Save: dimenticati dal governo. Ora blocchiamo gli investimenti
Save: dimenticati dal governo
Ora blocchiamo gli investimenti
Da 12 anni lo scalo veneziano attende l'aumento delle tariffe aeroportuali. Marchi: affossati dai funzionari ministeriali, sono come burocrati borbonici. Zaia: «Il Veneto non è terzo mondo»
VENEZIA - Code ai varchi di sicurezza e conseguenti ritardi, anche sensibili, nel decollo dei voli: è lo scenario di disagio che l'aeroporto di Venezia - terzo scalo internazionale in Italia - potrebbe trovarsi a vivere nei prossimi giorni, proprio con l'avvio della stagione turistica estiva. Save, la società di gestione dello scalo lagunare, ha annunciato l'intenzione di bloccare gli investimenti che non inficiano la sicurezza dell'aeroporto come ritorsione alla mancata firma ministeriale del Contratto di programma, che consentirebbe di adeguare le tariffe aeroportuali, ferme da 12 anni. In un depliant e in cartelloni disseminati nella aerostazione la questione sarà spiegata ai viaggiatori. «Ci scusiamo con i passeggeri costretti a subire disagi - recita il volantino - a causa delle azioni oggi intraprese dal gestore che sono mirate a sensibilizzare le autorità, con le quali non è nemmeno più possibile dialogare». La colpa della vicenda, secondo Enrico Marchi, presidente della società quotata in borsa dal 2005, è dei «porti delle nebbie» ministeriali che non sbloccano la situazione, nella quale si trova a vivere anche lo scalo di Roma.
«Stanno bloccando un'operazione a costo zero di 600 milioni di investimenti e 5mila nuovi posti di lavoro» accusa Marchi, affermando provocatoriamente che la società rischia di dover accogliere i propri passeggeri «sotto un tendone». «Oggi le tariffe degli aeroporti in Italia sono più basse della media europea di oltre il 40% - accusa il presidente di Save -. È una situazione insostenibile, nella quale si impoverisce il sistema infrastrutturale italiano». Se pensiamo che il 50% dei nostri passeggeri sono internazionali e che quindi il fatturato prodotto dall'aeroporto equivale alle esportazioni - aggiunge - ci troviamo nella situazione paradossale di avere la possibilità di incrementare le esportazioni a costo zero per lo Stato, creando sviluppo e occupazione, e di non poterlo fare». A fermare Save, rincara, «è qualche burocrate dei ministeri romani», contro il quale sono pronte le azioni legali. «Abbiamo già scritto una diffida all'Enac - spiega Marchi - e se entro il 28 maggio non avremo risposte procederemo con una azione risarcitoria».
«Oggi mi sento un imprenditore, un cittadino gabbato dallo Stato»: non usa mezze parole Enrico Marchi, presidente di Save, per raccontare quello che definisce «uno scandalo italiano». Visto che da 12 anni le lungaggini burocratiche ministeriali non hanno permesso al terzo gate intercontinentale italiano, con un flusso di 8,5 milioni di passeggeri nel 2011, di aumentare le tariffe aeroportuali, Save, la società di gestione dello scalo di Venezia incrocia da oggi metaforicamente le braccia, non garantendo più tutti quegli gli investimenti che non inficiano la sicurezza dello scalo. Tradotto in cifre significa il blocco di investimenti per 600 milioni di euro che produrrebbero 5.000 nuovi posti di lavoro. Marchi è un fiume in piena, al punto da paragonare i funzionari dei ministeri dell'economia e delle infrastrutture ai burocrati borbonici che coniarono il modo di dire napoletano «facite ammmuina» (fate confusione). «Stiamo vivendo una esperienza sconcertante - racconta - da anni abbiamo completato l'istruttoria per avere la definizione delle tariffe e un quadro regolatorio certo poi, quando si passa ai ministeri alle infrastrutture e all'economia, tutto si arena, mancano le risposte». «Il ministero dell'economia è un porto delle nebbie, una turris eburnea - rincara - . La colpa, gravissima, è dei burocrati impuniti che vi lavorano, i veri affossatori dell'economia. Il loro obiettivo è fare riunioni su riunioni, senza alcuno sbocco. È gente sfuggente che non risponde». L'Italia, aggiunge, «non può più permettersi questa situazione». L'attacco diretto è a Roma, «dove c'è troppa gente nei ministeri e devono scambiarsi le carte da una parte all'altra» per giustificare la loro presenza. Marchi nega qualunque rigurgito leghista: «Maroniano? No, sono italiano. Lo sono sempre stato».
«La Regione del Veneto è totalmente al fianco del presidente Enrico Marchi e dell' Aeroporto Marco Polo in questa battaglia perchè venga riconosciuto che il Veneto, per questo governo, non è terzo mondo». Lo sottolinea il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia in relazione alla denuncia fatta oggi dal presidente di Save per la mancata firma ministeriale sul contratto di programma. «Stiamo parlando del terzo aeroporto italiano - prosegue il governatore - di una piattaforma che realizza pienamente la strategia di internazionalizzazione che ci siamo dati e di una struttura che accoglie parte considerevole di quel flusso di persone che ci consente di essere la prima regione turistica d'Italia».
«È sorprendente, ma poi mica tanto - aggiunge il presidente del Veneto - che un'eccellenza di questo tipo non venga considerata neanche a costo zero. A questo punto dobbiamo pensare che non si tratti più di dimenticanza o distrazione: fino a che questo governo regionale avrà voce sosterremo con condivisione e convinzione tutte le strategie atte a scrollare dal letargo chiunque non si renda conto che è scellerato non investire in questa Regione». (Ansa)
18 maggio 2012
http://corrieredelveneto.corriere.i...ra-blocchiamo-investimenti-201239251762.shtml