Ryanair modello di impresa?

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Irrealizzabile. Non siamo tutti uguali. Se l'azienda non ha commesse e tu sei dipendente stipendiato "a lavorato". Non è colpa tua se non c'è lavoro, ma non porti a casa soldi per te e la famiglia. Cosa dici alla banca quando ti chiede la rata del mutuo?

Fabio se tutti fossimo con propria partita Iva, senza minimi, fissi, sindacati etc etc, prima di accendere un mutuo ci penso due volte e mi organizzo e tutte le dinamiche seguono di conseguenza la situazione. Le aziende funzionerebbero meglio se tutti avessero il reale interesse a lavorare...

Il discorso è diverso su prestazioni professionali, ma di fatto funziona già così in molti settori. Personale ridotto all'osso e sottodimensionato e tutto il possibile girato a terzi. Chi è più bravo ad accaparrarsi i lavori meglio pagati campa bene, gli altri fanno la fame.

Non credo in quello che ha detto sopratutto nella seconda parte. Un professionista con la partita iva non deve aspettare che il lavoro gli bussi alla porta ma si specializza, va in cerca e se lo crea il lavoro, perlomeno nel mio è già così. Non vedo perchè la cosa non possa essere generalizzata in tutti i settori.
 
Quanto mi piacerebbe in Italia un sistema di retribuzione basato solo sul reale lavorato, come se tutti fossero imprenditori di se stessi... niente fissi, niente rimborsi inutili, niente minimi... se lavori tanto guadagni tanto altrimenti stai a casa... quanto mi piacerebbe! Utopia...

In un mondo ideale, in cui l'offerta di lavoro è superiore alla domanda, sarebbe la soluzione perfetta. Nella pratica invece il "dipendente" in questa posizione sarebbe la persona più ricattabile di questa terra. Si potrebbero fare esempi infiniti, lavori in una azienda alimentare, c'è una partita di scatolette che potrebbero essere avariate, basta una tua firma e possono essere commercializzate, ma se non firmi l'azienda le manda al macero. Se firmi e qualcuno sta male, la responsabilità se qualcuno sta male è tua, l'azienda ti paga per questo. Se invece non firmi hai la certezza che alla prossima occasione ti sostituiranno con qualcuno più "accomodante". Cosa fai? Baratti la disoccupazione o segui la tua coscienza? Del resto uno dei motivi per cui nella sanità si ricorre sempre di più al personale libero professionista anche quando si potrebbe assumere è proprio questo, il personale libero professionista in tempi di crisi è altamente ricattabile, e se qualcosa va storto la struttura sanitaria può facilmente scaricare le responsabilità sul professionista. Senza contare che questo ragionamento funziona quando si è giovani e in piena salute, nel momento in cui vai un po' avanti con gli anni, non rendi più come un ventenne o hai una famiglia e magari un genitore o un figlio che ha problemi, calcio in chiulo e via andare... tutte le medaglie hanno un rovescio.
 
Fabio se tutti fossimo con propria partita Iva, senza minimi, fissi, sindacati etc etc, prima di accendere un mutuo ci penso due volte e mi organizzo e tutte le dinamiche seguono di conseguenza la situazione. Le aziende funzionerebbero meglio se tutti avessero il reale interesse a lavorare...

Spiegami cos'è l'interesse a lavorare? A Mario rossi che lavora in catena di montaggio e deve avvitare lo stesso bullone per 60 volte l'ora, cosa darebbe più voglia di lavorare avesse la partita IVA e non un'assunzione a tempo determinato/indeterminato? Se vuole di più o si specializza e mette su la sua attività come meccanico/saldatore/artigiano altrimenti si fa le sue otto ore e stop.

Nel mio settore è praticamente quasi tutto girato a terzi, e funziona perché in molti casi uno può lavorare da casa e spedire un'email e mi arriva la merce pronta il giorno dopo con il corriere. Ma in altri settori è impossibile e sarebbe anche ingiusto.

Un mercato come quello che dici tu, premia più la capacità di vendersi, che la reale bravura, sinceramente rimanendo in tema, preferisco 10.000 volte volare su un aereo pilotato da un bravo pilota, piuttosto che da un buon venditore.


Non credo in quello che ha detto sopratutto nella seconda parte. Un professionista con la partita iva non deve aspettare che il lavoro gli bussi alla porta ma si specializza, va in cerca e se lo crea il lavoro, perlomeno nel mio è già così. Non vedo perchè la cosa non possa essere generalizzata in tutti i settori.

Si, ma se il tuo lavoro è fare l'operaio in fabbrica o il magazziniere o il pilota o l'impiegato comunale non puoi lavorare un giorno per XX e il giorno dopo per YY.
 
Comunque prima di parlare, bisognerebbe sapere i fatti. Quanti piloti ci sono in FR che fanno 0 ore per tot mesi? (prima o poi scadono anche le currency).

Zero penso proprio nessuno: credo, tuttavia, che ci sia nei ranghi dei primi ufficiali un nutrito gruppo che nella winter totalizza una ventina-trentina di ore, e con un type rating da pagare. Con stipendio base basso, poche ore, e TR da pagare porti proprio poco a casa. Da aggiungere che FR si riempie di FO: avendo un contratto talmente sbilanciato in favore del cottimo e facendo pagare il TF, di fatto l'azienda riesce ad avere un'ampia riserva di copiloti a costo molto contenuto. Ovviamente Ryanair non è l'unico vettore a far pagare il TR, né è l'unica a far soffrire un po' i copiloti: si vedano, per esempio, le grandi regional americane, nelle quali i copiloti nei primi anni di servizio faticano ad arrivare a $25000 annui (coi quali, se hai base a New York, Los Angeles, Chicago, Miami, San Francisco, ecc.) sono una miseria totale.
Ricordo altresì che, fra le circostanze alla base dell'incidente del volo Colgan 3407, la NTSB aveva indicato la stanchezza della copilota: pendolare sulla base di EWR da Seattle, aveva un secondo lavoro da Starbucks per arrotondare il $23900 guadagnati nel suo primo anno in Colgan, era arrivata a EWR su un volo notturno la notte precedente a quella dell'incidente e, pur malata, non aveva rinunciato al volo per non pagarsi un albergo. Nessuno le ha imposto - questo è ovvio - di lavorare in Colgan e di condurre quello stile di vita: personalmente, però, gradirei avere la consapevolezza che le persone in mano alle quali metto la mia vita non siano costrette a scegliere fra il proprio sogno e la propria sicurezza.
 
... preferisco 10.000 volte volare su un aereo pilotato da un bravo pilota, piuttosto che da un buon venditore.

Se poi funzionasse come in altri settori, se il pilota fosse un libero professionista, in caso di incidente sarebbe lui a dover risarcire la compagnia e i passeggeri, come accade, ad esempio, per i liberi professionisti che lavorano in ambito sanitario, che faticano sempre più a trovare assicurazioni disposte ad accollarsi il rischio.

Comunque ho letto l'articolo. Trovo la contrapposizione tra destra e sinistra fuorviante e ormai superata dalla storia. Concordo invece sul fatto che il modello funziona perchè quel che il consumatore cerca in un prodotto o servizio è il prezzo basso, in cambio del quale è disposto ad accettare qualche disagio e, se il prezzo è particolarmente conveniente, a non farsi domande su come l'azienda possa vendere a quel prezzo. La forza del modello Ryanair è di ottenere risparmi spingendo i passaeggeri ad accettare qualche scomodità, tirando la corda ma mollandola un attimo prima che si spezzi, di gestire il personale e gli aerei nel rispetto delle normative, almeno formale, e di avere capito che ci sono aeroporti che per evitare la chiusura sono disposti a mettere mano al portafogli. In cambio i passeggeri fingono di non sapere, per loro i piloti potrebbero essere incatenati alla cloche, fin tanto che il prezzo è basso e formalmente le normative sono rispettate, quel che succede (o non succede) dopo le quinte, non li riguarda. Così come quando comprano un televisore o un capo di abbigliamento guardano il marchio e il prezzo, non facendosi certo domande sulle condizioni di lavoro di chi quell'oggetto lo ha prodotto. Nell'attuale sistema economico, questo è un modello vincente.
 
Fabio se tutti fossimo con propria partita Iva, senza minimi, fissi, sindacati etc etc, prima di accendere un mutuo ci penso due volte e mi organizzo e tutte le dinamiche seguono di conseguenza la situazione. Le aziende funzionerebbero meglio se tutti avessero il reale interesse a lavorare...

Irrealizzabile per moltissime figure professionali: avresti un turnover impressionante e ingestibile, lavoratori che saltano da un lavoro a un altro anche con minimo preavviso. Nei mestieri dove l'inserimento professionale e l'aggiornamento sono costanti, il turnover va gestito con molta cura. L'imprenditore, del resto, qualche rischio dovrà pure prenderselo. Vanno rimosse in Italia certe ridicole barriere alla libera iniziativa poste da tutta la burocrazia nazionale, ma questo non significa che vada distrutto tutto: nelle economie che funzionano tendono a funzionare anche i sindacati. Il problema dei sindacati in Italia è che sono organizzazioni politiche al servizio della politica, non organizzazioni dei lavoratori al servizio dei lavoratori.
 
...Il problema dei sindacati in Italia è che sono organizzazioni politiche al servizio della politica, non organizzazioni dei lavoratori al servizio dei lavoratori.

Mi trovi pienamente d'accordo, a riprova di ciò la carriera nel sindacato, una volta raggiunto un certo livello, da noi diventa un trampolino per quella politica.
basta osservare dove sono oggi i leader passati delle principali organizzazioni sindacali.

Non esiste, da noi, quel modello di sindacato tedesco, nel quale il successo dell'azienda è un obiettivo condiviso, perchè se l'azienda va bene, l'imprenditore guadagna e gli operai lavorano.
Da noi si ragiona ancora con la logica della contrapposizione, con ciascuna delle parti (sindacato ed azienda) che cerca di ottenere il massimo dei vantaggi a spese dell'altra, e alla fine ci vanno di mezzo i lavoratori.
 
TRASPORTO AEREO:Fermiamo il modello Ryanair


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Michael O’Leary e le hostess della compagnia alla presentazione del calendario Ryanair 2012
RyanairI metodi con cui la compagnia low cost ha sbaragliato la concorrenza fanno scuola e accelerano il ritorno al capitalismo selvaggio. I veri progressisti non dovrebbero esserne complici.
Sydsvenskan
Che cosa hanno in comune Michael O’Leary [ad di Ryanair] e Zio Paperone? Entrambi sono ricchissimi. Che cosa li distingue? Zio Paperone ha fondato la sua fortuna sulla propria avarizia, O’Leary su quella altrui.
Anche se O’Leary ha dichiarato di voler istituire i posti in piedi a bordo dei suoi aerei e di rendere le toilette accessibili solo a pagamento, Ryanair è oggi la prima compagnia aerea in Europa in termini di utenti, con oltre 80 milioni di passeggeri ogni anno. E malgrado una leggera flessione nell’ultimo trimestre, è anche una società particolarmente redditizia.
Nell’ultimo anno di esercizio (2012-2013), Ryanair ha realizzato un volume d’affari di 4,9 miliardi di euro, con un utile in rialzo di poco più dell’11 per cento, ovvero 569 milioni di euro. Cifre come queste sono paragonabili con quelli di Lufthansa, per esempio, che ha annunciato un aumento del 3 per cento circa degli utili rispetto al 2012, pari a 990 milioni di euro, e un giro d’affari netto di 30 miliardi di euro. Per guadagnare poco più del doppio di Ryanair, Lufthansa deve dunque imbarcare il sestuplo dei passeggeri. In altre parole, due euro Ryanair valgono più di sei euro Lufthansa.
Che spiegazione dare a questo fenomeno? “Lowest cost always wins” [I costi più bassi vincono sempre], ha risposto O’Leary durante una conferenza stampa a Göteborg lo scorso autunno. Questa è la dottrina fondante del capitalismo mondiale, basata sull’idea che in un mercato diventato ormai planetario il prezzo ha sempre la meglio sulla qualità. E che, per essere meno cari della concorrenza, è indispensabile avere costi inferiori.
Il modello commerciale di Ryanair si basa sul principio del “bad enough”
Questo obiettivo può essere perseguito in vari modi. Il modello commerciale di Ryanair si basa sul principio del “bad enough”: in pratica, il trattamento riservato agli impiegati e ai passeggeri deve essere cattivo quanto basta perché il prezzo del biglietto resti sufficientemente basso, così che i clienti accettino non soltanto di essere bistrattati, ma oltretutto non si preoccupino delle cattive condizioni di lavoro alle quali sono sottoposti i dipendenti della compagnia. Il fatto che Ryanair sia un’azienda che tratta male il proprio personale e i suoi stessi passeggeri non è certo uno scoop.
O’Leary incarna benissimo la nostra epoca anche da un altro punto di vista: è perfetto per un universo mediatico che ama i cattivi carismatici e twittabili. Fa parlare di sé continuamente e ama posare circondato da fanciulle in bikini.
Ryanair non è una giovane società prodigio né una pecora nera e neppure un’eccezione che conferma la regola. Ryanair è, o sta per diventare, la regola: un’azienda che illustra in modo esemplare un enorme cambiamento di paradigma. Il modello sociale europeo nel quale si è espansa, nel quale il mercato del lavoro e la vita economica sono basati sulla concertazione, l’equilibrio dei poteri e la ripartizione della ricchezza, è in fase di arretramento. Il XX secolo è definitivamente alle spalle. Dovremo presto fare ritorno al XIX secolo, con il capitalismo selvaggio, il rifiuto del sindacalismo, il dumping salariale, lo sfruttamento dei lavoratori. E Ryanair sta facendo scuola.
Non ho mai preso un volo Ryanair. E non lo farò mai, per nessun motivo. Non soltanto perché preferisco viaggiare come una persona civile, ma anche perché essendo un liberale ritengo che si debba cercare, finché si può, di essere politicamente e moralmente responsabili delle proprie modalità di consumo. E, molto semplicemente, di esercitare il proprio diritto di consumatori.
Il silenzio della sinistra

Ottanta milioni di passeggeri possono avere torto? Si
Ottanta milioni di passeggeri possono avere torto? Si. E mi stupisco davvero che non siano molti di più a prenderne atto. Per quanto ne so, un buon numero di passeggeri che volano Ryanair è costituito da giovani colti e sensibili alle tematiche sociali. Alcuni di loro rinunciano anche a consumare carne per protestare contro l’industria alimentare. Altri, immagino alquanto numerosi, boicottano gli artisti che non rispettano le donne o si esprimono con dichiarazioni razziste. Tuttavia viaggiano con Ryanair, quando Ryanair non è soltanto una vergogna in sé, ma oltretutto per il fatto stesso di esistere obbliga le compagnie aeree più serie ad adattarsi a quella che viene definita una “situazione di concorrenza inedita”. In altri termini, le obbliga a diventare spietati a loro volta o a scomparire.
È difficile dunque capire in che modo uno possa dirsi di sinistra e mettersi in fila davanti a uno sportello Ryanair senza arrossire. Nella storia recente, nessuna altra azienda, direttamente o indirettamente con la sola forza dell’esempio, ha contribuito più di Ryanair a minare i presupposti sociali che la sinistra sostiene di voler difendere e che costituiscono lo zoccolo duro sul quale le società benestanti dell’Europa occidentale si sono costruite nel dopoguerra: la sicurezza sul posto di lavoro, salari dignitosi, la reciproca solidarietà tra dipendenti e azienda e così via.
Perché gli intellettuali non parlano più spesso di questa faccenda? Perché il caso Ryanair non è oggetto di un dibattito approfondito? Perché la sinistra contemporanea si preoccupa così poco dell’economia e della violenza di alcuni rapporti di forza?
Come è mai possibile, per fare un esempio concreto, che Lilla Hjärtat [personaggio di spicco della letteratura svedese per giovani, considerata razzista] e il cambiamento di una vocale nei pronomi personali [è stato proposto che il pronome neutro "hen" sostituisca il femminile “hon” (lei) e il maschile “han” (lui)] siano temi di dibattito che mobilitano l’opinione pubblica svedese più di Michael O’Leary e del processo di neanderthalizzazione della vita economica?
Traduzione di Anna Bissanti
 
Irrealizzabile per moltissime figure professionali: avresti un turnover impressionante e ingestibile, lavoratori che saltano da un lavoro a un altro anche con minimo preavviso. Nei mestieri dove l'inserimento professionale e l'aggiornamento sono costanti, il turnover va gestito con molta cura. L'imprenditore, del resto, qualche rischio dovrà pure prenderselo. Vanno rimosse in Italia certe ridicole barriere alla libera iniziativa poste da tutta la burocrazia nazionale, ma questo non significa che vada distrutto tutto: nelle economie che funzionano tendono a funzionare anche i sindacati. Il problema dei sindacati in Italia è che sono organizzazioni politiche al servizio della politica, non organizzazioni dei lavoratori al servizio dei lavoratori.

sacrosanto.
 
Immagino si possa fare per questioni di privacy del personale di cockpit, ma in caso di incident durante un volo in cui eri tu a pilotare, lo premeresti quel bottone?
Se lo facessi, non trovando nulla al momento dell'inchiesta tecnica cosa ti direbbero dall'Ansv?

Non è proprio previsto che si possa fare e ciò risponde alla tua successiva domanda. E' piuttosto curioso conoscere cosa le agenzie di sicurezza volo chiedano a Ryanair su questa pratica, che è bene rimarcare, non è assolutamente dato sapere se sia attuata dai flight crew o dalla manutenzione o da altri

Anzi ad onor del vero non è affatto dato sapere se effettivamente la cancellazione dei dati avvenga o meno
 
Il problema è che qui ci siamo messi a parlare di sacrosanti diritti dei lavoratori, sui quali nessuno credo abbia nulla da obiettare, partendo tuttavia da una stronzata di articolo scritto dall'ectoplasma di Lenin in persona, e da un'altrettanto stronzata di programma televisivo fatto ad arte da un gruppo di sindicalisti - rappresentativi molto probabilmente solo di sè stessi - che ha cercato di spalare merda sull'azienda facendo ovviamente leva sull'unico parametro che desta l'attenzione del pubblico: la sicurezza.
Tutti gli argomenti sollevati nel "pogrom" televisivo mi sembra che siano stati già ampiamente dibattuti e confutati nel corso dei mesi passati. Di certo c'è che FR è una compagnia dai metodi brutalmente efficienti ed efficaci, senza particolari sconti sul benessere dei suoi lavoratori. Ma da qui ad affermare che specula sulla sicurezza, beh ... ci voleva come sempre un sindacalista per questo.
 
Non è proprio previsto che si possa fare e ciò risponde alla tua successiva domanda. E' piuttosto curioso conoscere cosa le agenzie di sicurezza volo chiedano a Ryanair su questa pratica, che è bene rimarcare, non è assolutamente dato sapere se sia attuata dai flight crew o dalla manutenzione o da altri

Sinceramente trovo abbastanza improbabile che una pratica del genere sia passata sotto silenzio in tutti gli stati in cui opera FR. Tra l'altro in Italia mi pare ci sia l'incidente di CIA, un avvicinamento non stabilizzato di un pilota colpito da un lutto famigliare e immagino svariate altri eventi in cui i dati del CVR saranno stati richiesti. Possibile che non sia uscito nulla sia né dall'ANSV che dalla magistratura? Sinceramente credo più al tentato scoop giornalistico.
 
Il mondo dell'aviazione è estremamente normato e non lascia certo gli spazi di manovra che esistono in altri settori. Non credo nemmeno io che Ryanair per aumentare il proprio profitto violi le regole, non solo quelle sulla sicurezza, ma anche quelle che disciplinano i rapporti di lavoro o i contratti con gli aeroporti. Quel che penso succeda (IMHO) è che la compagnia si muova all'interno delle regole, ma facendone un uso intelligente allo scopo di ottenere il massimo ritorno economico con il prezzo più basso per il passeggero (che a sua volta è disposto ad accettare qualche sacrificio o scomodità e a non farsi troppe domande su come funziona il sistema). Diciamo che l'opinione che me ne sono fatto io è come nella Formula 1, esiste un regolamento e, salvo casi particolari, i team lo rispettano, ma all'interno di questo sfruttano tutti gli spazi consentiti per ottenere il massimo delle prestazioni e quindi risultare vincenti. Per Ryanair il massimo delle prestazioni significa fare utili elevati, restando all'interno degli spazi concessi dalle normative. Se avessero violato apertamente le normative, sarebbero già partite le denunce, non ci sarebbe bisogno di un programma TV o di un libro.
 
Tutte le aziende, anche per il bene dei loro dipendenti, devono puntare a fare il massimo dell'utile agendo all'interno di un quadro normativo. La funzione sociale dell'impresa lasciamola ai tempi andati.
Un azienda in perdita cronica taglia o chiude, un azienda in utile, investe. Questa è l'unica verità su cui bisogna ragionare. Poi da pax, se posso evito perché non ho voglia di essere trattato come un pallet, ma questo è un altro discorso.
 
Ragionamento che non fa una grinza. Purchè sia controbilanciato da una serie di tutele per i lavoratori, altrimenti torniamo ai tempi dei servi della gleba o della schiavitù. Il sistema migliore è quando l'azienda viene lasciata nella condizione di fare utili, ma garantendo comunque il rispetto dei diritti basilari delle persone. Il ruolo di un sindacato vero dovrebbe essere proprio questo, permettere all'azienda di prosperare ma nel contempo evitare che nella corsa verso il massimo utile si finisca per calpestare la dignità delle persone o ledere i loro diritti fondamentali. Altrimenti finiamo nel discorso delle scatolette di cui sopra, se io lavoro con l'incubo di essere sbattuto fuori se non dico sempre si, firmo che le scatolette vanno bene e spero che nessuno muoia per intossicazione da botulino, barattando la probabilità che qualcuno ci lasci le penne con la certezza che se non firmo, mi licenziano per avere causato un danno economico all'azienda. Profitto si, ma non a tutti i costi.
 
Si, ma l'azienda che tratta male i suoi dipendenti, avrà personale demotivato, pronto a fare i bagagli alla prima occasione utile (forse in Italia vale più un tempo indeterminato che la propria dignità di lavoratore) e scarsamente produttivo, quindi già il buon senso dice che l'azienda che vessa i propri dipendenti alla lunga perderà quote di mercato, perché la qualità dei suoi prodotti scadrà in funzione dello scazzo dei lavoratori. Se la ditta X di scatolette fa pressione sul suo dipendente perchè deliberi una partita avariata, quando qualcuno finisce all'ospedale intossicato, la notizia andrà sui giornali, si spargerà la voce e nessuno vorrà più comperare i suoi prodotti. Quindi un azienda che vuole massimizzare l'utile deve rispettare anche i suoi dipendenti e in generale gli Stakeholders.

La strategia della vessazione a carico del dipendente indifeso regge solo in casi di imprenditoria "prendi i soldi e scappa". Il buon imprenditore motiva i collaboratori e vende un prodotto al massimo del prezzo che il mercato è disposto a pagare. Il buon imprenditore punta all'utile più alto possibile, duraturo perché è l'unico modo di rimanere in piedi e fare progetti futuri in cui verranno coinvolti anche i dipendenti.

Prendi la Ferrero, azienda ormai multinazionale, che paga i dipendenti mediamente meglio di aziende simili, offre una serie di benefit e posta un utile incredibile, nonostante la crisi, la scarsa competitività del sistema paese e un settore che ha forte concorrenza, con competitor che vendono prodotti simili a meno della metà del prezzo.
La stessa azienda nel 94 è stata alluvionata, e già dal giorno dopo, insieme alle aziende di bonifica, a spalar fango c'erano anche i dipendenti, senza che nessuno li obbligasse a farlo.
 
Vero, ma la Ferrero è una azienda padronale, in cui esiste ancora una proprietà, desiderosa di assicurare un futuro all'azienda anche nel lungo periodo. In molte aziende quotate in borsa o in mano a fondi di investimento, la cosa importante è l'utile nel breve periodo, il tempo medio di permanenza di un amministratore delegato ormai è 18 mesi, per cui il risultato che conta è l'utile nel breve periodo. Il vero imprenditore si preoccupa anche del risultato a lungo termine, ma molte aziende di oggi sono gestite con una prospettiva di breve periodo, tesa a massimizzare gli utili e passare ad altri la patata bollente. Se anche i dipendenti sono spremuti e demotivati, non importa, quando il problema si porrà, l'amministratore delegato se ne sarà già andato altrove con in tasca il bonus. Ho citato quell'esempio non a caso, perchè successe veramente ad una mia amica che era responsabile controllo qualità di una grande azienda alimentare in mano ad una multinazionale, e ricevette pressioni dall'alto per far uscire comunque una partita di succo di frutta, il rischio che qualche cliente passasse la giornata successiva seduto in bagno era stato giudicato dal management accettabile in confronto alla perdita che la distruzione del lotto avrebbe comportato, oltre al fatto che questo avrebbe inciso negativamente sui bonus dei suoi superiori.

E' vero anche che il personale demotivato è pronto a fare i bagagli, ma non nella attuale congiuntura economica, in cui fare i bagagli è impossibile, perchè non ci sono alternative. Se poi appartieni alle categorie di persone non ricollocabili (over 50, madri di famiglia, persone che hanno problemi, lavoratori atipici senza prospettive), devi mandare giù qualsiasi rospo pur di tenere un lavoro. Storicamente le condizioni dei lavoratori migliorano quando la disoccupazione è bassa, e quindi le aziende devono cercare di trattenerli e peggiorano nei momenti di crisi, quando le aziende possono dettare le regole. La stessa Ryanair probabilmente adotterebbe politiche del personale diverse se i propri piloti ed assistenti di volo fossero in grado di ricollocarsi facilmente in breve tempo presso altre compagnie, perchè la domanda per queste posizioni è superiore all'offerta, cosa che al momento non è.