Malpensa, allarme sciopero selvaggio contro l'ipotesi di cedere Sea Handling
Spunta una trattativa per arrivare alla cessione della società per evitare la maximulta decisa dall'Unione Europea. Il piano di salvataggio potrebbe prevedere fino a 739 esuberi. I sindacati: "Pronti a tutto"
di ILARIA CARRA
La società giura che è l'opzione ultima, la più estrema. Il piano B da considerare soltanto per evitare il fallimento, se la sospensiva alla maximulta da 360milioni verrà negata dall'Europa. Ma lo scenario della vendita di Sea Handling, che la capogruppo Sea gestore di Linate e Malpensa sta negoziando con Bruxelles e che metterebbe a rischio centinaia di posti di lavoro, mette in allarme i sindacati, che si dicono "pronti a tutto ". Inclusi blocchi a raffica (e selvaggi) del servizio negli scali.
La vicenda è molto complessa. Gli sforzi di tutti - Comune, Sea e governo - per salvare dal fallimento la controllata che impiega 2.400 persone in servizio bagagli e check in sono tesi a "fermare l'orologio". A bloccare cioè la sentenza europea che impone la restituzione dei 360milioni bocciati come "aiuti di stato". Il verdetto è atteso entro due mesi. "Ogni evoluzione futura verrà affrontata dopo quella scadenza ", rassicura Sea.
Ma nel frattempo, la società guidata da Giuseppe Bonomi lavora a un piano alternativo, in caso di rifiuto dal Tribunale europeo. La cessione cioè dell'azienda a prezzi di mercato, come profilata in una nota a Bruxelles. Probabilmente al colosso scozzese Menzies, che già ha messo nero su bianco il suo interesse ma, pare, senza gara e solo con trattativa esclusiva. Un piano alternativo al rimborso della multa che per l'Europa, ricorda Sea, deve essere nel segno della discontinuità: per essere venduta senza eludere la sanzione l'azienda deve avere "un perimetro diverso". Cioè la nuova Newco deve essere ridimensionata, forse al 70 per cento. E il rischio, annesso, è una riduzione di dipendenti. Di che peso? Lo si sta negoziando con Bruxelles: 739 più 200 con scivoli, cioè il 30%, secondo Il Messaggero, numeri che Sea minimizza. E precisa: "C'è il manifestato intendimento di salvaguardare i livelli occupazionali con l'obiettivo di non generare alcun esubero", scrive Sea in una nota.
Ma l'allarme dei sindacati confederali è chiaro: "Gli azionisti e l'azienda smentiscano o le risposte del sindacato non si faranno attendere". Tradotto, blocchi. Forse anche selvaggi. Tensioni già manifestate nei giorni scorsi, le ultime mercoledì a Malpensa con l'accesso bloccato al terminal 2. La procedura per uno sciopero dei confederali tra un paio di settimane era già avviata. Ma così il quadro si complica. Il piano B, dicono Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, "ci scavalca, è sbagliato anche nei tempi mentre si tenta di far sospendere la sanzione". E a sorpresa. "Ci lascia di stucco - dice Liviano Zocchi, Uiltrasporti - Ma aver già un percorso alternativo cambia gli schemi. Così siamo pronti a tutto. Stavamo cercando di tenere la situazione sotto controllo, ma il clima è esasperato ".
Il timore è che la preoccupazione dei lavoratori possa sfociare in una tensione continua. Blocchi e servizi sospesi potrebbero far perdere contratti con i vettori, si teme. Una chiave ormai bocciata dall'Europa è riassorbire l'Handling in Sea: così gli aiuti di Stato resterebbero in pancia alla capogruppo. Oppure il governo potrebbe rifiutarsi di obbligare la società al rimborso: una sorta di ferma disubbidienza che il clima politico così incerto non favorisce.
(01 aprile 2013)
http://milano.repubblica.it/cronaca...ro_l_ipotesi_di_cedere_sea_handling-55728631/