economiaweb
Alitalia, piccoli soci contrari a “esclusive”
Dietro lo scontro tra Colaninno e Mancuso il nodo della trattativa con la sola Air France. A rischio l'operatività dall'Italia.
No a una trattativa con un interlocutore unico. Primo perché si rischia di spuntare un prezzo inferiore. Secondo perché, se si vende ad Air France, è probabile che l’operatività di Alitalia sia destinata a essere ridotta. Sono questi, secondo quanto appreso da Economiaweb.it, i temi all’origine dello scontro tra Salvatore Mancuso, vice presidente e Roberto Colaninno, presidente di Aliatalia culminato nella presentazione di una mozione di sfiducia da parte del primo nei confronti del secondo, bocciata dal board del 28 gennaio.
NON CHIARO PERCHE’ SI TRATTI CO UN SOLO OPERATORE. Secondo le fonti sentite da Economiaweb.it, Mancuso e i piccoli soci («quelli che i soldi nella cordata Cai ce li hanno messi di tasca propria») che si sono raggruppati al suo fianco non comprendono per quale motivo si stia portando avanti una trattativa per cedere le partecipazioni detenute nel gruppo soltanto con un interlocutore: Air France-Klm. La compagnia franco olandese, azionista di maggioranza relativa con una quota del 25% di Cai, a marzo 2012 aveva fatto sapere di non essere intenzionata a prendere il controllo di Alitalia a tutti i costi.
Il presidente e amministratore delegato del gruppo francese, Jean-Cyril Spinetta, aveva detto che «il mio sentimento è che il mercato unico europeo creato nel 1993 implica in tutti i settori l’emergere di leader europei». E poi aveva aggiunto: «Per fare un accordo, bisogna essere in due».
DUE PROBLEMI LEGATI ALLA TRATTAIVA IN “ESCLUSIVA”. Air France-Klm ha un diritto di prelazione nel caso gli altri soci decidano di vendere le loro partecipazioni. Quindi, in un certo senso, fino al prossimo ottobre, la compagnia d’Oltralpe è una sorta di interlocutore privilegiato per la cordata patriottica a cui fa capo il restante 75% di Alitalia.
Tuttavia, la chiusura rispetto all’interesse manifestato da altri operatori (si è parlato di Ethiad, ma ci sarebbero anche potenziali interlocutorio in Russia e Cina) rischia di limitare il potere negoziale degli italiani e di preludere a un ridimensionamento dell’operatività di Aliatalia «che su molte rotte», sintetizza la fonte, «offrirebbe un servizio in sostanziale sovrapposizione con i francesi». Questioni già sentite cinque anni fa, quando il governo Berlusconi e Intesa SanPaolo, guidata da Corrado Passera, decisero di difendere l’italianità della compagnia di bandiera e di mettere il piedi Cai, la good company attraverso cui Alitalia è tornata a volare.
L’”EREDE” DI COLANINNO VERSO LA VICEPRESIDENZA DI AIR FRANCE. Ma tant’è, l’orientamento della maggioranza del consiglio d’amministrazione di Alitalia è chiaro. La strada delineata dal board del 28 gennaio punta a sostenere ancora la compagnia (probabilmente attraverso un prestito ponte da 200 milioni) evitare il ricorso a una ricapitalizzazione e chiudere la cessione ai francesi.
Addirittura, secondo fonti giornalistiche, esisterebbe già un’intesa di massima sulla nomina di Sergio Erede, avvocato di fiducia di Colaninno e numero uno dello studio Bonelli Erede Pappalardo che sta trattando l’operazione con i francesi, a futuro vice presidente di Air France.