Quanto di buono c'è nell'aeronautica civile italiana?

  • Autore Discussione Autore Discussione Fox
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Secondo me sarebbe opportuno concentrarsi su quello che veramente di buono c'è nell'aviazione civile di questo paese. Abbiamo migliaia di thread per stigmatizzare gli aeroporti mignon e le storie di Alpi Eagles, Italiatour, Alitalia, CAI, ecc.
Un thread nel quale discutere delle poche, belle storie dell'aviazione italiana del tempo presente ci vuole. Che lo si creda o meno, ci sono anche storie di eccellenza. Saranno eccezioni, ma sono eccezioni molto belle e dimostrano che siamo capaci anche noi, quando vogliamo.
Ho già citato Air Dolomiti: dal mio punto di vista è un vettore regionale senza eguali. Di regional ne ho provate maree e, a parte Tyrolean, non ho trovato niente di equiparabile: nella propria categoria si distingue per il livello del catering (unico competitor di livello è Tyrolean in questo ambito), per il comfort (anche gli ATR hanno sedili confortevoli), per la professionalità degli equipaggi. Una delle cose che più mi ha stupito è stato scoprire che tutti i comandanti EN sono abilitati al circling per 23 a FLR: è un ambientamento costoso che gli altri vettori hanno abbandonato. Da assiduo frequentatore di FLR apprezzo i disagi che EN mi evita quando Eolo alita da SO.
Qualcuno obietterà che EN appartiene al gruppo LH, e che il management non è italiano. Sarà anche vero, ma il management tedesco ha saputo valorizzare una perla di qualità italiana: non è certo un caso. E' piuttosto un esempio calzante di come, nel mondo attuale, non ci sia niente di più anacronistico di una compagnia di bandiera e della difesa dell'italianità. Da qui dovremmo partire per ricostruire l'aviazione civile in Italia: dalla consapevolezza che i consumatori, l'economia, il mercato di oggi non hanno bisogno di nazionalità bensì, al contrario, di inter-nazionalità. Abbiamo un modello basato a Verona e dovremmo celebrarlo più spesso.
Non conosco Air Italy ma mi viene in mente che l'aviazione non è fatta solo di vettori, ma anche di enti, aeroporti, aeroclub, ecc. Ho sentito parlare molto bene dell'aeroporto di Venezia (ma ci sono stato una sola volta quando ero piccolo), ho sempre trovato efficiente e funzionale BLQ. Il Catullo, che pure trovai affollatissimo, non mi fece una cattiva impressione.
La verità - secondo me - è semplice: l'aviazione civile italiana risente di un unico, macroscopico problema, la mancanza di un ente regolatore serio (ENAC è una barzelletta). I problemi nascono tutti da questa unica mancanza a monte del sistema: per dirla con Enrique Piñeyro, "l'errore di un solo pilota condiziona un volo specifico, l'errore di un capopilota condiziona tutti i voli di una flotta, l'errore di un'autorità aeronautica condiziona tutti gli aerei in uno spazio aereo". Piñeyro parlava, nello specifico, di sicurezza ed errori umani, ma il suo discorso può essere astratto e portato al livello di sistema. Ebbene, in Italia non mancherebbe affatto la capacità di creare belle realtà nel settore dell'aviazione civile (abbiamo esempi di eccellenza), manca solo un'autorità autorevole (perdonate il gioco di parole) capace di instaurare e far rispettare un sistema di regole certe e uguali per tutti.

/clap!
 
l'aviazione civile italiana risente di un unico, macroscopico problema, la mancanza di un ente regolatore serio (ENAC è una barzelletta).
Un regolatore serio e competente toglierebbe potere e potere politico al Ministero dei Trasporti, un po' come la Banca d' Italia mette in ombra il Ministero dell' Economia.

L' ENAC da barzelletta invece fa molto comodo.
 
Air Dolomiti, Neos, Air Italy sono senza dubbio ottime realta' del made in Italy.

Io aggiungerei anche Windjet che, nonostante le numerose critiche che possano essere fatte sul suo operato negli anni, e' comunque riuscita a ritagliarsi una bella fetta di mercato in Sicilia ed e' l'unica "vera" compagnia su modello low cost italiana...
 
Indubbio.
Che però è di proprietà tedesca. ;)

Brutto vizio, secondo me, quello di guardare alle nazionalità dei titolari. Nell'era della tanto discussa globalizzazione, non si può guardare troppo alle nazionalità. Sarebbe come dire che Emirates non è degli Emirati Arabi perché il CEO è inglese e il personale di mezzo mondo. Oppure che la Saab non è stata un'azienda svedese negli anni durante i quali era controllata da GM.
L'internazionalizzazione delle aziende e dei capitali investiti in esse non ne compromette più di tanto l'identità. E certamente non ne compromette il futuro.
L'aviazione civile nel nostro paese risente in modo molto marcato del protezionismo culturale dal quale è stata investita assieme a tutta l'economia nel nostro paese: le linee aeree non servono a trasportare bandiere in giro per il mondo, servono a muovere passeggeri (nazionali e internazionali). Ci sono luminosi esempi di aziende italiane finite sotto il controllo di gruppi esteri e cresciute bene: oltre al caso di Air Dolomiti, mi viene in mente la vicenda fiorentina del Nuovo Pignone - azienda in crisi passata sotto il controllo di General Electric che ne ha fatto il quartier generale mondiale di GE Oil & Gas (26 stabilimenti in tutto il mondo).
Le linee aeree sono quasi tutte multinazionali per definizione (è multinazionale il loro mercato), dunque non possono essere nazionali.
 
Ma no, ha solo linee aeree in Germania, Svizzera, Austria, Belgio, UK e Italia.
 
LH è un' azienda tedesca, in mano ai tedeschi, che si è comprata compagnie in mezza europa. Ma TUTTE le decisioni, si prendono parlando tedesco.
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Certi post dimostrano che l' Italiano è darwinianamente inadatto alla globalizzazione e che non può sopravvivere, come dimostra l' ultimo posto costante per più di dieci anni nella crescita economica.
 
Appunto, è una multinazionale tedesca.
Quello che volevo sottolineare è che non è affatto vero che la nazionalità dei proprietari è irrilevante. LH ha fatto shopping perchè era nel suo interesse farlo, ma non credo proprio che a Colonia qualcuno veda le compagnie acquisite con una dignità anche lontanamente paragonabile a LH. In larga misura si tratta di aziende che erano prossime al fallimento o addirittura fallite, che sono state "graziate" dal panzer tedesco. Se fossero territori invece che aziende si chiamerebbero colonie. Che in caso di bisogno potranno essere tranquillamente sacrificate in nome degli interessi della grande Germania.
Se in mezzo a tante oscenità SB ha detto qualcosa di vero, è che una compagnia di bandiera è strategica per lo sviluppo del paese e che sarebbe bene rimanesse in mani italiane. Che poi questo avvenga e che le mani italiane siano "capaci" è un' altro discorso.
Smettiamo di sognare che arrivi da oltralpe un qualsivoglia salvatore dell' aviazione italiana. Chiunque verrà, punterà solo a prendersi i soldi dei viaggiatori italiani, senza avere obblighi di sorta verso il nostro paese. Esattamente come si fa con le colonie.