Prato taglia gli aerei ma i francesi mettono sotto osservazione i costi
ROMA - Una dieta per la flotta Alitalia. C’è anche questo nel piano di Air France per Alitalia: una cura dimagrante per gli Md80 (20 su 75 uscirebbero quest’anno), per i jet regionali (meno 10 Atr 72 e 2 Embraer 145), ma anche per gli aerei di lungo raggio. Già, pur di razionalizzare i costi, è previsto un taglio secco anche per la già modesta dote di aerei di lungo raggio (Alitalia ne ha poco più di 20, mentre le grandi compagnie aeree ne hanno oltre 100). Così i francesi hanno già accolto con favore la decisione del presidente di Alitalia, Maurizio Prato, di non rinnovare alcuni contratti in scadenza quest’anno. Ma a Parigi sembra essere sfuggito, almeno per ora, che proprio mentre è in corso la cosiddetta “due diligence” su Alitalia preliminare all’offerta vincolante i manager della Magliana sono pronti a mettere nero su bianco il rinnovo per due aerei B767. Una mossa che arriva in forte anticipo rispetto alla scadenza del contratto nel 2009 (un’anomalia) e che costerebbe cara ai conti di Alitalia, stando a prezzi di rinnovo che non sfrutterebbero nemmeno la prospettiva di un mercato con quotazioni in calo. Una decisione dettata dall’idea di non impoverire eccessivamente la flotta di Alitalia? Forse. Ma i francesi potrebbero avere più di una perplessità in proposito. Per far tornare i conti della compagnia di bandiera è necessario anche fare una certa pulizia tra quei contratti di leasing, già onerosi per una compagnia in salute, figuriamoci per l’Alitalia che perde oltre un milione di euro al giorno. Così i primi contratti passati ai raggi X da Prato sono stati proprio quelli sui B767, macchine ormai inefficienti, capaci di assicurare una massa critica davvero modesta e senza un futuro nella nuova strategia di Alitalia. Così si spiega perchè tre dei cinque contratti in scadenza nel 2008 non sono stati rinnovati, tanto da ridurre a 12 i B767 su un totale di 22 jet di lungo raggio. Ma ora un rinnovo a caro prezzo sui contratti del 2009 deve ancora incassare l’ok di Parigi.
Fonte: "Il Messaggero" del 14 febbraio 2008, pag. 19.
ROMA - Una dieta per la flotta Alitalia. C’è anche questo nel piano di Air France per Alitalia: una cura dimagrante per gli Md80 (20 su 75 uscirebbero quest’anno), per i jet regionali (meno 10 Atr 72 e 2 Embraer 145), ma anche per gli aerei di lungo raggio. Già, pur di razionalizzare i costi, è previsto un taglio secco anche per la già modesta dote di aerei di lungo raggio (Alitalia ne ha poco più di 20, mentre le grandi compagnie aeree ne hanno oltre 100). Così i francesi hanno già accolto con favore la decisione del presidente di Alitalia, Maurizio Prato, di non rinnovare alcuni contratti in scadenza quest’anno. Ma a Parigi sembra essere sfuggito, almeno per ora, che proprio mentre è in corso la cosiddetta “due diligence” su Alitalia preliminare all’offerta vincolante i manager della Magliana sono pronti a mettere nero su bianco il rinnovo per due aerei B767. Una mossa che arriva in forte anticipo rispetto alla scadenza del contratto nel 2009 (un’anomalia) e che costerebbe cara ai conti di Alitalia, stando a prezzi di rinnovo che non sfrutterebbero nemmeno la prospettiva di un mercato con quotazioni in calo. Una decisione dettata dall’idea di non impoverire eccessivamente la flotta di Alitalia? Forse. Ma i francesi potrebbero avere più di una perplessità in proposito. Per far tornare i conti della compagnia di bandiera è necessario anche fare una certa pulizia tra quei contratti di leasing, già onerosi per una compagnia in salute, figuriamoci per l’Alitalia che perde oltre un milione di euro al giorno. Così i primi contratti passati ai raggi X da Prato sono stati proprio quelli sui B767, macchine ormai inefficienti, capaci di assicurare una massa critica davvero modesta e senza un futuro nella nuova strategia di Alitalia. Così si spiega perchè tre dei cinque contratti in scadenza nel 2008 non sono stati rinnovati, tanto da ridurre a 12 i B767 su un totale di 22 jet di lungo raggio. Ma ora un rinnovo a caro prezzo sui contratti del 2009 deve ancora incassare l’ok di Parigi.
Fonte: "Il Messaggero" del 14 febbraio 2008, pag. 19.