FONTE:
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_cronache_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=224225&IDCategoria=1
BARI - Un software per la gestione del magazzino non originale, che venne utilizzato in maniera scorretta per la ricerca, rivelatasi poi errata, di un nuovo misuratore del livello del carburante. Un manuale di volo che non apparteneva all’Atr 72 Tuninter, caduto in mare mentre percorreva la rotta che da Bari avrebbe dovuto portarlo a Djerba, ma bensì a un Boeing 747. Sono questi gli ultimi elementi emersi al termine della requisitoria dei pm palermitani Marzia Sabella ed Emanuele Ravaglioli nel processo per il disastro dell’Atr 72 che il 6 agosto 2005 ammarò a 12 miglia dalla costa palermitana. Nell’incidente morirono 16 persone, per la gran parte pugliesi; 23 furono i superstiti.
Il software non originale e il manuale di un aereo diverso sarebbero, secondo l’accusa, le ultime «stranezze» di una vicenda dalla quale è emersa, come cause del tragico ammaraggio, una sequela impressionante di errori, imprecisioni, distrazioni e scelte sbagliate.
Una ricostruzione condivisa in pieno dalle parti civili: Vito Albergo (rappresentato dagli avv. Nichi Persico, Vito D’Astici e Gioacchino Ghiro), zio di una delle vittime, Barbara Baldacci, la Fondazione «8 ottobre 2001» e Dorra Neffati Bouguerra (assistiti entrambi dall’avv. Ascanio Amenduni), vedova dello steward tunisino Moez, anch’egli morto nella sciagura. L’ultima udienza è stata caratterizzata dall’intervento dell’avvocato Franco Coppi, difensore del pilota, del copilota e del direttore generale della Turinter, per i quali i pm palermitani hanno chiesto il rinvio a giudizio, per disastro colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose gravissime, insieme al direttore tecnico, al responsabile del reparto di manutenzione, ai capisquadra del reparto, al responsabile della squadra di manutenzione e al meccanico che mise le mani sull’aereo per cambiare il misuratore del livello del carburante. Nel suo intervento l’avvocato Coppi ha invitato il giudice dell’udienza preliminare a osservare come, se errori sono stati commessi, questi si sono verificati unicamente nella fase esecutiva e non riguarderebbero il sistema organizzativo. Il legale ha fatto dei paragoni con il recente ammaraggio di un aereo nel fiume Hudson e ha infine fatto riferimento alla «normalità» del disastro tecnologico.
LUCA NATILE
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_cronache_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=224225&IDCategoria=1
BARI - Un software per la gestione del magazzino non originale, che venne utilizzato in maniera scorretta per la ricerca, rivelatasi poi errata, di un nuovo misuratore del livello del carburante. Un manuale di volo che non apparteneva all’Atr 72 Tuninter, caduto in mare mentre percorreva la rotta che da Bari avrebbe dovuto portarlo a Djerba, ma bensì a un Boeing 747. Sono questi gli ultimi elementi emersi al termine della requisitoria dei pm palermitani Marzia Sabella ed Emanuele Ravaglioli nel processo per il disastro dell’Atr 72 che il 6 agosto 2005 ammarò a 12 miglia dalla costa palermitana. Nell’incidente morirono 16 persone, per la gran parte pugliesi; 23 furono i superstiti.
Il software non originale e il manuale di un aereo diverso sarebbero, secondo l’accusa, le ultime «stranezze» di una vicenda dalla quale è emersa, come cause del tragico ammaraggio, una sequela impressionante di errori, imprecisioni, distrazioni e scelte sbagliate.
Una ricostruzione condivisa in pieno dalle parti civili: Vito Albergo (rappresentato dagli avv. Nichi Persico, Vito D’Astici e Gioacchino Ghiro), zio di una delle vittime, Barbara Baldacci, la Fondazione «8 ottobre 2001» e Dorra Neffati Bouguerra (assistiti entrambi dall’avv. Ascanio Amenduni), vedova dello steward tunisino Moez, anch’egli morto nella sciagura. L’ultima udienza è stata caratterizzata dall’intervento dell’avvocato Franco Coppi, difensore del pilota, del copilota e del direttore generale della Turinter, per i quali i pm palermitani hanno chiesto il rinvio a giudizio, per disastro colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose gravissime, insieme al direttore tecnico, al responsabile del reparto di manutenzione, ai capisquadra del reparto, al responsabile della squadra di manutenzione e al meccanico che mise le mani sull’aereo per cambiare il misuratore del livello del carburante. Nel suo intervento l’avvocato Coppi ha invitato il giudice dell’udienza preliminare a osservare come, se errori sono stati commessi, questi si sono verificati unicamente nella fase esecutiva e non riguarderebbero il sistema organizzativo. Il legale ha fatto dei paragoni con il recente ammaraggio di un aereo nel fiume Hudson e ha infine fatto riferimento alla «normalità» del disastro tecnologico.
LUCA NATILE