Alitalia, un anno dopo. Luci e ombre di una compagnia sempre più regionale.
Tutto bene: CAI ha salvato il marchio e rilanciato la prima compagnia aerea italiana. Anzi no, tutto male: nonostante i tre miliardi di soldi pubblici investiti nell’operazione sono a spasso 8.000 persone, compresi 850 piloti. A un anno dalla sua partenza, la nuova Alitalia targata CAI ha una sorta di doppia vita. Da una parte l’ottimismo e la soddisfazione del presidente Roberto Colaninno e dell’a.d. Rocco Sabelli, impegnati in una offensiva mediatica a colpi di interviste su giornali e TV. Dall’altro la delusione dei cassintegrati (che ieri hanno protestato a Fiumicino), delle ex controllate (dopo Atitech è il turno di AMS) e lo scetticismo di politici ed economisti. Cerchiamo di capirci qualcosa.
I numeri
Nei primi sei mesi Alitalia ha perso circa 260 milioni di euro, concentrati nel primo trimestre, con un utile operativo di 15 mln nel solo terzo trimestre. I risultati del quarto non ci sono ancora, ma nella lettera ai dipendenti il pareggio è slittato silenziosamente al 2011 per i timori di un 2010 addirittura più difficile del 2009. La sofferenza, insomma, continua, anche se il fatto di non essere quotata permette di dare dati disomogenei che rendono difficile un esame completo.
Se guardiamo il fattore di carico, l’indicatore più citato (anche a sproposito) dell’andamento commerciale, il dato medio è bassino (69%). Tanto più che vi è stato un forte taglio dell’offerta - pari, in pratica, all’intera vecchia Air One - e che l’abbondanza di sconti indica un provento medi in calo. La riconquista del mercato sembra riuscita solo in parte. La stessa Alitalia stima di avere il 50% sui voli nazionali (contro il 44% delle low cost) e meno del 25% su quelli europei (low cost: poco meno del 50%). Alcuni aeroporti sono di fatto perduti: a Malpensa Easyjet ha il 29% e Lufthansa Italia il 10%, contro l’8% di Alitalia. L’intera Toscana è dominata da Ryanair (tramite Pisa) e Meridiana (su Firenze).
Le rotte
Le novità sul lungo raggio sono finora affidate al code sharing, magari con Vietnam Airlines. La Los Angeles citata nello spot natalizio con Raul Bova sarà inaugurata solo con l’estate, mancano Cina e India, manca persino il Sud Africa che quest’anno ospiterà la coppa del Mondo di calcio.
La strategia continua quindi a essere con sette basi - oltre a Roma, Linate, Malpensa, Torino, Venezia, Napoli e Catania -, ai quali si dovrebbero aggiungere Rimini, Parma, Pescara, Crotone e Trapani. È a loro servizio che dovrebbero andare i nuovi aerei regionali. Su tutti gli aeroporti Alitalia vuole stringere accordi con i gestori e le autorità locali, non diversamente da quanto fanno le low cost. Resta però dubbio quanto questa strategia possa funzionare a fronte dell’alta velocità ferroviaria edelle low cost già radicate sul territorio - basti vedere Bari, da ieri 35a base di Ryanair .
Sulla base principale di Fiumicino le statistiche continuano a essere a doppia faccia: da una parte la puntualità e regolarità della Roma-Linate e, in dicembre, della Roma-Torino; dall’altra tutti i voli "normali" che abbassano il dato medio.
Il personale
Nelle interviste Sabelli ha vantato l’assenza di scioperi: una citazione a sproposito, perché ottenuta solo con il ripetuto differimento ordinato dal ministro all’ultimo momento. In realtà permangono tensioni legate (fra l’altro) alla localizzazioni ed ai carichi familiari, al rispetto degli accordi sottoscritti, ai cambiamenti organizzativi ed a molto altro. Sono problemi che rischiano di esplodere nonostante il flusso di comunicazione attivato da Sabelli e Schisano attraverso e-mail periodiche al personale.
Il taglio di molti contratti stagionali o a tempo determinato ha creato carenze e vuoti anche in settori più sensibili al numero: è il caso della riconsegna bagagli, il cui problema è solo in parte nell’organizzazione sotto bordo, dalla distanza delle piazzole di parcheggio dai terminal di Fiumicino e da altre questioni.
Verso la nuova flotta
Il rinnovo della flotta è uno dei vanti di Alitalia. C’è del vero, anche se il quadro complessivo vede il lungo raggio crescere meno di quanto ipotizzato dal "Piano Fenice", e la tendenza verso il corto raggio si paga in termini di competizione (addirittura del treno) e quindi di prezzi più bassi. Le dimensioni restano comunque quelle, e con esse le prospettive di riassorbire i troppi e validi piloti in CIGS.
La vera novità è l’idea di sostituire entrambe le flotte regionali - sedici aerei in tutto tra gli Embraer 170 di Alitalia e i Bombardier CRJ900 di Air One Cityliner - con 25 bireattori di un solo tipo. Alitalia è in contatto con i tre principali costruttori, compresa Superjet, di cui il tam-tam parla ormai con insistenza di un ordine nazionale per 25 macchine smentito però dalla compagnia.
Per ora vanno veloci soprattutto le dismissioni. I Boeing 737 spariranno addirittura prima degli MD80: ottobre 2010 contro maggio 2012. Accelera l’uscita di flotta dei 767, con tre macchine nel 2011 e altrettante nel 2012. Li sostituiranno gli A330 - che saranno configurati con tre classi, con il ritorno di una prima classe sparita da anni - che arriveranno in giugno-luglio (due in tutto), seguite da quattro nel 2011 e 2012. I due oggi in servizio saranno ceduti perché obsoleti. Da questo mese inizia la riconfigurazione dei dieci Boeing 777, destinati a non aumentare.
Continuano naturalmente ad arrivare i nuovi Airbus A320 ordinati da Air One. La compagnia ha investito molto e modificato 46 su 79 aerei della famiglia A319/320/321, sostituendo le poltrone ma anche aggiungendole. C’è qualche ritardo sul programma e da maggio il lavoro passerà all’Atitech sfruttando le soste programmate. Da aprile gli A320 serviranno per il lancio di Air One come low cost su Malpensa, fino a un totale di otto macchine e un centinaio di piloti (in distacco da Alitalia) in un paio d’anni.
Da questi numeri e sigle emerge che a fine piano Alitalia avrà una flotta più giovane come età media, ma tutta su tipi della generazione precedente. Salvo l’ipotetico arrivo del Superjet russo-italiano, in ordine non ci sono né Boeing 787 né Airbus A350WXB, né le versioni a più lungo raggio degli attuali 777 o A330.
Come sarà il 2010?
Nel complesso le dichiarazioni trionfali dei vertici Alitalia sembrano esagerate, anche considerando che l’operazione è stata fatta in un anno difficilissimo che ha visto il traffico calare di diversi punti percentuali rendendo ancora più aspra la battaglia per le quote di mercato. Resta ancora un mistero come saranno gestite le diverse compagnie del gruppo e come potranno convivere marchi e missioni simili: si pensi a Volare e Air One, due low cost sotto lo stesso tetto e sullo stesso scalo.
Alcune iniziative di Alitalia-CAI sono senz’altro condivisibili e necessarie - si pensi al ripristino dei sistemi di intrattenimento sui 777 e il rinnovo della Magnifica sulle rotte per gli USA introdotta questo mese - ma rimangono i dubbi sulla strategia incentrata sul corto-medio raggio, sulla sostenibilità dello straordinario appoggio politico e sulle conseguenze di una politica di personale con molto bastone e poca carota. Qualcosa potrà dire l’esito del rimescolamento delle rappresentanze sindacali, in particolare dei piloti, attualmente in cerca d’identità dopo la bruciante sconfitta dell’autunno 2008.
Nel bene e nel male, Alitalia continuerà comunque ad essere il riferimento contrattuale per il settore, così come la disponibilità di cassintegrati Alitalia disposti a lavorare per poco più del rinnovo di licenze e abilitazioni gioca già un ruolo in altre compagnie. Il progetto di low cost stagionale di Meridiana - tanto per fare un esempio - non starebbe in piedi senza CIGS Alitalia.
Per sapere se il bicchiere sia mezzo vuoto o mezzo pieno bisognerà aspettare ancora.
http://www.dedalonews.it/it/index.p...-ombre-di-una-compagnia-sempre-piu-regionale/