Giovedì 03 aprile 2008
Ora riprende quota l’ipotesi Lufthansa
A desso che cosa succede? Il fallimento o il cavaliere bianco? Lufthansa? O Air Dolomiti, di bandiera italiana, ma di cuore tedesco? Dopo la rottura, ai tempi supplementari, della trattativa con Air France, Alitalia è più sola e più malconcia. Decapitata dalle dimissioni improvvise del presidente, confusa dal succedersi degli eventi. Con i lavoratori piombati in uno stato di ulteriore incertezza e il morale a terra. Non aiuta il dibattito politico. Non aiuta la visibilità mediatica dell’argomento.
Che succede? Spinetta è rientrato a Parigi ieri sera annunciando che avrebbe rimesso la questione al proprio cda. Alitalia ha reso esplicito, con un comunicato, quello che era implicito: il tempo è scaduto, il contratto «condizionato» del 15 marzo sottoscritto con Air France è carta straccia. Per oggi alle 13 è convocato un consiglio di Alitalia, e della vicenda potrebbe occuparsi un Consiglio dei ministri straordinario. La situazione è drammatica, e tutta, ormai, nelle mani del governo.
C’è la via dei libri in tribunale. Il cda Alitalia deve, per prima cosa, accettare o respingere le dimissioni di Maurizio Prato. Qui le scuole di pensiero si dividono: se la mossa è stata concordata ad arte, le dimissioni saranno respinte, e Prato tornerà, con maggiori poteri da parte dell’azionista, a un tavolo in cui i sindacati saranno messi ancora più alle strette. Se, al contrario, l’abbandono di Prato è un gesto autentico, fuori dalle strategie, le dimissioni saranno accettate, e un consigliere o il presidente del collegio sindacale assumerà la responsabilità di occuparsi delle meste incombenze dettate dalla legge. Se gli eventi di ieri sera non sono stati predisegnati, all’amministrazione controllata - tante volte evocata - ora non c’è alternativa.
Ma c’è anche una via diversa. Quella di un cavaliere che arriva sul cavallo bianco e salva la bella dall’orlo del baratro. La teneva d’occhio da tempo, pronto a un intervento mozzafiato. Lei gli dice: mio salvatore! Lui brucia i tempi, la porta al castello e la sposa. E vissero felici e contenti.
Fuor di metafora: sono giorni che a Francoforte gli uomini di Lufthansa hanno ripreso in mano il dossier Alitalia. Lufthansa non ha mai presentato né una manifestazione d’interesse, né un’offerta per Alitalia. Ma è stata sempre lì, in agguato. Aspettando il commissario per trattare direttamente, senza ricatti sindacali. L’Italia è un mercato sul quale oggi si possono spostare gli assetti del trasporto aereo mondiale, e Lufthansa lo ha sempre saputo.
Infatti sta studiando, insieme alla Sea, come rimpiazzare Alitalia a Malpensa, facendone il suo quarto hub dopo Francoforte, Monaco e Zurigo. L’asso nella manica, come anticipato dal Giornale, si chiama Air Dolomiti, posseduta al 100% e italiana al 100%, veicolo immediato per l’esercizio dei diritti «di bandiera», frutto degli accordi bilaterali tra Paesi.
Oggi Air Dolomiti può diventare, tout court, il veicolo attraverso il quale acquistare Alitalia (sempre a prezzi di saldo); e il capitale di Air Dolomiti potrebbe essere aperto ad azionisti italiani - la famosa cordata di imprenditori che non si è ancora manifestata. Mossa preliminare per fondere la stessa Air Dolomiti con Alitalia, dando vita a una nuova società controllata da Francoforte, ma presidiata da una forte minoranza tricolore, e soprattutto con baricentro al Nord.
I tempi sono stretti, incombono le elezioni e le casse della nostra compagnia sono a secco: ma solo pochi giorni fa, grattando il barile, sono stati racimolati altri 148 milioni. Forse sufficienti per superare l’emergenza e finire davvero in mani robuste e capaci. Perché è di questo che Alitalia ha bisogno: non di proclami né di pasticci all’italiana.
di Paolo Stefanato
Il Giornale
Ora riprende quota l’ipotesi Lufthansa
A desso che cosa succede? Il fallimento o il cavaliere bianco? Lufthansa? O Air Dolomiti, di bandiera italiana, ma di cuore tedesco? Dopo la rottura, ai tempi supplementari, della trattativa con Air France, Alitalia è più sola e più malconcia. Decapitata dalle dimissioni improvvise del presidente, confusa dal succedersi degli eventi. Con i lavoratori piombati in uno stato di ulteriore incertezza e il morale a terra. Non aiuta il dibattito politico. Non aiuta la visibilità mediatica dell’argomento.
Che succede? Spinetta è rientrato a Parigi ieri sera annunciando che avrebbe rimesso la questione al proprio cda. Alitalia ha reso esplicito, con un comunicato, quello che era implicito: il tempo è scaduto, il contratto «condizionato» del 15 marzo sottoscritto con Air France è carta straccia. Per oggi alle 13 è convocato un consiglio di Alitalia, e della vicenda potrebbe occuparsi un Consiglio dei ministri straordinario. La situazione è drammatica, e tutta, ormai, nelle mani del governo.
C’è la via dei libri in tribunale. Il cda Alitalia deve, per prima cosa, accettare o respingere le dimissioni di Maurizio Prato. Qui le scuole di pensiero si dividono: se la mossa è stata concordata ad arte, le dimissioni saranno respinte, e Prato tornerà, con maggiori poteri da parte dell’azionista, a un tavolo in cui i sindacati saranno messi ancora più alle strette. Se, al contrario, l’abbandono di Prato è un gesto autentico, fuori dalle strategie, le dimissioni saranno accettate, e un consigliere o il presidente del collegio sindacale assumerà la responsabilità di occuparsi delle meste incombenze dettate dalla legge. Se gli eventi di ieri sera non sono stati predisegnati, all’amministrazione controllata - tante volte evocata - ora non c’è alternativa.
Ma c’è anche una via diversa. Quella di un cavaliere che arriva sul cavallo bianco e salva la bella dall’orlo del baratro. La teneva d’occhio da tempo, pronto a un intervento mozzafiato. Lei gli dice: mio salvatore! Lui brucia i tempi, la porta al castello e la sposa. E vissero felici e contenti.
Fuor di metafora: sono giorni che a Francoforte gli uomini di Lufthansa hanno ripreso in mano il dossier Alitalia. Lufthansa non ha mai presentato né una manifestazione d’interesse, né un’offerta per Alitalia. Ma è stata sempre lì, in agguato. Aspettando il commissario per trattare direttamente, senza ricatti sindacali. L’Italia è un mercato sul quale oggi si possono spostare gli assetti del trasporto aereo mondiale, e Lufthansa lo ha sempre saputo.
Infatti sta studiando, insieme alla Sea, come rimpiazzare Alitalia a Malpensa, facendone il suo quarto hub dopo Francoforte, Monaco e Zurigo. L’asso nella manica, come anticipato dal Giornale, si chiama Air Dolomiti, posseduta al 100% e italiana al 100%, veicolo immediato per l’esercizio dei diritti «di bandiera», frutto degli accordi bilaterali tra Paesi.
Oggi Air Dolomiti può diventare, tout court, il veicolo attraverso il quale acquistare Alitalia (sempre a prezzi di saldo); e il capitale di Air Dolomiti potrebbe essere aperto ad azionisti italiani - la famosa cordata di imprenditori che non si è ancora manifestata. Mossa preliminare per fondere la stessa Air Dolomiti con Alitalia, dando vita a una nuova società controllata da Francoforte, ma presidiata da una forte minoranza tricolore, e soprattutto con baricentro al Nord.
I tempi sono stretti, incombono le elezioni e le casse della nostra compagnia sono a secco: ma solo pochi giorni fa, grattando il barile, sono stati racimolati altri 148 milioni. Forse sufficienti per superare l’emergenza e finire davvero in mani robuste e capaci. Perché è di questo che Alitalia ha bisogno: non di proclami né di pasticci all’italiana.
di Paolo Stefanato
Il Giornale