Sbaglia volo per Bologna e da Palermo va in Polonia


Chiedo: il soggetto con questa patologia deve necessariamente comunicarla prima (prenotando) o in apt? Perché posso anche pensare che volendo fare una vita normale “magari” non vuole darlo a vedere e “magari” come in questo caso ci scappa l’errore e spero anche si sia fatto una risata. (Non ho letto l’articolo).
 
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Chiedo: il soggetto con questa patologia deve necessariamente comunicarla prima (prenotando) o in apt? Perché posso anche pensare che volendo fare una vita normale “magari” non vuole darlo a vedere e “magari” come in questo caso ci scappa l’errore e spero anche si sia fatto una risata. (Non ho letto l’articolo).
Anche. Ma può succedere se ti isoli ulteriormente e vai dritto/a al tuo obiettivo (check-in, gate, bus, imbarco) perchè sei sicuro di te. Ma al primo chiedere informazioni a personale dell'aeroporto o a semplici passeggeri, li dovrebbe scattare una sorta di "protezione" per assicurarsi che vada tutto bene. Bisogna capire cosa è andato storto: se la passeggera ha tirato dritto come un treno dall'ingresso in aeroporto a quando si è seduta nell'aereo allora niente da dire.
Ma dato che ormai la società, da quando ti svegli a quando vai a dormire, ti incolpa di tutti i problemi del pianeta e relativi abitanti, mi innervosisce alquanto se poi una persona fragile non viene assistita adeguatamente in un banale spostamento aereo.
 
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Scusa di nuovo, un anziano viene messo in carrozzina e portato all'aereo (Londra LHR, mio suocero, una decina di volte) e una persona che comunque non sente e non parla è lasciata da sola nella calca e nella confusuone di un aeroporto? I sordomuti hanno comunque una percezione spaziale diversa e come, sotto stress (qualunque tipo di stress), può dissociarsi una persona normale a maggior ragione può succedere a chi è gravemente menomato sensorialmente. E infatti è successo.
Per me è gravissimo e non ci sono attenuanti per nessuno.
Se tuo suocero lo richiede, attraverso la compagnia aerea oppure al momento del check-in, l'aeroporto è tenuto a dare questo tipo di servizio. Se la persona non lo richiede (per scelta o per ignoranza sui propri diritti, anche se non credo sia questo il caso in questione), è un passeggero come tutti gli altri.
 
Se tuo suocero lo richiede, attraverso la compagnia aerea oppure al momento del check-in, l'aeroporto è tenuto a dare questo tipo di servizio. Se la persona non lo richiede (per scelta o per ignoranza sui propri diritti, anche se non credo sia questo il caso in questione), è un passeggero come tutti gli altri.
Non è successo questo. L'addetto British Airways in aeroporto ha visto mio suocero claudicante e ha portato una carrozzina: mio suocero all'inizio nicchiava ma poi ci si è seduto. E questo per svariate volte (solo un paio di volte è stata richiesta esplicitamente) facendo tra l'altro diventare British Airways una delle compagnie che ho amato e amo di più.
 
Anche. Ma può succedere se ti isoli ulteriormente e vai dritto/a al tuo obiettivo (check-in, gate, bus, imbarco) perchè sei sicuro di te. Ma al primo chiedere informazioni a personale dell'aeroporto o a semplici passeggeri, li dovrebbe scattare una sorta di "protezione" per assicurarsi che vada tutto bene. Bisogna capire cosa è andato storto: se la passeggera ha tirato dritto come un treno dall'ingresso in aeroporto a quando si è seduta nell'aereo allora niente da dire.

Qui ci sono tanti se che non portano a nulla. E se la signora non vuole aiuto perché per lei è mortificante? Mi capita di chiedere ogni tanto a persone che mi sembrano in difficoltà se vogliono il mio aiuto e se loro dicono di no, tanti saluti. Chi sono io per dover per forza proteggere una persona che non vuole?
 
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Qui ci sono tanti se che non portano a nulla. E se la signora non vuole aiuto perché per lei è mortificante? Mi capita di chiedere ogni tanto a persone che mi sembrano in difficoltà se vogliono il mio aiuto e se loro dicono di no, tanti saluti. Chi sono io per dover per forza proteggere una persona che non vuole?
Ripeto, sono d'accordo. Se però si viene a conoscenza di un paziente fragile, anche se non vuole essere aiutato (ed è suo diritto) quantomeno si deve comunicare la sua presenza per creare una sorta di corridoio sicuro.
Questo è quello che viene insegnato a tutti gli operatori che lavorano in posti affollati (fonte: ex direttore Stazione di Shinjuku, Tokyo, che è come un aeroporto) e che viene insegnato a tutti gli operatori di posti caotici come il Pronto Soccorso, per esempio.
Ma ora c'è un precedente (o forse uno dei tanti episodi, non si sa): cosa fare?
 
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So che potrebbe sembrare la proposta piu' idiota dell'anno ma, in tutti i casi in cui c'e' vaga possibilita' di errore..

..non possono mettere un display con indicata la destinazione, come per bus e treni?

Scriverlo solo a gate evidentemente non basta se sono episodi frequenti. E poi mi rassicurerebbe come pax salire su un mezzo su cui e' chiaramente indicata la mia destinazione.
 
In alcuni aeroporti lo fanno, con Cobus nuovissimi che hanno anche vari messaggi registrati oltre ai display. In altri invece usano vecchi bus urbani degli anni 80 riciclati dalla Francia 😅
 
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So che potrebbe sembrare la proposta piu' idiota dell'anno ma, in tutti i casi in cui c'e' vaga possibilita' di errore..

..non possono mettere un display con indicata la destinazione, come per bus e treni?

Scriverlo solo a gate evidentemente non basta se sono episodi frequenti. E poi mi rassicurerebbe come pax salire su un mezzo su cui e' chiaramente indicata la mia destinazione.
Illo tempore, quando l'ITAVIA usava BLQ come mini-hub la destinazione del volo era scritta su cartelli alla base della scaletta. All'epoca erano cartelli metallici ma con la tecnologia attuale potrebbero essere display elettronici programmabili.
 
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Non è successo questo. L'addetto British Airways in aeroporto ha visto mio suocero claudicante e ha portato una carrozzina: mio suocero all'inizio nicchiava ma poi ci si è seduto. E questo per svariate volte (solo un paio di volte è stata richiesta esplicitamente) facendo tra l'altro diventare British Airways una delle compagnie che ho amato e amo di più.
Ripeto, sono d'accordo. Se però si viene a conoscenza di un paziente fragile, anche se non vuole essere aiutato (ed è suo diritto) quantomeno si deve comunicare la sua presenza per creare una sorta di corridoio sicuro.
Questo è quello che viene insegnato a tutti gli operatori che lavorano in posti affollati (fonte: ex direttore Stazione di Shinjuku, Tokyo, che è come un aeroporto) e che viene insegnato a tutti gli operatori di posti caotici come il Pronto Soccorso, per esempio.
Ma ora c'è un precedente (o forse uno dei tanti episodi, non si sa): cosa fare?

La regola vuole che l'assistenza venga prenotata entro 48 ore dalla partenza. Per coloro che la richiedono direttamente in aeroporto il giorno stesso della partenza, l'aeroporto è tenuto comunque a garantirla.
Di fatto l'unica differenza tra assistenze prenotate e non, sono i tempi massimi di presa in carico del passeggero, che saranno poi utilizzati a fini statistici e di indagine interna in caso di ritardi alle partenze.

Il punto è che se un passeggero si rifiuta di essere assistito, magari anche dopo aver prenotato il servizio, non si può fare altro che prenderne atto. Quindi se tuo suocero avesse insistito nel rifiuto sarebbe finita lì.
Considera anche il fatto che, come detto da Viking, alcuni di questi rifiuti avvengono per un fatto di orgoglio personale. Spesso infatti l'insistenza arriva più da chi viaggia con il passeggero in questione, che non dal passeggero stesso.

Tra i "doveri" del passeggero che richiede assistenza c'è quello di segnalare la propria presenza attraverso i vari canali previsti, come le apposite colonnine, il desk del customer service o direttamente ai banchi check-in. E mi sento di dire che se al check-in viene notato qualcuno in difficoltà, sicuramente verrà chiesto se ha bisogno di assistenza.

Nel caso specifico non sappiamo se la signora abbia rifiutato un'assistenza o se sia andata direttamente al gate senza passare dal check-in. In quel caso, anche se avessero voluto attivare i "corridoi" a cui ti riferisci, in che modo si sarebbe potuto allertare un qualsiasi operatore, dato che parliamo di una sordomuta che può benissimo passare inosservata tra gli altri passeggeri presenti?
 
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Per essere completi, FR fa anche un annuncio (che sembra sempre banale) informando “Se il vostro volo non va a xxx informate immediatamente un assistente di volo”. Evidentemente non ci si fa caso. Ad aggravare il tutto, c’è che FR controlla le carte di imbarco sulla porta dell’aereo: evidentemente più di un buco nel formaggio si è allineato in questo caso.
Non sempre (il controllo all’ingresso dell’aeromobile).
 
Ci sono aeroporti che ci "mettono del loro" perche' queste cose accadano anche a chi non ha disabilita'
 
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Vi confermo che non controlliamo più le carte di imbarco dal marzo 2020.
in compenso è ' stato inserito l'annuncio " se xxx non fosse la vostra destinazione vi preghiamo di farlo presente ad un membro dell'equipaggio"; ovvio che con una passeggera sordomuta questo annuncio è inutile.
a Orio destinazione Praga due settimane fa me l'hanno controllata sul tarmac di fronte all'aereo prima di salire la scaletta
 
Ho delle difficoltà e cerco sempre di apparire normale e cercare di non disturbare gli altri, ma come ha detto l'amico Ale quando subentrano determinate cose si va in tilt e si possono commettere degli sbagli.
Questo essere "normale" , e pure una forma per non essere inferiore ( con pessimi risultati).
 
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Buttandola sul tecnologico, hanno mai pensato di mettere degli RFID nelle carte di imbarco?

Gli RFID sono dei sensori di prossimita' con chip che puo' contenere informazioni ed essere interrogato senza contatto. Sono dappertutto, vengono gia' usati per un mucchio di cose tra cui anche controllo presenze e accessi.

Parecchi anni gli enti preposti (credo indicod/GS1) avevano valutato seriamente di far mettere dei codici di prossimita' RFID su tutti gli articoli di consumo, in sostituzione dei codici a barre. Poi la cosa non si e' fatta per i costi, o meglio perche' all'epoca i costi superavano i benefici che comunque non erano secondari (es. poter fare il conto alla cassa semplicemente facendo passare i prodotti su un nastro, senza cassiere. Gestire le date di scadenza semplicemente illuminando uno scaffale con il lettore ecc.).

Se ogni passeggero avesse un RFID in tasca con tutte le informazioni sul volo, potresti accorgerti di questi errori e molto altro, sicurezza, statistiche, analisi dei flussi nell'aeroporto ecc... In effetti pero' mal si concilia con i self checkin.


Comunque anche se e' un forum di aviazione so che i voli pindarici sono OT.
 
Buttandola sul tecnologico, hanno mai pensato di mettere degli RFID nelle carte di imbarco?

Gli RFID sono dei sensori di prossimita' con chip che puo' contenere informazioni ed essere interrogato senza contatto. Sono dappertutto, vengono gia' usati per un mucchio di cose tra cui anche controllo presenze e accessi.

Parecchi anni gli enti preposti (credo indicod/GS1) avevano valutato seriamente di far mettere dei codici di prossimita' RFID su tutti gli articoli di consumo, in sostituzione dei codici a barre. Poi la cosa non si e' fatta per i costi, o meglio perche' all'epoca i costi superavano i benefici che comunque non erano secondari (es. poter fare il conto alla cassa semplicemente facendo passare i prodotti su un nastro, senza cassiere. Gestire le date di scadenza semplicemente illuminando uno scaffale con il lettore ecc.).

Se ogni passeggero avesse un RFID in tasca con tutte le informazioni sul volo, potresti accorgerti di questi errori e molto altro, sicurezza, statistiche, analisi dei flussi nell'aeroporto ecc... In effetti pero' mal si concilia con i self checkin.


Comunque anche se e' un forum di aviazione so che i voli pindarici sono OT.

Risposta breve: il costo sarebbe astronomico.

Risposta lunga: IATA ha discusso, e credo anche votato, l'introduzione di chip RFID sulle bag tags, e a Hong Kong questo viene fatto. Nel lato bagagli il vantaggio e' minimo, perche' i barcodes hanno comunque una % di leggibilita' altissima e, nei fatti, HKIA ha incrementato la % da 99.6 a 99.75 o giu' di li.

Lato passeggeri, il mio team in BA aveva creato un gruppo di "futurists" (una troiata colossale, sinceramente, c'avevamo meta' dell'ufficio che sembrava Google con tanto di bean bags e l'altra meta' con pantegane lunghe un metro e mezzo che dicevano "rega' io vado al Waitrose, serve nulla?") e una delle michiate puttanate vaccate idee brillanti con cui se n'erano usciti era quella di mettere tags GPS sulle valigie. Roba complessivamente inutile. Sono allora passati all'idea RFID, magari sulle targhette dorate che piaccion tanto ai frequent flyers, di modo da provvedere al waypointing per i passeggeri. Si sono poi resi conto dell'uber-inutilita', perche' RFID da solo non fa granche'. Non emette nulla, serve che qualcuno lo passi su un lettore... e allora cara grazia. Sono quindi passati a beacons bluetooth; resisi conto che gli aeroporti non sono esattamente molto permeabili alle onde radio hanno disseminato un pezzo di JFK T7 di beacons e... non e' servito a una cippa.
 
Negli usa ci sono gli Amazon Go automatizzati con RFID.



Confermo che i chip RFID sono estremamente costosi, rispetto al semplice foglio di carta! Per abbattere i costi potrebbero programmarci i chip che ci hanno appena iniettato :ROFLMAO::ROFLMAO::ROFLMAO::ROFLMAO::ROFLMAO::ROFLMAO:
 
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Negli usa ci sono gli Amazon Go automatizzati con RFID.



Confermo che i chip RFID sono estremamente costosi, rispetto al semplice foglio di carta! Per abbattere i costi potrebbero programmarci i chip che ci hanno appena iniettato :ROFLMAO::ROFLMAO::ROFLMAO::ROFLMAO::ROFLMAO::ROFLMAO:

Se però anche Decathlon, i cui prodotti costano anche pochi €, utiizza gli rfid, queti ultimi forse non sono poi così cari.