Ancora oggi parlare di salute mentale è un tema che in molti settori rimane tabù, specialmente in quello aeronautico. In sostanza si preferisce girare la testa dall'altra parte invece di cominciare a considerare quali possono essere gli effetti su, ad esempio, tutto il personale sia di terra che di volo che opera in campo aeronautico: orari perlopiù "unsociable", week end spesso passati al lavoro così come le feste ed i periodi in cui "la gente normale" va in vacanza. Contratti spesso a termine e/o con acrobazie fiscali rilevanti fra triangolazioni di Paesi e la lista è ancora lunga. Il mantra se vogliamo è sempre quello "uno se lo sceglie..." "non ti obbliga il medico" "l'hai voluto tu" ecc..
Posto che comunque sono lavori che qualcuno dovrà pur fare, si può e si devono considerare gli impatti sulla salute della professione.
In ambito EASA bisognerebbe fare un gigantesco ripulisti sotto vari punti di vista, a cominciare da regole molto rigide sui contratti del personale sia di terra che di volo, ai tempi di servizio e di riposo/recupero. L'ossessione per i costi e la continua race to the bottom purtroppo portano a conseguenze nefaste, come abbiamo spesso avuto modo di constatare durante le investigation degli incidenti aerei.
Bisogna trattare la salute mentale come qualsiasi altro ambito medico; ad oggi nessun "check-up" medico prevede anche una visita psichiatrica perché questa è ad appannaggio "dei matti" e poi la gente normale, che non va dallo psichiatra o dallo psicologo a fare un check-up annuale, cade in depressione, si suicida, commette omicidi o stragi.
Avendo uno psichiatra in famiglia dico sempre alle persone che si può andare dal cardiologo per una visita di routine e controllare la pressione o per farsi prescrivere un triplo bypass coronarico. Per la salute mentale è la stessa cosa.