pista e 6 di viabilità. Con Adr abbiamo deciso da settembre che la metà di Fiumicino verrà dedicata esclusivamente ad Alitalia, Air France, Klm, Delta. Il terminal A sarà inizialmente dedicato a noi e a Air France Klm. E’ un impegno che ha assunto con me Palenzona. Man mano che Adr svilupperà i nuovi terminal, si concentreranno anche i voli intercontinentali. Questo è un fatto fondamentale».
E sulla Roma-Milano?
«Oggi abbiamo tassi di puntualità dell’80-85%. Puntiamo al 95%. Il load factor sulla tratta non sarà mai alto perche i voli sono frequentissimi. Più complicata la puntualità su Fiumicino, abbiamo bisogno almeno di un anno per arrivare a impatti significativi. Sono necessari interventi profondi di cambio dei processi».
Attenuando i disagi recuperate la delusione di alcuni soci?
«Non ho percepito delusioni e ho una regola aurea: gli a.d. sono lì per volontà dei soci, nel momento in cui dovessi avere l’anticamera di un dubbio nessuno mi dovrebbe avvertire, i rumors non mi interessano».
Lo sviluppo di Alitalia poggia su Roma. E Malpensa?
«Poggia su una strategia di mercato completa. Al nord abbiamo quattro basi: Torino, Malpensa, Linate e Venezia e la maggior parte dei nostri clienti viene da lì. Questo dibattito parapolitico su Malpensa è fuorviante rispetto a una strategia di mercato che vede un presidio di Alitalia formidabile al nord. Quando ho detto che il mercato del nord per noi è cruciale, i fatti hanno sostenuto le parole».
Torniamo a Malpensa.
«Abbiamo tre rotte intercontinentali. Abbiamo detto che insieme ai partner di Sky Team valuteremo nei prossimi anni di avere alcune rotte su India e Cina ma sulla base dei conti che faremo con la Sea. In più su Malpensa abbiamo fatto competizione vera, abbiamo riconquistato quote di mercato contro operatori low cost e Lufthansa. Non escludo che su Malpensa potenzieremo il prodotto a corto e lungo raggio e non escludo che potremmo utilizzare il brand AirOne come brand di punta».
Come chiuderete l’anno?
«La visibilità l’abbiamo completa sul terzo trimestre, sul quarto nessuna società può averla, vedremo».
Potrebbe esserci necessità di un aumento di capitale?
«E’ una fantasticheria, abbiamo una capacità di cassa e linee di credito di 500 milioni, sono la garanzia della nostra libertà e li difendiamo tutti i giorni. Parlare di aumento di capitale non ha alcun senso».
IlMessaggero