Nell'eterna diatriba sui contributi pubblici a Ryanair credo non sia rilevante che il vettore irlandese porti turisti nel territorio che sovvenziona le rotte: a parte che il ritorno di questo investimento andrebbe quantificato e qualificato (cosa che avviene raramente quando si spendono soldi pubblici), ciò che veramente conta è la concorrenza. In Europa si è deciso da tempo che le sovvenzioni pubbliche ai vettori sono concettualmente inaccettabili in quanto viziano la concorrenza: Lufthansa, Air France, Alitalia, British Airways, Iberia, KLM, Swiss muovono l'economia quanto o più di Ryanair (non esiste solo l'economia del turismo - esistono anche le centinaia di migliaia di dipendenti di questi vettori e del relativo indotto) ma non possono ricevere sovvenzioni pubbliche.
Ryanair non solo sfrutta la frammentazione del settore pubblico in Europa per collezionare contributi da vari enti (pubblici) locali, ma approfitta anche dei congeniti vuoti giurisdizionali della UE per violare impunemente i diritti dei passeggeri che molti altri vettori si impegnano a rispettare. C'è, infine, la questione del diritto del lavoro: il problema a monte è anche qui la presenza di confini intraeuropei non ancora superati, ma Ryanair sembra essere davvero abile nell'evitare di rispettare le normative dei singoli stati.
Per un verso, dunque, la compagnia dell'arpa si serve delle autonomie locali per cooptare sovvenzioni, e del decentramento degli organi di controllo per ignorare i diritti dei passeggeri - per l'altro, rivendica la propria sovranazionalità per ignorare le norme locali e nazionali in materia di diritto del lavoro. E' questo impianto contraddittorio a rendere molto ambigui e discutibili i contributi pubblici che Ryanair riceve: in questo momento MOL ha davvero la moglie ubriaca e la botte piena.