E' bastata la notizia che Alitalia volesse decentrassi su sei basi» (Milano, Roma, Venezia, Torino, Napoli e Catania) con «conseguente dislocazione del personale sul territorio» per mandare nel pallone aeroporti e regioni.
Senza avere capito niente di questo piano in Puglia, Emilia Romagna e Sicilia sono già iniziati i piagnistei sui presunti abbandoni e tagli di Alitalia.
I particolari dalle cronache regionali di Repubblica:
PUGLIA
Nuova Alitalia Bari resta a terra protesta Vendola
PIERO RICCI
Meno aerei, meno personale, meno voli. La missione futura di Alitalia e il suo piano di recupero firmato dal governo Berlusconi, mandano su tutte le furie Nichi Vendola. Perché sulla Puglia cade una grossa fetta dei tagli in programma. Così, in risposta, la Regione minaccia sfracelli sul tavolo del federalismo. Dalle sue vacanze, il governatore Nichi Vendola spara contro il governo e contro qualsiasi piano di ridimensionamento dei collegamenti aerei da e per la Puglia.
La considera una doccia fredda. Di più. Sfogandosi con il suo staff e i suoi più vicini collaboratori, Vendola parla di mina vagante sul tavolo del federalismo. Una doccia fredda - questa la considerazione del governatore - che arriva nel momento meno opportuno, perché finisce per vanificare gli investimenti (200 milioni di euro) sul sistema aeroportuale, e non tiene conto di una realtà in continuo sviluppo: il sistema pugliese è infatti quello che ha registrato tra i migliori risultati di crescita del 2008.
Per il trattamento riservato alla regione, Vendola è furibondo con i parlamentari pugliesi del centrodestra, ma soprattutto con il ministro Fitto: in passato aveva protestato per l´inefficienza dei collegamenti garantiti da Alitalia con gli scali pugliesi. Uno schiaffo, così lo giudica Vendola. Quel piano, per il governatore, non tiene conto neppure del rilancio pugliese sui mercati del Mediterraneo. E solo qualche giorno fa gli americani di Skyone pensavano a Palese per i loro investimenti. (La Repubblica - Bari)
BOLOGNA
Oggi sono previsti cinque aerei al giorno con quasi 200 mila passeggeri l´anno. Filetti: rapporto già tramontato
Niente più voli per Roma
La nuova Alitalia cancella il Marconi dai propri scali
Il piano per salvare Alitalia «cancella» l´aeroporto Guglielmo Marconi dalle linee della compagnia di bandiera. Eliminati i cinque voli al giorno per Fiumicino, la terza destinazione più richiesta tra i voli nazionali con quasi 200 mila passeggeri nel 2007. «Il collegamento con la capitale è una tratta importante - ha detto il direttore operativo del Marconi Massimo Kolletzek - questi voli forniscono un servizio al bacino di utenza e ogni servizio che serve al territorio è importante». La compagnia di bandiera ha nello scalo un´agenzia per l´emissione di biglietti, tecnici che lavorano alla manutenzione degli aerei e capi scalo di compagnia, un totale di oltre 20 dipendenti. Secondo Bruno Filetti, presidente della Camera di Commercio, l´ente che rappresenta il massimo azionista dell´aeroporto «il rapporto con Alitalia era qualcosa di tramontato».
Il piano per salvare Alitalia «cancella» l´aeroporto Guglielmo Marconi dalle linee della compagnia di bandiera. Il progetto Fenice, la base su cui si muove in queste ore la nuova cordata che dovrebbe nascere da una costola di Alitalia e Air One, eliminerebbe i cinque voli al giorno che partono da Bologna alla volta di Roma Fiumicino, l´unico collegamento aereo della città con la capitale, la terza destinazione più richiesta tra i voli nazionali con quasi 200 mila passeggeri nel 2007. Mentre ieri veniva varato il decreto del governo per salvare Alitalia, la notizia dell´abbandono dello scalo bolognese veniva letta all´aeroporto come una conseguenza logica di quel piano, che prevede di decentrare l´attività della nuova compagnia su Milano, Roma, Venezia, Torino, Napoli e Catania. «Il collegamento con la capitale è una tratta importante, per qualsiasi città in qualsiasi Paese del mondo - ha detto il direttore operativo Massimo Kolletzek - questi voli forniscono un servizio al bacino di utenza e ogni servizio che serve al territorio è importante».
Da Bologna partono cinque aerei Alitalia al giorno dal lunedì al sabato con destinazione Roma Fiumicino, mentre i voli sono ridotti a 4 la domenica. Una cifra in crescita negli ultimi anni, basti pensare che fino al 2005 le partenze erano solo tre, e la compagnia di bandiera ha nello scalo un´agenzia per l´emissione di biglietti, tecnici che lavorano alla manutenzione degli aerei e capi scalo di compagnia, un totale di oltre 20 dipendenti. Ma se il futuro del personale Alitalia è abbastanza incerto in linea generale, in queste ore predomina la prudenza rispetto all´attuazione reale del piano.
«Anche se questa notizia mi è stata riportata non più tardi di mezz´ora fa da molti colleghi, io sono per prendere con prudenza un piano che può ancora cambiare migliaia di volte - dice Kolletzek - basti pensare che la scorsa trattativa con Air France sembrava ormai cosa fatta. Restiamo in attesa e poi valuteremo». Questo epilogo sarebbe la logica conseguenza di un progressivo ritiro di Alitalia dallo scalo bolognese secondo Bruno Filetti, presidente della Camera di Commercio, l´ente che rappresenta il massimo azionista dell´aeroporto. «Il rapporto con Alitalia era qualcosa di tramontato, il futuro magari potrà anche riservarci aspetti positivi, ma l´aeroporto di Bologna era stato messo in quarto piano già da tempo, più sacrificati di così non si poteva - dice Filetti, che considera molto più strategico l´accordo stipulato con Ryan Air per i voli low cost - io spero comunque in un utilizzo razionale del nostro scalo, magari adesso starà a noi dimostrare che siamo un punto importante nella mobilità nazionale». Sulla difficile strada dello sviluppo di alcuni voli nazionali, in particolare quelli per Milano e Roma appunto, secondo Filetti, c´è anche lo sviluppo della linea ferroviaria ad alta velocità. «Quello per Roma sarebbe rimasto con tutta probabilità uno scalo tecnico di collegamento - dice il presidente della Camera di commercio - nel momento in cui tra due anni sarà a disposizione la linea del treno ad Alta Velocità. Del resto noi abbiamo bisogno di crescere, se ci fossimo affidati ad Alitalia, adesso saremmo rimasti a piedi». Diverse strategie per fronteggiare il ridimensionamento della compagnia di bandiera, un tempo importante operatore del Marconi, mentre oggi appare pronta a lasciare Bologna.
(La Repubblica - Bologna)
PALERMO
La compagnia investe sullo scalo di Fontanarossa. Terranova: "Altri vettori possono scommettere su Palermo"
L´Alitalia "taglia" Punta Raisi
Nel piano di rilancio c´è solo Catania. I sindacati: rischio trasferimenti
L´Alitalia punta sull´aeroporto di Catania e lascia al palo lo scalo palermitano. Il piano di rilancio della compagnia di bandiera non cita nemmeno l´aeroporto Falcone e Borsellino e, invece, scommette su Fontanarossa, che diventerà uno dei «sei scali base in Italia». L´Alitalia non investirà quindi su Palermo, né in termini di personale né di aumento delle tratte aeree, e si annunciano trasferimenti di dipendenti a Catania. I sindacati sono già in allarme: «Siamo molto preoccupati per i 180 lavoratori Alitalia dislocati al Falcone e Borsellino - dice la Filt Cgil - Chiederemo un intervento del governatore Raffaele Lombardo a difesa dello scalo palermitano». Ottimista invece la Gesap, la società che gestisce l´aeroporto: «Alitalia non lascerà Palermo, da noi comunque operano tanti altri vettori». L´Alitalia scommette sull´aeroporto di Catania e lascia al palo lo scalo palermitano. Il piano di rilancio della compagnia di bandiera non cita nemmeno l´aeroporto Falcone e Borsellino e punta dritto, invece, su Fontanarossa, che diventerà uno dei «sei scali base dell´Alitalia». Il risultato? La compagna non investirà su Palermo, né in termini di personale né di aumento delle tratte aeree, e si annunciano trasferimenti di dipendenti da Palermo a Catania. Per non parlare dei 7 mila esuberi programmati nel piano, che potrebbero travolgere proprio gli scali non strategici, tra cui appunto quello di Punta Raisi.
I sindacati sono già in allarme: «Siamo molto preoccupati per i 180 lavoratori Alitalia dislocati al Falcone e Borsellino - dice la Filt Cgil - Chiederemo chiarimenti alla nuova cordata d´imprenditori guidata da Roberto Colaninno e un intervento del governatore Raffaele Lombardo a difesa dello scalo palermitano».
La nuova Alitalia, della quale fanno parte 16 soci tra cui alcuni siciliani, come l´ex presidente del Banco Salvatore Mancuso con il fondo Equinox e l´immobiliarista Salvatore Ligresti, ha deciso d´investire tutto sull´aeroporto di Catania: oltre 6 milioni di passeggeri nel 2007 contro i 4,5 di Palermo, e 1,4 milioni di clienti Alitalia, contro l´1,3 registrati nel 2007 a Punta Raisi. Una scelta, quella dei nuovi proprietari della compagnia aerea, che non sorprende l´amministratore delegato della Gesap, la società che gestisce lo scalo palermitano: «Non penso che Alitalia voglia tagliare le rotte da Palermo, ma semplicemente investire nel futuro più a Catania che da noi - dice l´ad, Giacomo Terranova - Una scelta che non fa paura all´aeroporto palermitano: la tratta Alitalia Palermo-Roma è tra le più remunerative d´Italia, a esempio, e se la compagna aerea vorrà cedere degli slot che ha da noi, penso che non mancheranno altre compagnie interessate a rilevarle. Insomma è il mercato passeggeri che fa il successo di un aeroporto, e non penso che Alitalia voglia rinunciare di punto in bianco ai tanti clienti che ha qui. Noi siamo in salute e pronti a crescere».
La compagnia di bandiera italiana è il primo vettore del Falcone e Borsellino, anche se già da tempo ha attuato un piano di dismissione delle tratte da Palermo. Cancellati nel corso degli anni i voli per Genova, Venezia, Torino, Verona e Bologna. Oggi l´Alitalia ha solo tre tratte, una per Roma e due per gli scali milanesi. In tutto 15 voli al giorno che lo scorso anno hanno trasportato 1,3 milioni di passeggeri, il 30 per cento dei movimenti da Palermo. Il doppio della Wind-Jet, che con i suoi 665 mila passeggeri palermitani è il secondo vettore (segue l´Air One con 660 mila e Meridiana con 534 mila). Insomma Palermo dipende per quasi la metà dei passeggeri proprio dall´Alitalia. «Un dato che non ci preoccupa, siamo aperti al mercato e da noi operano già molti altri vettori» aggiunge Terranova.
A Punta Raisi lavorano 180 dipendenti Alitalia, tra hostess di terra, addetti allo scarico bagagli e alla manutenzione dei mezzi. E nel piano sono previsti, nella migliore delle ipotesi, «trasferimenti del personale sul territorio verso gli scali base», tra cui c´è Catania. E dire che l´investimento attuale di Alitalia sull´aeroporto etneo al momento è quasi minore rispetto a Palermo: una tratta in più (quella con Brindisi) 18 voli per appena 1,4 milioni di passeggeri e 163 dipendenti. Poco, considerando che Catania arriva complessivamente a quota 6 milioni di passeggeri: non a caso lo scorso anno l´Alitalia è stata superata a Fontanarossa dalla Wind-Jet che ha registrato oltre 2 milioni di clienti. «Evidentemente il gruppo riconosce al nostro aeroporto maggiori chance di sviluppo commerciale nel prossimo futuro - dice Gaetano Mancini, presidente della Sac, la società che gestisce lo scalo catanese - In pochi anni siamo passati dai 5 milioni di passeggeri del 2005 ai 6 del 2007. Un trend costante, che rende appetibile investire a Catania».
Chi di certo beneficerà della scelta Alitalia è il governatore Lombardo, che nello scalo etneo ha un vero e proprio feudo elettorale, e oggi è in buoni rapporto col sottosegretario Gianfranco Micciché, fratello di quel Gaetano a capo del corporate di Banca Intesa che ha varato il piano di rilancio.
I sindacati sono però molto preoccupati per il futuro dei dipendenti Alitalia di Palermo: «Chiederemo subito chiarimenti al nuovo presidente di Alitalia, Colaninno, e al governatore Lombardo - dice Giacomo Rota, segretario regionale della Filt Cgil - In Sicilia c´è una grande emergenza di collegamenti e d´infrastrutture viarie, un depotenziamento dell´aeroporto di Palermo per conto di Alitalia danneggerebbe solo i siciliani». Carmelo De Caudo, responsabile Alitalia della Cgil, teme comunque per gli esuberi annunciati: «Non capiamo perché Palermo venga considerata improduttiva dall´Alitalia e soprattutto siamo preoccupati per il futuro di tutto il personale, a Palermo ma anche a Catania (dove la compagnia ha altri 163 dipendenti, ndr)». (La Repubblica - Palermo)
CIAO
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Senza avere capito niente di questo piano in Puglia, Emilia Romagna e Sicilia sono già iniziati i piagnistei sui presunti abbandoni e tagli di Alitalia.
I particolari dalle cronache regionali di Repubblica:
PUGLIA
Nuova Alitalia Bari resta a terra protesta Vendola
PIERO RICCI
Meno aerei, meno personale, meno voli. La missione futura di Alitalia e il suo piano di recupero firmato dal governo Berlusconi, mandano su tutte le furie Nichi Vendola. Perché sulla Puglia cade una grossa fetta dei tagli in programma. Così, in risposta, la Regione minaccia sfracelli sul tavolo del federalismo. Dalle sue vacanze, il governatore Nichi Vendola spara contro il governo e contro qualsiasi piano di ridimensionamento dei collegamenti aerei da e per la Puglia.
La considera una doccia fredda. Di più. Sfogandosi con il suo staff e i suoi più vicini collaboratori, Vendola parla di mina vagante sul tavolo del federalismo. Una doccia fredda - questa la considerazione del governatore - che arriva nel momento meno opportuno, perché finisce per vanificare gli investimenti (200 milioni di euro) sul sistema aeroportuale, e non tiene conto di una realtà in continuo sviluppo: il sistema pugliese è infatti quello che ha registrato tra i migliori risultati di crescita del 2008.
Per il trattamento riservato alla regione, Vendola è furibondo con i parlamentari pugliesi del centrodestra, ma soprattutto con il ministro Fitto: in passato aveva protestato per l´inefficienza dei collegamenti garantiti da Alitalia con gli scali pugliesi. Uno schiaffo, così lo giudica Vendola. Quel piano, per il governatore, non tiene conto neppure del rilancio pugliese sui mercati del Mediterraneo. E solo qualche giorno fa gli americani di Skyone pensavano a Palese per i loro investimenti. (La Repubblica - Bari)
BOLOGNA
Oggi sono previsti cinque aerei al giorno con quasi 200 mila passeggeri l´anno. Filetti: rapporto già tramontato
Niente più voli per Roma
La nuova Alitalia cancella il Marconi dai propri scali
Il piano per salvare Alitalia «cancella» l´aeroporto Guglielmo Marconi dalle linee della compagnia di bandiera. Eliminati i cinque voli al giorno per Fiumicino, la terza destinazione più richiesta tra i voli nazionali con quasi 200 mila passeggeri nel 2007. «Il collegamento con la capitale è una tratta importante - ha detto il direttore operativo del Marconi Massimo Kolletzek - questi voli forniscono un servizio al bacino di utenza e ogni servizio che serve al territorio è importante». La compagnia di bandiera ha nello scalo un´agenzia per l´emissione di biglietti, tecnici che lavorano alla manutenzione degli aerei e capi scalo di compagnia, un totale di oltre 20 dipendenti. Secondo Bruno Filetti, presidente della Camera di Commercio, l´ente che rappresenta il massimo azionista dell´aeroporto «il rapporto con Alitalia era qualcosa di tramontato».
Il piano per salvare Alitalia «cancella» l´aeroporto Guglielmo Marconi dalle linee della compagnia di bandiera. Il progetto Fenice, la base su cui si muove in queste ore la nuova cordata che dovrebbe nascere da una costola di Alitalia e Air One, eliminerebbe i cinque voli al giorno che partono da Bologna alla volta di Roma Fiumicino, l´unico collegamento aereo della città con la capitale, la terza destinazione più richiesta tra i voli nazionali con quasi 200 mila passeggeri nel 2007. Mentre ieri veniva varato il decreto del governo per salvare Alitalia, la notizia dell´abbandono dello scalo bolognese veniva letta all´aeroporto come una conseguenza logica di quel piano, che prevede di decentrare l´attività della nuova compagnia su Milano, Roma, Venezia, Torino, Napoli e Catania. «Il collegamento con la capitale è una tratta importante, per qualsiasi città in qualsiasi Paese del mondo - ha detto il direttore operativo Massimo Kolletzek - questi voli forniscono un servizio al bacino di utenza e ogni servizio che serve al territorio è importante».
Da Bologna partono cinque aerei Alitalia al giorno dal lunedì al sabato con destinazione Roma Fiumicino, mentre i voli sono ridotti a 4 la domenica. Una cifra in crescita negli ultimi anni, basti pensare che fino al 2005 le partenze erano solo tre, e la compagnia di bandiera ha nello scalo un´agenzia per l´emissione di biglietti, tecnici che lavorano alla manutenzione degli aerei e capi scalo di compagnia, un totale di oltre 20 dipendenti. Ma se il futuro del personale Alitalia è abbastanza incerto in linea generale, in queste ore predomina la prudenza rispetto all´attuazione reale del piano.
«Anche se questa notizia mi è stata riportata non più tardi di mezz´ora fa da molti colleghi, io sono per prendere con prudenza un piano che può ancora cambiare migliaia di volte - dice Kolletzek - basti pensare che la scorsa trattativa con Air France sembrava ormai cosa fatta. Restiamo in attesa e poi valuteremo». Questo epilogo sarebbe la logica conseguenza di un progressivo ritiro di Alitalia dallo scalo bolognese secondo Bruno Filetti, presidente della Camera di Commercio, l´ente che rappresenta il massimo azionista dell´aeroporto. «Il rapporto con Alitalia era qualcosa di tramontato, il futuro magari potrà anche riservarci aspetti positivi, ma l´aeroporto di Bologna era stato messo in quarto piano già da tempo, più sacrificati di così non si poteva - dice Filetti, che considera molto più strategico l´accordo stipulato con Ryan Air per i voli low cost - io spero comunque in un utilizzo razionale del nostro scalo, magari adesso starà a noi dimostrare che siamo un punto importante nella mobilità nazionale». Sulla difficile strada dello sviluppo di alcuni voli nazionali, in particolare quelli per Milano e Roma appunto, secondo Filetti, c´è anche lo sviluppo della linea ferroviaria ad alta velocità. «Quello per Roma sarebbe rimasto con tutta probabilità uno scalo tecnico di collegamento - dice il presidente della Camera di commercio - nel momento in cui tra due anni sarà a disposizione la linea del treno ad Alta Velocità. Del resto noi abbiamo bisogno di crescere, se ci fossimo affidati ad Alitalia, adesso saremmo rimasti a piedi». Diverse strategie per fronteggiare il ridimensionamento della compagnia di bandiera, un tempo importante operatore del Marconi, mentre oggi appare pronta a lasciare Bologna.
(La Repubblica - Bologna)
PALERMO
La compagnia investe sullo scalo di Fontanarossa. Terranova: "Altri vettori possono scommettere su Palermo"
L´Alitalia "taglia" Punta Raisi
Nel piano di rilancio c´è solo Catania. I sindacati: rischio trasferimenti
L´Alitalia punta sull´aeroporto di Catania e lascia al palo lo scalo palermitano. Il piano di rilancio della compagnia di bandiera non cita nemmeno l´aeroporto Falcone e Borsellino e, invece, scommette su Fontanarossa, che diventerà uno dei «sei scali base in Italia». L´Alitalia non investirà quindi su Palermo, né in termini di personale né di aumento delle tratte aeree, e si annunciano trasferimenti di dipendenti a Catania. I sindacati sono già in allarme: «Siamo molto preoccupati per i 180 lavoratori Alitalia dislocati al Falcone e Borsellino - dice la Filt Cgil - Chiederemo un intervento del governatore Raffaele Lombardo a difesa dello scalo palermitano». Ottimista invece la Gesap, la società che gestisce l´aeroporto: «Alitalia non lascerà Palermo, da noi comunque operano tanti altri vettori». L´Alitalia scommette sull´aeroporto di Catania e lascia al palo lo scalo palermitano. Il piano di rilancio della compagnia di bandiera non cita nemmeno l´aeroporto Falcone e Borsellino e punta dritto, invece, su Fontanarossa, che diventerà uno dei «sei scali base dell´Alitalia». Il risultato? La compagna non investirà su Palermo, né in termini di personale né di aumento delle tratte aeree, e si annunciano trasferimenti di dipendenti da Palermo a Catania. Per non parlare dei 7 mila esuberi programmati nel piano, che potrebbero travolgere proprio gli scali non strategici, tra cui appunto quello di Punta Raisi.
I sindacati sono già in allarme: «Siamo molto preoccupati per i 180 lavoratori Alitalia dislocati al Falcone e Borsellino - dice la Filt Cgil - Chiederemo chiarimenti alla nuova cordata d´imprenditori guidata da Roberto Colaninno e un intervento del governatore Raffaele Lombardo a difesa dello scalo palermitano».
La nuova Alitalia, della quale fanno parte 16 soci tra cui alcuni siciliani, come l´ex presidente del Banco Salvatore Mancuso con il fondo Equinox e l´immobiliarista Salvatore Ligresti, ha deciso d´investire tutto sull´aeroporto di Catania: oltre 6 milioni di passeggeri nel 2007 contro i 4,5 di Palermo, e 1,4 milioni di clienti Alitalia, contro l´1,3 registrati nel 2007 a Punta Raisi. Una scelta, quella dei nuovi proprietari della compagnia aerea, che non sorprende l´amministratore delegato della Gesap, la società che gestisce lo scalo palermitano: «Non penso che Alitalia voglia tagliare le rotte da Palermo, ma semplicemente investire nel futuro più a Catania che da noi - dice l´ad, Giacomo Terranova - Una scelta che non fa paura all´aeroporto palermitano: la tratta Alitalia Palermo-Roma è tra le più remunerative d´Italia, a esempio, e se la compagna aerea vorrà cedere degli slot che ha da noi, penso che non mancheranno altre compagnie interessate a rilevarle. Insomma è il mercato passeggeri che fa il successo di un aeroporto, e non penso che Alitalia voglia rinunciare di punto in bianco ai tanti clienti che ha qui. Noi siamo in salute e pronti a crescere».
La compagnia di bandiera italiana è il primo vettore del Falcone e Borsellino, anche se già da tempo ha attuato un piano di dismissione delle tratte da Palermo. Cancellati nel corso degli anni i voli per Genova, Venezia, Torino, Verona e Bologna. Oggi l´Alitalia ha solo tre tratte, una per Roma e due per gli scali milanesi. In tutto 15 voli al giorno che lo scorso anno hanno trasportato 1,3 milioni di passeggeri, il 30 per cento dei movimenti da Palermo. Il doppio della Wind-Jet, che con i suoi 665 mila passeggeri palermitani è il secondo vettore (segue l´Air One con 660 mila e Meridiana con 534 mila). Insomma Palermo dipende per quasi la metà dei passeggeri proprio dall´Alitalia. «Un dato che non ci preoccupa, siamo aperti al mercato e da noi operano già molti altri vettori» aggiunge Terranova.
A Punta Raisi lavorano 180 dipendenti Alitalia, tra hostess di terra, addetti allo scarico bagagli e alla manutenzione dei mezzi. E nel piano sono previsti, nella migliore delle ipotesi, «trasferimenti del personale sul territorio verso gli scali base», tra cui c´è Catania. E dire che l´investimento attuale di Alitalia sull´aeroporto etneo al momento è quasi minore rispetto a Palermo: una tratta in più (quella con Brindisi) 18 voli per appena 1,4 milioni di passeggeri e 163 dipendenti. Poco, considerando che Catania arriva complessivamente a quota 6 milioni di passeggeri: non a caso lo scorso anno l´Alitalia è stata superata a Fontanarossa dalla Wind-Jet che ha registrato oltre 2 milioni di clienti. «Evidentemente il gruppo riconosce al nostro aeroporto maggiori chance di sviluppo commerciale nel prossimo futuro - dice Gaetano Mancini, presidente della Sac, la società che gestisce lo scalo catanese - In pochi anni siamo passati dai 5 milioni di passeggeri del 2005 ai 6 del 2007. Un trend costante, che rende appetibile investire a Catania».
Chi di certo beneficerà della scelta Alitalia è il governatore Lombardo, che nello scalo etneo ha un vero e proprio feudo elettorale, e oggi è in buoni rapporto col sottosegretario Gianfranco Micciché, fratello di quel Gaetano a capo del corporate di Banca Intesa che ha varato il piano di rilancio.
I sindacati sono però molto preoccupati per il futuro dei dipendenti Alitalia di Palermo: «Chiederemo subito chiarimenti al nuovo presidente di Alitalia, Colaninno, e al governatore Lombardo - dice Giacomo Rota, segretario regionale della Filt Cgil - In Sicilia c´è una grande emergenza di collegamenti e d´infrastrutture viarie, un depotenziamento dell´aeroporto di Palermo per conto di Alitalia danneggerebbe solo i siciliani». Carmelo De Caudo, responsabile Alitalia della Cgil, teme comunque per gli esuberi annunciati: «Non capiamo perché Palermo venga considerata improduttiva dall´Alitalia e soprattutto siamo preoccupati per il futuro di tutto il personale, a Palermo ma anche a Catania (dove la compagnia ha altri 163 dipendenti, ndr)». (La Repubblica - Palermo)
CIAO
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